INTRODUZIONE
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Quello che più mi ha incuriosito, e spinto ad effettuare delle ricerche su
queste problematiche è stato l’osservare i grandi quartieri periferici di questa
città, costituiti da grandi strutture uniformate ad un medesimo stile, abitate per
lo più da classi omogenee di popolazione e caratterizzate da una atmosfera di
tensione palpabile derivante proprio da queste forme di segregazione sociale.
Non ho potuto certamente approfondire ogni particolare; senza dubbio mi
sono impegnata a ricercare le cause di situazioni a volte così estreme, ed a co-
gliere i motivi e le intenzioni che hanno spinto le amministrazioni e lo Stato
francese a introdurre e servirsi di nuove modalità d’azione e strumenti.
Per poter svolgere il mio studio, sono stata accolta presso il CERAT Dép.
Civil di Grenoble, un centro di ricerca del CNRS che si occupa di studiare le
città e i sistemi di regolazione sociale, economica e politica. Esso appartiene
all’Université Pierre Mendes France, ed è diretto da Claude Jacquier.
Nell’ambito di uno stage di tre mesi ho collaborato ad un progetto per lo stu-
dio delle politiche urbane integrate, focalizzando l’attenzione sulla questione
del genere. Tale periodo ha inoltre coinciso con l’inizio del nuovo periodo di
programmazione dei programmi comunitari, dove quest’ultima problematica
viene posta come prioritaria anche in paesi precedentemente non impegnati in
questo senso. Nell’ultimo decennio, una nuova entità politica, la Comunità
Europea, sta infatti entrando a pieno titolo nelle tematiche urbane delle nazioni
aderenti, considerandole come punto di partenza per importanti operazioni di
rilancio e sviluppo dell’intera area comunitaria.
L’argomento trattato nella tesi è ampio e complesso ed ha richiesto collabo-
razioni esterne all’ambito accademico, come le istituzioni responsabili della
regione Rhône-Alpes. Indispensabili sono state le interviste con i responsabili
della Métro, cioè l’ente amministrato dai comuni dell’agglomerazione per la
gestione delle problematiche territoriali, fra cui la più importante è certamente
INTRODUZIONE
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la politica urbana. Guillaume Tournaire e Odile Quintin (rispettivamente A-
gent de développement e Responsabile della Politique de la ville) in particola-
re, con estrema disponibilità, mi hanno permesso di osservare da vicino la
realtà grenobloise, come applicazione delle nozioni affrontate e analizzate a
livello teorico.
Vorrei sottolineare che, in questa esperienza, le riflessioni sulla tematica del
genere sono state probabilmente le più innovative. Essa é ancora scarsamente
considerata nel nostro paese, ed il Prof. Jacquier ha ritenuto potesse essere
utile definirne i contorni e cercare il legame con le nuove forme di governance
delle città.
Il metodo di lavoro utilizzato in questo studio è stato piuttosto tradizionale:
un’analisi storica ha fornito le chiavi per spiegare la situazione attuale, ed
un’investigazione su documenti scritti e fonti orali ha permesso di cogliere le
istanze del presente e del prossimo futuro.
Il documento è strutturato seguendo fondamentalmente più linee guida, per
esempio: geografiche (Europa, Francia, Grenoble), storiche (passato, presente
e prossimo futuro), politiche (municipalità, nazione, Unione Europea).
Ampio spazio è stato dato alla problematica sessuale, intesa come disparità
nelle possibilità di partecipazione alla vita pubblica e decisionale, nonché nella
gestione dei tempi urbani. In maniera trasversale nei vari capitoli si inserirà il
genere come variabile di analisi e strumento necessario per il raggiungimento
delle pari opportunità a livello sociale.
Le città di oggi si sono plasmate attraversando nella storia diversi periodi,
in relazione al sistema economico del momento; la società europea, in partico-
lare, ha proiettato su di esse buona parte degli sforzi per il raggiungimento di
migliori condizioni di sviluppo sociale.
INTRODUZIONE
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Si sono delineate così varie rivoluzioni urbane tutte legate a cambiamenti
spettacolari nelle modalità produttive, nei trasporti e negli stili di vita. Le con-
seguenze sul piano sociale sono state evidenti, ma è solamente dagli anni ’80
che, con la ristrutturazione del settore secondario, sono rientrate di diritto nelle
discussioni politiche.
