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1.2 Il ruolo della famiglia
L’articolo 30 della Costituzione Italiana riconosce ad ambedue i genitori il
diritto/dovere di mantenere, istruire ed educare i figli. Non si tratta solo di un dovere,
dunque, ma anche di un diritto e cioè della facoltà per i genitori di scegliere liberamente
l’indirizzo educativo per i propri figli, rispetto al quale l'intervento dello Stato può
essere solo di sostegno. L’impegno che grava sui genitori non può limitarsi al solo
aspetto economico, ma piuttosto esige un contributo di affetto e di esperienza, che
coinvolge ciascuno nel processo di formazione della personalità del minore. La norma
non autorizza, però, i genitori a imporre modelli di comportamento autoritari, ma
richiede di misurare ogni scelta con le attitudini e le inclinazioni naturali dei figli, nel
rispetto della loro personalità e dei loro fondamentali diritti di libertà. Del resto, la
Costituzione prevede espressamente che la Repubblica agevoli con misure economiche
e altre provvidenze – come assegni familiari, assegni di studio, agevolazioni fiscali,
prestiti agevolati – la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti ad essa
relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose
4
. In questa direzione si è
inserita negli ultimi anni la previsione di interventi a sostegno della maternità e della
paternità, quali, per esempio, l’attribuzione di un assegno di maternità per ogni nuovo
figlio nato e la possibilità di chiedere permessi e assentarsi dal lavoro anche per i padri.
«Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia»
5
.
Questo indica l’importanza della crescita psicofisica all’interno della propria famiglia
d’origine. In seguito specifica anche che «Lo Stato, le regioni e gli enti locali,
nell’ambito delle proprie competenze, sostengono, con idonei interventi, nel rispetto
della loro autonomia e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, i nuclei familiari a
rischio, al fine di prevenire l’abbandono e di consentire al minore di essere educato
nell’ambito della propria famiglia»
6
. Si è provveduto a garantire la presenza sul
territorio dei servizi pubblici e privati che operino nei settori dell’assistenza, della sanità
e dell’educazione grazie alla legge 328/2000.
7
Quando la famiglia non garantisce un
ambiente sicuro, per una crescita equilibrata e sana al minore è compito dei Servizi
Sociali intervenire. In ottemperanza alla legge 184/1983 modificata dalla legge
149/2001, prima di separare il nucleo familiare occorre sostenerlo. Il cittadino minore di
4
Articolo n. 31 della Costituzione della Repubblica Italiana
5
Legge del 4 maggio 1983, n. 184 articolo n. 1
6
Legge del 4 maggio 1983, n. 184 articolo n. 1 comma n. 3
7
Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali
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età ha qualcosa in meno rispetto al cittadino adulto: gli manca la capacità di muoversi
autonomamente nel mondo, capacità che acquisirà lungo il percorso di crescita. Ciò si
traduce sul piano giuridico in quanto pur godendo, in linea astratta, dei medesimi diritti,
al minore va riconosciuto uno diritto ulteriore, sconosciuto agli adulti o forse da essi
dimenticato col passaggio all’età adulta il diritto di crescere, che può tradursi nel diritto
a diventare autonomi, meglio ancora definibile come diritto a diventare adulti, ovvero,
in una parola, il diritto all’educazione:
- far progredire i componenti della società dallo stato di passività infantile a
quello di attività adulta;
- farli procedere dallo stadio di necessaria dipendenza a quello di indipendenza;
- farli passare da una assoluta mancanza di conoscenze all’acquisizione di nozioni
indispensabili per esercitare un controllo sempre più efficiente.
È un’attività che normalmente si svolge all’interno della famiglia: è questo, infatti,
l’ambiente migliore per poter realizzare un armonico sviluppo della personalità,
favorendo i processi di crescita psico-fisica e di socializzazione. Il premio Nobel
statunitense dell’Economia James Heckman parte da una concezione innovativa di
capitale umano, secondo lui esso è rinvenibile sin dalla nascita, si sviluppa lungo tutto
l’arco della vita ed è prodotto primariamente dal contesto familiare e poi da quello
scolastico e lavorativo. Il nocciolo del capitale umano è costituito dalle abilità cognitive,
socio-emotive e relazionali che consentono al soggetto umano di interagire in maniera
sensata e appropriata con le persone che costituiscono il suo ambiente significativo e più
in generale con la società. Queste abilità gli consentono di costruire la sua matura
identità e di poter perciò dare il suo apporto alla vita della comunità. Muovendoci da
queste considerazioni e valorizzando i risultati conseguiti dalla ricerca economica e
psicologica, questo studioso giunge alla formulazione di un modello teorico sintetizzato
da una equazione, la cosiddetta equazione di Heckman, che potrebbe essere così tradotta
“discorsivamente”: investimento nelle risorse educative delle famiglie, specie quelle
svantaggiate + sostegno allo sviluppo delle competenze cognitive e socio-emotive dei
bambini a partire dalle fasi precoci = guadagno a lungo termine della società perché
consente di avere cittadini più capaci, più produttivi, di valore che creano sviluppo
economico e sociale anche per le generazioni future
8
. Heckman fa sua l’idea, sviluppata
8
Tratto da “Investing in our Young People: Lessons from Economics and Psychology”. James J.
