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Capitolo 1. Introduzione
1.1. Origine ed obiettivi della tesi
Negli ultimi decenni, i temi della tutela dell‟ambiente e del risparmio energetico sono
stati al centro del dibattito pubblico e delle politiche nazionali ed internazionali.
Di fronte ai fenomeni del cambiamento climatico, dell‟esaurimento delle risorse naturali
e dell‟inquinamento atmosferico è ormai necessario l‟intervento di una politica
ambientale, fatta di iniziative concrete ed immediate. Il suo ruolo risiede nel conciliare
le questioni ambientali con lo sviluppo economico e sociale di ogni paese, ovvero
nell‟assicurare uno “sviluppo sostenibile”, inteso come uno sviluppo rispondente alle
esigenze del presente, che non comprometta la capacità delle generazioni future di
soddisfare a loro volta le proprie. Obiettivi prioritari di efficaci politiche di sviluppo
sostenibile, quindi, riguardano una gestione più razionale delle risorse presenti in natura,
affinché le future generazioni possano godere delle stesse opportunità offerte a quelle
presenti, in un ambiente sano ed equo. In tale contesto, la promozione delle fonti
rinnovabili e gli interventi di razionalizzazione nei consumi energetici, sono azioni
essenziali per indirizzare le attività produttive e i comportamenti delle persone verso
questi fini. In aggiunta, la garanzia di un alto livello di occupazione e di coesione
sociale, un‟attività politica responsabile e trasparente e un‟efficace cooperazione
internazionale, si rivelano misure altrettanto necessarie per sostenere uno sviluppo
equilibrato ed equo.
L‟Europa occupa da sempre una posizione di leadership nella promozione di un simile
modello di sviluppo delle nazioni, rispettoso dell‟ambiente e della qualità della vita
delle persone. E‟ soprattutto dai primi anni ‟70 che nell‟UE ha preso quota una decisiva
politica ambientale fondata su chiari obiettivi e strategie, con programmi d‟azione e una
produzione legislativa volta a limitare l‟inquinamento e l‟utilizzo irresponsabile delle
risorse.
Da un punto di vista cronologico, la politica ambientale è stata integrata nelle attività di
competenza della Comunità Economica Europea a partire dal 1973, sostenuta
successivamente con l‟Atto Unico Europeo del 1986, che ha introdotto il principio del
“chi inquina paga”, con il Trattato di Maastricht del 1992 e con il Trattato di
10
Amsterdam del 1997, in seguito ai quali lo sviluppo sostenibile è diventato uno dei
pilastri delle iniziative UE. Il protocollo di Kyoto del 1998, e il suo recepimento
intergale, è stato l‟apice dell‟impegno europeo in materia di cambiamento climatico e di
protezione ambientale. Da qui, lo sviluppo di Programmi Comunitari d‟Azione,
concernenti i principi dei futuri progetti europei in ambito ambientale ed energetico, la
pubblicazione del “Libro Bianco sulla responsabilità ambientale” (COM (2000) 66) e
del “Libro Verde a favore di una strategia europea per un‟energia sostenibile,
competitiva e sicura” (COM (2006) 105), oltre che la produzione di diversi atti
normativi in materia. Tra questi, l‟adozione nel gennaio 2007 del cosiddetto “Pacchetto
Clima-Energia”, quale tappa fondamentale nel percorso intrapreso dall‟UE per la lotta ai
cambiamenti climatici e la promozione delle energie rinnovabili. Le misure in esso
contenute (dirette a ridurre di almeno il 20% le emissioni dei gas a effetto serra,
migliorare del 20% il risparmio energetico e portare al 20% la quota di rinnovabili nel
consumo energetico entro il 2020), oltre ad affrontare la questione climatica ed
energetica, offrono nuove opportunità per le imprese e l‟occupazione europea,
incentivando la diffusione delle “tecnologie verdi” negli Stati membri.