Fino a questo momento l’organizzazione urbana era pianificata da una serie
di misure contingenti, non supportate da una logica di progetto, il più delle
volte non plasmate sulle specificità locali. Lo zoning funzionale, dominante
per anni, aveva lasciato enormi fratture all’interno dei centri urbani ed intere
zone in crisi per la mancanza di una identità specifica e di un serio interesse
politico.
Il problema nasceva dunque dal fatto che, costruendo enormi quartieri mo-
nofunzionali, per accogliere ondate migratorie legate alla ricostruzione prima,
e agli sbalzi economici poi, si era giunti a “ghettizzare” la popolazione più
indigente nei medesimi luoghi. Con una congiuntura economica favorevole si
presupponeva che queste aree fossero solo di passaggio, costituendo il punto
di approdo dei nuovi arrivati. Ma è la crisi economica a invertire e bloccare il
processo, conducendo alla creazione di sacche di crisi sociale.
Concentrandoci sul caso francese, osserviamo come i primi interventi si
fossero diretti alla riqualificazione delle zone interessate, senza prendere in
considerazione forse l’unico aspetto fondamentale: gli abitanti. Non era suffi-
ciente, infatti, un’opera di pulitura esterna senza una risoluzione dei problemi
sociali (la disoccupazione, la delinquenza, la mancanza d’istruzione e la
frammentazione sociale). Il malcontento era legato proprio alla frattura con le
altre classi sociali e con le istituzioni stesse, ritenute incapaci di intervenire.
Nonostante ciò, le modalità di azione si sono mantenute per anni legate a
decisioni centrali, esterne alla realtà territoriale e piuttosto settoriali.
INTRODUZIONE
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La Francia ha però cercato di studiare nuove soluzioni, partendo con la de-
centralizzazione nel 1982, fino alla contrattualizzazione della politica urbana
degli anni ’90.
La Politique de la ville, definita a livello internazionale “politica urbana in-
tegrata”, è dunque costituita da una serie di accordi pluriannuali (Contrat de
ville o d’agglomération) tra Stato e collettività locali, miranti a mettere in atto
congiuntamente un’azione di sviluppo sociale urbano destinato al trattamento
dei quartieri ritenuti più difficili.
Quello che è cambiato, dunque, è il modo di guardare le città. Non più un
soggetto passivo in attesa di interventi, ma un organismo vivente, fatto di per-
sone che devono collaborare per definirne gli orientamenti.
Partenariato, approccio globale di lungo termine, concertazione reale con
gli abitanti, trasversalità, contrattualizzazione, lavoro su progetto, coordina-
mento amministrativo ed ancoraggio al territorio sono le nuove parole
d’ordine, anche a livello Europeo, e questo documento ne raccoglie tutte le
istanze, le motivazioni e le applicazioni adottate fino ad oggi.
In sintesi, nel Capitolo 1 della tesi, dopo aver descritto a grandi linee il pro-
cesso storico di formazione delle città moderne, verrà individuato il contesto
francese, attraverso un’introduzione alle politiche di questa nazione degli ul-
timi cinquanta anni; infine, verranno tracciate considerazioni generali sulla
questione del genere.
Nel Capitolo 2, si introdurranno i principi delle politiche urbane integrate,
approfondendo le caratteristiche ed il ruolo di questi strumenti, concentrando
in un secondo momento l’analisi sulle soluzioni più innovative intraprese in
Francia. La questione del genere verrà quindi introdotta in questo nuovo con-
testo.
INTRODUZIONE
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In relazione al progetto citato di C. Jacquier, nel Capitolo 3 si svilupperà
l’analisi legata alle motivazioni ed alle applicazioni delle azioni europee (ad
es. URBAN) nelle zone soggette a degrado ed a forme di discriminazione. In
particolare si descriveranno gli obiettivi e le iniziative intraprese nella città di
Grenoble. Questo approfondimento della questione del genere è stato possibile
grazie alla collaborazione di G.Tournaire, Agent de développement della Mé-
tro per la città alpina.
Nel Capitolo 4, infine, dopo una presentazione storico-geografica della ca-
pitale delle Alpi, si presenteranno le azioni, i risultati ottenuti dall’applicazione
degli approcci integrati e le prospettive di questa città, Grenoble, scelta appo-
sitamente per le dimensioni, le potenzialità e la reattività, come un buon caso
per lo studio delle politiche urbane contemporanee.
