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Introduzione
Nella seguente trattazione si esamina in che modo Germania e Polonia abbiano
mutato la propria percezione reciproca nel corso della storia e nel processo di
progressivo inserimento delle relazioni bilaterali nelle istituzioni comuni. La
condivisione degli stessi spazi di trattativa offre ai due attori la possibilità di
cooperare. Particolare attenzione è dedicata alla Ostpolitik di entrambi gli attori nella
prospettiva di una possibile dimensione comune europea. Le domande alle quali si
vuole rispondere sono: come è mutata la percezione reciproca e la relazione di
Germania e Polonia dalla I Guerra Mondiale ad oggi? In che modo il rapporto
tedesco-polacco si pone di fronte ai principali cambiamenti geopolitici dell’ assetto
del II Dopoguerra, della fine della Guerra Fredda e dell’allargamento UE del 2004?
Come il dibattito contemporaneo sull’esperienza storica comune influenza le
relazioni bilaterali? Quali effetti ha apportato il processo di Europeizzazione delle
relazioni? Cosa significa per gli attori essere entrambi parte dei processi decisionali
ed operativi della NATO, ma soprattutto dell’Unione Europea? Qual è la tendenza
predominante nei mutamenti delle posizioni dei due attori in tali processi decisionali?
Quali sono le caratteristiche di lunga durata, i momenti di continuità e rottura nelle
linee della Ostpolitik di Germania e Polonia? In che modo le questioni concernenti la
Ostpolitik vengono poste nell’agenda di trattative multilaterali? Tale percorso di
interrogazione intende risolversi nella questione principale: possono Germania e
Polonia costituire il motore della Ostpolitik dell’Unione Europea? Tale punto di
interrogazione è spesso oggetto di discussione, indagine e previsione dei principali
think tanks della politica estera tedesca e del dibattito tedesco-polacco. Le scadenze
di maggio, quali il lancio della Partnership Orientale, l’incontro Tusk-Putin ed il
summit UE-Russia conferiscono alla questione una risonanza notevole nell’attualità.
Il metodo di analisi è principalmente dedotto dagli assunti epistemologici della
teoria dell’interdipendenza e della teoria costruttivista. In primo luogo, gli attori
soggetti dello studio sono considerati come non self-interested state: identità ed
interessi non sono costanti nel tempo, né predeterminanti dei comportamenti. In
secondo luogo, il processo di istituzionalizzazione delle relazioni è un processo
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cognitivo più che comportamentale; nel contesto multilaterale, il bargaining politico
non permette la piena realizzazione degli interessi concepiti individualmente. Per
questo motivo, l’affermazione dell’interesse dei singoli attori è collegata alla capacità
di comprendere gli interessi degli altri nella formulazione dei propri. Per terzo, solo
un approccio combinato di tre piani di analisi, struttural-sistemico, statale e
individuale è in grado di spiegare i fenomeni come non temporanei.
Durante la ricerca, è stata selezionata una letteratura varia nei temi e diversificata
nelle fonti. Per la cura dell’aspetto storico della trattazione, si è fatto principalmente
ricorso ad una manualistica compendiata da fitta documentazione – trattati, accordi,
dichiarazioni di esponenti politici durante le trattative, carte geografiche -. In secondo
luogo, sono state esaminate le monografie scritte dai protagonisti storici e politici di
rilievo, al fine di curare nei particolari i passaggi fondamentali concernenti la
diplomazia. I punti di orientamento metodologico sono stati fissati tramite l’attento
esame delle principali trattazioni contemporanee della teoria delle relazioni
internazionali. Gli strumenti di analisi sono stati potenziati - in riferimento alla
fattispecie in analisi - attraverso la saggistica di autori principalmente tedeschi e
polacchi, protagonisti del dialogo bilaterale attuale. Per le questioni giurisprudenziali,
economiche, di sicurezza ed energetiche sono state adoperate riviste specialistiche,
oltre i contributi di ricercatori dei principali think tanks tedeschi – SWP, DGO, KAS,
DGAP -. Per le politiche europee, si è attinto direttamente alla documentazione della
Commissione e del Consiglio Europeo. Al fine di definire le tendenze recenti delle
relazioni bilaterali, si è fatto ricorso alle dichiarazioni dei costruttori della politica
estera durante conferenze, tavole rotonde, discorsi pubblici dell’ultimo anno. Eventi
ai quali, per la maggior parte, ho preso parte personalmente. I siti internet dei
ministeri degli affari esteri sono stati periodicamente consultati. Modesto il ricorso al
mezzo stampa.
