3
per ciò che riguarda il capitolo sull’energia, è stato reperito a Bruxelles nella
biblioteca del Parlamento Europeo.
Nel corso del lavoro ho individuato infatti proprio nel fattore energetico il settore
più promettente nelle relazioni future fra i due Paesi. L’emergere della Russia
come grande esportatore di risorse energetiche, contemporaneamente alla
crescente voracità energetica dell’India sono due fattori che se combinati insieme
potranno modificare la natura delle relazioni fra i due Paesi. Se infatti in passato la
sicurezza nazionale di un paese si misurava soprattutto in campo militare, nel
mondo di oggi essa è legata sempre più alla sicurezza energetica.
Il futuro o meno della relazione privilegiata di Nuova Delhi con Mosca si baserà
quindi sulla disponibilità di quest’ultima a garantire all’Elefante indiano in forte
crescita approvvigionamenti energetici sicuri e convenienti. In caso contrario è
prevedibile che i tentativi di “seduzione” americana, nel breve o nel lungo periodo,
andranno a segno.
4
Capitolo I
Spifferi di Guerra Fredda nel subcontinente indiano
Col tramonto del colonialismo britannico, nel secondo dopoguerra, il
subcontinente indiano, rimasto per lungo tempo sotto la sfera di influenza di un
unica grande potenza, divenne uno dei teatri della sfida tra Stati Uniti e Unione
Sovietica. Al grande gioco per l’egemonia nell’area non tarderà poi ad aggiungersi
la Cina comunista, la vera grande potenza asiatica.
L’Asia Meridionale, pur non essendo un area con le risorse energetiche del Vicino
Oriente, si ritagliò una certa importanza durante la guerra fredda per la sua
posizione incastonata sull’Oceano Indiano, in prossimità di due regioni così
strategiche come il Golfo Persico e lo Stretto di Malacca. Quest’importanza tese
inevitabilmente ad aumentare col acquisizione, da parte di India e Pakistan, del
nucleare militare.
In questa regione si affacciano, oltre agli Stati eredi del Raj Britannico, la
Repubblica Popolare Cinese e all’epoca le Repubbliche Sovietiche dell’Asia
Centrale, cioè Mosca.
Il ruolo dell’Afghanistan è sempre quello di terra di nessuno, di cuscinetto tra gli
imperi, da quando sul finire dell’Ottocento la corona britannica e la Russia Zarista
si accordarono sui i confini tracciando la linea Durand (guardandosi bene
dall’avere frontiere comuni ritagliarono una striscia di terra, sui monti del Pamir,
che separasse i due imperi)
1
.
Se storicamente la parte nord-orientale del Subcontinente indiano è stata sempre il
terreno di confronto tra India e Cina, ben più importante è il confine nord-
occidentale che Delhi ha sempre considerato il suo spazio vitale ed è stato
(continuando ad esserlo) uno degli elementi-chiave su cui si misura l’influenza
nella regione di Cina, Pakistan e un tempo dell’Unione Sovietica
2
.
Nel secondo dopoguerra spunteranno nell’Asia Meridionale gli americani che si
impegneranno prima per “contenere” l’espansione del comunismo e poi, dagli anni
’70, con una svolta di realpolitik, a sostenere la Cina in chiave anti-sovietica,
mantenendo comunque legami economici con tutti i paesi della regione.
Quest’area ha rappresentato per Mosca, fin dai tempi della presenza britannica, il
suo naturale sbocco all’Oceano Indiano. La sua posizione geopolitica, incastrata
tra l’Europa Occidentale targata Nato e a Sud il gigante cinese, vero antagonista
regionale, ha sempre indotto gli strateghi del Cremlino ad allargare il proprio
spazio vitale fino ad insediare una base sull’Oceano Pacifico.
Uno ruolo-chiave in questo senso lo ha certamente il Pakistan che, vista la sua
prossimità alle importanti strutture militari e industriali dell’Asia Centrale
sovietica, poteva essere foriero di minacce, e che con i suoi porti poteva
rappresentare il naturale sbocco all’Oceano sempre sognato dai sovietici. Per
1
Stein Arthur, India and the Soviet Union: the Nehru Era, University of Chicago Press, London
,1969, p.3
2
Gautam Sen (edited by), India's security considerations in nuclear age, Atlantic Publishers &
Distributors, New Delhi, 1986, pag.9
5
questo l’obiettivo di Mosca per tutti gli anni sessanta sarà quello di una
pacificazione tra India e Pakistan sotto regia russa per formare un’alleanza
regionale in chiave anticinese.
