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Introduzione
Questo lavoro nasce da una mia particolare curiosità, credo
però insita in ogni donna, relativa al misterioso mondo della
gravidanza; ovvero, cosa sente una donna in gravidanza, cosa
prova, come vive i suoi cambiamenti improvvisi sia psichici ma
soprattutto fisici, come immagina il suo bambino e cosa si
aspetta;
Attraverso questo mio contributo di ricerca cercherò di
rispondere a tutti questi interrogativi cercando di far conoscere e
capire cosa avviene durante l’esperienza della gravidanza che
sicuramente è l’evento più importante ed emozionante nella vita
di una donna.
La gravidanza e l’esperienza della maternità negli ultimi
decenni hanno assunto notevole importanza nell’ambito delle
trasformazioni del ciclo vitale e hanno stimolato progetti di
ricerca che consentono di rileggere questa tappa della vita anche
alla luce dei mutamenti socioculturali attuali.
Lo studio delle rappresentazioni materne si rivela
particolarmente utile per capire come la donna affronta
l’esperienza della gravidanza, come organizza ed elabora le
proprie conoscenze, le memorie, gli affetti, ricordi, i pensieri ed i
comportamenti in questo periodo; Esso, inoltre, assume un valore
predittivo del comportamento interattivo e mette in evidenza il
valore delle rappresentazioni interne come fonte di stabilità delle
relazioni nel tempo.
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La costruzione delle rappresentazioni, se da una parte utilizza
la percezione, che consente l’elaborazione dei dati sensoriali in
“schemi” o “mappe”, dall’altra è fortemente influenzata
dall’immaginazione e dal ruolo delle fantasie e delle emozioni,
che le influenzano e le connotano fornendo particolari tonalità
emotive e fantastiche.
Nel primo capitolo si è trattato di come la gravidanza, seppure
fenomeno in primo luogo fisiologico, venga studiata dalla
psicologia e dalla psicoanalisi nei suoi aspetti di vissuti psichici
che investono la donna.
Diventare madre è un lavoro fisico e mentale che si svolge
durante tutti i nove mesi, in alcuni momenti attraverso un
percorso all’indietro: la donna, per diventare mamma, torna lei
stessa bambina.
In letteratura l’accento viene posto proprio sul fenomeno del
ripercorrere la propria infanzia per risolvere i conflitti con le
figure genitoriali interiorizzate e sulla possibilità di disporre di
modelli positivi a cui attingere nella relazione con il proprio
figlio.
Con un linguaggio tecnico psicologico si direbbe esattamente
che la donna “regredisce”: torna indietro per recuperare la
propria infanzia, il proprio essere stata bambina, per rivisitare gli
atteggiamenti, i limiti e pregi soprattutto del comportamento
materno. “La gravidanza diviene pertanto uno scenario in cui
ricompaiono conflitti, fantasie e tendenze appartenenti al passato
soprattutto riguardanti il proprio sé in relazione alle figure
famigliari”
1
1
Ammaniti M. (a cura di) (1992), La Gravidanza tra fantasia e realtà. Roma: Il Pensiero
Scientifico Editore
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Si potrebbe sostenere che, in un certo senso, alla nascita fisica
del bambino corrisponde la nascita psicologica della mamma, che
nella propria mente dà origine non a un nuovo essere umano,
bensì ad una nuova identità: il senso dell’essere madre.
In che modo questa identità emerge in ogni donna e quali
sono le sensazioni che la connotano?
Diventare madre è il risultato del lavoro che ogni donna
compie sul paesaggio della propria mente, e il frutto di tale
lavoro è l’assetto materno, un campo dell’esperienza intimo e
profondo.
L’assetto materno non nasce nell’istante in cui il neonato
emette il primo vagito; la nascita di una madre non ha luogo in
un momento specifico, ben definito nel tempo e carico di
drammaticità, ma emerge gradualmente dal lavoro che si è
andato cumulando nei molti mesi precedenti e successivi
all’effettiva nascita del bambino.
Il secondo capitolo entra nel cuore della trattazione, prendendo
in considerazione tutto il “mondo” delle rappresentazioni;
E’stata fatta inizialmente una breve ricostruzione del concetto
di rappresentazione per entrare poi nello specifico
dell’argomento, ovvero le rappresentazioni della maternità, in
particolare, del bambino e della madre;
Sono state trattate le diverse dimensioni della rappresentazione
del bambino, il bambino idealizzato, i sogni che le gestanti fanno
sul loro bambino e le fantasie consce e inconsce che le donne
hanno sul parto.
Nel terzo capitolo è stata fatta una presentazione accurata del
principale strumento utilizzato in questa mia ricerca, ovvero,
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l’intervista IRMAG, messa a punto da M. Ammaniti e
collaboratori.
L’IRMAG è uno strumento specifico, atto a cogliere in
profondità il dispiegarsi delle rappresentazioni materne nel
periodo gestazionale.
