2
realizzazione di due sue intuizioni attualmente vigenti (l’unione
monetaria e la libera circolazione di persone-merci-capitali-servizi).
Nel quarto capitolo mi intrattengo sull’ormai defunto Trattato
costituzionale sottoscritto a Roma il 29/10/2004, nonché sull’alternativa
strategia di riforma dei Trattati prescelta, immaginando nuove vie
d’integrazione nelle istanze di energia, ricerca e lotta ai cambiamenti
climatici. Arrivo alle considerazioni finali ancora ebbro della
straordinaria attualità del pensiero di Spinelli, propellente, a mio avviso,
indispensabile per giungere all’obiettivo finale di un’Europa
politicamente unita.
CAPITOLO I
LE ORIGINI
1. Il Manifesto di Ventotene e la fondazione del Movimento
Federalista Europeo
“Nel tetro inverno del 1941, mentre l’Europa intera era preda del caos
prodotto dalla II guerra mondiale, un gruppo di esiliati antifascisti
confinati nell’isola pontina di Ventotene meditava sul futuro assetto
politico da dare al Continente, una volta sconfitti i Totalitarismi..”.
Con una chiosa più o meno simile inizia ogni discorso narrativo su Altiero
Spinelli e sulla sua opera simbolo, quasi spartiacque di un’intera epoca
storica, scritta in collaborazione con Ernesto Rossi
1
e col contributo
ideologico di Eugenio Colorni
2
, quel “Manifesto di Ventotene” che, con la
teleologica idea della formazione di una Federazione di Stati Europea, sul
modello già posto in essere sull’altra sponda atlantica, sconvolge i consueti
canoni interpretativi della usuale concezione politica incentrata sullo Stato
Nazionale.
La sua analisi trae spunto dalle macerie materiali e morali in cui si ritrova
sprofondata l’intera Europa, riuscita nella mirabile impresa di scatenare
due conflitti mondiali nel breve termine di circa vent’anni, e dalla
consapevolezza che il timone della storia, per non ricadere più in simili
orrori, debba necessariamente seguire una nuova rotta.
1
Pubblicista e uomo politico italiano (Caserta 1897-Roma 1967).
2
Studioso e patriota italiano (Milano 1909-Roma 1944).
3
La causa scatenante dei conflitti in genere viene individuata nella volontà
di potenza dello Stato-Nazione che, approfittando della situazione di
sostanziale anarchia internazionale, cerca di affermare quelli che ritiene
propri diritti incontestabili tramite l’uso della forza a detrimento di altri
Stati che, in questa logica “homo homini lupus” di hobbesiana memoria
sono tragicamente destinati a soccombere. Gli assunti a sostegno dei
c.d.”spazio vitale” e “ragion di stato” altro non sono che paludamenti
ideologici tesi a nascondere arbitrarie prevaricazioni, che trovano però il
loro fondamento nel graduale processo di integrazione economica e sociale
caratterizzante l’intero pianeta in epoca contemporanea. Se lo Stato-
Nazione in passato si è potuto identificare in un potente lievito di
progresso dei popoli, traendoli al di fuori dalle residue pastoie del
feudalesimo, in epoca contemporanea si è trasformato in “un’entità divina,
un organismo che deve pensare solo alla propria esistenza e al proprio
sviluppo, senza in alcun modo curarsi del danno che gli altri possano
risentirne”
3
. La costante tensione mantenuta dalla volontà di dominio
irreggimenta tutte le energie vitali della Nazione -produzione, scuola,
scienza- prioritariamente verso l’aumento del potenziale bellico,
provocando un’osmosi tra casta militare e ceto politico, sotto la cui ala
protettrice -e reazionaria- vanno ad accomodarsi tutti quegli ordini
privilegiati che, spaventati dall’acquisita uguaglianza dei diritti politici e
timorosi sostanzialmente di dover condividere privilegi consolidati nel
corso degli anni, spalancano il baratro alla crisi dello Stato Liberale e dello
spirito critico, collante di ogni progresso: da qui all’appoggio ai regimi
3
Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, Il Manifesto di Ventotene, Milano, Mondatori, 2006, p.12.
4
totalitari ed al dogmatismo autoritario il passo è breve, in “una rinnovata
divisione dell’umanità in spartiati ed iloti”
4
.
