Il lavoro di tale tesi raccoglie quindi informazioni a riguardo per poter poi, creando un
quadro chiaro un quadro quanto più possibile completo e dettagliato delle potenzialità e
delle problematiche, formulare delle proposte o delineare su quali punti sarebbe
importante concentrarsi nelle iniziative future, anche e soprattutto utilizzando le opinioni
a proposito dei conduttori stessi, partendo innanzitutto dall’interno dell’Associazione
stessa.
I punti forti che le aziende di “Mosaico” mostrano sono rappresentati da una dinamicità e
convinzione interne notevoli: tutte le aziende sono in costante sviluppo, per il fatto che la
maggior parte di esse è abbastanza giovane (la metà delle aziende nasce negli anni ‘90);
e mostrano una salda convinzione, dell’importanza dell’attività agricola nelle zone di
montagna, non semplicemente per la propria famiglia ma per il contesto locale nel
complesso.
Questa situazione di sviluppo è dovuta in parte al fatto che dalla fine degli anni ’90 in poi
anche a livello legislativo sono state riconosciute le molte funzioni che l’agricoltura in un
contesto rurale e svantaggiato può avere, consentendo così la formazione di alcuni
strumenti, purtroppo non ancora sufficienti, anche per le piccole aziende che negli anni
precedenti invece soffrivano, soprattutto nella commercializzazione della produzione, la
concorrenza con il fondovalle.
Ogni azienda pare sappia bene quale sia la sua strada da percorrere, e lo dimostra il fatto
che, nonostante le difficoltà soprattutto economiche e legate alla mancanza di tempo per
gestire tutto quello che si vorrebbe creare per e con l’azienda, tutte queste imprese
continuino alacremente a fare progetti e a concretizzarli, e a tenersi in aggiornamento
(anche se solamente in alcuni settori) sulle eventuali nuove possibilità offerte. Anche se
si nota una mancanza di formazione e aggiornamento verso invece gli aspetti legislativi e
burocratici che probabilmente non riguardano da vicino tale tipologia d’azienda, quali ad
esempio condizionalità, ricerca in campo agronomico.
Accanto a questi aspetti validi esse mostrano, come portatori di valore aggiunto, il già
citato legame forte con il proprio territorio e la produzione con metodi di conduzione
biologici ed attenti a molte buone pratiche agricole ed ambientali.
I punti deboli si individuano invece nell’atteggiamento, ormai logorato da anni di
delusioni e rinvii, nei confronti delle istituzioni pubbliche ed enti di ricerca e consulenza
tecnica locali, visti come soggetti distanti dall’attività praticata dagli agricoltori ed
allevatori e dalle loro esigenze. Ciò è dovuto anche in parte alla citata mancanza di
collegamento delle aziende socie con cooperative o consorzi commerciali di livello
provinciale o regionale, generalmente garanti del rispetto degli interessi dei propri
associati da parte delle stesse istituzioni. Questo atteggiamento porta spesso anche a
considerare tutto ciò che non è direttamente collegato al lavoro pratico del contadino
come qualcosa di lontano, che non può comprendere la reale vita di una famiglia
contadina.
Quasi tutti i conduttori nelle interviste mostrano però la volontà di voler continuare, non
solamente come singoli, ma anche come associati. A questo proposito propongono alcune
soluzioni od iniziative per il futuro di “Mosaico” tutte volte alla valorizzazione delle
differenze di produzione e servizi offerti, e alla valorizzazione anche dei principi condivisi
da tutte le aziende quali agricoltura naturale rispettosa dell’ambiente, dell’uomo e
dell’animale, collegata il più possibile con il contesto locale e basata su un rapporto di
fiducia con i propri clienti.
7
ABSTRACT
Agriculture in Trentino is distinguished by little farms, it is a mountainous country with
large woods and bleak rocky lands, crossed by many deep valleys. The connection
between all the bigger farmers is granted by cooperative that gather their products to
sell and foster the production. “Mosaico” is not connected to these cooperatives, but
transforms and fosters its own production selling on markets or directly in farm, in order
to maintain a real and true contact with the costumer.
The informations for this thesis have been gathered with a questionnaire made on
porpouse and proposed to twenty five farms member of the “Mosaico” association, a
group of little farmers of Trentino mountains.
They work on height, less connected to extra regional markets, so they usually sell their
products during fairs and markets, considering this kind of trade more important, less
expensive and closer to people than the other one: it creates contacts with costumers
who are more effective than posters.
Trentino’s agriculture is mainly composed by fruits (almost totally apples), wines and
zootechnical sector (animal husbandry).
This association aims to the differentiation of products and income, with vegetable
growing in rotation with cereals and aromatics herbs; fruit growing and breeding of
mixed animals. this kind of farm has a great percentage of consumption of its own
production.
