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Introduzione
In politica energetica, non esistono soluzioni semplici e non vi è un’unica fonte
energetica atta a risolvere tutti i problemi che sia illimitata, non inquinante e poco
costosa.
Dopo la crisi petrolifera degli anni ’70, la politica energetica ha acquistato
progressivamente importanza e vi è stata un’evoluzione delle priorità. Nel 1973,
l’accento era posto soprattutto sulla sicurezza energetica e sulla tutela delle
economie rispetto a sviluppi energetici esterni non controllabili. Furono elaborate
migliori tecniche di pianificazione energetica e varati programmi e politiche generali
in materia di energia che combinavano vari strumenti. Il secondo shock petrolifero
alla fine degli anni ’70 sottolineò l’importanza di restare vigilanti in termini di
sicurezza energetica.
Negli anni ’80 si impose la problematica ambientale che sollevò nuovi aspetti e
obbligò e spinse a riconoscere che il sistema dell’energia, dall’estrazione all’uso, era
responsabile di molti problemi del cambiamento climatico dovuto alle attività
umane e che il consumo energetico poteva provocare danni irreparabili all’ambiente
del pianeta. Questa attenzione alla problematica ambientale pose la necessità di un
riordino dei sistemi energetici e l’Unione Europea subito iniziò ad impegnarsi; infatti
la risoluzione del Consiglio del 16 settembre 1986 relativa ai nuovi obiettivi
8
comunitari di politica energetica per il 1995 e alla convergenza delle politiche degli
Stati Membri pose espressamente la promozione delle rinnovabili tra gli obiettivi da
usare come linee guida per esaminare la convergenza e la coesione delle politiche
energetiche degli Stati Membri; obiettivo centrale poi confermato nella
raccomandazione del 9 giugno 1988 riguardante lo sviluppo dello sfruttamento delle
energie rinnovabili.
1
A questi primi impegni ne seguirono altri che nel 1997 diedero
vita a una svolta nella politica dell’Unione Europea in materia di clima e energia.
L’Europa si mostrò pronta ad assumere un ruolo guida su scala mondiale
nell’affrontare il cambiamento climatico, nel raccogliere la sfida di un’energia sicura,
sostenibile e competitiva e nel fare dell’economia europea un modello di sviluppo
sostenibile nel XXI secoli. L’opinione pubblica ha riconosciuto in modo decisivo
l’esigenza di affrontare il cambiamento climatico e di adeguare l’Europa alle nuove
realtà connesse al taglio delle emissioni di gas serra e allo sviluppo di proprie risorse
energetiche rinnovabili e sostenibili.
2
Questa ricerca” Le politiche energetiche europee e nazionali: quali strategie?” nel
primo capitolo analizza l’evoluzione storica della politica energetica, mettendo in
evidenza che nei trattati successivi a quelli che hanno dato vita alla CECA e
all’EUTATOM, il ruolo di spicco dell’energia è scomparso; infatti nel trattato CEE
1
Comunicazione della Commissione Europea, Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili,
Libro Verde per una strategia comunitaria, Bruxelles, 20.11.1996 COM(96) 576 def.
2
Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e
Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, Due volte 20 per il 2020, L’opportunità del cambiamento
climatico per l’Europa, Bruxelles, 23.1.2008, COM(2008) 30 definitivo.
9
(1957) e successivamente nell’Atto Unico Europeo (1986), nel Trattato di
Maastricht (1992), nel Trattato di Amsterdam (1997) e nel Trattato di Nizza (2001),
non si trova nessuna disposizione che conferisce alla comunità competenze in
ambito energetico. Invece, nel Trattato di Lisbona (2007), nonostante l’energia è
inserita tra le competenze condivise dall’Unione Europea e gli viene attribuito una
sezione specifica, il Titolo XXI, non ricopre un ruolo centrale. Questa mancanza di
disposizioni specifiche nei trattati ha finito per spingere l’Unione Europea a
legiferare l’energia facendo ricorso ad atti legislativi e documenti ( direttive,
comunicazioni, decisioni, regolamenti, linee guida, memorandum, libri verdi, libri
bianchi). Subito dopo questo breve excursus storico, nel secondo capitolo, la
ricerca riassume il percorso intrapreso dall’Unione Europea per una politica
energetica rispettosa dell’ambiente; un percorso volto alla de-carbonizzazione del
sistema energetico, che porta a porre obiettivi ambiziosi e a decidere quali strategie
porre in atto per raggiungerli. Mentre nel terzo capitolo analizza l’impegno dell’Italia
nell’attuazione della politica energetica decisa dall’Unione Europea.
