Cristina Marras Relazione finale di tirocinio A.A. 2012/2013
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INTRODUZIONE
La presente relazione finale di tirocinio è suddivisa in due parti. La prima riguarda
la descrizione del contesto nel quale è avvenuta la mia esperienza, mentre la seconda
si focalizza sulla spiegazione dell'azione didattica.
La prima parte: il contesto
Nel primo capitolo ho sintetizzato il mio percorso formativo e le motivazioni della
scelta universitaria, ho spiegato come è organizzato il corso di laurea in Scienze della
Formazione Primaria e le funzioni del tirocinio nelle tre annualità, infine ho descritto le
modalità e gli strumenti dell'osservazione di cui ho fatto uso in questi anni.
Nel secondo capitolo ho descritto la realtà scolastica nella quale ho condotto il
tirocinio nei tre anni, leggendo il contesto attraverso il modello ecologico di
Bronfenbrenner, che ha guidato la mia esplorazione. In particolare, mi sono soffermata
sulla presentazione della classe 1E, per la quale ho progettato l'intervento didattico.
Il terzo capitolo è frutto dello studio teorico riguardante il focus: le teorie degli
autori che hanno studiato i temi della comunicazione e dei linguaggi espressivi mi
hanno supportata nelle scelte didattiche, contenutistiche e metodologiche della
progettazione.
Il quarto capitolo conclude la prima parte. Ripercorre i tratti salienti della
normativa italiana a partire dal 1985 e cita alcuni riferimenti normativi europei ed
internazionali, sottolineando i riferimenti al focus.
La seconda parte: l’azione didattica
La seconda parte si riferisce alla dimensione didattica descrivendo le fasi che ho
vissuto durante il tirocinio del quarto anno, partendo dalla progettazione, illustrata nel
quinto capitolo. Dopo aver spiegato il modello di progettazione per competenze
utilizzato e le fasi previste, ho illustrato le motivazioni che mi hanno portata a scegliere
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l'ambito di intervento ed ho spiegato in linea generale il focus di tirocinio. Ho elencato
le competenze e gli obiettivi da raggiungere, le modalità didattiche previste, gli spazi e
i tempi predisposti e le attività proposte.
Il sesto capitolo consiste in una descrizione dettagliata di come è avvenuto
l'intervento didattico. La descrizione è accompagnata da alcune riflessioni che mi
hanno guidata durante la sua realizzazione; riguardano i processi osservati nei bambini
e le mie modalità di condurre l'azione.
Il settimo capitolo fa riferimento ad una delle fasi previste dalla progettazione
per competenze, ovvero la documentazione. Ne sono spiegati funzioni e strumenti.
L’ottavo capitolo riguarda la valutazione e la riprogettazione. Presenta una prima
parte nella quale sono spiegati alcuni aspetti teorici generali, e paragrafi successivi nei
quali ho descritto le modalità valutative utilizzate e gli esiti del progetto. La valutazione
ha riguardato gli alunni, il progetto stesso e le mie modalità didattiche. Mi ha
permesso di riconoscere le criticità su cui fondare la riprogettazione, proponendo
alternative risolutive.
La relazione si conclude con il nono capitolo, dedicato alle riflessioni, nel quale
mi sono soffermata sul ruolo educativo che spetta all'insegnante, analizzando le
competenze professionali richieste ad un buon insegnante.
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PRIMA PARTE
IL CONTESTO
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Capitolo Uno
IL PERCORSO FORMATIVO
“La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo
quanto più pone l'individuo in condizione
di fare a meno di essa.”
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1.1. PRESENTAZIONE E SCELTA UNIVERSITARIA
Il mio percorso scolastico dopo le scuole medie inferiori è proseguito con la
frequenza del liceo Bagatta di Desenzano del Garda, nell’indirizzo delle Scienze Sociali.
Già la scelta operata durante l’anno della terza media era propedeutica a quella
universitaria futura.
Nonostante ritenga che il liceo Socio-Psico-Pedagogico prepari in maniera
esauriente alla facoltà di Scienze della Formazione, l’indirizzo delle Scienze Sociali mi
ha garantito una preparazione di base nelle materie umanistiche, che mi ha consentito
di affrontare i primi corsi universitari con preconoscenze spendibili nello studio,
soprattutto nei corsi di sociologia e psicologia.
