8
semplice e palese come libertà di “muoversi” prescindendo qualsiasi
vincolo e costrizione. Ho preso in considerazione, in modo particolare, la
situazione delle ragazze romnì
3
e quindi la loro rieducazione nel caso in cui
si trovino a dover scontare la pena detentiva.
Per svolgere un lavoro adeguato e pertinente è necessario conoscere la
cultura d’appartenenza del soggetto dal rieducare. Ho cercato quindi di
conoscere gli aspetti culturali che contraddistinguono il gruppo etnico
zingaro con particolare riguardo alle caratteristiche specifiche dei tre
sottogruppi etnici principali: Rom, Sinti e Calè.
Nel primo capitolo ho ripercorso la storia delle migrazioni di questo popolo
da sempre nomade.
Nel secondo ho approfondito gli aspetti strettamente culturali, quali: il
nomadismo e di conseguenza la diversa concezione dello spazio e del
tempo, la lingua, la religione, l’organizzazione socio-culturale, economica e
familiare, mettendo in risalto gli aspetti comuni e quelli differenti dei tre
sottogruppi etnici principali.
Nel terzo capitolo ho analizzato la situazione attuale in Italia, quindi la
scelta difficile e dolorosa di questa popolazione di abbandonare, almeno in
parte, il nomadismo per stabilirsi in un posto fisso e quindi l’aumento dei
momenti d’incontro con la società ospitante.
3
Romnì: sostantivo plurale usato per indicare i soggetti femminili appartenenti al gruppo etnico
Rom.
9
In questo viaggio attraverso la cultura zingara ho messo in risalto i ruoli e i
compiti attribuiti alla figura femminile da parte della società zingara.
Il quarto capitolo è incentrato sul concetto di devianza, in modo particolare
sui tratti che caratterizzano il disagio zingaro e in modo più specifico sugli
aspetti economici, familiari e culturali che caratterizzano la devianza della
minore romì
4
.
Il quinto capitolo riguarda il rapporto fra i minori zingari e il sistema penale
minorile ed, in modo particolare, come il carcere, istituzione totale, sia
vissuto dalla ragazza romnì.
Nel sesto capitolo ho messo in risalto il concetto di rieducazione,
evidenziando i ruoli e i compiti attribuiti ad alcune figure professionali,
educatori e mediatori culturali, dato che rivestono un ruolo fondamentale
nel processo rieducativo di queste giovani ragazze.
In base ai risultati che emergeranno da questa mia ricerca, nel settimo
capitolo, con il contributo di alcune figure professionali che lavorano
quotidianamente a contatto con le giovani romnì, mi piacerebbe ipotizzare
un possibile progetto teso a favorire la loro rieducazione e il loro
reinserimento sociale.
Ogni argomento è stato da me trattato partendo dal contesto generale per
arrivare alla situazione particolare vissuta dalla ragazza romì.
4
Romì: sostantivo singolare usato per indicare i soggetti femminili appartenenti al gruppo etnico
Rom.
10
Ho ritenuto, infatti, indispensabile approfondire il concetto di devianza, il
sistema penale minorile e il concetto di rieducazione in modo da avere a
disposizione maggiori strumenti conoscitivi al fine di contestualizzare e
capire meglio i diversi punti di vista e i diversi aspetti implicati nella
rieducazione della minore romì.
11
1
CENNI STORICI
“Tanto, ma proprio tanto tempo fa, uno zingaro viaggiava con
tutta la famiglia per un vasto paese. Il cavallo che tirava il carro
era debole, ma le cose sul carro erano tante e il carro era pieno
zeppo. Lo zingaro aveva una famiglia numerosa con tanti figli.
Dalla mattina alla sera il suo unico pensiero era come fare a dar
da mangiare a tutta la famiglia. Non gli restava che andare a
rubare, ma non sempre gli riusciva. E così andava da un posto
all’altro, amareggiato e pieno di pensieri. Sul carro ormai faceva
salire solo i bambini più piccoli, altrimenti il cavallo non ce
l’avrebbe fatta. I bambini più grandi e la moglie lo seguivano a piedi.
Il carro pieno dondolava ora a destra, ora a sinistra e ogni
tanto cadeva qualche pentola o scivolava qualche bambino.
Di giorno non c’era nessun problema: ci si fermava e si raccoglieva
quello che era caduto; di notte, però, al buio, nessuno si accorgeva
della caduta di una pentola o di un bambino. E poi, come fare
a controllarli tutti? I bambini erano proprio tanti. E come fare a
contarli tutti? Lo zingaro frustava e frustava il cavallo e il carro
proseguiva. E come fu e come non fu, ora l’uno ora l’altro, molti
bambini dello zingaro rimasero per strada. Lo zingaro girò tutto
il mondo, visitò tutte le terre, anche le più lontane, e dove passava,
lasciava sempre qualche bambino per terra.