Whereas other farms are specialized or have one and only type of growing system,
mainly because they practise breeding (in general of various animals), that requires large
surface and time.
All show a particular tie with their territory, also in the choice of cultivar and breed that
they wish to grow: in many cases in fact they use local variety and breed (with low
spread).
All of they regard this tie very important for their own vitality: they act in places where
local culture, traditions and farming culture are at loss, and sometimes in these areas
villages become like a dormitory for people that work and find their amusements in
towns of valley.
The most purpose of “Mosaico” is to gather together these farms to support them (also
only moral support) and to show other realities, other experiences with similar aims and
principles.
They are also gathered because they want to appear to the citizens and public
institutions.
But in last years “Mosaico” is a bit in standstill for some inside problems: it misses the
time to guarantee a constant presence and to take part to the initiatives; but also for
some external problems caused from the lack of attention by the institutions.
This thesis work gathers the information about these aspects to create a picture of
potentialities and problems and thus to draw up a bit of proposal. In this way it’s possible
to show the points on which concentrate themselves, using also for this aim the opinions
of interviewees. And it will be important to begin inside the association.
8
The strengths of “Mosaico” are the dynamism and inside confidence: all farms are in
constant development also because they are quite young (half of these were born in
nineties) and because these farmers think it’s very important to maintain agricultural
activities in the mountains, for their family and local context.
This situation also comes from the new functions acknowledged to the agriculture,
specially in the mountainous rural and disadvantaged areas.
In these areas in fact the farms can bring vitality, new activities, new opportunities and
can do recovery local culture and tradition such as landscape.
New legislation has created new instruments for farmers that reward the drawback
caused by the competition of farms that work in bottom of the valley.
All associated are really resolute and determinated: in fact they go on although the
difficulties, mainly economic and connected to lack of time; they also go on making plans
and to get themselves up to date (but only in particular sector). But in this farms the
formation miss in the legislative and bureaucratic sector, maybe because this information
don’t regard directly this type of farm (ex. conditionality, new discoveries in the research
field).
They have decided moreover to till their lands with the Organic agriculture, added to the
respect for the people and animals.
The weakness instead there are in the attitude towards public institutions and local
research corporation and advice corporation: this situation comes from the
disappointments and postponements for more years.
They see this institution too much far from the practical agricultural activity. This
situation also comes from by the missed link with the farmers’ cooperatives.
Unfortunately this attitude brings to think that everything not link with the practical work
is far off from the real life of a country family.
Almost the interviewees however wish continue also like association “Mosaico”. They
purpose some solutions and initiatives for the future of association. These are for the
exploitation of differences in the offered production and service, and shared principles.
9
1. INTRODUZIONE
L’agricoltura di montagna ha caratteristiche fondamentali che la differenziano dall’attività
agricola nel suo complesso: dispone di un territorio più limitato, ridotto ulteriormente sia
dall’abbandono delle aree marginali da parte di chi lo coltiva, sia dall’occupazione dello
stesso per usi extranullagricoli. Si aggiungono nelrlc ’a o alpino le limitazioni climaticonull
orografiche che comportano una difficoltà nell’adeguamento delle innovazioni
tecnologiche alla produzione montana, riducendone la competitività. Ciò che caratterizza
la montagna è quindi il Limite: limiti d’orizzonte, d’altitudine per le diverse colture, fisico
per scambi, ecc.
Oltre ai “limiti” però, l’ambiente montano offre anche molte opportunità all’agricoltura. Il
clima, ad esempio, permette la conservazione della sostanza organica del terreno e
quindi della sua fertilità (Coboldi, 2003). L’escursione termica e l’irraggiamento solare poi
garantiscono ai prodotti caratteristiche organolettiche particolari. Inoltre le condizioni
nutrizionali ed ambientali conferiscono ai prodotti lattieronullcaseari di montagna aromi e
sapori unici, (in riferimento a questa caratterizzazione si vedano ad esempio i lavori di;
Bailoni at al, 2005; Zanrosso, 1994).
I prodotti sono eterogenei e la loro produzione richiede una manodopera con capacità
professionali particolari per poter essere concorrenziale con le altre regioni più favorite.
L’ambiente montano poi, meta di numerosissimi turisti, rappresenta uno strumento di
diffusione della conoscenza relativa ai prodotti agricoli ed alla vita e civiltà “contadina”,
cosa che potrebbe creare, affiancato da un efficiente programma di educazione
ambientale e di cultura montana, un vero circuito virtuoso con il mercato turistico. Anche
la presenza di numerose aree protette può rivelarsi un’opportunità, nonostante i molti
vincoli posti, in collegamento alle produzioni locali.