Nell‟ambito della politica energetica così delineata, si inserisce la recente iniziativa
intrapresa dall‟UE per coinvolgere attivamente gli attori locali nel raggiungimento degli
obiettivi al 2020: il Covenant of Mayors (“Patto dei Sindaci”). Le amministrazioni
locali, infatti, quali principali interlocutori per i propri cittadini, rivestono un ruolo
chiave per diffondere una cultura basata sullo sviluppo sostenibile e sul risparmio
energetico. Se a ciò si aggiunge che più della metà delle emissioni di gas serra sono
concentrate nelle città e che il settore residenziale ne è il principale responsabile,
l‟applicazione di una politica energetica a livello locale è di assoluta importanza. Con
l‟adesione al “Patto dei Sindaci”, i Comuni partecipano quindi alla Climate Action
europea, impegnandosi a superare gli obiettivi fissati al 2020, a risparmiare energia, a
promuovere le energie rinnovabili e a sensibilizzare i cittadini, mediante la realizzazione
di “Piani d‟Azione per l‟Energia Sostenibile” (PAES o SEAP, Sustainable Energy
Action Plan).
Considerata la rilevanza di tutti questi temi nel dibattito corrente, questa tesi descrive le
politiche intraprese dall‟UE per affrontare le sfide in campo ambientale ed energetico e
per sostenere la competitività dei suoi Stati Membri. Ci si sofferma, in particolare, sulle
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politiche per il risparmio energetico, analizzando le Direttive previste dal “Pacchetto
Clima-Energia” e l‟iniziativa “Patto dei Sindaci”. Il lavoro riporta, inoltre, un esempio
di applicazione delle politiche di risparmio energetico a livello locale, descrivendo
l‟esperienza dei Comuni della Provincia di Bergamo. Viene illustrato il ruolo svolto
dalla Struttura di Supporto della Provincia nella diffusione del Covenant e nella
realizzazione dei SEAP, oltre alla descrizione delle migliori pratiche ad oggi intraprese
da alcuni Comuni del territorio e, nello specifico, in Val Seriana, per promuovere la
sostenibilità energetica.
L‟obietto di questo lavoro è duplice: verificare l‟efficacia delle misure previste a livello
europeo per prevenire e mitigare i cambiamenti climatici e analizzare il ruolo che i
singoli Enti locali possono svolgere per favorire il buon esito dell‟ambiziosa strategia
UE al 2020. Inoltre, l‟intenzione è quella di far luce sulle nuove opportunità
occupazionali e di sviluppo, sia economico sia sociale, derivanti dalla promozione di
un‟economia a basso tenore di carbonio negli Stati membri. Il settore delle energie
rinnovabili e quello legato agli interventi di risparmio ed efficienza energetica, infatti,
vantano buone prospettive di sviluppo, sia a livello comunitario che globale.
1.2. Struttura della tesi
Questo lavoro di tesi si divide in due parti. La prima parte analizza le politiche
intraprese dall‟Unione Europea per affrontare due sfide prioritarie, che caratterizzano
l‟odierno contesto internazionale: la difesa della competitività e dei livelli occupazionali
degli Stati membri; la lotta al cambiamento climatico e la razionalizzazione dei consumi
energetici. Questi argomenti si snodano in tre capitoli: il capitolo secondo (Verso
un‟Europa più competitiva e dinamica: la strategia di Lisbona e i Lead Market), terzo (Il
cambiamento climatico e la politica energetica europea) e quarto (Il ruolo delle energie
rinnovabili).
Il capitolo secondo, di portata più generale ed introduttiva ai temi successivi, descrive le
principali iniziative messe in atto dall‟UE per migliorare la competitività e la dinamicità
dei suoi Stati membri. Si analizza, quindi, il contenuto della Strategia di Lisbona,
destinata a fare dell‟Europa “l‟economia della conoscenza, più dinamica e competitiva
del mondo, con una crescita economica sostenibile e una maggiore coesione sociale”,
valutandone anche l‟efficacia al termine del suo ciclo di programmazione. Preso atto del
suo parziale insuccesso, viene presentata la nuova strategia “UE 2020”, adottata dai
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vertici europei per dare nuovo vigore agli obiettivi di una crescita intelligente,
sostenibile, inclusiva e solidale. Infine, il capitolo riserva un‟attenzione particolare
all‟iniziativa “Lead Market”, in quanto strumento essenziale per dare concretezza alle
politiche europee prima discusse, analizzandone gli obiettivi, gli strumenti finanziari e
di supporto. Si vedrà come i sei “mercati guida” proposti, ovvero la Sanità On-line, i
Tessuti Tecnici, i Bioprodotti, l‟Edilizia Sostenibile, il Riciclaggio e le Energie
Rinnovabili, giochino un ruolo chiave per favorire nuovi investimenti e opportunità
lavorative.
