1
Introduzione
La crisi economica che si protrae nell'Unione Europea sin dal 2008 è stata definita
presso più sedi come la più grave dai tempi della Grande Depressione del 1929. Il
presente lavoro si dedica ad approfondire la seconda fase della crisi, quello che ha
inizio grossomodo nel 2010, quando le autorità politiche europee decidono di ritirare
gli stimoli per la crescita, implementati a seguito dello scoppio della crisi finanziaria,
per cominciare politiche fiscalmente restrittive, allo scopo di abbassare i rapporti
deficit/PIL e debito pubblico/PIL: le cosiddette politiche di austerità. Si presenterà la
complessiva situazione economica europea verificatasi tra il 2008 e il 2013 e si
approfondiranno successivamente le particolari condizioni di Grecia, Portogallo,
Irlanda e Spagna, Paesi che hanno richiesto e ricevuto assistenza economica e
finanziaria da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario
Internazionale, aggiungendo brevemente alcune informazioni relative ad altri Paesi.
Si presenterà poi una rassegna di studi scientifici riguardanti la linea di ricerca volta a
dimostrare il possibile effetto espansivo delle misure di austerità, che si ritiene sia
stata di supporto alla decisione di applicare le suddette politiche, così come una
rassegna di studi che si pongono criticamente verso quelle ricerche. Infine si
presenterà una rassegna di studi riguardanti le riforme strutturali che in sede europea
si ritengono necessarie per tornare a buoni livelli di crescita economica nell'Unione e
una rassegna di studi che sostengono la necessità di intraprendere, allo stesso
scopo, investimenti pubblici.
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CAPITOLO 1 - LA CRISI ECONOMICA 2008-
2013
Come si vedrà dai dati presentati nei prossimi paragrafi e come si sosterrà nel corso
della trattazione, le manovre restrittive di bilancio occorse nei Paesi dell'Unione
Europea (UE) negli ultimi anni hanno portato ad un peggioramento delle condizioni
dell'economia reale, e non si è raggiunto un miglioramento dei rapporti debito
pubblico/PIL, nonostante la riduzione dei rapporti deficit/PIL. I dati inoltre
mostreranno che nell'eurozona la situazione macroeconomica è stata più complicata
e difficile rispetto all'intera UE.
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel 2012 ha elaborato un grafico (1.1) che
riguarda un gruppo di Paesi sviluppati e che mostra come si sia ridotta la crescita del
PIL nel 2011 in relazione alla riduzione dello stimolo fiscale.
3
Grafico 1.1 Economie avanzate: cambiamento nello stimolo fiscale e crescita
percentuale PIL reale, 2012
fonte: Fondo Monetario Internazionale, Fiscal Monitor Update, 24/1/12
http://www.imf.org/external/pubs/ft/fm/2012/update/01/fmindex.htm
4
Wolf ha elaborato un grafico che mostra la correlazione tra aggiustamento fiscale e
crescita del PIL nell'Eurozona-17 tra il 2008 e il 2012:
Grafico 1.2 Consolidamento fiscale e Pil eurozona-17, 2008-2012
fonte: Wolf M., The impact of fiscal austerity in the eurozone, suo blog sul sito del Financial Times,
27/4/1 http://blogs.ft.com/martin-wolf-exchange/2012/04/27/the-impact-of-fiscal-austerity-in-the-
eurozone/
5
Esercitazioni simili sono state svolte da De Grauwe e Ji per Germania, Portogallo,
Irlanda, Italia, Grecia, Spagna per gli anni 2011 e 2012:
Grafico 1.3 Consolidamento fiscale e PIL PIIGS+Germania, 2011-2012
fonte: De Grauwe P., Ji Y., Panic-driven austerity in the Eurozone and its implications, Voxeu, 2013
http://www.voxeu.org/article/panic-driven-austerity-eurozone-and-its-implications e De Grauwe P. e
Yuemei J., The Legacy of Austerity, CEPS, 2013
http://www.ceps.be/system/files/PGD%20&%20YJ%20Austerity.pdf
6
Risulta evidente da questi studi che nei Paesi dove il consolidamento fiscale
(previsto o effettivamente realizzato che sia) è stato maggiore, maggiore è stata la
recessione; che la relazione non sia inversa, ovvero che non è a causa della
recessione che viene implementato un consolidamento fiscale, è certificato dagli
errori di previsione di crescita del PIL documentati dal FMI ogni anno (come
argomentato da Krugman
1
). Del resto è lo stesso FMI che ha ammesso che l'errore
di stima dei moltiplicatori fiscali di breve periodo è ciò che causato più recessione del
previsto in alcuni Paesi, come si vedrà nel paragrafo 2.3 di questo capitolo.