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CAPITOLO 1
Evoluzione e trasformazione del contesto urbano
1.1 Analisi della realtà urbana occidentale
1.2 Contesto sociale, economico ed istituzionale delle città francesi
1.3 Introduzione di una nuova variabile di analisi: il genere
CAPITOLO 1 Evoluzione e trasformazione del contesto urbano
11
CAPITOLO 1
Evoluzione e trasformazione del contesto urbano
E’ indispensabile, in ogni trattazione, delineare in primis il contesto di rife-
rimento. Per le politiche urbane, quest’analisi coincide con il descrivere come
si sono evolute le città occidentali, in particolare quelle europee, e come esse
abbiano risposto ai cambiamenti del sistema economico di riferimento, soprat-
tutto nell’età moderna e contemporanea. Le ristrutturazioni del settore secon-
dario hanno infatti portato sconvolgimenti nelle città create attorno ad impor-
tanti poli industriali, determinando una crisi economica e causando vari pro-
blemi di frammentazione sociale, soprattutto nei quartieri da essa più colpiti.
Le soluzioni adottate dalla Francia in questo contesto sembrano anticipare
ed in seguito conformarsi nell’uso di nuove politiche, definite integrate, capaci
di riunire nei loro obiettivi aspetti economici e sociali. Nel secondo paragrafo
troveremo una prima introduzione delle principali iniziative prese in tale dire-
zione dai governi francesi ed una descrizione del contesto su cui esse hanno
agito ed agiscono tuttora.
Nel terzo paragrafo, nel quadro già presentato, focalizzeremo la nostra at-
tenzione sulla questione del genere, uno strumento necessario per lo studio
delle pari opportunità. Essa si inserisce a pieno titolo nelle azioni adottate ne-
gli ultimi anni, incidendo per un cambio d’orientamento nell’organizzazione
urbana, in particolare per ciò che attiene l’organizzazione dei tempi.
CAPITOLO 1 Evoluzione e trasformazione del contesto urbano
12
1.1 Analisi della realtà urbana occidentale
Volendo dare una definizione primordiale di città, potremmo affermare che
essa è “un raggruppamento di popolazione non in grado di auto sostenersi dal
punto di vista alimentare” (Ascher, 2001). Con queste parole si vuol far notare
che l’esistenza di una città presuppone, sin dalla sua origine, una divisione
tecnica, sociale e spaziale della produzione ed implica scambi di varia natura
tra i suoi abitanti, operanti in diversi settori. La dinamica urbana è quindi stret-
tamente legata a questo potenziale di interazioni, ovvero alla potenza multi-
forme di molteplici aggregazioni di persone.
La crescita di una città è d’altra parte profondamente correlata alla capacità
di conservazione dei beni necessari al sostentamento per un numero crescente
di individui ed allo sviluppo dei mezzi di trasporto. Allo stesso modo la veico-
lazione delle informazioni è la base della divisione del lavoro e degli scambi,
nonché di ciò che riguarda le persone (tecniche di costruzione in altezza, esi-
genze di protezione, ecc). Per rispondere alle esigenze mutevoli nel tempo,
sono state messe in opera differenti tecniche e politiche riguardanti beni, per-
sone ed informazioni che hanno condizionato l’estensione verticale ed oriz-
zontale delle città. Esse possono essere infatti pensate come il risultato di dif-
ferenti dinamiche che hanno cristallizzato le logiche delle diverse civiltà e so-
cietà susseguitesi al loro interno.
La concezione antica di città esprimeva quindi per lo più principi religiosi e
militari che ne giustificavano, inoltre, la sua esistenza. Nel Medioevo la situa-
zione esterna insicura e violenta aveva racchiuso il nucleo urbano entro mura
difensive, organizzato le persone per corporazioni e messo in evidenza la soli-
darietà e la dipendenza tra le popolazioni cittadine. Queste precisazioni stori-
che sono utili per comprendere come, se si vogliono studiare e capire le città
moderne, non si possa prescindere dall’analizzarne le logiche retrostanti.
CAPITOLO 1 Evoluzione e trasformazione del contesto urbano
13
L’aggettivo “moderne” viene utilizzato di norma per differenziare le società
occidentali da un passato in qualche modo lontano, nonché da altre realtà che
usano registri diversi. Questa nozione è però ambigua poiché è difficile datare
il momento in cui hanno avuto inizio i “tempi moderni”; inoltre, essa sembra
dare una posizione di supremazia al sistema occidentale che, nel suo eccessivo
funzionalismo, ha invece vistosamente evidenziato i suoi difetti.