Il capitolo terzo si sofferma su uno dei pilastri trattati dalle politiche europee
precedentemente descritte, quello ambientale ed energetico, inquadrando la posizione
dell‟Europa nei confronti degli impegni derivanti dal Protocollo di Kyoto e dello
sviluppo sostenibile. In esso sono analizzate nel dettaglio le proposte legislative del
cosiddetto “Pacchetto Clima-Energia”, ovvero le Direttive 2009/28/CE, 2009/29/CE,
2009/30/CE, 2009/31/CE, 2009/33/CE, la Decisione n.406/2009/CE, il Regolamento
n.443/2009/CE, che costituiscono il nucleo della politica energetica dell‟UE per
raggiungere gli obiettivi “20-20-20” entro il 2020 (ovvero ridurre le emissioni di gas a
effetto serra del 20%, raggiungere un risparmio energetico pari al 20%, aumentare l‟uso
delle fonti rinnovabili al 20%).
Considerate le novità legislative introdotte dal “Pacchetto Clima-Energia” in materia di
produzione energetica, usi finali dell‟energia e diffusione delle tecnologie a bassa
emissione di carbonio, il capitolo quarto tratta il tema delle energie rinnovabili,
disciplinato dalla Direttiva 2009/28/CE. Viene, quindi, descritto il contributo delle
“tecnologie verdi” alla riduzione delle emissioni di CO
2
e alla creazione di nuove
opportunità commerciali per le imprese e per i lavoratori europei, analizzando inoltre lo
stato dell‟arte del settore nell‟UE e le prospettive di sviluppo, in riferimento alla
produzione e alla capacità installata, per il mini-idroelettrico, l‟eolico, il solare termico e
fotovoltaico, la geotermia, la biomassa, l‟uso dei biocarburanti e dei biogas.
La seconda parte della tesi, invece, si focalizza su una prospettiva “locale”, al fine di
chiarire il ruolo chiave giocato dai Comuni nel raggiungimento degli obiettivi “20-20-
20” entro il 2020.
Il quinto capitolo (Il Covenant of Mayors) esamina l‟applicazione della politica
energetica UE a livello locale, avvenuta con il lancio dell‟iniziativa “Patto dei Sindaci”
13
e la conseguente realizzazione dei Piani d‟Azione per l‟Energia Sostenibile (SEAP) da
parte dei Comuni firmatari. Sono, quindi, presentati gli obiettivi del Patto e gli impegni
assunti dai Comuni partecipanti, soffermandosi in particolare sul contenuto del SEAP
(Sustainable Energy Action Plan), quale documento chiave che racchiude la strategia a
breve e a lungo termine seguita da ogni Ente locale per conseguire gli obiettivi di
riduzione delle emissioni di CO
2
al 2020. In seguito, si descrivono brevemente gli attori
coinvolti nell‟iniziativa e, tra questi, l‟importante ruolo delle Strutture di Supporto
nell‟affiancare i Comuni per la futura implementazione dei SEAP. Infine, sono
presentati i principali strumenti di finanziamento previsti dalla Commissione Europea
per sostenere gli Enti locali nella realizzazione degli interventi energetici.