Il lavoro è diviso in due parti principali. Nella prima parte, l’approccio è
principalmente storico-descrittivo. Nel I Capitolo, si scompongono gli eventi che
giungono dalla I Guerra Mondiale alla fine della Guerra Fredda per individuare il
tipo di interazione tedesco-polacca e le caratteristiche della Ostpolitik per entrambi
gli attori. Con questo termine, si intende una strategia che si applica ad uno spazio - o
meglio ad uno status geografico - con la finalità di modificarlo geopoliticamente e
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strutturalmente secondo i propri obiettivi. È anche uno strumento di analisi, in quanto
delimita lo spazio di indagine nella politica estera dei Paesi, nella loro percezione
reciproca ed in funzione delle evoluzioni ad est. Nel II Capitolo, si procede con
l’esame degli anni ´90, inizi del nuovo secolo. Alla Ostpolitik si associa un’ulteriore
lente di analisi: l’Europeizzazione delle relazioni. Tale processo è valutato alla luce
di tre principali forme di risultato, intese come cambiamenti qualitativi delle
relazioni. In primo luogo, la riconciliazione tra le Parti. In secondo luogo, la
creazione di forme di coordinamento per il raggiungimento di un interesse comune.
Per terzo, la convergenza nella formulazione degli interessi, che si traduce in una
diversificazione degli spazi di cooperazione.
Entrambi i capitoli esaminano le relazioni bilaterali seguendo quattro dimensioni
analitiche, esposte sistematicamente nelle considerazioni. La prima è storica: come
Polonia e Germania percepiscono ed elaborano il passato storico nelle relazioni
bilaterali. La seconda dimensione è contestuale e riguarda la progressiva creazione
dello spazio europeo, prima esaminato nel protagonismo del binomio franco-tedesco
e successivamente nelle sue caratteristiche multidimensionali. Nella terza –
interrelazionale -, il focus è sull’asimmetria nelle relazioni polacco-tedesche.
Considerata come un attributo di lungo periodo delle stesse, si valutano i
cambiamenti qualitativi dell’asimmetria in termini economici, di sicurezza, capacità
di agire nello spazio internazionale e nella percezione delle relazioni. La quarta
dimensione è regionale e, riguarda nello specifico la Polonia. Viene esaminato in
questo punto l’orientamento polacco ad affermarsi come protagonista regionale, per
la sincronizzazione degli obiettivi comuni con i suoi vicini.
Nel primo dopoguerra fino alla fine della II guerra mondiale, Germania e Polonia
sono antagoniste. Le concezioni dello spazio di Naumann e Piłsudski – presentate
all’inizio del I capitolo - sintetizzano efficacemente l’impossibilità di coesistenza.
L’assetto del II dopoguerra crea un confine tedesco-polacco questionabile, che
costituisce il punto di cristallizzazione delle discordanze. Nella prima fase della
Guerra Fredda, le relazioni tra i due Paesi non sono normalizzate. Entrambi
individuano la risposta alla propria sicurezza all’interno del blocco del quale fanno
parte. Il piano Rapacki è un esempio di mancata attuazione del coordinamento
bilaterale in risposta alla sicurezza regionale. La Ostpolitik non ha per entrambi spazi
di realizzazione. Dall’inizio degli anni ’70 in poi, la Germania di Willy Brandt ed
Egon Bahr assume il ruolo protagonista nella conduzione della Ostpolitik. Tale
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politica non rimuove gli obiettivi della Deutschlandpolitik; questi sono rielaborati in
risposta a una predisposizione alla distensione nello scenario internazionale, pronta a
mettere da parte la questione tedesca. La Polonia ha un ruolo secondario; è parte di
un processo generale di normalizzazione, considerato necessario anche per le
concessioni economiche promesse. Difatti, il regime tace sul metodo di
interpretazione degli accordi di Varsavia da parte del Parlamento tedesco, che
pospone il riconoscimento giuridico del confine alla conclusione degli accordi di
pace. Per la RFT, riconoscere lo status quo significa aprire una strada alla questione
tedesca attraverso la distensione, per la Polonia è solo una prima risposta alla propria
sicurezza. Con la maturazione di una nuova linea politica da parte di Solidarność, che
collega l’indipendenza della Polonia all’accettazione della riunificazione della
Germania, il movimento inizialmente clandestino e Bonn divengono interlocutori per
il superamento della geopolitica della Guerra Fredda e la realizzazione dei propri
obiettivi. Questa è la prima tappa del riconoscimento polacco del canale tedesco per
la realizzazione degli obiettivi della propria politica estera.