Perché però i limiti vengano trasformati in opportunità, per uno vero sviluppo, serve
sostenibilità, non solo ambientale ma soprattutto economica e sociale. E perché ci sia
sostenibilità economica, a cui è collegata strettamente anche quella ambientale e sociale,
va garantito un reddito complessivo adeguato agli addetti. Una gratificazione economica
per il proprio impegno infatti spesso comporta una soddisfazione maggiore, che
facilmente sfocia in comportamenti virtuosi, in una conduzione dell’azienda rispettosa
dell’ambiente e quindi del contesto fisico ma non solo, anche di quello culturale.
La specializzazione e l’intensificazione dei processi colturali estremizzate, la
meccanizzazione accentuata, l’aumento delle dimensioni aziendali, che hanno interessato
la pianura, negli anni hanno purtroppo coinvolto l’agricoltura di montagna in una spirale
competitiva che ha sopraffatto numerose aziende ed ha portato all’abbandono di molti
terreni. Conseguenza di ciò è stata spesso l’avvento della monocoltura, dovuta
all’intensificazione e la specializzazione produttiva (in Trentino ad esempio la frutticoltura
e viticoltura occupano l’85 % della produzione), troppo spesso accompagnata anche dalla
monovarietà e monosuccessione (ad esempio Golden delicious occupa il 67% della
produzione totale in Trentino), con evidenti e ormai noti effetti su tutto il sistema agricolo
ed ambientale. Tutto questo ha provocato la rottura dell’equilibrio instauratosi nel corso
di secoli tra attività agricola e ambiente (e lo si nota soprattutto nei contesti di
fondovalle): l’intensificazione e la specializzazione hanno portato alla progressiva
10
riduzione di specie e varietà e degli ecotipi coltivati con conseguente perdita di
biodiversità, fragilità ed erosione, e resilienza dell’ecosistema agricolo. L’insieme di tali
effetti ha poi provocato l’omologazione del paesaggio, con l’eliminazione delle “tare
produttive” a discapito dell’equilibrio ecologico e della fauna selvatica, nonché un forte
sfruttamento delle risorse idriche, (La Mantia et al., 2007; Ricoveri, 2008; Battisti, 2005).
In altri casi invece si sono preferite qualità e segmentazione del mercato, anche nelle fasi
di trasformazione e commercializzazione, percorrendo tutta la filiera fino al consumatore
finale, con evidenti effetti positivi. Su questi esempi bisognerebbe creare un
cambiamento pratico per lo sviluppo montano, in modo che poi la qualità del prodotto di
montagna incorpori i valori di qualità che il territorio è in grado di esprimere. Solo
quando questo avverrà l’agricoltore potrà essere almeno in parte ripagato (soprattutto in
termini di gratificazione, riconoscimento e soddisfazione) per i maggiori sforzi spesi nella
coltivazione e l’agricoltura in montagna tornerà ad essere economicamente sostenibile.
Un efficace mezzo per produrre sostenibilità economica e sociale, in azienda e sul
territorio, giunge dalla diversificazione di produzione e servizi offerti: essa arricchisce la
situazione aziendale e porta maggiori benefici, un maggior valore aggiunto e permette
agli agricoltori di non abbandonare la loro terra e la comunità. L’esempio più immediato è
l’incrocio dell’attività aziendale con il turismo cosiddetto “alternativo”, che si caratterizza
per un’attenzione all’equilibrio ambientale, alla salubrità dei prodotti e per una ricerca
della naturalità e della tipicità dell’offerta, (Raffaelli, 2005).
Molta attenzione va posta alla condizione e qualità di vita e di lavoro dell’agricoltore:
spesso, infatti, è proprio la mancanza di tempo libero che comporta scarsità di risorse
umane disponibili per mansioni che richiedono un impegno costante. E’ necessario
soprattutto per evitare il non uso del territorio, dovuto alla marginalizzazione
dell’agricoltura in talune zone. Inoltre per uno sviluppo locale veramente sostenibile è
necessario stimolare la governance locale mirata alla partecipazione della pluralità degli
attori del territorio. E’ importante valorizzare le istituzioni locali, il capitale sociale
(Associazioni, network e relazioni sociali) (Chiesi, 2007; Milella, 2004) per raggiungere
soluzioni idonee per lo sviluppo locale, a volte modificando le attitudini degli individui
partendo da una “rinulleducazione” di tutti coloro c hse ono coinvolti (istituzioni null agricoltori
ed altri operatori – consumatori e frequentatori del territorio), sviluppando in tutto ciò
strategie ad hoc di marketing territoriale che spesso rallenta o evita la marginalizzazione.