Ed è per questo che si crede che gli zingari si siano sparsi per tutto
il mondo!”
(Favola zingara)
12
1.1 CHI SONO – MOLTI NOMI PER UN POPOLO –
Il termine con cui sono denominati tutti i popoli nomadi è “Zingari” (in
italiano). Deriva da “Atsingani”, nome di un’antica setta eretica proveniente
dall’Asia minore. La fama di maghi e l’alone di mistero li accomunava con
i popoli che intorno all’anno Mille apparvero nell’Impero Bizantino.
Il nome della setta fu così, trasferito e riadattato a seconda del paese, a tutte
le popolazioni nomadi
1
.
Si possono tuttavia distinguere tre gruppi linguistici: i ROM che parlano la
lingua ròmani con elementi valacchi, ungheresi e slavi, i SINTI o
MANUSH che parlano il ròmani con imprestiti tedeschi e i KALE’ o
GITANI che parlano il calò, dialetto ròmani con molti elementi spagnoli.
I Rom (Rom = uomo libero) sono essenzialmente gruppi zingari di
provenienza valacca, con forti influssi di lingua rumena ed ungherese. I
sottogruppi prendono i nomi dalle tradizionali professioni esercitate. Fra
questi: i Lovora commercianti di cavalli, i Kalderasa calderai e fabbri ferrai,
i Rotari carrettieri, gli Aurari ricercatori d’oro, gli Ursari ammaestratori
d’orsi e i Lingurari, produttori di cucchiai ed oggetti di legno.
Sinti o Manush, entrambi i nomi significano uomo. Arrivati dalla Grecia
1
A. Mangano, “Il vento e l’orologio”. Scaricato dal sito internet: www.terrelibere.it.,
il 02/05/2002
13
nell’Europa centroccidentale si sono diffusi in Germania, Prussia orientale,
Polonia, Austria, Slovenia, Italia del Nord. Parlano il Ròmanes misto di
parole tedesche. Si dividono in sottogruppi in base al luogo di più recente
provenienza. All’interno, i clan si distinguono per il nome dell’antenato.
Tradizionalmente erano musicisti e giostrai.
I Calè, il cui nome vuol dire nero e fa riferimento al colore olivastro della
pelle. Parlano il Ròmani con moltissime influenze spagnole e portoghesi.
Giunti probabilmente dalla Grecia e dall’Egitto si diffusero in Spagna ed in
Francia meridionale. Il gruppo principale è costituito da zingari che
tradizionalmente lavoravano come fabbri ferrai, commercianti di cavalli,
cocchieri, ballerini di flamenco, maniscalchi, toreri, cantanti
2
.
Per lo zingaro ogni uomo che non sia della sua razza è un gagio.
Ai suoi occhi il gagio è lo straniero, l’uomo attaccato alla terra, il servo, il
contadino, il sedentario.
2
K. Wiernicki, 1997, “Nomadi per forza”, Rusconi, Milano, pagg. 75-81
14
1.2 ORIGINI E LEGGENDE
Le origini del popolo zingaro sono rimaste per molti secoli sconosciute.
Il loro aspetto fisico, le usanze, la lingua incomprensibile, lo stile di vita, e
gli svariati nomi con i quali si autodefinivano hanno contribuito alla nascita
di numerose leggende, riguardo la loro origine e natura. Gli zingari stessi
avevano interesse ad attribuirsi origini misteriose, al fine di attirarsi
rispetto e generose accoglienze, molti pertanto si facevano passare per
pellegrini, altri usavano titoli quali duchi o conti del “Piccolo Egitto”.
Fra le ipotesi, che si diffusero dal Medioevo fino alla fine del XVIII secolo,
vi furono quelle bibliche. Fra queste quella del frate Nicolò da Poggibonsi,
il quale li vide come discendenti di Caino. Il nomadismo fu visto come una
maledizione che gravava su tutto il popolo portandoli a vagare senza sosta.
L’abilità per gli strumenti musicali e per la lavorazione del ferro, tipiche
degli zingari, portarono altri due pellegrini, Simon Simeonis e Ugo
l’Illuminato, ad appoggiare questa tesi. Fu smentita agli inizi del XVI
secolo, quando Jacob Thomasius invocando il testo della Genesi, ricordò
che la generazione di Caino fu inghiottita dal diluvio
3
.