La sconfitta militare della Germania però non è considerata la naturale
panacea in grado di garantire un automatico riassetto statuale europeo
secondo i canoni federalisti, gli unici che possano sopperire all’ormai
acclarato decadimento fisiologico dello Stato-Nazione, perché le classi
conservatrici -dirigenti delle istituzioni fondamentali+quadri superiori
delle forze armate-, superato l’iniziale sbandamento, tenteranno con ogni
mezzo di ristabilire i consueti equilibri tra Stati.
In questo contesto internazionale alquanto sedizioso e particolare, i
tradizionali metodi della politica democratica, secondo Spinelli, sono
destinati miseramente a fallire perché non accompagnati da un autentico e
razionale consenso popolare, ma da un transeunte ed ondivago tumultuare
di passioni sempre soggetto, a bollori sopiti, ad essere incanalato negli
usuali stampi reazionari. Occorreva perciò che tutti coloro che avessero
saputo realmente mettersi alle spalle le vecchie impostazioni della politica
fin lì adottate si adoperassero per dar vita ad un inedito movimento
rivoluzionario che facesse poggiare la nuova linea di divisione tra
progressisti e reazionari come “quelli che concepiscono come fine
essenziale della lotta quello antico, e cioè la conquista del potere
nazionale…e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di
un solido stato internazionale”
5
.
L’organizzazione socio-economica preconizzata dagli autori del Manifesto
per lo Stato Federale che sorgerà dalla rivoluzione europea esalterà quello
4
Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, op. cit., pag.18.
5
Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, op. cit., pag.28.
5
che , a loro parere, risulta essere il principio cardine del socialismo: è
l’economia che, alla stregua delle altre forze naturali, deve porsi al servizio
dell’uomo e non viceversa. L’applicazione di tale assunto comporta una
compenetrazione tra principi liberisti e giustizia sociale che, oltre a rendere
lo spirito d’iniziativa individuale sempre complementare agli interessi
collettivi, rimodella l’istituto della proprietà privata, abolendola,
correggendola, limitandola, non in termini assoluti, ma vagliando
attentamente ogni singola situazione. Tradotto in azione pratica il tutto può
sintetizzarsi nei seguenti punti:
ξ nazionalizzazione di tutte le imprese che svolgono un’attività
monopolistica (miniere, industrie elettriche, grandi banche, etc);
ξ riforma agraria ed industriale, con l’aumento della piccola
proprietà contadina, e l’estensione della proprietà operaia nelle
imprese non statizzate (cooperativismo, azionariato dei dipendenti,
etc);
ξ scuola pubblica che favorisca l’emergere degli elementi più bravi e
dotati;
Non ci si sofferma molto sull’architrave costituzionale su cui impiantare il
nuovo Stato in questione, ma tale supposta negligenza viene ampiamente
giustificata sottolineando la vacuità che una costruzione ideologica scevra
di connessioni con una realtà esterna mutevole ed imprevedibile nel suo
evolversi, di cui è necessario invece essere aggiornati nei suoi temi
principali per non sfociare in un’astrazione fine a se stessa, comporterebbe,
rimanendo aprioristicamente e tassativamente categorici nell’affermazione
6
della laicità dello Stato
6
e nell’abolizione del corporativismo fascista. Gli
intellettuali e la classe operaia sono le categorie sociali su cui Spinelli
crede debba poggiarsi l’incipiente movimento federalista europeo, in un
connubio perfetto di razionalità ed eclettismo dinamico che potevano
garantire, nella magmatica fase transitiva post-guerra, un rapido
inquadramento degli ambiziosi obiettivi da raggiungere.
Il pessimismo di fondo riguardo l’idoneità delle masse ad assurgere a ruoli
fondanti nel percorso europeo, oltre che dalla propria originaria visione
leninista del mondo
7
, gli deriva dalla constatazione che le stesse, in ultima
istanza, pensino unicamente a difendere i loro interessi settoriali, sviando
dagli obiettivi generali. Da qui la paura nella pura e semplice restaurazione
democratica dello Stato nazionale, che avrebbe implicitamente comportato
il pedissequo ripristino della situazione ante-guerra, col riaffermarsi
dell’annoso e mai risolto problema dell’anarchia internazionale. Le
ideologie politiche tradizionali, democrazia e comunismo nella fattispecie,
di fronte a ciò si erano dimostrate assolutamente inadeguate e fallaci.