Senza la partecipazione attiva dei diretti interessati non si crea un’ottimizzazione delle
risorse endogene. E’ per tale motivo che le modalità di partecipazione alle scelte
economiche e sociali tipiche di quella che era l’economia agricola di sussistenza dell’area
alpina fino a qualche decennio fa possono essere considerate un punto di partenza per
elaborare, con opportuni adattamenti, nuovi modelli di sviluppo, adatti alle specifiche
realtà del luogo, partendo dal presupposto che sostenibilità e democrazie sono altamente
interrelate. La promozione di un interesse comune tra chi vive concretamente il territorio
per uno sviluppo sostenibile è il risultato di una giustizia economica e sociale, (Raffaelli e
Goio, 2005).
Esistono diverse ragioni quindi per considerare il capitale sociale come un fattore
produttivo: un ambiente ricco d’opportunità associative che consentono alle persone di
incontrarsi spesso costituisce un terreno fertile per la coltivazione di valori comuni e la
diffusione di norme di reciprocità. Ne deriva uno stimolo agli scambi ed agli investimenti
e per la produzione. Esso migliora quindi le possibilità produttive, ma influenza anche il
11
benessere delle famiglie, spesso legato a fattori intangibili quali la conoscenza e le
capacità di coordinamento e di cooperazione fra imprese e tessuto locale.
L’identità territoriale si ritrova anche nei cosiddetti sistemi di prossimità, basati su una
produzione locale per consumatori locali, in cui i beni scambiati non sono staccati dalle
persone e sono riconducibili all’abilità di chi li ha prodotti, cosa che crea un rapporto di
fiducia con il produttore. A questo modello si rifanno le iniziative di “filiera corta”.
(Per un approfondimento su questi sistemi si veda il Box 1 “Il cibo locale ha una faccia”
ed il paragrafo 2.8.1 in cui si presenta la realtà di Filiera corta e presenza di Gruppi
d’acquisto solidale in Trentino). Essi si differenziano dai sistemi estesi spazialmente,
basati invece su di una produzione locale per consumatori distanti, in cui diventa
importante la certificazione del prodotto, come veicolo d’informazione sul valore (sempre
locale) del prodotto e meccanismo d’appropriazione della rendita che ne deriva.
Nelle aree di montagna la produzione agricola da un lato e l’ambiente naturale dall’altro
sono certamente dei prodotti congiunti, provenienti da uno stesso processo, (Gios,
2005). Purtroppo però, nella società moderna frenetica e maggiormente legata alle
risorse tangibili, il ruolo delle risorse naturali locali e delle amenità ad esse collegate è
diminuito drasticamente. Il settore agricolo negli ultimi decenni ha perso in questo
processo la sua centralità, ma non è sparita l’esigenza di mantenere uno sviluppo
adeguato al territorio, quindi il ruolo del settore primario null sviluppando un forte legame
con il territorio null attualmente è ancora fondamen le ta . Ed è proprio un sistema locale di
produzione degli alimenti che crea fattori di competitività delle aziende agricole. La
produzione così è contestualizzata nel tessuto economico sociale, culturale ed ambientale
di uno specifico territorio (produzione place matter). Gli agricoltori sono protagonisti
essenziali, non solo in quanto produttori di beni agronullalimentari e “giardinieri delle Alpi”,
ma anche come portatori di capitale umano (insieme di saperi, abilità, e motivazioni) e
valore. Questo protagonismo però comporta che gli agricoltori si assumano precise
responsabilità verso l’ecosistema locale ed il contesto sociale ed economico in cui
operano. Intesa in questo senso, la cosiddetta “responsabilità sociale d’impresa” (RSI)
non è però un peso per l’agricoltore, ma anzi può generare un vantaggio competitivo
perché condiziona positivamente la performance dell’impresa stessa e la sua
competitività, migliorandone le prospettive di sviluppo duraturo e diminuendo la
possibilità di rischio. La reputazione delle imprese, infatti, rappresenta un patrimonio che
dipende dalla capacità di operare a stretto e trasparente contatto con i bisogni della
società, rispettando valori universali e/o di rilievo per il sistema locale.
In tale prospettiva la multifunzionalità delle aziende agricole diventa un valore per il
benessere sociale, economico e ambientale che può derivarne alla collettività, per cui
mantenere o promuovere un’elevata qualità della multifunzionalità delle aziende agricole
può diventare un obiettivo politico da conseguire con opportuni interventi a favore delle
imprese agricole (o rurali). La multifunzionalità identifica tutto quell’insieme d’esternalità,
generalmente con connotazione positiva, che l’agricoltura genera attraverso le proprie
attività. Queste esternalità producono funzioni, non sempre ricercate null anzi spesso
incidentali, che in un contesto fragile come quello di montagna risultano particolarmente
importanti. Come noto, le funzioni principali dal punto di vista ambientale che ne
derivano sono: tutela e salvaguardia ambientale e presidio del territorio; conservazione
di ecosistemi vari; tutela della qualità del paesaggio, creazione e valorizzazione delle
amenità paesaggistiche.