Il sesto capitolo (Esempi di buone pratiche a favore della sostenibilità energetica: la
Provincia di Bergamo e i Comuni della Valle Seriana), di natura applicativa, analizza
alcuni esempi di buone pratiche a favore della sostenibilità energetica intraprese dagli
Enti locali, come auspicato dalle politiche europee precedentemente descritte. Quanto
esposto nel capitolo è frutto di un‟indagine effettuata presso alcuni Comuni della Valle
Seriana, in Provincia di Bergamo, in occasione del supporto tecnico ed amministrativo
da me fornito per la partecipazione di tali Enti al bando “Promuovere la sostenibilità
energetica nei Comuni piccoli e medi”, promosso dalla Fondazione Cariplo nel mese di
maggio 2010. Nello specifico, il contributo finanziario previsto è destinato a sostenere i
Comuni negli impegni seguenti alla firma del “Patto dei Sindaci” e, in particolare, nella
redazione e implementazione del SEAP, nell‟organizzazione di attività formative per il
personale interno e di iniziative di sensibilizzazione dei cittadini sui temi del risparmio
energetico. Dopo una breve descrizione delle attività svolte dalla Fondazione Cariplo,
per sostenere la politica energetica nel territorio, e della procedura richiesta per la
partecipazione al bando in oggetto, il capitolo si sofferma sul ruolo svolto dalla
Provincia di Bergamo nello sviluppo del “Patto dei Sindaci” tra i propri Comuni.
L‟amministrazione provinciale, infatti, in seguito all‟accordo sottoscritto con la
Direzione Generale dell‟Energia e dei Trasporti (DG TREN) di Bruxelles, è una
Struttura di Supporto per la Commissione Europea e, quindi, il soggetto di riferimento
per il monitoraggio delle politiche energetiche locali e per assicurare un dialogo
trasparente con i vertici UE. In particolare, si analizzano le attività da essa svolte per
aiutare i propri Comuni nella predisposizione delle richieste di contributo, oltre al
14
contenuto della documentazione richiesta e inoltrata alla Fondazione Cariplo. Infine, il
capitolo si chiude descrivendo la politica energetica ed ambientale applicata in alcuni
Comuni della Valle Seriana. Dopo un inquadramento degli stessi da un punto di vista
territoriale, dei consumi energetici e delle emissioni di CO
2
(utilizzando a tal fine il
database SIRENA, Sistema Informativo Regionale ENergia e Ambiente, della Regione
Lombardia), vengono illustrati i risultati della raccolta dati sulle iniziative in campo
energetico da essi intraprese, effettuata con l‟aiuto della Provincia di Bergamo, tramite
l‟invio di questionari e alcune interviste ai tecnici e ai Sindaci dei Comuni interessati
(riportati in allegato al capitolo).
Le politiche per la sostenibilità energetica, accanto alla promozione di ulteriori
iniziative a favore dello sviluppo economico e sociale del territorio, come “il Progetto
Val Seriana”, anch‟esso descritto nel sesto capitolo, confermano il forte coinvolgimento
degli attori locali nelle questioni climatiche ed energetiche europee. Tra le attività di
maggiore rilievo, perseguite da tempo nei Comuni considerati, rientrano la realizzazione
degli audit energetici e di vari interventi per migliorare l‟efficienza energetica degli
edifici pubblici (posa di valvole termostatiche, sostituzione di caldaie, installazione di
pompe di calore, sostituzione di serramenti, isolamento delle pareti opache verticali ed
orizzontali), la costruzione di impianti ad energia rinnovabile di proprietà comunale,
con incentivi per l‟installazione degli stessi nelle abitazioni dei privati cittadini, le
politiche innovative nel campo della sostenibilità ambientale e per la riduzione del
traffico locale, oltre all‟organizzazione di eventi formativi e di sensibilizzazione
dell‟opinione pubblica, ad esempio attraverso la partecipazione a giornate del “verde
pulito”. Tali progetti rappresentano esempi di buone pratiche applicabili anche in altri
contesti locali e nazionali, utili nel sostenere, insieme alle misure della politica
energetica UE, la diffusione di un nuovo approccio allo sviluppo, basato su
un‟economia a basso tenore di carbonio. Queste considerazioni sono contenute
nell‟ultimo capitolo, che espone i principali risultati ottenuti a seguito del percorso di
ricerca svolto. Da rilevare che l‟esperienza personale nell‟ambito della partecipazione al
bando Cariplo, con la collaborazione della Provincia di Bergamo, è stata essenziale per
la verifica dell‟impegno dei Comuni nello sviluppo del “Patto dei Sindaci” e
nell‟applicazione della Climate Action europea, oltre che per rafforzare le mie
15
conoscenze nel settore legato al risparmio energetico, che attualmente sta conoscendo
un momento di grande espansione.