Il filosofo e medico Henri Cornelius Agrippa, nel 1530, spiega la
provenienza di questo popolo da una regione fra l’Egitto e l’Etiopia,
3
L. Narciso, 1990, “La maschera e il pregiudizio”, Melusina editrice, Roma, pagg. 3-27
15
discendenti di Cus, figlio di Cam, figlio di Noè. Porta ancora il marchio
della maledizione del loro progenitore, conducendo una vita vagabonda e
mendicando. Un’altra leggenda ancora più antica li vede discendenti da
Adamo e da una prima moglie, precedente ad Eva, così, essendo sfuggiti al
peccato originale, sarebbero esonerati dalla legge del lavoro.
Infine ci si è chiesti se il popolo zingaro non fosse una delle dieci tribù
scomparse da Israele per mano dei re assiri nel 721 a. C.
Altre ipotesi li vedono come una mescolanza di diversi popoli, oltre a quella
più diffusa riguardo le origini egiziane. Lo zinganologo Anton Hermann
4
spiega il motivo per il quale si facevano chiamare Conti o Duchi del Piccolo
Egitto. Gli zingari attraversando l’Asia minore sono passati per la regione
della Nicomedia che i Turchi, a causa della sua fertilità e del suo aspetto
paradisiaco, chiamavano “Piccolo Egitto”. Tassoni
5
nel 1620 precisava che
la razza zingara era una mescolanza di Egiziani e Trogloditi.
Voltaire credeva all’origine egiziana con contributi siriani. Altre leggende li
vedono come una mescolanza di Ebrei e cristiani ussiti venuti dalla
Germania, o di Ebrei e Mori per gli spagnoli. P. J. De Haitze
( vissuto nel ‘700) li vedeva come un composto di tutte le nazioni.
Infine Predari aveva ipotizzato la loro possibile provenienza da Atlantide,
4
F. De Vaux De Foletier, 1978, “Mille anni di storia degli zingari”, Jacabook, Milano, pagg. 25
5
Ibi, pag. 27
16
il misterioso continente travolto da un immenso cataclisma. I sopravvissuti
sarebbero sbarcati in Africa, fermandosi in Egitto, si sarebbero divisi in
parecchi gruppi, di cui uno sarebbe passato in Asia minore, mentre un altro
si sarebbe spinto fino in India
6
.
È curiosa la tendenza ad attribuire l’origine degli zingari a popoli noti per le
pratiche magiche. Inoltre, è da notare, che quasi tutte le leggende non sono
il frutto della fantasia popolare, ma sono teorizzazioni colte di illustri
studiosi occidentali, per un arco di tempo che va dal Medioevo fino al XIX
secolo.
6
Ibi, pag. 31
17
1.3 STORIA DELLE MIGRAZIONI
La lingua zingara indica il percorso seguito dalle popolazioni: il romanì
appartiene alla famiglia indoeuropea, il cui vocabolario e la cui grammatica
si legano al sanscritto. Gli zingari sono una popolazione indo - ariana,
probabilmente della zona nord - est dell’India appartenenti alla casta dei
paria, la più bassa della società indiana.
Le motivazioni che li spinsero alla migrazione sono sconosciute: si possono
ipotizzare conflitti con popolazioni vicine o con invasori, forse la fame, la
povertà o il desiderio di migliorare le proprie condizioni.
La data del primo esodo è approssimativa, si pensa intorno all’anno Mille,
data in cui, secondo i linguisti, apparvero le lingue indo - ariane.
Vi è testimonianza scritta dell’arrivo in Persia di un popolo nomade
proveniente dall’India prima del X secolo, con una reputazione di musicisti
di gran talento.
Secondo lo storico Hamzah d’Hispahan questi erano stati richiesti dal re di
Persia al re dell’India per le loro doti di musicisti, al fine di rallegrare la
popolazione durante le feste e i banchetti
7
. Le tracce del lungo soggiorno
persiano sono ancora presenti nella lingua zingara.
Il viaggio proseguì verso nord - est, attraverso l’Armenia e il Caucaso.
7
Ibi, pag. 41
18
I gruppi rimasti in Armenia presero il nome di Lom e sono in genere
cristiani o musulmani. La maggior parte della popolazione proseguì il
viaggio, probabilmente intorno l’ XI secolo, al tempo della guerra fra
Bisanzio e i Turchi Selgiuchidi.
Tra il 1100 e il 1300 i popoli nomadi entrarono nelle terre dell’impero
bizantino. Qui viene loro attribuito il nome della setta manichea degli
Atsingani. Da questo periodo finisce la preistoria degli zingari e comincia la
loro storia, infatti, vi sono i primi documenti storici scritti da pellegrini
diretti in Terra Santa che ne segnalano la presenza nelle isole greche ed in
Medio Oriente.