12
Essa però diventa maggiormente cruciale dal punto di vista socionulleconomico.
L’agricoltura, infatti, può creare occupazione e reddito mantenendo così parte della
popolazione nelle zone montane o richiamandone dalle zone urbane e di valle. Questo
ruolo è anche indiretto grazie alla mediazione della funzione ambientale, in quanto in un
ambiente paesaggisticamente gradevole l’attrazione dei visitatori è maggiore, fatto che
apre molte possibilità occupazionali anche all’esterno dell’azienda agricola. Il contributo
socionulleconomico però si rileva anche nel contributo cu ur ltale fondamentale inteso come
apporto alla conservazione del patrimonio edilizio ed architettonico tipico, e come
contributo al mantenimento della “cultura, identità e tradizioni” della montagna, pur
intrecciandosi proficuamente con innovazione e tecnologia. La rivitalizzazione quindi
dell’attività agricola nelle zone montane permette di raggiungere, per vie molto più
economiche, obbiettivi e risultati ambientali e sociali (come ad esempio con la gestione
del pascolo e dell’alpeggio), (Pretini, 2006; IRES, 2005).
Il lavoro intrapreso con questa tesi ha l’obbiettivo di conoscere ed analizzare la
strutturazione delle aziende socie di un’Associazione, “Mosaico”, di piccoli produttori di
montagna del TrentinonullAlto Adige, e dell’Associaz nie o stessa.
“Mosaico” raggruppa una trentina d’aziende allo scopo principalmente di fornire loro
opportunità di confronto e sostegno reciproco, per valorizzare e mantenere il
consolidamento e l'ampliamento, nonché il nuovo insediamento, di aziende agricole e di
trasformazione nelle zone della montagna trentina, con apertura però anche ad aziende
collocate in Alto Adige. Ciò che accomuna le aziende associate sono soprattutto la
valorizzazione delle risorse ambientali e culturali locali attraverso una produzione ad
identità territoriale ed un’economia di rispetto.
Le informazioni raccolte attraverso l’intervista frontale proposta ai soci, hanno permesso
di creare un quadro esaustivo, allo scopo di mostrare il modello di conduzione
dell’azienda agricola di montagna proposto dall’Associazione “Mosaico”.
S’intende, con questo lavoro, mostrare ciò che, nei primi sette anni di vita
dell’Associazione, i soci hanno costruito sia singolarmente che in modo aggregato. Quello
che ci si è chiesti prima di affrontare tale lavoro è riassunto nei seguenti punti:
- Il modello di sviluppo e di conduzione agricola proposto ed applicato dalle aziende di
“Mosaico” quali effetti ha avuto in termini di sviluppo delle aziende?
- E se ci sono stati risultati con quali iniziative e/o investimenti i soci li hanno
ottenuti?
- L’Associazione è servita, ed in che modo, ai soci?
- Qual è il valore (qualitativo) di tali aziende, in termini di vitalità del territorio e
recuperonullmantenimento del paesaggio, delle terree , ld la biodiversità?
- In cosa potrebbe migliorare l’Associazione e su cosa potrebbe puntare per ottenere
il riconoscimento che essa richiede?
L’analisi delle informazioni raccolte è servita proprio per rispondere a questi interrogativi,
e ad ipotizzare delle possibili proposte per valorizzare l’Associazione ed i suoi soci.
La tesi si articola in sette capitoli. Nel presente capitolo introduttivo si fornisce una breve
descrizione riassuntiva delle nuove funzioni attribuite e riconosciute all’agricoltura,
soprattutto nel contesto rurale o montano, nonché del potenziale che questa attività
comporta per il recupero di territori in una situazione di marginalizzazione non solamente
fisica, ma anche sociale, dando poi un quadro generale dell’argomento affrontato in
13
questa tesi, descrivendo in breve il caso studio, gli obbiettivi del lavoro e com’è stato
prodotto ed articolato il presente elaborato. Nel capitolo successivo (Cap. 2) si descrive il
quadro di riferimento concettuale per quanto riguarda l’agricoltura di montagna ed il suo
sviluppo, la sostenibilità in un contesto così fragile e, collegato a questo, il concetto di
responsabilità sociale d’impresa nei confronti del contesto fisico e sociale in cui l’azienda
opera, e l’importantissimo legame tra azienda agricola e territorio per produzioni ad
identità locale e per la valorizzazione del cosiddetto capitale sociale e delle sue
componenti, nonché la multifunzionalità dell’agricoltura che si manifesta attraverso le
esternalità, spesso positive, che essa genera con la sua attività. Si associa a questo
quadro una breve descrizione del contesto normativo e delle agevolazioni in cui le
aziende agricole dei territori rurali si trovano ad operare: i piani di sviluppo rurale e gli
altri provvedimenti normativi e di incentivazione dell’agricoltura in zone svantaggiate
nazionali e provinciali.