16
17
PARTE I. ENERGIA E COMPETITIVITA’:
NUOVE SFIDE PER L’EUROPA
18
19
Capitolo 2. Verso un’Europa più competitiva e
dinamica: la strategia di Lisbona e i Lead Market
2.1. Introduzione
L‟ambiente macroeconomico contemporaneo è oggi fonte di incertezze, continui
cambiamenti e nuove sfide, per l‟Unione Europea e per i suoi Stati Membri.
La globalizzazione dell‟economia, lo sviluppo delle Tecnologie dell‟Informazione e
della Comunicazione (ICT, Information and Communication Technology), l‟attuale crisi
economica e il fenomeno della disoccupazione, accanto ai temi dello sviluppo
sostenibile e del cambiamento climatico, rappresentano, infatti, una parte delle questioni
prioritarie che spingono i vertici istituzionali nella ricerca di nuovi percorsi di sviluppo
e di miglioramento continuo. Di fronte a tali problematiche, l‟Unione Europea può
giocare un ruolo chiave adottando le misure necessarie per affrontare l‟ipercompetizione
di molti settori dell‟economia, aumentare le potenzialità dei sistemi educativi nello
sviluppo delle competenze e delle professionalità richieste dal mercato del lavoro e
sostenere le iniziative imprenditoriali più “innovative”, promuovendo nello stesso
tempo il necessario coordinamento tra i vari livelli di governance.
L‟obiettivo del presente capitolo è proprio quello di analizzare alcune delle principali
politiche messe in atto dall‟Unione per rispondere a queste nuove sfide del contesto
globale e, in particolare, per migliorare la competitività e la dinamicità dei suoi Stati
Membri. Sono, quindi, discusse la Strategia di Lisbona, la nuova Strategia “UE 2020” e
l‟iniziativa “Lead Market” (ovvero i Mercati Guida), descrivendone gli obiettivi, il
contenuto e valutandone l‟efficacia rispetto ai fini originari. Ciò in considerazione
dell‟importanza da esse assegnata al tema dello sviluppo sostenibile e della diffusione
delle nuove tecnologie “verdi”, le quali, accanto ad altre misure nazionali ed
internazionali, possono sostenere l‟occupazione e le imprese europee.
2.2. La strategia di Lisbona
2.2.1. Il contesto e le motivazioni
In occasione del vertice di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000, il Consiglio Europeo ha
varato un programma completo di riforme strutturali al fine di sostenere l‟occupazione,
20
la coesione sociale e lo sviluppo di un‟economia europea basata sulla conoscenza. Tali
riforme, di natura economica, sociale ed ambientale, volte ad accrescere la competitività
degli Stati Membri e a migliorare il tenore di vita dei propri cittadini, rientrano nel
quadro della nota “Strategia di Lisbona”.
1
Il processo di miglioramento da essa proposto si inserì in un contesto allora
caratterizzato da alcune sfide impegnative per l‟Europa, che richiesero l‟adeguamento
del proprio sistema economico e del proprio modello sociale, capitalizzando i principali
punti di forza fino ad allora vantati. Tra questi, come affermato nelle Conclusioni della
Presidenza del Consiglio Europeo di Lisbona, si rilevarono un contesto
macroeconomico favorevole, con una politica monetaria e di bilancio stabile, moderati
tassi di interesse e di inflazione, l‟equilibro della bilancia dei pagamenti, i vantaggi alle
transazioni monetarie derivanti dall‟introduzione dell‟Euro, i benefici creati dal Mercato
Interno per i consumatori e le imprese, oltre a una buona preparazione professionale
della forza lavoro e le nuove opportunità offerte dal futuro allargamento dell‟UE per
l‟occupazione e il sistema produttivo.
Considerate le favorevoli premesse, i vertici di Lisbona decisero di lanciare l‟omonima
strategia, per far fronte alle sfide del momento e per colmare il divario con i
competitors, principalmente gli Stati Uniti, in termini di crescita economica e di
produttività.