E’ bene dunque partire dalla nozione di modernizzazione, intesa come pro-
cesso di trasformazione della società. In quanto ciò che differenzia le società
moderne dalle altre è la vocazione al cambiamento, o meglio il fatto di porre al
centro delle loro dinamiche il progresso e il progetto, continuando ciò che è
stato lasciato dalla tradizione.
La modernizzazione è dunque il risultato dell’interazione di tre dinamiche
socio-antropologiche, di cui si trovano tracce in varie società, ma che hanno
interessato in particolare l’Europa dal Medioevo ed hanno prodotto la società
moderna: l’individualizzazione, la razionalizzazione e la differenziazione so-
ciale, di seguito spiegate.
Con la fine del Medioevo, si è progressivamente imposta una rappresenta-
zione del mondo che considerava sempre più l’uomo in quanto individuo e
non come mero membro di un gruppo. Le logiche individuali si sono imposte
e concatenate al seguito di nuove correnti di pensiero, che prendevano spunto
da conoscenze scientifiche e dall’esperienza per giustificare ogni azione uma-
na. La società è divenuta in questo modo sempre più complessa.
Ma ciò che con più forza ha segnato il mondo in cui oggi viviamo è sicura-
mente il processo di diversificazione delle funzioni dei gruppi e degli individui
in un medesimo contesto. La differenziazione è una diretta conseguenza della
divisione tecnica e sociale del lavoro tipica dell’economia di mercato, ed ha
prodotto una crescente ineguaglianza.
La combinazione di questi tre elementi, nelle particolari circostanze stori-
che in cui è avvenuta, ha segnato la strada per la deviazione intrapresa dal
CAPITOLO 1 Evoluzione e trasformazione del contesto urbano
14
mondo occidentale verso l’anno 1000. Essendo una miscela unica, la spirale di
sviluppo non è comparabile a realtà differenti. Il processo non è stato però u-
nivoco, ma sono individuabili tre grandi fasi storiche.
La prima, che va dal Medioevo all’inizio della Rivoluzione industriale, ve-
de l’affermarsi di una città “classica”, la trasformazione del pensiero politico e
religioso
1
, lo sviluppo delle scienze e delle tecniche e la crescente autonomia
degli individui. Abbiamo così il primo esempio di città moderna, perché con-
cepita razionalmente da individui diversi e slegata dalla tradizione: essa è un
progetto che mira a definire il futuro, il quadro spaziale di una nuova società
2
.
La seconda fase di sviluppo urbano è associata alla rivoluzione agricola ed
industriale. La motivazione non è certo misteriosa, deriva dall’esodo delle
campagne, dovuto alla meccanizzazione dell’agricoltura, ed allo sviluppo del
capitalismo industriale che necessitava di popolazioni concentrate nelle città.
Le logiche che sono dietro il “boom” dello spazio urbano non differiscono
dalle ideologie economiche divenute dominanti.
L’Urbanistica moderna trova proprio in queste regole il suo fondamento, la
specializzazione s’ispira al taylorismo ed alla divisione del lavoro in tranches
successive ed indipendenti. Dalla fine del XIX secolo sono state messe in pra-
tica queste idee sotto forma di Zoning Funzionale, cioè la crescita della città
viene guidata con l’aggiunta di una serie di parti monofunzionali che doveva-
no aggregarsi senza soluzione di continuità, nell’utopia che il processo potesse
ripetersi all’infinito. S’imposero dunque correnti di pensiero miranti a definire
un ordine razionale anche alla società, dal Bahaus di Mies Van der Rohe ai
1
Il peso della religione si riduce notevolmente e vede la luce, con la dilatazione dei territori, il
concetto di Stato-Nazione.
2
Le caratteristiche architettoniche di questo periodo si concretizzano in grandi strade, in avenues, i
giardini urbani, l’estensione delle città e la nascita dei sobborghi raggruppanti nuove attività e
popolazioni. L’architettura si configura come una scienza moderna sempre più staccata dal passato.
CAPITOLO 1 Evoluzione e trasformazione del contesto urbano
15
principi di Le Corbusier, fino alla stesura della Carta di Atene nel 1933 con
cui si definiva la città come una macchina
3
(Miani, 2002).