Nel Capitolo 3 si forniscono poi alcuni approfondimenti sulla situazione del contesto a
livello di Trentino, con indicazioni relative alla situazione produttiva e di sviluppo
dell’agricoltura, descrivendo in breve quali sono i settori maggiormente sviluppati ed in
che modo è organizzata la commercializzazione dei prodotti della provincia, per
comprendere in quale tipo di contesto lavorano le aziende socie di “Mosaico”.
Il Capitolo 4 descrive i materiali e metodi utilizzati per svolgere il lavoro, con particolare
riferimento alle modalità con cui sono state raccolte le informazioni, soprattutto
attraverso una descrizione delle motivazioni, suddivise per domanda, che hanno portato
alla formulazione delle domande stesse utilizzate per l’intervista frontale ai conduttori.
Segue quindi una descrizione dell’Associazione stessa, dei suoi obbiettivi, valori e
progetti, partendo dalle attività svolte in questi sette anni dalla sua fondazione (Cap. 5).
Il Capitolo 6 invece fornisce un ampio quadro di quali siano le caratteristiche
fondamentali sia che differenziano sia che accomunano le aziende socie, esponendo e
commentando i risultati ottenuti attraverso l’intervista ai conduttori. Il capitolo si
suddivide in tre parti principali: la prima che appunto riguarda queste specifiche
caratteristiche in cui si espongono anche le attività attuate negli anni dalle aziende per
migliorarsi, per promuoversi e crescere e consolidarsi; la seconda che invece riguarda
specificatamente l’Associazione e come essa si coordina, la percezione nei confronti di
questa da parte dei soci e delle sue relazioni con altri enti ed Associazioni ed i clienti,
nonché le loro opinioni ed aspettative per il futuro di “Mosaico”; la terza parte, infine,
comprende la descrizione sommaria delle attenzioni ambientali e le Buone Pratiche
Agricole ed Ambientali attuate dalle singole aziende, in riferimento alla tipologia di
produzione che, nelle quasi totalità dei casi, si rifà a metodi di agricoltura biologica o
biodinamica.
Si prosegue infine con le conclusioni e la formulazione di un elenco di proposte e
raccomandazioni per la valorizzazione delle caratteristiche peculiari delle singole aziende
e dell’Associazione, prendendo spunto soprattutto dalle opinioni e dalle aspettative che
gli stessi conduttori hanno espresso nella sezione riguardante l’Associazionismo.
Bibliografia e sitografia completano il documento.
In ultimo, a completamento delle informazioni, sono stati inseriti alcuni allegati: i progetti
dell’Associazione (All. 1 e 2), il questionario creato ed utilizzato per l’intervista (All. 3) e
l’elenco delle zone classificate come svantaggiate nella provincia di Trento ai fini della
distribuzioni delle indennità compensative alle zone sfavorite previste dalla legge (All. 4).
14
2. INQUADRAMENTO DEL CONTESTO
2.1. L’AGRICOLTURA DI MONTAGNA
Nel presente paragrafo s’intende definire il quadro dell’ambito tecnico e di ricerca in cui si
è svolto il lavoro di tesi.
La montagna alpina, secondo alcuni (come ad esempio la stessa Commissione per
l'agricoltura e lo sviluppo rurale, l’OECD (Organisation for Economic Conulloperation and
Development), l’UNCEM (Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti montani)), è
largamente un prodotto dell’uomo che ne ha costruito il territorio. In questa costruzione
l’agricoltura ha avuto un ruolo fondamentale, consentendo inoltre per secoli la
permanenza di una popolazione numerosa, senza, per di più, creare processi di
degradazione del territorio.
Questa sostenibilità è dovuta innanzitutto alle condizioni climatiche e morfologiche che
1
hanno sempre reso impossibile lo sfruttamento intensivo delle risorse. In secondo
luogo, all’organizzazione sociale peculiare che, attraverso il modello delle proprietà
collettive e del maso chiuso (in particolare in TrentinonullAlto Adige), ha favorito forme di
utilizzazione di tipo conservativo orientate al lungo periodo. In terzo luogo, va segnalata
la scarsa disponibilità di mezzi tecnici da un lato e la messa a punto di tecnologie di
coltivazione ed allevamento in grado di consentire l’utilizzo delle risorse naturali senza
provocarne il deterioramento dall’altra (si pensi ad esempio alla “transumanza
verticale”).