Nondimeno, è il Consiglio d'Europa, nella persona del Commissario Diritti Umani ,
Nils Muiznieks, a scriverlo apertamente nel rapporto Safeguarding human rights in
times of economic crisis:
"Molte di queste misure di austerità, caratterizzate da tagli di spesa pubblica, aumenti
regressivi di tassazione, ridotta protezione del lavoro e riforme pensionistiche -
hanno esacerbato le già serie conseguenze della crisi economica, marcata da livelli
record di disoccupazione. L'intero spettro dei diritti umani è stato colpito - dai diritti ad
un lavoro decente, uno standard di vita adeguato e sicurezza sociale, all'accesso alla
giustizia, libertà di espressione e i diritti di partecipazione, trasparenza e
accountability. Gruppi di persone vulnerabili e marginalizzati sono stati colpiti in
maniera sproporzionatamente dura, peggiorando pre-esistenti modelli di esclusione
nelle sfere politiche, economiche e sociali. La povertà, compresa la
sottoalimentazione infantile, sta diventando più profonda ed è possibile che abbia
effetti di lunga durata. In alcuni casi, la crisi economica sta mettendo in crisi la
1
Krugman P., The IMF and the GOP, suo blog sul New York Times, 11/10/12
http://krugman.blogs.nytimes.com/2012/10/11/the-imf-and-the-gop/?_php=true&_type=blogs&_r=0
7
concreta capacità delle autorità centrali e locali di rispondere alle speranze di base
dello Stato sociale e di assicurare la protezione dei diritti umani."
2
E' necessario, per meglio focalizzare la trattazione, avere a disposizione un quadro
della situazione che si è venuta a creare nell'Unione Europea a partire dallo scoppio
della crisi economica.
1 - GENESI DELLA CRISI ECONOMICA
Come è stato appurato e riconosciuto universalmente, la crisi economica mondiale
ha avuto come fattore scatenante la crisi dei mutui subprime originatasi negli Stati
Uniti. Questi erano mutui concessi con condizioni molto agevolate: tassi di interesse
molto bassi, richieste minime o nulle di documentazione personale e di garanzie
patrimoniali.
un tipico caso di offerta di mutuo subprime
3
2
Muznieks N., Safeguarding human rights in times of economic crisis, Consiglio d'Europa, Novembre
2013.
https://wcd.coe.int/com.instranet.InstraServlet?command=com.instranet.CmdBlobGet&InstranetImage
=2392948&SecMode=1&DocId=2079144&Usage=2
8
L'erogazione di tali mutui aumentò a dismisura; moltissime banche li cartolarizzarono
in prodotti finanziari sempre più elaborati e si assicurarono contro il possibile
fallimento degli stessi presso enti a loro volta fortemente esposti con derivati
"spazzatura"; questi prodotti "tossici" diventarono asset rilevanti nei bilanci di molte
banche in tutto il mondo, anche attraverso il cosiddetto shadow banking system,
consistente tra l'altro nella creazione di Special Purpose Vehicles, società esterne
alle banche ma di loro proprietà, utilizzate al solo scopo di non far risultare passivi
relativi ai derivati nei bilanci ufficiali.
Fra i prodotti finanziari protagonisti del caos, possiamo ricordare i Mortgage-Backed
Security (MBS), un prodotto con sottostante anche centinaia di mutui e altri asset,
divisi in varie scale di fallibilità, e i Credit Default Swap (CDS), con i quali si scambia
la struttura dei tassi di interesse di un prodotto finanziario con quella di un altro
prodotto
4
.
