LE RELAZIONI INTERORGANIZZATIVE NEL SETTORE TURISTICO
IL CASO ITN HOLDING
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identificabili e descrivibili che appartenevano all’élite della popolazione, o se
negli anni ’60 si svolgeva secondo schemi riconoscibili nel suo declinarsi come
fenomeno di massa, oggi l’esperienza del viaggio e della vacanza ha assunto
caratteristiche talmente varie da rendere difficile parlare di turismo.
Queste considerazioni hanno spinto a studiare le nuove forme di turismo e di
esperienza di viaggio, attraverso ricerche sistematiche che permettessero di far
emergere e porre in evidenza nuove categorie e nuove chiavi di interpretazione,
adeguate a un fenomeno così complesso e mutevole. Secondo questa logica, di
particolare interesse risulta, ai fini di un’attenta analisi dei rapporti tra gli attori
del comparto turistico, l’adozione delle teorie sulle relazioni interorganizzative
sviluppate negli anni ’50 e confluite, a seguito di continui approfondimenti, nel
filone dell’Interorganizational Relations, negli anni ’90.
Nel contesto attuale, il turismo si presenta come un fenomeno
estremamente complesso, pertanto, viene ad essere difficilmente comprensibili e
rappresentabile nella sua interezza a causa dei molteplici fattori economici,
sociali, ambientali, a cui è collegato, e alla pluralità di soggetti, sia pubblici sia
privati, che tende a coinvolgere.
Secondo quanto affermato sono evidenti le difficoltà che si incontrano nel
delineare i confini del comparto dell’intermediazione turistica: ciò accade da un
lato perché la domanda viene ad essere soddisfatta dagli sforzi congiunti di una
vasta gamma di intermediari turistici, ognuno dei quali offre un servizio diverso
che, assemblato a tutti gli altri, incide sull’esperienza complessiva che il cliente va
a vivere; dall’altro lato perché i viaggiatori tendono a considerare l’ambiente e la
cultura propri della destinazione turistica in cui si recano, come componenti
essenziali del viaggio.
Nell’ambito della complessità del sistema turistico, un ruolo peculiare è, dunque,
assunto dalle imprese di intermediazione che ivi operano: si tratta di agenti di
viaggio e tour operator in primo luogo, ma anche tour organizer , tour wholesaler
e altri.
È evidente come lo scenario competitivo turistico sia profondamente
cambiato negli ultimi anni lasciando spazio ad un ambiente dinamico e turbolente
in cui l’azione congiunta di forze esterne ai singoli operatori turistici, quale la
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liberalizzazione, la globalizzazione, la deregulation, ma ancor più la
digitalizzazione abbia posto gli attori dell’intermediazione turistica in una
situazione altamente concorrenziale, comportando, nella maggior parte dei casi,
l’impossibilità per gli stessi di sopravvivere in un ambiente le cui minacce hanno
la meglio sulle opportunità, che, seppur presenti, sono sempre meno conseguibili,
e, pertanto, raggiungibili unicamente da pochi “grandi”: anche quest’ultimo
aspetto giova contro la potenziale continuità delle imprese turistiche dal momento
che il comparto di riferimento presenta una natura estremamente frammentata
costituita principalmente da piccole e medie imprese.
Quindi, le imprese dell’intermediazione si trovano, oggi, a muoversi in un
contesto ipercompetitivo, che rende maggiormente instabili le posizioni acquisite
generando una crescente pressione sui margini di guadagno, e sono poste,
oltretutto, di fronte alla sfida del cambiamento digitale, che impone loro di
trasformare le tradizionali logiche operative e gestionali e le tradizionali modalità
di condotta strategica, al fine di porre in essere assetti compatibili con le mutevoli
condizioni competitive. Da questo punto di vista, le agenzie di viaggio appaiono
essere, per molti aspetti, gli anelli più deboli della catena distributiva.
L’elaborato è stato sviluppato secondo questa logica, vale a dire tenendo
presente da un lato la rilevante competitività che, già da qualche decennio,
caratterizza il comparto dell’intermediazione turistica, e dall’altro lato quegli
aspetti come la continua affermazione delle tecnologie informatiche e la
conseguente implementazione nel mondo del lavoro ai fini della sopravvivenza di
quegli operatori che rappresentano gli attori maggiormente deboli della filiera
turistica.