Al termine del quinto anno delle scuole medie superiori la scelta del percorso di
studi successivo è stata molto semplice perché, nel corso degli anni, avevo già
maturato la convinzione di intraprendere studi che consentissero l’accesso al mondo
dell’insegnamento. Questo orientamento è stato promosso dalla maggior parte degli
insegnanti incontrati in tutti gli ordini di scuola, che non solo erano preparati nelle
materie insegnate, ma, soprattutto, dimostravano grande passione per la loro
professione, ed erano capaci di instaurare relazioni profonde e significative con i loro
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Ernesto Codignola, in John Dewey, Scuola e società, La Nuova Italia, Roma 1969 - Prefazione
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allievi. Fra tutti i docenti avuti, grande merito nell’avermi orientata verso la scelta
universitaria va riconosciuto alle tre maestre della scuola elementare (come si
chiamava ancora negli anni dal 1996 al 2000, in cui l’ho frequentata); è anche per
questo motivo che la mia ambizione riguarda l’insegnamento nella scuola primaria,
non nell’infanzia o nei gradi superiori.
La scelta universitaria e dell’ordine di scuola sono stati orientati anche
dall’esperienza parallela nell’ambito sportivo, nel quale da qualche anno lavoro
insegnando ginnastica artistica nei corsi base. Mi sono occupata di bambine di età
compresa fra l’ultimo anno di scuola dell’infanzia e i primi delle scuole medie, ma con
forte prevalenza di bambine della scuola primaria. Per completare la mia formazione in
questo ambito ho frequentato un breve corso di formazione nella FGI Federazione
Ginnastica Italiana, il quale, insieme agli allenamenti settimanali, mi ha permesso di
constatare quanto alcune nozioni apprese durante i corsi universitari siano spendibili
non solo nelle aule scolastiche, ma anche in palestra. L’allenatore veicola contenuti
diversi dall’insegnante di scuola, ma attua strategie di insegnamento e di relazione
simili. La disciplina sportiva prevede la necessità di insegnare i contenuti tecnici, ma
anche di mediarli, di individualizzare esercizi e spiegazioni in base ai bisogni, di gestire
il gruppo e le dinamiche fra bambini, educando i giovani in età evolutiva per crescere
dal punto di vista psico- fisico e relazionale.
Sono convinta che la pratica di uno sport durante la crescita sia di fondamentale
importanza per conoscere sé stessi (limiti e risorse), sviluppare amicizie e gestire i
confronti, apprendere dalle sconfitte, accrescere l’autostima, capire e rispettare le
regole, collaborare, diventare autonomi ed autosufficienti.
Per questi motivi l’essere allenatrice e il diventare insegnante nella mia crescita
professionale proseguono di pari passo.
Nello scorso anno scolastico mi è stata offerta l’opportunità di partecipare al
progetto “Sopra e sotto, ginnastica creativa per bambini”. È stato offerto dalla società
sportiva in cui lavoravo e rivolto a tutte le classi della scuola primaria Don Milani di
Lonato del Garda, in provincia di Brescia. Dopo aver progettato percorsi di
apprendimento differenti per tutte le classi, ho potuto sperimentarmi in un ruolo
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nuovo, a metà strada fra l’allenatore e l’insegnante nell’ambito dell’educazione fisica
attraverso la ginnastica artistica.
1.2. IL CORSO DI LAUREA
Il Corso di laurea quadriennale di Scienze della Formazione Primaria, che
conclude il suo ordinamento lasciando spazio al nuovo corso quinquennale, è rivolto ai
futuri insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria.
E’ suddiviso in due bienni: il primo, comune ad entrambi gli indirizzi per la scuola
dell’infanzia e quella primaria, fornisce una cultura di base nell’ambito dell’educazione,
mentre il secondo, distinto per ordine di scuola scelto, fornisce conoscenze disciplinari
e permette di sperimentarsi nella progettazione didattica e nell’insegnamento.
L’integrazione dello studio teorico, dell’osservazione e della sperimentazione
pratica, accompagnati dalla riflessione, è garantita dal rapporto fra gli insegnamenti, i
laboratori e il tirocinio.
Gli insegnamenti hanno fornito conoscenze in ambito educativo a partire dallo
studio dello sviluppo psico- cognitivo del bambino e del suo ambiente sociale, per
arrivare poi allo studio dei fondamenti e della didattica delle discipline scolastiche. Gli
insegnamenti si sono qualificati come fonte teorica delle progettazioni didattiche
sperimentate nei laboratori e nel tirocinio.
I laboratori, associati ad alcuni insegnamenti, ne hanno rappresentato il risvolto
pratico, perché hanno permesso di conoscere e sperimentare strategie ed esperienze
didattiche. In particolare, hanno fornito le basi metodologiche necessarie per la
progettazione.
Il tirocinio, diviso in tre annualità, ha permesso di rendersi osservatori
partecipanti e riflessivi nel contesto scolastico e di sperimentarsi come insegnanti.
Nel percorso universitario, oltre ai docenti, ai tutor e alle insegnanti mentore,
sono state figure fondamentali i compagni, con i quali, lavorando insieme (nello studio,
nei gruppi di lavoro dei laboratori e nei gruppi di tirocinio) si è instaurato un rapporto
di condivisione e collaborazione (oltre che di amicizia) che mi auguro accompagni