Il buon andamento dei prezzi dei derivati faceva ritenere alle banche che la
situazione sarebbe continuata ad essere positiva. Inoltre le tre maggiori agenzie di
rating (Moody's, Fitch, Standard & Poor's) attribuivano a tali derivati il più alto rating
possibile (AAA) conferendo così maggiore fiducia negli operatori finanziari per la loro
compravendita
5
.
L'aumento incontrastato dell'accesso a questi mutui subì un improvviso arresto
quando molti dei contraenti non furono in grado di ripagare i debiti contratti. e il
valore delle loro case scese improvvisamente di valore, oltre ad essere spesso
pignorate dalle stesse banche: come è facile comprendere, essendo gli stessi mutui
componente sottostante dei prodotti derivati sparsi in tutto il mondo, tali derivati
5
http://www.flickr.com/photos/thetruthabout/2681354792/; l''immagine è stata utilizzata anche dall'ex
presidente del Consiglio dei Governatori del Federal Reserve System, Ben Bernanke, durante un
convegno con alcuni studenti a proposito della crisi finanziaria: http://bcove.me/8siinltw
4
Per una spiegazione complessiva sulle origini e l'evoluzione della crisi finanziaria: Morris C.R.,
Crack, Elliot Edizioni, 2009 (miglior libro di economia del 2008 secondo l'Economist);
5
come documentato in Crack.
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persero a loro volta molto del loro valore. Per effetto domino, molte banche e istituti
di credito videro i loro bilanci in crisi: negli USA vanno ricordati gli ormai celebri casi
della AIG, della Bear Sterns, della Morgan Stanley (tutti istituti che in qualche modo,
attraverso fusioni o rifinanziamenti pubblici, si salvarono) e della Lehmann Brothers
(che invece fu lasciata fallire nel settembre 2008).
In Europa ebbero difficoltà serie o molto serie: l'inglese Northern Rock, la svizzera
UBS, la franco-belga Dexia, la belga Fortis, l'italiana Unicredit, la tedesca Hypo Real
Estate, per citare i casi più eclatanti. Alcune di queste banche furono nazionalizzate,
altre partecipate dallo Stato, allo scopo di arrestare il panico che si era scatenato tra i
clienti delle banche che in massa andavano a ritirare i loro depositi.
Come riconosciuto anche dal vice presidente della BCE Vitor Constancio (2013), era
già presente una difficile situazione nelle banche europee, riflessa nella bilance dei
pagamenti dei vari Stati, per la quale i Paesi più forti (al Nord dell'Europa) prestavano
ai Paesi più deboli (il Sud dell'Europa), alimentando in alcuni casi alcune bolle
speculative locali (Irlanda e Spagna). Una situazione che, sempre nella spiegazione
di Constancio, è arrivata infine al culmine della sua insostenibilità con l'evento
esterno della bolla suprime (che ha coinvolto come visto anche le banche europee)
che ha fatto esplodere la situazione; la crisi dei debiti pubblici non sarebbe stata così
grave senza gli interventi statali conseguenti allo scoppio della crisi
6
. Alcuni autori, tra
cui Bagnai (2012)
7
, già prima dell'intervento di Constancio avevano dato una
spiegazione simile, ricordando in particolare il c.d. ciclo di Frenkel
8
che aveva
descritto simili dinamiche a riguardo delle crisi dei Paesi a cambio fisso dollaro-peso
e le opere di Minsky a riguardo del debito privato
9
.
6
Constancio V,, The European crisis and the role of the financial crisis, discorso alla conferenza The
crisis in the euro area presso la Banca di Grecia, 23/5/13
http://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2013/html/sp130523_1.en.html
7
Bagnai A,, Il tramonto dell'euro, Imprimatur editore, 2013
8
Frenkel R. e Rapetti M., A developing country view of the current global crisis: what should not be
forgotten and what should be done, Cambridge Journal of Economics, 2009
9
Hyman Minsky aveva elaborato una teoria che descriveva l'esistenza del "momento Minsky", come
successivamente denominato da altri autori; ovvero un punto, raggiunto ciclicamente nell'evoluzione