Ma le cose andarono molto diversamente..
Se sotto il comando di Stalin la politica estera sovietica non riservò un grande
interesse al subcontinente indiano
3
, tutto questo cambiò coi grandi rivolgimenti
che attraversarono il Cremlino dopo la morte del dittatore georgiano.
Gradualmente Mosca abbandonò un approccio alla politica estera piuttosto
eurocentrico che aveva caratterizzato gli anni immediatamente successivi alla
seconda guerra mondiale, e riconobbe il ruolo delle terze forze nell’equilibrio
geopolitico globale
4
: segno importante del nuovo corso fu la costante attenzione
verso i paesi di nuova indipendenza in Asia e Africa. A differenza dell’epoca
staliniana essi non venivano considerati come delle semplici appendici
dell’imperialismo occidentale ma, sfruttando i forti sentimenti anti-occidentali e
anti-capitalisti presenti nelle società post-coloniali, si iniziò un lavorio che porterà
molti giovani stati sotto la sfera d’influenza sovietica.
L’Unione Sovietica, che per anni aveva considerato l’India come un «lacchè
dell’imperialismo»
5
iniziò ad apprezzare l’azione diplomatica indiana durante la
Guerra di Corea, quando l’attivismo del Presidente Nehru presso le Nazioni Unite
fu determinante per la rapida fine delle ostilità e scongiurò un allargamento del
conflitto.
Il ruolo dell’India in quella circostanza fu riconosciuto per la prima volta l’otto
Agosto del ‘53 da Malenkov (all’epoca Premier sovietico) in un discorso
6
al Soviet
Supremo che segnò il primo passo di una politica di avvicinamento fra Delhi e
Mosca.
Questa tendenza si consolidò rapidamente durante la segreteria di Khrushev che
compirà una prima storica visita in India insieme con l’allora presidente sovietico
Bulgarin, stipulando importanti accordi economici.
Con quel viaggio inizierà una storia di cooperazione economica, politica e militare
continuata nei decenni, anche dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e che è
attiva ancora oggi.
Se in una prima fase la diplomazia sovietica s’impegnò a mantenere relazioni
ugualmente cordiali con India e Pakistan presto dovette compiere una scelta
orientata verso Nuova Delhi che venne supportata nella rivalità con Pechino e nel
conflitto sul Kashmir con il Pakistan. Nel 1954 Islamabad aveva infatti firmato
con Washington il Mutal Defence Assistance Agreement che gli consentì di
ricevere ingenti aiuti militari e rinforzare la propria potenza militare, fino ad allora
decisamente inferiore a quella indiana
7
.
Tutto questo fu comprensibilmente influenzato dalle logiche della guerra fredda e
dalla politica statunitense nel Asia Meridionale, il cui principale obiettivo era
quello di contenere il comunismo (sia sovietico che cinese), che diede vita alle
3
Yakhontoff Victor, Russia and the Soviet Union in the Far East - Westport: Hyperion press,
1973.
4
Stein A., op.cit., pag. 37
5
Torri Michelguglielmo, Storia dell'India, Roma, GLF editori Laterza, Roma, 2007. pag.648
6
Stein Arthur, op.cit. pag.40
7
Alunni Fausto, Il triangolo nucleare : India, Pakistan, Afghanistan : geopolitica di una regione,
DeriveApprodi, Roma, 2002, pp.102-103
6
alleanze militari CENTO
8
e SEATO
9
, a cui aderì il Pakistan negli anni ’50,
rendendo tiepide le relazioni con Mosca.
Il rifiuto dell’allora Premier indiano Nehru unirsi al sistema di alleanze proposte
da Washington polarizzò in qualche modo gli schieramenti: Russia e India da una
parte e Pakistan e USA dall’altra.
Proprio in quegli anni anche l’India entrava nella scena internazionale dando vita
al Movimento dei Non-Allineati con la Conferenza di Bandung nell’Aprile del
1955 quando l’allora Premier indiano Nehru si mise alla guida di una grande
coalizione di Nazioni africane e asiatiche, quasi tutte reduci dal dominio coloniale
europeo. Questo nuovo evento politico, lungi da avere una grossa influenza nello
scacchiere politico globale, condizionò comunque dall’esterno la lotta per
l’egemonia fra le due potenze. Questa storica conferenza fu guardata con ostilità
dai governi occidentali (gli stessi che fino a qualche anno prima controllavano
direttamente quei paesi) e salutata con maggior interesse da Mosca (durante la sua
organizzazione ci si mise anche il problema se l’URSS dovesse o no essere
invitata)
10
che in qualche modo aveva l’obiettivo di estendere la sua sfera
d’influenza a quello che all’epoca era chiamato il Terzo Mondo.