L‟accresciuta concorrenza internazionale, dovuta alla progressiva integrazione dei paesi
emergenti nell‟economia mondiale, primi fra tutti India e Cina, richiedeva, infatti,
l‟adozione di misure di sostegno per le imprese europee, soprattutto per le PMI, affinché
fossero in grado di resistere al mutato contesto internazionale. In secondo luogo, il
fenomeno della globalizzazione, la diffusione delle nuove tecnologie ICT e la
progressiva affermazione dell‟economia della conoscenza, dettarono un nuovo modello
di sviluppo per l‟Europa, basato sulla diffusione del capitale tecnologico e scientifico,
sulle innovazioni, oltre che sul potenziamento delle infrastrutture del sapere. Oltre a ciò,
l‟invecchiamento della popolazione, il basso tasso di occupazione, soprattutto a causa di
1
Quanto esposto nel proseguo del paragrafo, in riferimento agli obiettivi e alle misure previste dalla
Strategia di Lisbona, fa riferimento al contenuto del documento “Conclusioni Della Presidenza, Consiglio
Europeo di Lisbona 23 e 24 marzo 2000”, a cui si rinvia per ulteriori approfondimenti sul tema.
21
un‟insufficiente partecipazione al mercato del lavoro di donne e di lavoratori anziani e
la mancanza di qualificazione nell‟ambito delle Tecnologie dell‟Informazione e della
Comunicazione, richiesero un ulteriore sforzo per l‟UE, al fine di modernizzare il
proprio modello sociale e migliorare i sistemi sanitari e di previdenza (BCE, 2005, pp.
73-74).
E‟ in tale contesto, quindi, che si inseriscono le riforme economiche e sociali avviate
dalla Strategia di Lisbona, con il fine ultimo di preparare l‟Europa e i suoi Stati Membri
ad affrontare le ulteriori sfide future.
2.2.2. Definizione ed obiettivi
Come già affermato, con la sessione straordinaria del Consiglio Europeo di Lisbona, del
23 e 24 marzo 2000, fu concordata una strategia ambiziosa, la “strategia di Lisbona”,
che prevedeva un programma di riforme strutturali in campo economico, sociale ed
ambientale, per raggiungere un nuovo obiettivo strategico nell‟UE, ovvero quello di:
“diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo,
in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di
lavoro e una maggiore coesione sociale”.
(Conclusioni della Presidenza, Consiglio Europeo di Lisbona, 23 e 24 marzo 2000).
Il contenuto della finalità di cui sopra mostra come il processo di cambiamento avviato
dalla strategia sia fondato su tre pilastri, che hanno orientato le successive politiche
europee:
un pilastro economico, volto ad aumentare la competitività e la dinamicità
dell‟economia europea e a favorire lo sviluppo dell‟economia e della società della
conoscenza. Esso promuove le riforme atte a favorire gli investimenti in ricerca e
sviluppo, sia pubblici che privati e con riferimento particolare alle nuove Tecnologie
dell‟Informazione e della Comunicazione, l‟innovazione (sia tecnologica che
organizzativa) e l‟imprenditorialità, oltre che la realizzazione di un mercato interno
completo e funzionante;
un pilastro sociale, concentrato sulla modernizzazione del modello sociale europeo,
mediante il potenziamento dei sistemi di istruzione, la lotta all‟esclusione sociale e
22
l‟introduzione di politiche attive per il mercato del lavoro e a favore
dell‟occupazione;
un pilastro ambientale (aggiunto in occasione del Consiglio Europeo di Göteborg,
nel giugno del 2001), il cui obiettivo risiede nel promuovere una crescita economica
sostenibile, in grado di rispettare l‟ambiente e la salute delle generazioni successive.
Per conseguire l‟obiettivo strategico di creare l‟economia della conoscenza e di
raggiungere la piena occupazione entro il 2010, promuovendo la competitività e la
coesione sociale nel rispetto dei tre principi sopra esposti, il Consiglio Europeo di
Lisbona ha proposto obiettivi e misure specifici, da applicare a livello comunitario e
nazionale
2
.