Nella città della Rivoluzione industriale la mobilità di persone, informazio-
ni e beni occupa un posto sempre più importante in quanto deve adattarle alle
nuove esigenze di produzione, consumo e scambio. Anche le ricerche scienti-
fiche vengono messe in moto per trovare nuove tecniche ed accrescere le per-
formances del sistema. L’elettricità, in particolare, gioca un ruolo decisivo
riguardo all’estensione delle città permettendo l’uso del tram, del telegrafo e
del telefono, parimenti con l’innovazione del motore a scoppio.
Alla stessa maniera, la differenziazione sociale trova spazio nel contesto in
quanto i nuovi mezzi rendono possibile la dilatazione del territorio ma provo-
cano la ricomposizione su scala più larga di quartieri divisi per classi e zone
industriali.
Più tardi, nei trenta anni del boom economico, anche il fordismo, cioè il si-
stema combinato di produzione e consumo di massa, incise pesantemente nel-
lo spazio urbano causando la nascita dei grandi quartieri popolari (nella lette-
ratura francese denominati grands ensembles), dei supermercati, delle auto-
strade, ecc.
4
.
Appartiene a questa fase lo sviluppo dell’intervento statale, inteso come si-
stema di welfare, nel campo urbanistico oltre che in quello sociale ed econo-
mico. In particolare si vogliono contenere gli effetti distorsivi delle logiche
private e di mercato del settore immobiliare e fondiario. Nascono così strutture
3
Si riteneva possibile una crescita per parti senza però considerare l’aspetto sociale e
l’organizzazione umana. Questo processo di addizione per parti avviene ancora oggi nei paesi del
sottosviluppo, dove appaiono evidenti i limiti di cui è imbevuto. La crescita infinita non esiste in
natura, le conseguenze si riversano anche dal punto di vista ecologico poiché essa provoca il
sovrasfruttamento, nonché la distruzione, del bene più scarso e irriproducibile: il territorio.
4
L’uso diffuso dell’auto, con il conseguente allungamento degli spostamenti e la possibilità di
approvvigionamenti settimanali in un unico luogo, il lavoro femminile, l’avvento degli
elettrodomestici sono tutti fenomeni che hanno fortemente partecipato e partecipano al mutamento
urbano.
CAPITOLO 1 Evoluzione e trasformazione del contesto urbano
16
e procedure per pianificare più razionalmente le città, cercando di contenere le
obbligazioni della proprietà privata.
Nei fatti e nelle modalità di applicazione delle teorie, si può affermare che
le forme urbane varino tra paesi, ma comunque esiste un tratto di fondo comu-
ne, sottolineato dai padri fondatori dell’urbanistica (Haussmann, Cerdà, Sitte,
Howard e Le Corbusier), ed esso risiede nella preoccupazione di adattare la
città alle neonate società industriali.
Ciò che ne risulta si distanzia dalla prima rivoluzione urbana assumendo
connotati tipici della pianificazione razionalizzata: zoning monofunzionale,
armature urbane gerarchiche adatte ai consumi di massa, con centri commer-
ciali, zone industriali e di circolazione veloce. Si concretizza lo stato assisten-
ziale con servizi pubblici, abitazioni popolari, ecc.
Nel caso dell’Europa, in particolare, si delineano due modelli, quello tipi-
camente anglosassone in cui si sono conservati i meccanismi di regolazione di
mercato, e quello dell’Europa continentale dove il peso dello Stato si è mante-
nuto come supporto alla vita sociale.
Come afferma François Ascher, responsabile del consiglio scientifico
dell’Institut National“Pour la Ville en Mouvement”, questa seconda ondata di
cambiamenti non ha cancellato la prima; seppur in Francia sia stata piuttosto
radicale con le distruzioni massicce di Haussmann e le sue “rénovations bul-
ldozer” degli anni 1950-1970. Egli afferma che ciò che osserviamo dalla storia
non fa altro che dimostrare la capacità dei cittadini e della città stessa di resi-
stere e riadattarsi, nonché accogliere e sedimentare i cambiamenti. In altre pa-
role, essi cambiano forma e comportamento senza perdere l’essenza che li ha
originati (Ascher, 2001).
L’Europa ha dunque vissuto due grandi periodi di cambiamento, e ora, pos-
siamo ipotizzare, visto il delinearsi di ulteriori mutazioni, che stia entrando in
una terza fase di modernizzazione.