Nei primi anni ’90, l’ingresso della Polonia nella NATO e l’adesione all’UE sono
per Berlino e Varsavia due obiettivi comuni, in funzione dei quali avviene una prima
istituzionalizzazione delle relazioni polacco-tedesche. L’Interessengemeinschaft ed il
Weimarer Dreieck sono una bussola per l’orientamento prospettico delle relazioni in
direzione dell’Unione Europea. La Polonia assume il ruolo di portavoce degli
interessi regionali attraverso il canale tedesco e di motore per l’integrazione
regionale, soprattutto all’interno del Gruppo di Visegrad. La Germania fa da
intermediario tra i Paesi UE e gli aspiranti candidati ad est. Il binomio Kohl-Rühe
gioca un ruolo centrale nell’allargamento della NATO, riuscendo ad ottenere la
sostituzione della priorità statunitense di allargamento ai Paesi Baltici, con quella del
proprio vicinato. La Ostpolitik tedesca è in questa fase nuova negli obiettivi. La
Polonia, da oggetto della Ostpolitik, inizia a diventarne coautore. Dalla fine degli
anni ‘90, Germania e Polonia si confrontano sui temi concreti nella prospettiva e
nella realizzazione della membership comuni europee. Sulla questione della doppia
maggioranza nel Consiglio Europeo, la Guerra in Iraq e la North Stream, i due attori
assumono le posizioni agli estremi del disegno comune europeo. E’utile sottolineare,
che la Polonia non rinuncia mai al disegno europeo e Nato, ma ne presenta un
disegno differente. La Ostpolitik di Schröder è progressivamente orientata a
considerare in via prioritaria e bilaterale le relazioni con la Russia, ignorare le istanze
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dei PECO. I Governi polacchi succedutisi mantengono una costante attenzione allo
sviluppo di una dimensione est in UE, con una particolare attenzione all’Ucraina.
Dopo il successo nel coordinamento tedesco-polacco in risoluzione della crisi della
rivoluzione arancione, tale modello cooperativo svanisce. In Polonia è confermata
l’idea che la Germania agisca seguendo il principio di Russia-first e rafforza la linea
di azione Ucraine-first. La fine del 2005 è un punto di cristallizzazione per le
Ostpolitik di entrambi gli attori.
Nella seconda parte del lavoro, gli anni in esame sono quelli tra il 2005 al 2009.
Nel III capitolo, si focalizza l’attenzione sui passaggi elettorali per l’esame degli
elementi di continuità e rottura nella percezione reciproca e nell’orientamento in
politica estera. A tale piano di analisi, si aggiunge un livello superiore – strutturale -
ed uno inferiore – individuale -. E’ esaminato come i temi storici influenzino il
dibattito politico, attraverso l’individuazione degli elementi di due dinamiche: la
Ristoricizzazione della Politica e la Ripoliticizzazione della Storia. Nel secondo caso,
la Storia pervade i temi di politica estera e domina o paralizza le relazioni bilaterali.