Va ricordato anche che l’agricoltura in tali zone ha sempre rappresentato un elemento di
congiunzione tra varie attività artigianali valorizzanti la specificità della montagna (Gios,
2005).
Con l’avvento della globalizzazione economica e la standardizzazione dei prodotti, tale
tradizionale modello d’agricoltura è stato incrinato e compromesso. L’introduzione di
nuove tecnologie, la spinta meccanizzazione e l’estrema intensificazione della produzione
tipiche dell’agricoltura di pianura hanno coinvolto in pochissimo tempo il modello agricolo
montano in una competizione impari, in cui molte aziende hanno perso il loro mercato ed
il loro posto, in quanto impreparate ad affrontare questa situazione. Il risultato in
generale è stato il coinvolgimento nell’intensificazione e specializzazione trasferitosi dalla
pianura. Oppure, al contrario, per il trasferimento di molte della attività agricole e degli
abitanti delle zone montane verso il fondovalle, il risultato è stato un massiccio
abbandono ed una riconversione ad altre attività economiche, le quali, pur avendo
garantito in alcuni casi elevati redditi, non hanno garantito invece un adeguato equilibrio
ambientale (ad esempio la “monocoltura dello sci alpino”), (UNCEMnullCensis, 2002).
Nella società odierna quindi è necessario la rinullau ciq sizione di un nuovo equilibrio, in cui
l’agricoltura può ancora avere un ruolo importantissimo. Secondo il rapporto UNCEMnull
Censis del 2002 nei comuni montani l’agricoltura partecipa per il 4,4% alla formazione
del reddito a differenza dei comuni di pianura in cui la partecipazione è appena del
2,7%. Ad essere importanti sono non tanto i redditi diretti e l’occupazione che essa può
1
Si veda il concetto di “Limite” espresso nel paragrafo riguardante la sostenibilità in agricoltura.
15
creare, quanto piuttosto le esternalità positive che sono alla base di molte altre attività
economiche e sociali in aree montane (si pensi, in primis, al turismo).
“L’agricoltura di montagna ha caratteristiche fondamentali che la differenziano
dall’attività agricola nel suo complesso: dispone di un territorio più limitato, ridotto
ulteriormente sia dall’abbandono delle aree marginali da parte di chi lo coltiva, sia
dall’occupazione dello stesso per usi extranullagric i.o lI prodotti sono eterogenei e richiede
una manodopera con capacità professionali particolari per poter essere concorrenziale
con le altre regioni più favorite. Senza tralasciare l’importante ruolo per la tutela e
salvaguardia del territorio.
Si aggiungono nell’arco alpino le limitazioni climaticonullorografiche che comportano una
difficoltà nell’adeguamento delle innovazioni tecnologiche alla produzione montana,
riducendone la competitività” (Angelini et al., 2006).
L’attività agricola di montagna, a seconda delle diverse analisi affrontate in questi ultimi
anni, si posiziona sempre tra le due situazioni estreme “agricoltura marginale” da un lato
e “agricoltura in grado di fornire prezzi e redditi elevati” dall’altro. Interessante a questo
proposito l’indagine Nomisma (2003) che individua “aree rurali a forte connotazione
agroterziaria”, “aree montane in fase di declino” e “porte di valle” con carattere
intermedio.
L’ambiente montano, come vedremo meglio in seguito, è caratterizzato da “limiti”, ma
offre anche molte opportunità all’agricoltura. Il clima ad esempio, anche in presenza di
ripetute lavorazioni del terreno permette la conservazione della sostanza organica del
terreno e quindi della sua fertilità, (a differenza di quello che accade in pianura dove il
livello della stessa ha raggiunto livelli di prenulls de ertificazione, (Coboldi, 2003).
L’escursione termica e l’irraggiamento solare poi garantiscono ai prodotti caratteristiche
organolettiche particolari. Inoltre le condizioni nutrizionali ed ambientali (dalle
componenti aromatiche presenti nei pascoli e veicolate nel latte) conferiscono ai prodotti
lattieronullcaseari di montagna aromi e sapori unici in ( riferimento a questa
caratterizzazione si vedano ad esempio i lavori di Bailoni at al, 2005; Zanrosso, 1994).