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CAPITOLO 1
L’EVOLUZIONE STORICA DELLA POLITICA
ENERGETICA EUROPEA
1.1 L’energia nella costituzione dell’Unione Europea
L’energia nella costituzione dell’Unione Europea ha ricoperto un ruolo di primaria
importanza nei trattati. La CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio),
istituita nel 1951 dal Trattato di Parigi, attribuì all’Alta Autorità, in seguito
Commissione, una vasta competenza in materia energetica. I suoi obiettivi erano:
la creazione di un mercato comune del carbone e dell’acciaio, in cui l’Alta Autorità
ricopriva un ruolo di sorvegliante, accollandosi l’onere dell’ammodernamento della
produzione e del miglioramento della qualità; la fornitura di prodotti a condizioni
uguali a tutti gli Stati Membri; lo sviluppo delle esportazioni; il miglioramento delle
condizioni di lavoro nelle industrie del carbone e dell’acciaio.
3
L’EURATOM, Agenzia Europea per l’Energia Atomica, creata dal Trattato di
Roma del 1957, si poneva come obiettivo lo sviluppo dell’industria nucleare
europea, considerata alla fine degli anni 50 un valido strumento per far fronte alla
crescente dipendenza energetica europea da fonti esterne; e nello stesso tempo
3
Matteo Vaccari, Antonio Villafranca, La politica energetica comune: il paradosso europeo, Global
Watch ISPI, n°40, Ottobre 2006, p.2
11
affidava alla Commissione ampie competenze riguardo al monitoraggio del fuelcycle
nucleare (in modo particolare nelle fasi di approvvigionamento e smaltimento) e
all’agevolazione degli investimenti in infrastrutture e ricerca e sviluppo.
4
La CECA e l’EURATOM si ponevano un principio comune, quello di fornire una
politica comune europea nei settori del carbone e dell’acciaio e del nucleare
mediante l’istituzione di regole e strumenti che si basavano supoteri sovranazionali
che dovevano essere conferiti dagli Stati Membri della Comunità a un’istituzione
centrale: nella CECA all’Alta Autorità e nell’EURATOM all’Agenzia di
Approvvigionamento.
5
Questo ruolo di spicco dell’energia nelle costituzione dell’Unione Europea man
mano fini per affievolirsi fino a scomparire del tutto; infatti a differenza dei due
trattati che hanno dato vita alla CECA e all’EURATOM; il trattato CEE (1957)
non conteneva nessuna disposizione che conferiva alla Comunità competenze in
ambito energetico, mettendo così in evidenza la volontà dei paesi membri di non
porre nessuna base per una politica energetica comune,
6
al punto da portarla a
sviluppare azioni nel settore dell’energia facendo ricorso ad altre politiche come
quelle del mercato interno, dell’ambiente, della ricerca scientifica e tecnologica,
4
Matteo Vaccari, Antonio Villafranca, La politica energetica comune: il paradosso europeo, Global
Watch ISPI, n°40, Ottobre 2006, p.2
5
Simone Tagliapietra, La politica energetica europea: evoluzione storica e prospettive future,
Equilibri, Anno 2015, volume 55, Fascicolo 1, p.116.
6
Matteo Vaccari, Antonio Villafranca, La politica energetica comune: il paradosso europeo, Global
Watch ISPI, n°40, Ottobre 2006, p.2
12
delle grandi reti, delle relazioni esterne
7
; così anche l’Atto Unico Europeo del 1986,
il Trattato di Maastricht del 1992, il Trattato di Amsterdam del 1997 e il Trattato di
Nizza del 2001 non avevano più preso in considerazione la materia energetica in
modo sostanziale.
Anche nel Trattato di Lisbona del 2007 l’energia non ricopre un ruolo centrale
anche se è inserita tra le competenze condivise dall’Unione Europea e gli viene
attribuita una sezione specifica, il Titolo XXI; ciò porta ad un precario equilibrio
tra due forze dominanti: la riluttanza degli Stati Membri a cedere all’Unione
Europea la loro sovranità nazionale riguardo alle risorse naturali e al mix energetico
e la volontà dell’Unione Europea di occuparsi di tale materia in virtù del principio di
sussidiarietà. Questa ritrosia degli Stati Membri è dovuta dal fatto che l’energia
rappresenta un settore strategico e di forte interesse nazionale e dalla divergenza
degli interessi dei vari Stati Membri a causa delle loro strutture energetiche e delle
loro diverse priorità in termini di sicurezza energetica.