CAPITOLO 1 Evoluzione e trasformazione del contesto urbano
17
Il nuovo millennio è stata un’occasione per stendere un bilancio, sottoline-
ando tanto l’eccezionalità dei progressi registrati quanto i problemi che il
mondo ha conosciuto come pegno dell’accresciuto benessere. La modernità
non è stata accetta da tutti come un fattore obiettivamente positivo: molte parti
hanno lanciato più di una critica. Oggetto di proteste, da circa una trentina
d’anni, è proprio il funzionalismo ritenuto ormai un concetto riduttivo.
La terza modernizzazione e la sua rivoluzione urbana hanno cominciato a
far emergere delle nuove attitudini verso l’avvenire, dei nuovi progetti e modi
di pensare che vengono qualificati come New Urbanism (anche se
l’espressione è piuttosto recente e prevalente negli Stati Uniti
5
).
Le nuove scoperte tecniche e l’internazionalizzazione hanno modificato
profondamente la realtà nonché le modalità di circolazione e di scambio di
informazioni, beni e persone e le attitudini verso il contesto urbano. Il proces-
so non è statico: esso procede, portando il delinearsi di tendenze sempre nuo-
ve. Il compito delle amministrazioni diventa dunque quello di cercare di cap-
tarle, non tanto nell’illusione di poter prevedere il futuro, quanto per essere
capaci di valutare gli impatti sulle città e di elaborare gli strumenti di risposta
più idonei.
Le evoluzioni che sembrano caratterizzare questa terza fase, sempre secon-
do l’analisi condotta da Ascher, sono cinque: la métapolisation, la trasforma-
zione dei sistemi di mobilità urbana, la formazione di spazio-tempi individuali,
5
Il New Urbanism americano rinvia a tre tipi di pratiche: lo stile estetico, il design urbano e le
modalità di urbanizzazione. Il primo prevede un’architettura contestuale, il secondo invece privilegia
un’urbanistica di strade e spazi pubblici a densità elevata. Le modalità di urbanizzazione sono fondate
su principi di funzionalità e socializzazione mista, sull’uso dei mezzi pubblici e sulla lotta alla
diffusione estrema della città. Questi principi non sono nuovi in generale, ma lo sono per le città
americane sviluppatesi vicino alle grandi agglomerazioni.
I fautori del New Urbanism si sono sforzati per convincere l’opinione pubblica che il loro unico
obiettivo non fosse costruire città per fasce elevate di popolazione (come per esempio Seaside e
Celebration). Essi sono convinti, infatti, che questi presupposti possano essere utili alla
riqualificazione e al recupero di zone degradate.
CAPITOLO 1 Evoluzione e trasformazione del contesto urbano
18
la rivisitazione delle relazioni tra interessi individuali, collettivi e generali
nonché nuove modalità nel rapporto con i rischi.
La métapolisation è un doppio processo che implica uno sviluppo metropo-
litano e la formazione di nuovi tipi di territori urbani, le métapolis.
La metropolizzazione può essere definita come il processo di concentrazio-
ne della ricchezza umana e materiale nelle agglomerazioni più importanti. Il
fenomeno è rilevabile in tutti i paesi sviluppati pur con le dovute specificità
regionali e nazionali.
Sono comunque la globalizzazione e la sempre più accentuata divisione del
lavoro su scala mondiale a determinare questi cambiamenti; guidati dalla ri-
chiesta di città sempre più competitive e capaci di offrire servizi di elevata
qualità, lavoro qualificato, ottime infrastrutture, ecc.
Come nelle precedenti fasi di crescita urbana, lo sviluppo si basa anche sui
sistemi di trasporto e stoccaggio di beni, persone e informazioni, nonché sulle
nuove tecnologie che ne aumentano l’efficienza. Se consideriamo che negli
ultimi quindici anni la velocità di spostamento delle persone nelle città euro-
pee è aumentata di circa il 30%, e che di pari passo si sono sviluppate nuove
tecnologie in ogni campo, possiamo facilmente comprendere perché la città
cambi.
Le aree metropolitane sono strettamente legate ai mezzi di comunicazione e
trasporto, sia nelle zone comprendenti grandi città che in quelle in cui la di-
mensione è media. Le nuove strutture a rete, definite hubs and spokes, diven-
gono determinanti nella strutturazione del territorio in quanto spingono le città
minori ad una connessione crescente alle agglomerazioni per beneficiare al
massimo del loro potenziale. Le nuove tecnologie sono la linfa dei cambia-
menti, anche se, nonostante la loro portata non hanno messo in discussione
l’importanza della concentrazione metropolitana né rimpiazzato le città reali
con quelle virtuali.