Proprio a seguito di questo evento Nehru, tornato a Delhi, preparò una visita di
Stato importante (e difficile viste le critiche che a Bandung non erano state
risparmiate al Cominform) a Mosca, prevista per il Giugno dello stesso anno.
L’ospitalità riservata a Nehru (e a sua figlia Indira Gandhi) fu calorosa tanto che
venne accolto come “l’uomo che sta facendo di tutto per la fratellanza
internazionale”
11
: per la prima fu permesso ad un leader non-comunista di parlare
direttamente alle masse a Mosca, Leningrado, Kiev, Tashkent e in tutte le altre
città che visitò. Al termine della visita lunga ben sedici giorni fu diramato un
comunicato congiunto dei governi indiano e sovietico nel quale si salutava con
favore l’accordo tra i blocchi sull’Austria, il miglioramento delle relazioni
jugoslavo-sovietiche e il diffondersi della consapevolezza in tutto il mondo del
pericolo di una guerra nucleare.
La visita fu ricambiata, come detto, da Bulganin e Khrushev nel novembre
successivo: in quell’occasione i massimi dirigenti sovietici resero esplicito il
proprio sostegno all’India nelle dispute territoriali su Kashmir (provocando le ire
di Islamabad) e lo Stato di Goa, all’epoca ancora controllato dal Portogallo.
Durante la visita l’URSS si impegnò a fornire la sua assistenza tecnica per lo
sviluppo, da parte del settore pubblico indiano, dell’industria pesante, delle
stazioni per la produzione dell’energia elettrica e soprattutto dell’uso dell’energia
atomica per scopi pacifici
12
.
1.1 Il Soffio del Dragone.
8
Al “Central Treaty Organization (CENTO)” aderivano Persia, Turchia, Regno Unito e Pakistan e
impegnava i paesi contraenti una mutua protezione e il contenimento delle mire sovietiche
nell’area.
9
Il “Southeast Asia Treaty Organization (SEATO)” era un Organizzazione Internazionale per la
difesa collettiva a cui aderivano: Australia, Francia, Filippine, Nuova Zelanda, Stati Uniti,
Tailandia, Pakistan e Regno Unito.
10
Stein A., op.cit., pag.60
11
Ivi, pag.64
12
Ivi, pag.79
7
Quest’equilibrio, ombra della Guerra Fredda, viene in qualche modo spezzato
dall’emergere della Repubblica Popolare Cinese quale potenza regionale, dalla sua
rottura dei rapporti di amicizia con Mosca e dall’evolversi della disputa con Delhi
sui confini nord-orientali e sul sostegno indiano ai ribelli tibetani
13
.
Episodio-chiave si rivelò la Guerra Indo-Cinese del 1962
14
durante la quale gli
USA e la Gran Bretagna appoggiarono e fornirono assistenza militare a Delhi. I
sovietici, prudentemente, mantennero una posizione di equidistanza (era la prima
volta che in una disputa tra un paese non-comunista e uno comunista quest’ultimo
non avesse l’appoggio di Mosca). La reazione di Krushev appena appreso
dell’attacco cinese fu la richiesta di un cessate il fuoco e l’immediata apertura dei
negoziati
15
, proposta subito rifiutata dalle parti.
Indubbiamente questo conflitto obbligava Mosca, che negli anni precedenti aveva
visto un consolidamento delle relazioni con l’India e, per converso, un
deterioramento di quelle con la Cina, ad una scelta fra le due potenze regionali.
Le ostilità, che si conclusero nel giro di un mese, portarono ad una sconfitta di
fatto di Nehru ed ebbero delle implicazioni molto importanti per quanto riguarda la
collocazione internazionale dell’India. Nessuno dei Paesi non allineati, di cui
Delhi aspirava ad esserne il leader, scese in campo in sua difesa e mostrò al mondo
lo scarso peso di quest’alleanza e la limitata influenza internazionale di Nehru che
dopo qualche tempo morì, nel maggio del ’64, consegnando l’India ad una fase
politica nuova
16
.
Il breve conflitto diede vita, proprio mentre Pechino cominciava a sviluppare il
nucleare, anche all’inedito asse tra Pakistan e Cina (guardato con ostilità
simultaneamente da Mosca, Washington e New Delhi
17
) che iniziò con l’accordo
sui confini, nel Marzo 1963. Il Pakistan col nuovo accordo cedeva a Pechino 4000
Kmq del Nord del Kashmir (provocando comprensibilmente le ire dell’India che
rivendicava integralmente la sovranità su quel territorio)
18
.