L’ambiente montano poi, meta di numerosissimi turisti, rappresenta uno strumento di
diffusione della conoscenza relativa ai prodotti agricoli ed alla vita e civiltà “contadina”,
cosa che potrebbe creare, affiancato da un efficiente programma di educazione
ambientale e di cultura montana, un vero circuito virtuoso con il mercato turistico. Come
vedremo nella sezione riguardante il caso studio (l’Associazione “Mosaico”, piccoli
produttori di montagna del Trentino) le aziende agricole socie proprio di “Mosaico”
puntano nelle loro iniziative di marketing e valorizzazione della produzione proprio su
questi ultimi aspetti: il recupero della cultura contadina e locale e del rispetto per la
montagna e l’ecosistema locali.
In Trentino questo fenomeno è però ancora poco sviluppato, forse per una mancanza di
confronto tra settore del turismo ed alberghiero ed agricolo, anche se alcune proposte
iniziano ad evidenziarsi: ad esempio in Vallagarina alcuni ristoratori, già in collegamento
con Slow Food, per frutta, verdura e prodotti caseari si sono direttamente rivolti a piccole
aziende locali, iniziando in questo modo un circuito virtuoso di scambio tra settori. Ciò
che però spesso manca per creare tale circuito è l’interesse degli operatori turistici a
caratterizzare la loro ricettività offrendo prodotti agricoli locali. Con la diffusione del
turismo enogastronomico è auspicabile che prenda corpo una maggiore attenzione ai
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prodotti locali da parte del settore ricettivo anche in quelle aree non direttamente
interessate dallo sviluppo di strade del vino e/o dei sapori.
In tale prospettiva la multifunzionalità delle aziende agricole non è una caratteristica dei
processi produttivi diversi che hanno sede nell’azienda agricola, ma diventa un valore in
sé per il benessere sociale, economico e ambientale che può derivarne alla collettività,
per cui mantenere o promuovere un’elevata qualità della multifunzionalità delle aziende
agricole può diventare un obiettivo politico da conseguire con opportuni interventi a
favore delle imprese agricole (o rurali), (Raffaelli, 2005).
Anche la presenza di numerose aree protette può rivelarsi un’opportunità, come ad
esempio proprio quelle agricole, in collegamento alle produzioni locali. Servirebbe una
promozione congiunta delle aree protette e dei prodotti agricoli ad esse legate, con la
creazione di un marchio di riconoscimento, (si veda ad esempio il marchio del Parco
Adamello Brenta).
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Se poi riferiamo i limiti del contesto montano alla sostenibilità del settore primario
operante attivamente in questo contesto, le problematiche maggiori derivano da aspetti
economici: perché ci sia sostenibilità economica va garantito un reddito adeguato
permanente agli addetti. Alla sostenibilità economica sono direttamente collegate quella
ambientale e sociale. Una gratificazione economica per il proprio impegno infatti spesso
comporta una soddisfazione maggiore, che facilmente sfocia in comportamenti virtuosi, in
una conduzione dell’azienda rispettosa dell’ambiente e quindi del contesto fisico ma non
solo, anche di quello culturale. Questa gratificazione quindi può portare ad un maggiore
valore aggiunto dell’azienda stessa, che permette al conduttore ed alla sua famiglia di
non rinunciare ed abbandonare l’area.
Molta attenzione va inoltre posta alla condizione e qualità di vita e di lavoro
dell’agricoltore: spesso, infatti, è proprio la mancanza di tempo libero che comporta
scarsità di risorse umane disponibili per mansioni che richiedono un impegno costante. E’
necessario soprattutto per evitare il non uso del territorio, dovuto alla marginalizzazione
dell’agricoltura in talune zone.
Spesso però, d’ostacolo a questo auspicio, oltre alle caratteristiche viste sopra
dell’ambiente montano, ci sono fattori quali l’invecchiamento dei conduttori (pur sempre
minore nelle aree rurali rispetto a quelle di fondovalle o vicine ai centri urbani, (CGA,
2000), e le ridotte dimensioni aziendali.
Ma soprattutto influiscono, in questa costruzione di sostenibilità sociale ed economica, le
politiche economiche non idonee perché pensate per contesti differenti, in quanto il
mercato agricolo è regolato da meccanismi di politica agricola decisi in sede comunitaria
(lontani dalle realtà locali) che non sempre si adattano come provvedimenti specifici per
l’agricoltura di montagna, a meno che non ci sia una differenziazione territoriale da parte
delle Regioni (Malerba, 2006).
Si aggiunge il fatto che la specializzazione e l’intensificazione dei processi colturali spinte
all’estremo, la meccanizzazione accentuata, l’aumento delle dimensioni aziendali, che
hanno interessato la pianura hanno coinvolto l’agricoltura di montagna in una spirale
competitiva che ha sopraffatto numerose aziende ed ha portato all’abbandono di molti
terreni.
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Per una definizione di sostenibilità si veda il paragrafo successivo.
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