Sulla base di queste condizioni sono nati alla fine degli anni ’90 i network a cui le
singole, e talvolta isolate, agenzie di viaggio, ma anche i tour operator, possono
aggregarsi per conseguire dei vantaggi che, in linea di massima, si concretizzano
in una maggiore competitività sul mercato. E se da un lato il contesto
ipercompetitivo può essere in tal modo superato, dall’altro lato rimane lo sviluppo
delle tecnologie ICT: il settore del turismo, avendo ad oggetto la fornitura di
servizi quali elementi immateriali, ha maggiormente subito l’influenza
dell’avvento dei sistemi informatici e pertanto, una sfida importante per gli
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intermediari del turismo è stata, ed è tuttora, proprio quella di cogliere questi
cambiamenti e internalizzare la digitalizzazione per non lasciarsi sopraffare dalle
tecnologie ICT.
Secondo quest’ottica, diverse agenzie di viaggio storiche e consolidate sul
territorio italiano hanno attuato un percorso evolutivo: pur nascendo come agenzie
di viaggio piccole e isolate, in seguito, col tempo, si sono evolute in network. Un
percorso differente è stato, invece, seguito da ITN Holding, poiché è nata
direttamente come network da un’aggregazione di molteplici intermediari di
viaggio indipendenti, e non come diretta conseguenza di un processo evolutivo di
un operatore turistico.
In entrambi i casi, comunque, la finalità della costituzione del network è unica ed
è rappresentata dalla necessità di attuare dei percorsi che consentono la
sopravvivenza in un contesto ipercompetitivo caratterizzato da sfide quali la
liberalizzazione delle licenza, la globalizzazione, la digitalizzazione.
In definitiva, questo lavoro si pone l’obiettivo di analizzare i vantaggi che
derivano dall’aggregazione ai network nonché l’impatto delle tecnologie
informatiche nel comparto dell’intermediazione turistica in relazione come
supporto ai rapporti interaziendali, e di individuare le principali innovazioni che lo
stanno interessando.
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Capitolo 1
TEORIE SULLE RELAZIONI INTERORGANIZZATIVE
Le teorie sulle relazioni interorganizzative hanno alla base studi di ricerca
accademici e professionali in grado di spiegare gli strumenti e i metodi che le
organizzazioni possono utilizzare al fine di capire meglio, gestire, valutare,
indirizzarsi, prepararsi e sopravvivere in un’economia turbolente e dinamica. 1
Di fronte ad un’ampia varietà di teorie, la reazione degli studiosi è
tipicamente quella di mettere ordine, correlando le diverse impostazioni in schemi
di analisi più ampi così da distinguerle secondo criteri quali, l’oggetto di analisi,
l’orientamento metodologico, il periodo storico di riferimento. Però, in un
contesto caratterizzato da continui cambiamenti, risulta necessario dare una certa
rilevanza al problema delle relazioni tra aziende, attualmente al centro del
dibattito organizzativo: il tema dei network, o delle reti di aziende, infatti,
costituisce una delle ultime sfide che l’analisi organizzativa è chiamata a
sostenere.2
1
University of the Aegean, Volume 1, Issue 2 (Autumn 2006), Tourismos.
2
Martinez M., Teorie di organizzazione in economia aziendale, Dall’organismo al
network, FrancoAngeli 1997.
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L’analisi organizzativa delle relazioni interaziendali non è mai stata assente dagli
studi di scienze dell’organizzazione: è stata sviluppata sin da quando è stato
superato l’assunto dell’azienda come sistema chiuso e si è accettata l’ipotesi che
essa sia interpretabile come sistema aperto la cui sopravvivenza dipende anche
dalla capacità di adattamento alle pressioni dell’ambiente esterno.3
Nonostante la necessità di analizzare le relazioni interorganizzative, queste
ultime non sono assenti dagli studi aziendali, pur presentandosi come un campo
disciplinare innovativo: infatti, l’analisi delle relazioni fra aziende non rappresenta
un tema recente, ma caratterizzandosi come una problematica ricorrente, è già
stata ampliamente contemplata e approfondita con riferimento ad aspetti
gestionali.4
Più attuali sono gli studi inerente le Information & Communication
Technology (ICT) che, ad oggi, vedono le relazioni fra aziende raggiungere elevati
livelli di intensità e di complessità.