Artefice di questa nuova alleanza che ha scompaginato i giochi nel Sud-Est
Asiatico fu l’allora Ministro degli Esteri del Pakistan Zulfikar Ali Bhutto:
“L’ostilità dell’India nei confronti di questi due Paesi ha reso naturale per
l’interesse nazionale del Pakistan cercare l’amicizia della Cina e per l’interessa
nazionale della Cina supportare il Pakistan”
19
; col raffreddarsi dei rapporti con
Mosca la Cina aveva infatti bisogno di un alleato nell’area.
La sconfitta dell’India, il suo periodo di transizione e la nuova alleanza incoraggiò
il Pakistan a intensificare le sue incursioni nella frontiera col Kashmir fino
all’esplodere di un vero e proprio conflitto armato, il maggiore per numero di
truppe dalla seconda guerra mondiale
20
, nell’agosto del 1965. Il rapido volgere
delle ostilità in favore del contrattacco indiano portò, nel settembre dello stesso
anno al cessato e alla conferenza di pace convocata dall’URSS a Tashkent.
13
Ivi, pp.113-119
14
Torri M., op.cit., pp.656-658
15
Times of India, 24 Ottobre 1962
16
Torri M., op.cit., pp.658,659.
17
Gautam Sen, op.cit., pag.19
18
Landi Claudio, Buongiorno Asia : i nuovi giganti e la crisi dell'unilateralismo americano,
Vallecchi, Firenze, 2004, pag. 175
19
Z.A.Bhutto, The Myth of Independence, Oxford University Press, London 1969, p.148
20
Torri M., op.cit., p.664
8
Da quel momento i sovietici divennero i mediatori ufficiali nelle sempre difficili
relazioni indo-pakistane e mantennero relazioni simmetriche con entrambe le
parti
21
, al contrario gli Stati Uniti, impelagati in Vietnam, non presero parte alle
dispute dell’Asia meridionale. Washington impose a entrambe le parti un embargo
sulle vendita delle armi che durò per quasi dieci anni, fino al 1973. Questa misura
lungi dal colpire l’India (che si riforniva principalmente dall’impero sovietico)
danneggiò pesantemente il Pakistan e lo spinse maggiormente fra le braccia cinesi.
1.2 Anni ’70: Pace, amicizia e cooperazione?
Gli anni ’70 portano un grande cambiamento nell’ambito delle relazioni
internazioni: sono gli anni della “distensione” tra Est e Ovest, anni che si aprivano
coi buoni propositi dettati dalla firma del Trattato di non-proliferazione, nel 1968,
che stabiliva il divieto di dotarsi di armi nucleari per tutte le nazioni che ne erano
prive (pur lasciandole libere di sviluppare programmi per l’uso pacifico
dell’energia nucleare)
22
.
Questo trattato giungeva al termine di un decennio nel quale le armi nucleari si
erano sviluppate oltre ogni aspettativa e l’incubo della guerra nucleare si era
manifestato ad ogni crisi fra i due blocchi. Il trattato raccoglieva, in qualche modo,
il celebre testamento del Presidente Eisenhower contro l’enorme influenza del
complesso militare-industriale “in every city, every State house, every office of the
Federal government” e contro il rischio della corsa agli armamenti
23
.
Il testo del Trattato firmato da Stati Uniti, Unione Sovietica e altri 59 Paesi tuttavia
risultò piuttosto asimmetrico poiché proibiva ai Paesi che non possedevano armi
nucleari di provare ad acquisirle, senza prevedere alcun programma di disarmo e
riconversione delle strutture militari delle grandi potenze nucleari.
L’India che, fin dalle prime conferenze dei Non Allineati (e in particolare nella
conferenza del Cairo del 1964) era stata protagonista nel chiedere il disarmo
unilaterale e aveva sempre ammonito la comunità internazionale sul rischio di una
guerra nucleare, rifiutò di firmare il Trattato. Il maggior timore del governo di
Delhi era la minaccia costituita dall’avanzato programma nucleare della Cina (la
quale a sua volta non aderiva) che quattro anni prima aveva organizzato il suo
primo test.
Anche l’India, dopo una fase di transizione seguita alla morte di Nehru, entrò
proprio in quegli anni in una fase politica nuova con l’affermarsi della leadership
di sua figlia Indira Gandhi che in politica estera restaurò l’asse privilegiato con
Mosca.
