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INTRODUZIONE
Il contesto sociale attuale vede il nostro paese inserito all’interno di una realtà
europea nella quale domina il libero scambio economico, politico e culturale.
All’interno di una comunità, è la realtà sociale a rappresentare un punto di riferimento
per il continuo scambio di idee, informazioni e valori. La dinamicità di tali scambi
connota la velocità con cui un sistema sociale può cambiare ed adattarsi al periodo
storico di cui è protagonista.
Al giorno d’oggi, si vive immersi in una società non solo globalizzata, ma anche e
soprattutto multiculturale, caratterizzata da un continuo modellamento di valori che si
modificano e si adattano in base alle influenze sociali.
Gli individui, attraverso le parole, creano mondi di valori e di significato che
regolano la convivenza sociale e che sono tenuti in vita da un invisibile filo
conduttore in quanto condivisi dall’intera comunità. Questi sistemi valoriali
rappresentano i capisaldi di un gruppo sociale e, in quanto tali, hanno il potere di
modellare l’opinione pubblica su temi di interesse collettivo, siano essi riferiti alla
sfera economica, politica, culturale.
L’attualissima tematica dell’immigrazione si presta bene ad essere analizzata da
questo punto di vista perché rappresenta uno dei temi più scottanti del nostro periodo
storico. I discorsi sull’immigrazione caratterizzano la vita quotidiana di ogni cittadino
medio facente parte dell’Unione europea. È proprio questo il punto di partenza da cui
origina il seguente lavoro di tesi. Esso si basa infatti sulla convinzione che la stampa,
quale potente strumento di comunicazione di massa, abbia il potere di creare delle
rappresentazioni condivise riguardo ad un tema di spicco attraverso le modalità con le
quali organizza il proprio discorso pubblico.
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La base teorica sulla quale si fonda l’intero progetto di tesi è rappresentata dalla
teoria delle rappresentazioni sociali, una delle più significative teorie della
psicologia sociale.
In particolare, si partirà da un’analisi dei contributi teorici riguardanti le
rappresentazioni sociali, per poi focalizzarsi sulle rappresentazioni sociali dello
straniero e dell’immigrazione, al fine di introdurre il lavoro di ricerca presentato in
questa tesi.
Nel primo capitolo si cercherà di fornire un quadro esauriente della teoria delle
rappresentazioni sociali, dalla sua nascita fino ai contributi più autorevoli senza
escludere gli approcci e gli orientamenti più recenti che hanno permesso alla teoria di
evolversi. Si introdurrà, inoltre, l’importanza rivestita dai mezzi di comunicazione nel
formare le rappresentazioni sociali di una comunità.
Tale argomentazione sarà ampiamente trattata nel secondo capitolo, nel quale sarà
approfondito il ruolo rivestito dai mass media nella formazione del sapere e
nell’influenza sociale e quanto essi tendano spesso a creare e diffondere pregiudizi e
stereotipi. Successivamente, si introdurrà la tematica dell’immigrazione fornendo un
quadro sintetico delle maggiori teorie sociologiche legate alla figura dello straniero,
con lo scopo di dare al lettore una visione d’insieme utile alla comprensione della
parte successiva, nella quale si approfondiranno le rappresentazioni sociali dello
straniero e dell’immigrazione focalizzando l’attenzione sull’analisi della stampa
nazionale e internazionale. A tale scopo ci si servirà del contributo di alcune ricerche
scientifiche che meglio analizzeranno la questione legata alla stampa.
La decisione di prendere in analisi la stampa in tale lavoro è derivata dalla
convinzione che essa rappresenti uno dei più importanti mezzi di comunicazione di
massa e possa, attraverso i suoi discorsi, contribuire a formare l’opinione pubblica sui
temi più rilevanti della nostra epoca.
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Il terzo capitolo si focalizzerà in particolare sulla presentazione della ricerca
condotta in tale lavoro, progetto che prenderà in analisi in modo specifico la stampa
italiana e i discorsi sull’immigrazione dal 2000 al 2015, al fine di comprendere in che
modo e che tipo di immagini siano prodotte dalla carta stampata in tema di
immigrazione. In particolare, si prenderanno in considerazione non solo le testate
nazionali, ma anche e soprattutto quelle locali, dal momento che una delle necessità
di questo progetto è quella di analizzare il modo in cui la stampa organizza i discorsi
sull’immigrazione al fine di comprendere le modalità con cui le comunità locali
regolano le proprie rappresentazioni sul tema.
Infine, i risultati ottenuti saranno interpretati e confrontati con gli obiettivi iniziali
della ricerca, al fine di comprendere se essi siano stati raggiunti e in che rapporto si
collochino le teorie analizzate in partenza rispetto a questo studio.
