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La ricerca per la stesura di questo lavoro è consistita in un’attenta analisi delle
leggi, recuperate presso banche dati on line
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ed attraverso la consultazione delle
raccolte delle Lex, e delle Raccolte di leggi e decreti della repubblica italiana; i
riferimenti di entrambe queste ultime sono inseriti in bibliografia.
Ultimo tema, non meno importante dei precedenti, nel periodo che si va ad
analizzare maturano i primi tentativi di programmazione economica, ma la
molteplicità degli obiettivi prefissati (stabilità monetaria, industrializzazione,
sviluppo del meridione...) necessita di strumenti (restrizione del credito, investimenti
pubblici, riforma agraria...) che influenzano contemporaneamente, spesso in maniera
contraddittoria, ben più di un obiettivo; questo fa si che non esistano in generale
problemi di politica separabili gli uni dagli altri. Ho scelto quindi di adeguarmi alla
suddivisione per aree di competenza indicate dalle leggi stesse, stabilendo
arbitrariamente alcuni accorpamenti e la seguente sequenza d’analisi: moneta e fisco,
industria e artigianato, mezzogiorno ed aree depresse, lavori pubblici e trasporti,
energia, commercio estero, famiglia; manca la classificazione “Politica economica e
privatizzazioni”, perché le leggi che nella ricerca risultano classificate sotto questa
voce si presentano come provvedimenti volti ad aumentare la produttività o gestire e
garantire finanziamenti ed agevolazioni statali, ma in realtà si traducono quasi
esclusivamente in agevolazioni per lo sviluppo dell’edilizia pubblica; sono stati
quindi inseriti nel capitolo inerente i lavori pubblici.
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In particolare JurisData (http://www.jurisdata.it) e Norme in Rete (http://www.nir.it) consultate tra il 15.12.07 ed il
20.01.08, effettuando ricerche per parole chiave, aree tematiche e numeri di leggi specifici. Le parole chiave utilizzate
sono state: politic -a, -he; industri -a, -e, -ale, -ali; energia; moneta; credito. Le aree tematiche esplorate sono state:
industria e artigianato, mezzogiorno, aree depresse, fisco, commercio, commercio estero, trasporti.
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1. Politica monetaria e politica fiscale
Queste due voci sono accorpate perché non rappresentano due politiche
alternative tra loro, bensì complementari. È necessario porle alla base dell’analisi
perché la loro azione influenza in maniera sensibile gli investimenti italiani, i
consumi, l’accesso al credito e la bilancia dei pagamenti, inoltre, anche se la politica
monetaria è amministrata dalla Banca d’Italia e quella fiscale dal governo, per
conseguire gli obiettivi generali di politica economica e benessere sociale assicurando
un elevato saggio di sviluppo del sistema è necessario che le decisioni siano prese da
un ente politicamente responsabile; questa necessità elimina le differenze tra le due
politiche ponendole in una situazione di complementarietà e non di conflitto o di
alternativa
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.
1.1. Politica monetaria
Caratteristica del quinquennio è la stabilità dei prezzi delle materie prime sui
mercati internazionali; obiettivi comuni dei governi che si alternano alla guida del
paese sono il pareggio del bilancio, il controllo della bilancia dei pagamenti e la
stabilità monetaria; condizione questa ultima indispensabile per promuovere gli
investimenti in beni durevoli e per mantenere la certezza delle spese concernenti le
importazioni di materie prime ed energia. La politica restrittiva attuata da Einaudi
fino al 1948
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e poi proseguita da Pella, dal 1953 in poi permise alla Banca d’Italia di
attuare una politica monetaria prudente che si trasformò in leggermente espansiva
quando, tra la fine del 1956 e l’inizio del 1958, si manifesteranno in Europa deboli
tendenze recessive.
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L. Izzo, A. Pedone, L. Spaventa e F. Volpi, Problemi di politica economica a breve termine in Italia in P. Onofri
(a.c.), Reddito nazionale e politica economica, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 245-269.
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La politica economica di Einaudi verteva sul restringimento del credito per evitare la speculazione borsistica ed
orientare gli investimenti sui titoli di stato, immettendo contemporaneamente sul mercato generi alimentari importati a
basso costo. Il risultato fu di contenere l’inflazione e salvaguardare il potere d’acquisto della Lira, il prezzo pagato fu la
compressione della spesa per i consumi interni. Per l’analisi dettagliata delle politiche di bilancio si veda L. Verzichelli,
La politica di bilancio, Bologna, Il Mulino, 1999.