Tale politica è da collocare negli anni della guerra civile in Pakistan che portò, nel
’71, il Bengala dopo oltre due decenni di cattivi rapporti con Islamabad a
reclamare la propria indipendenza (che nel gennaio successivo otterrà col nome di
Bangladesh): l’entità della crisi fu tale che a seguito di un genocidio condotto
21
Si stima che tra il 1966 e il 1968 l’assistenza sovietica verso Islamabad raggiunse i massimi
storici, anche grazie al tacito consenso statunitense (Sen G., op.cit., p.14).
22
Baracca Angelo, A volte ritornano : il nucleare : la proliferazione nucleare ieri, oggi e
soprattutto domani, Jaca book, Milano, 2005, pp.173-176.
23
Dal sito “The Eisenhower Presidential Library and Museum”:
http://www.eisenhower.archives.gov/speeches/farewell_address.html
9
dall’esercito pakistano si riversarono entro i confini dell’India ben 10 milioni di
profughi
24
.
Se l’India supportò la causa bengalese e chiese, invano, alla comunità
internazionale un immediato intervento, la Cina difese apertamente la politica di
Islamabad, accusando l’India di “tendenze espansioniste” e di operare attivamente
per lo smembramento del Paese”
25
. La situazione era talmente tesa che un
intervento militare indiano, sempre più necessario agli occhi della premier,
avrebbe potuto provocare un intervento a catena di Pechino.
In questo scenario la strada più intelligente parve al governo di Delhi quella di
stringere un accordo strategico con Mosca: il nove agosto venne firmato il Trattato
di pace, amicizia e cooperazione che prevedeva, tra le altre clausole, l’impegno a
intervenire se l’altro paese avesse subito un attacco. Questo trattato aveva per
entrambi il comune obiettivo di arginare la potenza cinese: Delhi infatti aveva la
necessità immediata di firmare una polizza di assicurazione contro ogni possibile
interferenza cinese nella disputa sul Bengala e Mosca cercava un alleato di peso da
opporre a Pechino.
Il trattato, di durata ventennale, prevedeva comunque all’articolo 4 “il rispetto e la
piena autonomia riguardo alla politica estera non allineata dell’India e quella di
perseguimento della pace da parte dell’URSS”
26
.
La terza guerra pakistana scoppiò a dicembre e durò qualche settimana: il tempo di
cacciare l’esercito pakistano dal Bengala e aprire la strada al rientro dei profughi.
La guerra fu gravida di conseguenze: provocò la caduta della giunta militare
pakistana, promosse l’India a potenza regionale e diede vita al Bangladesh
27
.
Le manovre incrociate di Mosca e Pechino si scontreranno, durante la gestione
della crisi al Consiglio di Sicurezza laddove l’URSS pose il veto sulle risoluzioni
che chiedevano un immediato cessate il fuoco e supportò la scissione del Pakistan
(con grande disappunto cinese che mise il veto all’ingresso del Bangladesh alle
Nazioni Unite per qualche anno)
28
.
Gli anni ’70 portano anche una novità nel “Grande Gioco” tra le potenze per
l’influenza nella regione, sono gli anni del riavvicinamento tra Pechino e
Washington in chiave anti-sovietica. La tensione tra le due capitali del mondo
socialista era salita a tal punto nel corso del decennio precedente da rendere
Mosca, agli occhi dai cinesi, non solo il principale avversario nello scacchiere
globale ma anche una minaccia concreta alla sicurezza nazionale
29
(si arrivò
persino ad uno scontro armato lungo la frontiera sul fiume Ussuri, nel 1969, aveva
provocato un migliaio di morti).
Gli Stati Uniti abbandonarono ogni ostilità nei confronti della Cina e, sotto la regia
del nuovo segretario di Stato Henry Kissinger, si unirono ad essa nel comune
obiettivo di contenere la sempre maggior influenza sovietica nella regione,
cresciuta dopo la pace di Tashkent e il Trattato con l’India. Questa nuova fase
dell’alleanza Indo-sovietica, in particolare, fu letta sia a Washington che a
Pechino, come il principale canale di trasmissione dell’influenza sovietica
24
Torri M., op.cit., p.674
25
New China News Agency (Pechino), 2 Agosto 1971.
26
Gautam Sen, op. cit., p.16
27
Torri M., op. cit., p.675
28
K. Arif, Pakistan’s Foreign Policy, Indian Perspective, Vanguard Books Ltd, Lahore, 1984, pp.
282-283
29
Werth N., op.cit., p.565