Heckman. Lectio Magistralis 28 September 2009.
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in ambito psicologico, che vi sono periodi sensibili e critici per lo sviluppo di queste
abilità, ovvero periodi particolari in cui è necessario acquisire un’abilità che altrimenti
non potrà essere “recuperata” in futuro
9
. La famiglia ha una funzione decisiva e vitale
nello sviluppo di tali abilità, specie nei primi anni di vita del bambino. Non tutte le
famiglie hanno le stesse risorse, ma è importante che tutte abbiano accesso a quelle
risorse di cui i loro figli necessitano per un adeguato sviluppo personale. La famiglia
educa in quanto genera, generare non è certo riprodurre biologicamente è molto di più.
Essa dà forma umana, umanizza ciò che da lei nasce e in lei si lega. Nasciamo come
soggetti unici ed irripetibili, questa esperienza di valore e unicità va nutrita e assicurata
durante tutto l’arco della vita attraverso un nutrimento affettivo e morale. Dare calore,
sostegno, ma anche direzione alla crescita in modo che il piccolo e poi l’adolescente si
sviluppi e raggiunga una piena identità adulta è compito dei genitori e con loro, anche se
con modalità diverse, di tutto il corpo familiare, dei nonni e dei familiari significativi, al
bambino giunge attraverso la concreta vita familiare, fatta di parole, azioni, gesti, rituali
e routine, tutto il patrimonio della storia delle generazioni precedenti. La genitorialità
consiste nel “curare” ciò che è stato generato, e questo è compito congiunto della
coppia, pur nella diversità dei ruoli di padre e madre.
Nella società contemporanea la divisione dei ruoli è meno rigida rispetto al passato e
nell’attuale contesto socioculturale vengono enfatizzati gli aspetti affettivi e di
accudimento, a discapito della funzione etico - normativa, che viene lasciata sullo
sfondo. Inoltre, ai nostri giorni, il tema della cura genitoriale, ha superato una visione
strettamente “diadica”, che si occupava dell’influenza del genitore, soprattutto la madre
sul figlio, a favore di una prospettiva triadica che comprende anche la figura del padre.
È inevitabile anche la differenza tra il ruolo genitoriale uomo/donna; in Italia la madre
risulta la figura centrale nell’educazione del figlio, mentre il padre assume un ruolo
periferico. La madre è al centro della rete comunicativa e di supporto, è punto di
riferimento sia per i problemi affettivi sia per le relazioni con il gruppo dei pari, con la
scuola, esercitando la funzione di mediatore col sociale, la funzione materna richiama il
dono della vita, la cura, la protezione e il calore affettivo. Da alcuni studi è emerso che
in adolescenza la situazione tende a modificarsi e la relazione genitore-adolescente è
caratterizzata da una sorta di “cecità materna”, infatti le madri risultano troppo coinvolte
nella relazione coi figli, si trovano in difficoltà nel cogliere i segni di disagio del figlio,
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che invece i padri riescono a cogliere meglio
10
. Il padre assume quindi una posizione
cruciale nel buon funzionamento della famiglia con gli adolescenti; la funzione paterna
è collegabile al polo etico, al rispetto della giustizia e della lealtà nelle relazioni. La
funzione paterna si rifà etimologicamente e simbolicamente al patrimonio e alla
trasmissione dei beni materiali e morali. Essa si esprime nei valori, nelle norme
educative della vita familiare, nel senso di appartenenza così come nelle tradizioni da
rispettare
11
.