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CAPITOLO 1
LA TEORIA DELLE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI
«Uno dei contributi più significativi della psicologia sociale europea
è costituito dalla teoria delle rappresentazioni sociali.» (Moscovici, 1961; 1962)
1.1 Le rappresentazioni sociali: da Durkheim a Moscovici
La psicologia sociale si è imposta come una scienza a partire dal secondo
dopoguerra, grazie alle ricerche e alle influenze di studiosi del calibro di Tajfel, Asch,
Lewin, Durkheim, Moscovici. Nonostante attualmente goda di caratteristiche e
assunti teorici propri, la psicologia sociale è stata inizialmente influenzata dalla
corrente della social cognition, che annovera tra le sue principali tesi l’interesse per le
strutture e i processi cognitivi che permettono alle persone di elaborare le
informazioni provenienti dalla realtà esterna trasformandole in funzione dei propri
bisogni.
In particolare, la social cognition si occupa dello studio scientifico dei processi
attraverso cui gli individui acquisiscono informazioni dall’ambiente, le interpretano,
le immagazzinano in memoria e le recuperano da essa, al fine di comprendere sia il
proprio mondo sociale sia il proprio status interiore, organizzando di conseguenza i
propri comportamenti.
In questo senso quindi la social cognition, a differenza di altre aree della
psicologia sociale, pone la sua lente d’ingrandimento maggiormente su dimensioni
“interne” agli individui, al contrario di quanto invece dovrebbe occuparsi in modo
preminente la psicologia sociale.
A tale proposito, si riporta una citazione tratta da Psicologia sociale di Palmonari,
Cavazza, Rubini (2002):
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[…] «È nella vita con gli altri, infatti, che si sviluppano pensieri, sentimenti e
motivazioni umane: la psicologia sociale, per essere tale, deve superare la
contrapposizione fra analisi centrate sull’individuo (tradizionalmente considerate
compito della psicologia) e analisi centrate sulla società (compito di economia e
sociologia). Per realizzare questo obiettivo, la psicologia sociale dovrebbe occuparsi
maggiormente di studiare la «produzione» dei legami sociali.» (Palmonari, Cavazza
& Rubini, 2002)
I legami sociali, infatti, rappresentano uno dei campi di maggiore interesse della
psicologia sociale. Aristotele in primis, nella sua Politica ha definito l’uomo come
un animale sociale in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in
società al fine di soddisfare non solo i propri bisogni ma anche quelli della comunità,
dal momento che i membri di un gruppo possono garantirsi la sopravvivenza solo
unendosi tra loro. L’aggregazione degli individui permette, attraverso il linguaggio e
la comunicazione, la creazione di un universo di significati condivisi, grazie ai quali è
possibile attribuire un senso alla realtà e sentirsi parte integrante di una comunità.
È in questo senso dunque che la psicologia sociale dovrebbe operare, al fine di
interpretare l’infinità dei comportamenti che si originano dai legami tra gli uomini.
A tale proposito, la teoria delle rappresentazioni sociali costituisce uno dei
contributi più originali e discussi dagli studiosi moderni.
Tale teoria vede il suo principale esponente in Serge Moscovici, il quale tratta per
la prima volta di rappresentazioni sociali in occasione dei suoi studi incentrati sulla
psicoanalisi e sul modo in cui quest’ultima sia entrata a far parte della vita quotidiana
della società francese. Moscovici pubblica i frutti del suo studio nell’opera intitolata
La Psychanalyse. Son image e son public (1961). Tale lavoro costituisce l’atto di
nascita e la riformulazione della teoria delle rappresentazioni sociali, le quali sono
ridefinite teoricamente e metodologicamente.
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Nella sua ricerca Moscovici descrive il modo in cui la psicoanalisi si è diffusa
nella società francese del secondo dopoguerra analizzando il modo in cui una teoria
scientifica, una volta entrata a far parte della società, si sia trasformata e adattata al
sociale, diventando una componente della realtà di senso comune. Essa quindi si è
trasformata in una rappresentazione sociale autonoma, avente delle proprie
caratteristiche che potrebbero discostarsi notevolmente dalla teoria originale dal
momento che si sono modellate e adattate alla realtà sociale e culturale all’interno
della quale si sono diffuse (Grande, 2005).
Moscovici mutua la nozione di rappresentazioni sociali da Durkheim, il quale per
primo parla di rappresentazioni collettive distinguendole dalle rappresentazioni
individuali in un saggio del 1898 pubblicato sulla Revue de métaphisique et de
morale.
Nell’accezione di Durkheim le rappresentazioni collettive racchiudono una vasta
gamma di forme intellettuali riferibili ad aspetti come la religione, il diritto, la scienza
ma anche simboli, immagini, valori, credenze di una comunità. In particolare,
secondo Durkheim le rappresentazioni collettive sono generate socialmente, sono
stabili e fisse nel tempo e hanno la funzione di mantenere unita la realtà sociale. Esse
nascono dall’interazione tra gli individui ma non sono riducibili a delle
rappresentazioni individuali in quanto costituiscono una realtà sui generis
difficilmente modificabile.
In quanto dotate di tali caratteristiche, secondo Durkheim sarebbe stata la
sociologia a doversi occupare del loro studio, mentre la psicologia sarebbe stata
legata unicamente all’analisi delle rappresentazioni individuali.
Il lavoro di Moscovici supera le distinzioni attuate da Durkheim introducendo per
la prima volta il concetto di rappresentazioni sociali.