E’ un’intervista semi-strutturata, proprio in quanto permette di
stabilire un rapporto più diretto con la donna nel corso
dell’incontro, modulando di volta in volta nel modo più
appropriato le varie domande.
Alla base di questa intervista si pone l’ipotesi che, attraverso
differenti modalità di organizzazione del pensiero e del
linguaggio riguardanti le esperienze affettive passate, sia
possibile cogliere sottostanti “modelli funzionali interni” e
quindi differenti stili d’attaccamento.
Alla fine del suddetto capitolo sono state inoltre prese in
considerazione alcune ricerche sperimentali che hanno anch’esse
utilizzato questa intervista, allo scopo di rilevare eventuali
somiglianze e differenze nei risultati tra tali contributi e la mia
ricerca.
Nel quarto capitolo vengono infine esposti i risultati del mio
studio sulle rappresentazioni della maternità, esplorate attraverso
l’utilizzo dell’intervista IRMAG e di tre Differenziali Semantici
allo scopo di rilevare le caratteristiche individuali che le madri
attribuiscono a loro stesse, le caratteristiche che le madri
attribuiscono al loro futuro bambino e le caratteristiche che le
gestanti attribuiscono a loro stesse in quanto madri, cercando in
particolare di vedere se esistono delle differenze tra i due gruppi
del campione, ovvero, donne “primipare” e donne “multipare”.
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PARTE PRIMA
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CAPITOLO 1°
Contributi Psicologici e Psicoanalitici relativi
alla Gravidanza
Lo studio della gravidanza e delle sue dinamiche psichiche si è
sviluppato in due ambiti diversi, quello clinico terapeutico
relativo alle consultazioni e al trattamento analitico in
gravidanza, e quello psicologico attraverso la somministrazione
di questionari e interviste semi-strutturate.
Prima degli anni ’40, i riferimenti alla gravidanza erano stati
scarsi e fugaci.
Freud parla di gravidanza solo in relazione allo sviluppo
infantile, attribuendo inizialmente il desiderio di maternità alla
fase edipica
2
, in cui il bambino desiderato è frutto della relazione
fantastica con il padre, mentre in seguito il desiderio di un
bambino viene riferito all’attaccamento preedipico alla madre
3
.
In entrambi i casi la motivazione inconscia è rappresentata dal
desiderio di sostituire il pene mancante, che per Freud
rappresenta una caratteristica fondamentale dello sviluppo
femminile, secondo l’equazione simbolica bambino-pene.
2
Freud, S. (1915) “Trasformazioni pulsionali, particolarmente dell’erotismo anale”. Tr. it.
in: “Opere”, vol.8, Boringhieri, Torino 1976.
3
Freud, S.(1931) Sessualità femminile. Tr. it. in: “Opere”, vol 11, Boringhieri, Torino 1979.
Freud, S.(1932) La Femminilità. Tr. it. in: “Opere”, vol 11, cit.
~ 10 ~
Dopo gli anni ’40, “i contributi si sono arricchiti, soprattutto
con l’incremento di osservazioni cliniche di donne in gravidanza,
che hanno consentito una nuova concettualizzazione che vede
nella gravidanza un momento evolutivo fondamentale dello
sviluppo dell’identità femminile”
4
.
Helene Deutsch, nel suo lavoro sulla psicologia femminile
5
,
attribuisce il desiderio di procreazione alla funzione tipicamente
ricettiva della psiche femminile, formulando questo concetto bio-
psicologico centrale nell’identità femminile e nel processo di
maternità.
Tale concettualizzazione viene ripresa dalla Benedek
6
, nel
1956, che sottolinea come queste tendenze ricettivo- ritentive
siano sostenute dalla produzione ormonale, ed elabora una
visione della gravidanza come evento psicosomatico,
individuando delle corrispondenze tra modificazioni fisiologiche
e tendenze psicologiche.
E’ con il concetto di “crisi maturativa” della Bibring che la
gravidanza acquista il significato di processo, un punto di svolta
irreversibile nel ciclo vitale della donna, in cui vengono rivissuti i
conflitti infantili relativi a fasi precedenti di sviluppo e in
particolare alle prime relazioni e identificazioni con la propria
madre.
7
4
M.Ammaniti, C.Candelori, M.Pola, R. Tambelli “Maternità e gravidanza”,Raffaello
Cortina Editore, Milano 1995.
5
Deutsch, H. (1945) “Psicologia della donna adulta e madre. Studio psicoanalitico”,
vol.2.Tr. it. Boringhieri, Torino 1957.
6
Benedek, T.(1956) Psychobiological aspects of mothering, American Journal of
Orthopsychiatry, 26,pp.272-278.
7
Bibring, G.L. (1959) Some considerations of the psycological process in pregnancy. The
Psycoanalytic Study of the Child, 14,pp.113-121.
Bibring, G.L. (1961) A studdy of the psychological process in pregnancy and the earliest
mother-child relationship. The Psychoanalytic Study of the Child,16,pp.9-23.