Tra le iniziative, si cita la creazione di una società dell‟informazione, lo sviluppo dello
Spazio Europeo della Ricerca e dell‟Innovazione, lo sfruttamento delle potenzialità
offerte dal mercato interno e dall‟integrazione dei mercati finanziari, la creazione di un
ambiente favorevole alla nascita di nuove iniziative imprenditoriali, in particolare per le
PMI (Piccole e Medie Imprese), che congiuntamente potrebbero accelerare il passaggio
verso l‟economia della conoscenza, migliorando il dinamismo delle economie nazionali.
Scendendo nel dettaglio, il vertice di Lisbona ha proposto un passaggio ad un‟economia
digitale europea, basata sulla conoscenza e sulle nuove tecnologie informatiche, per
favorire la diffusione delle applicazioni del commercio elettronico e di Internet in tutta
l‟Unione, oltre che per garantire l‟accesso alle infrastrutture delle comunicazioni a
condizioni economiche vantaggiose per tutti. In tale ambito rientra, ad esempio,
2
Con l‟intenzione di chiarire la portata e i fini della strategia di Lisbona, verranno analizzati di seguito gli
indirizzi di massima per le riforme UE, come delineati dal Consiglio e dalla Commissione Europea a
partire dal 2000 (e periodicamente rielaborati in occasione dei Consigli Europei successivi, nonché a
seguito di valutazione intermedie sullo stato di attuazione della strategia), con attenzione particolare al
pilastro economico e sociale. Il tema dello sviluppo sostenibile, proposto nel pilastro ambientale, sarà
trattato nel capitolo successivo, analizzano il contenuto della politica energetica dell‟UE.
23
l‟iniziativa “eEurope”, avviata dalla Commissione Europea a partire dal 1999.
3
Si tratta
di un programma destinato migliorare la connettività Internet in tutta l‟Unione e
articolato in dieci azioni prioritarie, finalizzate a diffondere la cultura digitale,
soprattutto fra i giovani europei, a promuovere un accesso più economico ad Internet, la
crescita del commercio elettronico, soprattutto per le PMI, e l‟uso di “tessere
intelligenti”, sulla base di un‟infrastruttura a banda larga protetta e ampiamente
disponibile.
4
Tenuto conto del contributo della ricerca e delle innovazioni tecnologiche per la crescita
e la competitività, il Consiglio Europeo ha inoltre proposto la creazione di uno Spazio
Europeo della Ricerca e dell‟Innovazione (SER), sulla base delle indicazioni contenute
in una precedente Comunicazione della Commissione, del 18 gennaio 2000.
5
Con il
SER, potrà essere realizzato un “mercato interno” dell‟innovazione e della ricerca, in
cui sarà garantita la libera circolazione delle idee, dei ricercatori e della conoscenza,
accanto alla libera concorrenza tra i progetti e una migliore assegnazione delle risorse
finanziarie.
Anche il completamento del mercato interno dei beni e dei servizi, come suggerito dalla
stessa strategia di Lisbona, potrà creare il giusto equilibrio tra libertà individuale e
meccanismi di concorrenza necessari per l‟efficienza economica. Dalla sua nascita con
3
Comunicazione dell' 8 dicembre 1999, relativa ad un'iniziativa della Commissione in occasione del
Consiglio europeo straordinario di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000, ad oggetto “eEurope - Una società
dell'informazione per tutti”, COM (1999) 687.
4
Il primo piano d‟azione effettivo fu “eEurope 2002” (”eEurope 2002: Impatto e priorità”, come da
Comunicazione della Commissione del 13 marzo 2001 e Comunicazione al Consiglio Europeo di
primavera di Stoccolma, del 23 e 24 marzo 2001 - COM (2001)140), seguito da “eEurope 2005”
(“eEurope 2005: una società dell'informazione per tutti”, come da Comunicazione della Commissione al
Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle
Regioni, del 28 maggio 2002 - COM (2002) 263) e da ¡2010 (“¡2010- Una società europea
dell‟informazione per la crescita e l‟occupazione”, come da Comunicazione della Commissione al
Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle
Regioni, del 1 giugno 2005 - COM (2005) 229 ).
5
"Verso uno spazio europeo della ricerca", Comunicazione della Commissione al Consiglio, al
Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale e al Comitato delle Regioni, COM (2000) 6.