Lo studio dei sistemi informatici e delle relazioni fra le ICT e le configurazioni
organizzative risulta importante per comprendere l’assetto organizzativo
aziendale, dal momento che la relazione tra le tecnologie informatiche e le forme
organizzative è diventata sempre più intensa a causa del ritmo che caratterizza
l’innovazione tecnologica.5
1.1. Il cambiamento organizzativo: dalle imprese, alle reti,
ai sistemi
Nella realtà, gli individui, i gruppi, le aziende, e le reti aziendali che
popolano i business system, sono suscettibili di un cambiamento costante: il
concetto di cambiamento, nel linguaggio manageriale, non consiste in un semplice
3
Martinez M., Teorie di organizzazione in economia aziendale, Dall’organismo al
network, FrancoAngeli 1997.
4
Martinez M., Teorie e modelli di network per l’analisi organizzativa delle relazioni fra
aziende, SEGES 1997.
5
Martinez M., Organizzazione, informazioni e tecnologie, Il Mulino 2004.
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passaggio da uno stato ad un altro, ma presuppone un processo che vede individui,
eventi e azioni muoversi nel tempo e in determinato contesto.
Il cambiamento è dunque la determinante di una serie di componenti definite forze
esogene ed endogene: le prime emergono dal contesto esterno e pertanto sono
difficilmente controllabili, le seconde sono sotto il controllo manageriale che può
orientarle nella direzione voluta.
In un contesto caratterizzato da un elevato grado di cambiamento, chi si occupa
della progettazione organizzativa dovrà avvalersi delle leve adeguate affinché gli
individui, i gruppi, le aziende, e i network si evolvano lungo percorsi tracciati dal
management: se i progettisti da un lato, e i manager dall’altro, mancano della
capacità di definire rispettivamente un percorso di sviluppo e le leve adeguate per
intraprendere tale percorso, finalizzate ad indirizzare il cambiamento, le entità
rischieranno un percorso di involuzione che porta all’invecchiamento e
all’estinzione.
Oggetto del cambiamento sono attori organizzativi quali individui, gruppi,
aziende e network: la considerazione dell’individuo, piuttosto che del network,
non deve indurre a percepire come meno complesso il processo di cambiamento,
ma ha l’obiettivo di fissare il punto di osservazione da cui studiare il processo, per
poi valutare le interdipendenze reciproche che legano i diversi attori organizzativi
oggetto del cambiamento. 6
In uno scenario caratterizzato da elevati mutamenti e da un conseguente
rapido processo tecnologico, la concorrenza diviene aggressiva, pertanto la
capacità dell’impresa di dar vita a strutture flessibili diventa un elemento
essenziali per la sopravvivenza: dunque, le imprese rispondono con continue
forme di cooperazione interaziendale che possono assumere le più svariate forme.
Il concetto di relazione vede l’impresa al centro di una rete di relazioni finalizzata
al raggiungimento di certi obiettivi prestabiliti fra le parti, quindi confuta il modo
di vedere l’impresa come entità autonoma e dai confini ben definiti. 7
Se il processo di cambiamento comporta la delineazione di relazioni fra
attori, occorre dare un rilievo particolare al problema organizzativo delle relazioni
6
de Vita P., Mercurio R., Testa F., Organizzazione Aziendale: assetto e meccanismi di
relazione, G. Giappichelli Editore – Torino 2007
7
Golinelli G., Dezi L., Reti finanza progetti, CEDAM 1997.
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interaziendali. Infatti, con riferimento a quest’ultimo, la tradizione di ricerca
transazionale ha svolto un duplice ruolo: da un lato espandendo i confini
dell’ambito di applicazione della organizzazione aziendale e facendovi rientrare il
problema delle relazioni tra aziende; dall’altro attribuendo una rilevanza a questo
problema tale da conferirgli un peso particolare nella disciplina di organizzazione
aziendale.
La necessità per le organizzazioni di instaurare relazioni è caratterizzata da un
processo evolutivo che vede le imprese sempre più integrata in reti di aziende a
maglie fitte: questo processo ha determinato dapprima la nascita di nuove forme
organizzative, e in un secondo momento l’evoluzione delle stesse. Per cui si è
passati dall’organismo, quale singolo attore, alle reti, e, successivamente, le reti si
sono evolute dando luogo a forme organizzative a carattere più innovato, quali i
network, vale a dire quei sistemi di aziende che, opportunamente coordinati,
consentono di adattarsi alle mutevoli esigenze aziendali. 8
Seguendo la logica evolutiva
dal punto di vista interorganizzativo, è possibile analizzare lo sviluppo dei settori
economici secondo tre fasi: una prima fase “aziendale”, una seconda fase “di
rete”, e un terza fase “di sistema”.
8
Martinez M., Teorie di organizzazione in economia aziendale, Dall’organismo al
network, FrancoAngeli 1997.
Impresa Rete Sistema