Numerosi zingari si fermarono in Moldavia ed in Valacchia, dove molti
vennero ridotti in schiavitù. All’inizio del XV secolo ripresero la loro
marcia verso ovest, molti per fuggire alla schiavitù, altri per fuggire
all’invasione turca. Questa volta non troviamo più migrazioni clandestine di
piccoli gruppi bensì marce abbastanza rapide di consistenti carovane.
Facendosi passare per pellegrini, una gruppo attraversò rapidamente
l’Ungheria, penetrò in Germania, e riuscì a farsi consegnare dall’imperatore
Sigismondo, re di Boemia ed Ungheria, lettere di protezione. Queste lettere
furono di grande utilità, quando, nel corso del 1417 attraversarono la
Germania. Una parte di questo gruppo discese verso sud fino a Lipsia, a
19
Francoforte ed ad Augusta. Del passaggio di alcuni gruppi in Svizzera vi è
testimonianza nel 1418. Nuovi contingenti arrivarono dall’Ungheria.
Alcuni si fermarono altri proseguirono il viaggio. Nel 1419 i primi gruppi
zingari vengono segnalati nell’attuale Francia. Nel 1420 e nel 1422
arrivarono nel Nord della Francia e nei Paesi Bassi.
Capirono che se volevano circolare liberamente nei paesi appartenenti al
mondo cristiano dovevano fornirsi di una protezione di carattere universale,
oltre a quella dell’imperatore anche quella del Papa, Martino V. Fu così che
nel 1422 una gruppo numerosa discese in Italia, guidata dal Duca Andrea.
Il 18 luglio arrivarono a Bologna, il 7 agosto erano a Forlì, ma della tappa a
Roma non si sa nulla se non quello che raccontano gli zingari stessi.
Ogni capo zingaro entrò in possesso del lasciapassare papale.
Alcuni gruppi si stabilirono definitivamente in Italia mentre altri passarono
di nuovo le Alpi. Poco dopo l’arrivo in Francia molti proseguirono fino in
Spagna. Passarono dall’Aragona alla Catalogna fino all’Andalusia.
Alla fine del XV secolo i Gitani erano diffusi in diversi regni spagnoli.
Solo nel 1500 si hanno loro notizie in Portogallo. Nello stesso periodo
sbarcarono in Inghilterra, spingendosi fino alla Scozia.
Poco dopo, mediante un battello inglese, sbarcarono in Danimarca, Svezia,
Norvegia e in Finlandia. Nella prima metà del ‘600 arrivarono in Irlanda,
per sfuggire al reclutamento militare avviato in Inghilterra.
20
In Polonia giunsero per due vie, la prima dall’Ungheria e dalla Romania e
vennero chiamati “zingari delle montagne”. La seconda dalla Germania, nel
XVI secolo e furono chiamati “zingari della Pianura”
8
.
In Russia apparvero nel 1501, provenendo dalla Valacchia. In breve tempo
popolarono la Russia dove furono apprezzati come musicisti.
Nel XVI secolo sbarcarono in Africa ed America, in seguito alle
deportazioni da parte dell’Inghilterra e della Spagna.
Questi movimenti non sono cessati nel XX secolo; infatti, ci sono ancora
dei nomadi che si spostano su grandi rotte all’interno di un intero
continente.
8
Ibi, pagg. 64-65
21
1.4 ACCOLTI E PERSEGUITATI
Malgrado inizialmente fossero accolti con stupore e curiosità, in un secondo
momento divennero oggetto di molte ostilità. Soprattutto verso la fine
del ‘400, cioè nel preciso momento in cui l’idea di nazione si identifica con
quella di stato rinascimentale, si delinea automaticamente il concetto di
nemico della collettività.
L’amico è colui che condivide con la maggioranza le stesse credenze, gli
usi e i ritmi organizzativi della vita e del lavoro, che approva le leggi, parla
la stessa lingua e crede negli stessi valori. Il nemico non parla la stessa
lingua, non condivide gli stessi valori e ha costumi ed usi differenti, non ha
interesse ad obbedire alle leggi ed è quindi estraneo alla comunità
9
.
Venne condannato soprattutto lo stile di vita, il nomadismo, considerato
come portatore di disordini, così come la mendicità, il furto e gli imbrogli di
cui erano stati oggetto d’accusa.
Nel 1449 vennero per la prima volta cacciati da una città, Francoforte, e i
lasciapassare vennero da prima ignorati e poi considerati non validi.
Tuttavia l’inizio di una prima grande persecuzione avvenne con l’editto
emanato in Germania il 15 gennaio 1482, con il quale si vietava il
soggiorno sul territorio del principato tedesco.
9
G. Viaggio, 1997, “Storia degli zingari in Italia”, Centro di ricerche zingare, Roma, pagg. 31-33