Nella prima categoria, si raccolgono i casi nei quali le questioni storiche irrisolte,
presenti nella società civile e mediate dai partiti divengono tema del dibattito politico
interno ed interrogano le relazioni bilaterali. Inoltre, si focalizza l’attenzione sulle
dinamiche del bargaining politico polacco-tedesco nel contesto multilaterale europeo
ed internazionale sui temi di riforma delle istituzioni europee, politica energetica e
sicurezza, tenendo presente la specificità dei tavoli di trattativa. Attraverso tali
dinamiche, si intende comprendere in che modo gli attori formulino i propri interessi
nel contesto multilaterale. Se esiste una tendenza alla convergenza nella
formulazione degli interessi di Polonia e Germania e, così una possibilità di
diversificazione della cooperazione, quale terza forma di risultato indagata nel
processo di Europeizzazione. L’analisi è introduttiva di una più specifica sulla
Ostpolitik Europea nel IV capitolo. In quest’ultimo, si registrano le tendenze recenti
nella Ostpolitik, in particolare nei confronti di Russia, Ucraina e Bielorussia dei due
attori. La premessa è che entrambi gli attori fanno della propria Ostpolitik un tema
europeo. Il contesto di analisi è quello multilaterale e multidimensionale della
politica europea nei confronti del proprio vicinato. Alla priorità finora assegnata alla
direttrice est-ovest si aggiunge quella nord-sud e l’interazione tra queste. Nel
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particolare, si esaminano l’accordo di partnership e cooperazione UE-Russia, e la
Partnership Orientale.
L’allontanamento della Polonia dei Kaczyński dal proprio vicino ad ovest è in
parte strutturale. Gli obiettivi principali dell’Interessengemeinschaft sono raggiunti e
Varsavia è impegnata nella riformulazione della propria politica europea. In altra
parte, ha una risposta costruttivista, dovuta alla scarsa considerazione che Berlino
dirige a Varsavia, nella formulazione dei propri interessi e la circospezione con la
quale Varsavia guarda al processo di elaborazione storica in corso in Germania. Sul
piano individuale, il governo, ma soprattutto la presidenza Kaczyński, ha marcato
questa tendenza. La Germania della Merkel è più orientata a prendere in
considerazione gli interessi della Polonia. Con l’arrivo di Tusk al Governo, c’è un
significativo cambiamento nei modi di presentare gli interessi polacchi sui tavoli
delle trattative. E’ interessante notare come la CDU/CSU sia più orientata rispetto
alla SPD ad includere le istanze di politica estera polacca, forse anche in relazione
all’interesse verso l’introduzione delle questioni storiche nel dialogo politico. Nel
contesto multilaterale, i due attori interagiscono con le istituzioni per renderle più
adeguate ai propri interessi. La Polonia intende ridurre il peso della Germania in
Unione Europea, affermare una politica energetica principalmente basata sulla
sicurezza, garantirsi meccanismi di coordinamento operativo nel quadro dei sistemi
di sicurezza. Berlino, sebbene intenda conservare una posizione di dominanza nello
scenario dell’Unione Europea è incline a fare da mediatore tra la vecchia e nuova
Europa. Concepisce la politica energetica in termini di sostenibilità ambientale, ma
anche di sicurezza energetica, si impegna in direzione di una multilateralizzazione
della sicurezza. Tali differenze, non ostacolano la creazione di spazi di cooperazione
settoriale tra le parti. In linea più generale, mentre la Germania è orientata ad
assumere il ruolo di mediatore, la Polonia procede nell’europeizzazione delle proprie
linee politiche.
Nel quadro delle politiche e degli strumenti elaborati nel contesto europeo, per
entrambi gli attori la Ostpolitik costituisce una priorità in agenda. Germania e
Polonia perseguono l’obiettivo della comunitarizzazione della politica europea nei
confronti della Russia. Nel forum europeo, la dimensione est è correlata alla
dimensione sud. La Polonia riesce a collegare i progressi nell’Unione del
Mediterraneo – voluta principalmente dalla Francia, ma anche da Spagna ed Italia –
all’accettazione di una strategia per l’est, soprattutto grazie alla mediazione della
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Germania. Nelle tendenze recenti, Germania e Polonia danno priorità alla dimensione
est nelle dinamiche europee e non pongono in contraddizione le relazioni con la
Russia e quelle con il vicinato orientale polacco.