Solamente un neofita ordinamento federale avrebbe potuto imprimere una
svolta nella problematica della pace mondiale, servendosi di un diverso
approccio ideologico e di nuovi strumenti quali:
ξ forze armate comuni;
ξ politica estera comune;
ξ abolizione totale delle barriere protezionistiche alla libera
circolazione delle persone, merci, e servizi;
ξ moneta unica federale;
6
abolendo completamente i Patti Lateranensi stipulati dal regime fascista nel 1929.
7
Spinelli aveva aderito giovanissimo al Partito Comunista Italiano. Vdsi biografia finale.
7
ξ apparato amministrativo indipendente dai singoli Stati, con diritto di
riscossione automatica delle imposte necessarie al funzionamento
della Federazione,
ξ magistratura indipendente;
La principale difficoltà nell’impiantare una siffatta soluzione statuale, così
al di fuori della tradizione politica europea
8
, consisteva nel trarre le stesse
forze progressiste -liberali o socialiste che fossero- al di fuori dalle pastoie
di una metodologia governativa che rimaneva, suo malgrado, confinata
entro gli stretti vincoli dello Stato nazionale “Il passato non alimenta solo
il presente, ma spesso lo soffoca e lo avvelena”
9
. Questo non comportava
lo schiacciamento indiscriminato di ogni spirito nazionale che, anzi,
poteva benissimo trovare una propria collocazione in una soluzione
federale di ampio respiro, sempre che non travalicasse in “spirito
nazionalistico”.
In un’altra sua opera coeva
10
Spinelli riprende un concetto già espresso nel
“Manifesto”
11
, nel momento in cui si afferma che sono le forze
economiche a dover essere dominate dall’uomo e non viceversa,
ampliandolo ed arricchendolo di nuovi significati. L’attenzione sul
problema sociale viene spostata dalla contrapposizione classica socialista
“Capitalista-Proletario”, a quella meno settorializzata “Ricco-Povero”con
quest’ultimo che, a dispetto di qualsivoglia speculazione demagogica
sull’uguaglianza dei diritti data dalla cittadinanza, parte nettamente
svantaggiato nel proprio tentativo di scalata sociale. Emerge in queste
8
tranne l’esempio della Svizzera confederale.
9
Altiero Spinelli, Gli Stati Uniti d’Europa e le varie tendenze politiche, pubblicato in op.cit.pag.86.
10
Altiero Spinelli, Politica marxista e politica federalista, sempre pubblicato in op.cit., pag.97.
11
Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, op.cit., pag.30, già riportato a pag.6 del presente scritto.
8
pagine il neo-concetto di “sezionalismo” che intende rappresentare tutta
una categoria di persone che, indipendentemente dalla loro effettiva
condizione economica, sono legate tra di loro dall’esistenza di un interesse
particolare. Tale fenomeno sorge dal presupposto che “Non esiste una
armonia spontanea ed automatica tra gli interessi particolari e le esigenze
generali di un certo tipo di civiltà”
12
, e il moderno Stato nazionale diviene
contemporaneamente il rappresentante supremo e la causa principale di tali
interessi sezionali che si estrinsecano sotto forma di tipologie quali cartelli,
trust, e posizioni dominanti, mentre in campo internazionale “La politica
sezionale si manifesta come imperialismo”
13
.La conclusione scontata a
questo punto è che “Il male della povertà non può in alcun modo risolversi
se non si risolve quello del sezionalismo”
14
, e la soluzione prospettata è
quella già menzionata di un ragionevole compromesso tra spirito
d’iniziativa individuale e solidarietà sociale.
Nella battaglia federalista occorrerà puntare sulle forze più combattive ed
influenti
15
che trasportino con sé anche il resto della società, in quanto
“Tutte le forze favorevoli alla Federazione sono tali nella misura in cui
vengono controllate da una classe dirigente che le costringa ad agire
entro una direttiva politica generale”
16
e “I federalisti intendono formare
il nucleo di una classe dirigente progressista, che abbia le capacità
rivoluzionarie dei comunisti, senza averne le tare”
17
.
Il “Manifesto di Ventotene” rappresenta dunque il documento-chiave cui si
sono ispirati tutti i movimenti per l’unificazione federale europea
12
Altiero Spinelli, op.cit., pag.108.
13
Altiero Spinelli, op.cit., pag.110.
14
Altiero Spinelli, op.cit., pag.114.
15
rappresentate appunto dagli intellettuali e dalla classe operaia.
16
Altiero Spinelli, op.cit., pag.158.
17
Altiero Spinelli, op.cit., pag.161.
9