8
1.2 Sviluppo della politica energetica europea dopo i trattati costitutivi
dell’Unione Europea
La mancanza di specifiche disposizioni riguardo all’energia nei trattati successivi a
quelli istitutivi della CECA e dell’EURATOM hanno dato luogo allo sviluppo di una
7
Maurizio Boccacci Mariani, Raimondo Cagiano de Azevedo, Marina Capparucci, Paolo Guarrieri,
Maria Grazia Melchionni, Grazia Maria Piana, Maria Rita Sebastiani, Umberto Triulzi, I quaderni europei,
Il Trattato di Lisbona: genesi, struttura e politiche europee, Febbraio 2011, n°28, p.12.
8
Simone Tagliapietra, La politica energetica europea: evoluzione storica e prospettive future,
Equilibri, Anno 2015, volume 55, Fascicolo 1, p.117.
13
politica energetica europea basata su disposizioni generali dei trattati stessi;
disposizioni generali che hanno spinto l’Unione Europea a legiferare riguardo
all’energia mediante il ricorso a un insieme di oltre cinquecento atti legislativi e
documenti comprendente direttive, comunicazioni decisioni, regolamenti, linee
guida, memorandum, libri verdi e libri bianchi. Il ricorso a questo insieme di atti
legislativi e documenti ha dato vita a una politica energetica europea estremamente
frammentaria
9
; frutto di un lungo cammino che prende il via nel 1974 quando viene
emanato dal Consiglio Europeo una risoluzione su “Una nuova strategia per la
politica energetica della Comunità”, che poneva, per il decennio 1975-1985, al
settore energetico obiettivi come la riduzione della dipendenza delle importazioni
energetiche, la garanzia di un approvvigionamento durevole e sicuro, rispettoso
dell’ambiente ed economicamente conveniente. A tale risoluzione nel 1985 segui
un’altra risoluzione sulle “Linee direttrici per le politiche energetiche degli Stati
Membri” che mirava a predisporre un nuovo piano per il decennio 1985-1995. Tale
risoluzione poneva i seguenti obiettivi: uso del petrolio limitato al 40%,
miglioramento dell’efficienza energetica del 20%, aumento rilevante dell’impiego
delle energie rinnovabili, integrazione del mercato interno dell’energia ecc….,
piano che nonostante l’insuccesso contribuisce ad alimentare il percorso verso la
definizione di una politica energetica comunitaria integrata; infatti il 13 dicembre
9
Simone Tagliapietra, La politica energetica europea: evoluzione storica e prospettive future,
Equilibri, Anno 2015, Volume 55, Fascicolo 1, pp.117-118.
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1995 la Commissione Europea adotta il Libro Bianco sull’energia dopo la
conclusione del dibattito sviluppatosi dalla pubblicazione del Libro Verde “Per una
politica energetica dell’Unione Europea” del gennaio 1995. Da tali documenti si
iniziarono a porre i principali obiettivi per una politica energetica comunitaria:
realizzazione del mercato interno dell’energia;
garanzia della sicurezza degli approvvigionamenti;
protezione dell’ambiente.
Il libro bianco mirava all’adozione di linee innovative per condurre allo sviluppo e al
consolidamento dei rapporti con i paesi produttori per potenziare la ricerca
scientifica e per favorire l’uso di incentivi per lo sviluppo tecnologico nel settore
energetico.
Nello stesso tempo avanzavano anche i tentativi di istituzionalizzazione delle
competenze della Comunità; infatti nel 1994, il Comitato Economico e Sociale
Europeo apre un dibattito per l’inserimento nella revisione dei Trattati dell’Unione
Europea di un capitolo dedicato all’energia; discussione che spinse la Commissione
Europea a elaborare un progetto di capitolo “Energia”, nel Trattato di Maastricht
(1995); progetto annullato dalla mancanza del consenso politico. Ancora una volta
nel 1997 fallisce il tentativo della Commissione Europea di inserimento di un
capitolo “energia” nel Trattato di Amsterdam; mentre nel Trattato di Nizza del
2001 viene richiamato in maniera generica il termine energia senza porre nessuna