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Data d’inizio della politica monetaria della seconda legislatura si può
considerare il 10 gennaio 1953, quando la Banca d’Italia riduce i tassi d’interesse sui
c/c vincolati
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per la riserva obbligatoria versata dalle banche ed impone che tale
riserva sia versata solo in contanti o Bot; in seguito, il 18 novembre 1953, con decreto
ministeriale, è ridotto il tasso d’interesse sui buoni postali fruttiferi. La sinergia tra
governo e la Banca d’Italia emerge dal fatto che il precedente 22 ottobre, in un
discorso al Convegno di studio sul credito agrario, Menichella, governatore della
Banca d’Italia, poneva in evidenza il fatto che lo Stato, attraverso la Cassa per il
Mezzogiorno
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, aveva investito notevoli capitali nell’agricoltura, alla quale ora si
chiedeva di accrescere competitività e produttività e di sviluppare le esportazioni; per
questi nuovi investimenti si richiedeva l’intervento delle casse di risparmio e per
favorirne l’azione si rendeva necessario ridurre la concorrenza alle stesse portata
dalle casse postali. Pur senza essere un atto del governo, l’azione iniziata da Pella
durante la sua attività come ministro delle finanze trova una sua conclusione
nell’accordo interbancario che sostituisce il precedente cartello tra le banche:
l’accordo che entra in vigore il 1° febbraio 1954
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, stabilisce di mantenere invariati i
tassi minimi attivi ed abbassare i tassi passivi massimi. Tutti questi provvedimenti
evidenziano il tentativo del governo di facilitare l’accesso al credito per le imprese e
limitare il ruolo della Banca d’Italia; la diminuzione delle riserve obbligatorie, degli
interessi sulle stesse, e dei tassi d’interesse sui buoni postali, è attuata per rafforzare il
ruolo di banche e casse di risparmio, che si ritrovano con un aumento di liquidità
destinabile al finanziamento di imprese e privati.
Per trovare altre leggi di politica monetaria si dovrà aspettare il 1955, quando
l’elezione di Gronchi a presidente della repubblica porta alla crisi del governo Scelba
ed alla costituzione del primo governo Segni
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; nei 22 mesi del suo mandato si
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Il tasso d’interesse sui depositi vincolati a 8 e 15 giorni passava rispettivamente da 2,5 a 1,5%, e da 3 a 2%; venivano
inoltre soppressi i depositi in c/c vincolati a 4 e 6 mesi.
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La “Cassa per le opere straordinarie di pubblico interesse nelle regioni meridionali”, comunemente nota come “Cassa
per il Mezzogiorno” è varata con la legge 646 del 1950.
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Il governo cade il 5 gennaio 1954 e l’accordo interbancario entra in vigore durante il primo governo Fanfani.
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Gronchi è eletto presidente il 29 aprile 1955 e per la prima volta in Italia avviene un cambio di presidente senza che ci
sia anche un cambio di governo. C’è il dubbio se il presidente del consiglio debba o meno presentare le dimissioni e se
queste siano da ritenersi formali o meno; sorge inoltre un attrito politico tra Scelba, centrista e lo stesso Gronchi,
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trovano alcuni importanti provvedimenti. Il primo è il D.L. 28 luglio 1955, n. 586
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,
che porta al 100% la quota di valuta estera presente in Italia e liberamente disponibile
sul mercato, stabilendo norme per il suo utilizzo e determinando le scadenze entro le
quali deve essere impiegata per pagamenti all’estero fissandole ne “la quindicina di
calendario successiva a quella di accreditamento delle valute nei conti”, viene inoltre
disciplinata la cessione a terzi della valuta e la negoziazione con e tra le banche. Il
secondo è la L. 7 febbraio 1956, n. 43
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, a favore degli investimenti di capitali esteri
in Italia; il provvedimento stabilisce che tutti i residenti all’estero, anche cittadini
italiani, possono trasferire in Italia capitali, convertirli in Lire, investirli in nuove
imprese o nell’ampliamento di già esistenti, e “...trasferire all’estero senza alcuna
limitazione, i dividendi e gli utili effettivamente percepiti, nonché i capitali derivanti
da eventuali successivi realizzi”. Il terzo provvedimento si ricollega al già citato
intervento del governo Pella sulla riduzione del tasso d’interesse dei buoni postali
fruttiferi, questa volta però ad essere disciplinati sono i Buoni del tesoro novennali
(Btn) per i quali ora viene fissato un limite all’importo delle emissioni. Ancora una
volta si cerca di orientare il pubblico verso gli istituti di credito che possono così
avvalersi di maggiore liquidità nella concessione di prestiti e mutui. L’ultimo
provvedimento da segnalare è, nel corso del primo governo Zoli
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, l’istituzione presso
la direzione generale del tesoro di un fondo per l’acquisto sul mercato di buoni del
tesoro poliennali; in questo caso l’obiettivo è quello di dare vita ad un ente in grado,
tramite l’azione diretta sul mercato, di attuare politiche di restrizione o allargamento
della base monetaria senza ricorrere a politiche di restrizione del credito attuate
tramite l’aumento dei tassi d’interesse.
favorevole ad un’apertura a sinistra. Prevale la scelta delle dimissioni, che Gronchi accetta, aprendo la strada al governo
Segni. Per una trattazione dettagliata si veda G. Tamburri, La politica negli anni cinquanta, in F. Peschiera (a.c.),
Sindacato industria e stato negli anni del centrismo, Firenze, Le Monnier, 1979, pp. 1-127.
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GU 29.07.1955 n. 173.
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GU 21.02.1956 n. 043.
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Il governo Zoli succedette il 19 maggio 1957 al governo Segni; si trattava di un governo di transizione, con il compito
di condurre la legislatura alla sua naturale conclusione: le elezioni politiche del 25-26 maggio 1958.