Appartiene, comunque, ad ogni nuovo nato, l’inviolabile diritto di crescere e diventare
adulto, a prescindere dalle concrete condizioni che lo accompagnano alla nascita: che
sia maschio o femmina, bianco o nero, italiano o straniero, ricco o povero, cristiano o
musulmano, avrà sempre e comunque il medesimo, inviolabile diritto di crescere e
diventare adulto, e che ciò avvenga nella propria famiglia di origine, accanto alle
persone che gli hanno donato la vita. Non esiste un diritto dei genitori sui figli, ma
esiste solo un diritto dei figli a restare in quella famiglia che, sia pure attraverso una
serie di aiuti, garantisce loro, in maniera valida, la realizzazione del diritto ad essere
educati. Il diritto all’educazione non dovrebbe restare solamente declamato, ma si
dovrebbe realizzare compiutamente, anche e soprattutto dove le condizioni della
famiglia non ne consentano la sua piena espansione. Quindi “far parte di una famiglia”
significa vivere e condividere momenti di vita insieme dove calore, amore, rispetto,
ascolto, condivisione, ci porta a: “sentirsi in famiglia”. Far parte di una famiglia, è una
condizione che passa attraverso sentimenti antichissimi, immutati nel tempo. Quella che
è cambiata è la forma che la famiglia può assumere nei vari momenti della nostra vita.
Non più solo istituzione a schema fisso, modello costituito da genitori e figli, ma libera
associazione, spesso in evoluzione, di persone che si vogliono bene. Il modello da
perseguire non è lo stesso per tutti. Famiglia quindi come calore, senso di appartenenza,
affidamento dell’uno all’altro. In poche parole la consapevolezza dell'esserci. Intimità,
complicità, affetto, comprensione, accettazione: sono queste le parole che sembrano
esprimere più di altre, oggi, il senso della famiglia: "sentirsi bene con", essere in
sintonia, da un punto di vista psicologico e affettivo, con certe persone
12
. Persone con
cui non sempre esiste un legame istituzionalizzato.
10
Tratto da Psycho- social adjustament and family relationship: A tipology of Italian families with a late
adolescent , in “ Journal of Youth and Adolescence” 1999. Scabini, Lanz , Marta.
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12
Tratto dal sito minori.it
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Oltre alle trasformazioni sociali che hanno portato la “famiglia” ad evolversi ci sono
state anche quelle economiche, che hanno caratterizzato il nostro Paese nell’ultimo
trentennio. Tali mutazioni hanno peraltro prodotto diversi e talvolta contrastanti
fenomeni, fra cui uno dei più rilevanti è senza dubbio da considerare quello relativo al
calo demografico, frutto di cause di diversa natura, sia di tipo strutturale che culturale,
un altro fenomeno è il crescere delle coppie miste, ed infine il continuo aumento del
numero delle separazioni e dei divorzi, che ha portato in primo piano il tema
dell’affidamento dei figli e il loro diritto alla bi genitorialità, cioè a mantenere un
legame con entrambi i genitori anche quando l’unione coniugale finisce. La storia
recente, inoltre, ha portato a vivere situazioni e rivolgimenti che hanno influenzato
anche le scelte riproduttive. Le trasformazioni dell’istituzioni familiari sono state anche
il frutto – e talvolta la causa – della legislazione innovativa degli anni Settanta, che ha
visto in primo luogo l’emanazione delle leggi sulla tutela della maternità e di istituzione
degli asili nido e quindi di quelle relative al divorzio e all’aborto. Quello che appare
evidente, però, è il desiderio di essere genitore e in particolare di essere un bravo
genitore, quando infatti si ha un figlio nella maggior parte dei casi si cerca di adempiere
nel migliore dei modi ai propri doveri di genitori nei confronti dei bambini cercando di
farli crescere nel modo più sano possibile
13
. La famiglia viene definita dal paradigma
relazionale - simbolico come “quella specifica e unica organizzazione che lega e tiene
insieme le differenze originali e fondamentali dell’umano, quella tra i generi (maschile e
femminile), tra le generazioni (genitori e figli) e tra stirpi (l’albero genealogico paterno
e materno) e ha come obiettivo e progetto intrinseco la generatività
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. La famiglia è un
soggetto fatto di relazioni, di unioni e genera dei legami connettendo tra loro le persone.
La relazione familiare riveste un duplice aspetto di risorsa e di vincolo, infatti, nessuno
può scegliere la propria famiglia di nascita, fondamentali sono gli aspetti di legame e di
riferimento di senso, che rimanda a qualcosa che va oltre l’interazione tra i membri; ciò
che lega, anche inconsapevolmente, i membri della famiglia tra loro è la loro storia
familiare e la storia della loro cultura di appartenenza. La relazione ha quindi una
dimensione intergenerazionale, assume la forma di un intreccio tra le generazioni basata
su scambi continui.
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I legami familiari sono caratterizzati, quindi, da diverse
componenti quali: affetto, amore, fiducia, sostegno e aiuto ma anche da impegni e
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Eugenia Scabini e Vittorio Gicoli, “Il Famigliare” , Raffaello Cortina, 2009, pag. 80
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