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Il mio lavoro di ricerca fa parte di un progetto che si propone di approfondire
la conoscenza delle paure dei bambini in età scolare fornendo le paure più
frequenti e quanto l’ambiente famigliare possa influire sulla comparsa di esse.
La mia ricerca indaga l’epidemiologia ed eziologia delle paure, l’età
d’insorgenza e la prevalenza sia, tenendo in considerazione la letteratura
esistente, sia,empiricamente, approfondendo il tema nel campione di soggetti
da me reperito.
Lo scopo del mio studio è quello di verificare la trasmissione delle paure dai
genitori al figlio.
Nel presente lavoro viene presentata, al primo capitolo, una panoramica
generale sulla paura, la fobia e l’ansia e una classificazione attraverso il DSM
IV.
Nel secondo capitolo verrà messa in evidenza l’epidemiologia e l’eziologia
delle paure, l’importanza dell’ambiente famigliare come sviluppo delle paure e
un’analisi riguardante gli approcci teorici che hanno dato il loro contributo
nell’inquadramento della paura.
Particolare attenzione verrà data alla Teoria dell’attaccamento in quanto può
conferire più informazioni riguardante i possibili meccanismi di trasmissione
delle paure.
Il terzo capitolo si sofferma sulle proprietà statistiche degli strumenti utilizzati
nel presente studio e il quarto capitolo verte sulla presentazione della mia
ricerca e i risultati ottenuti.
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1.CAPITOLO I: LA PAURA IN ETA’ EVOLUTIVA
1.1. PANORAMICA SULLA PAURA
La paura è una “reazione emozionale, nei confronti di un oggetto o di una
situazione minacciosi, associata ad un aumento del rischio di pericolo e
collegata ad un senso di spiacevolezza, di agitazione e a un desiderio di
nascondersi, di fuga o di ricerca di protezione. La paura è un vero e proprio
sistema difensivo che media un’azione sul mondo rendendola più sicura ed
efficace” (Ciceri, 2004).
La paura può essere, in tal modo, definita come “un’emozione primaria di
difesa che l’individuo sviluppa in situazioni di pericolo reali o
soggettivamente percepite come tali; essa è rivolta ad oggetti, persone o
situazioni specifiche”(Caffo & Forresi, 2003). Può insorgere in relazione ad
eventi futuri (timore che accada qualcosa) o al ricordo di eventi passati,
particolarmente traumatici o dolorosi.
Non necessariamente è legata ad eventi reali, può essere ricondotta ad una
fantasia soprattutto nei bambini più piccoli.
E’ da rilevare che le paure sono episodi frequenti e comuni nella vita dei
bambini. Esse accompagnano la loro crescita, iscrivendosi nel normale
sviluppo psichico: anche i bambini più protetti, più accuratamente tenuti al
riparo da ogni pericolo o informazione traumatizzante, nel corso dello
sviluppo possono manifestare qualche paura, per esempio, di un animale, del
buio, dei mostri, delle streghe o del temporale (Caffo & Forresi, 2003).
Nei bambini le paure cambiano in base all’età: se nell’infanzia ci si trova di
fronte a paure di tipo “irrazionale”(i mostri o i fantasmi), con la crescita esse
divengono sempre più complesse ed articolate, interessando più da vicino la
sfera relazionale e sociale (paura di apparire inadeguati o di essere giudicati).
L’atteggiamento dei bambini di fronte alle paure è variabile: possono
esprimersi esplicitamente, lamentarsene violentemente ottenendo sostegno e
consolazione da parte dei genitori, oppure tentare di dissimularle come se si
vergognassero.
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Oltre che in base alla tipologia, le paure possono essere distinte in base
all’intensità e quindi al grado di difficoltà e di disagio che provocano.
Di norma, con il semplice passare del tempo, le paure tendono a svanire:
gradualmente, infatti si acquisiscono competenze emotive e cognitive che
consentono di superare le paure limitando il loro effetto negativo (Caffo &
Forresi, 2003).
Il bambino crescendo, apprende ad affrontare le paure in modo autonomo:
impara che i genitori possono allontanarsi, ma ritornano sempre, che i
fantasmi e i mostri non sono reali.
La recessione di una paura necessita però anche del sostegno e dell’ascolto
degli adulti: è tanto più rapida, quanto più i genitori, insegnanti ed educatori,
la comprendono e la rispettano, sostenendo il bambino con parole e gesti
d’affetto.
Non possono essere condivisi atteggiamenti di indifferenza, negazione,
derisione o l’uso di mezzi coercitivi o intimidatori che contribuiscono, invece,
ad un rafforzamento della paura stessa.
Se la maggior parte delle paure dei bambini possono definirsi “fisiologiche”,
quindi transitorie e tipiche di un normale sviluppo psicologico, alcune possono
trasformarsi in “patologiche”, quando assumono dimensioni e intensità tali da
impedire una vita normale e divengono un ostacolo alla maturazione del
bambino, intralciandone lo sviluppo (Caffo & Forresi, 2003).
1.2. LO SVILUPPO DELLE PAURE
La presenza delle paure in età evolutiva è stata studiata in numerose ricerche
empiriche, le quali hanno evidenziato come alcune tipologie di paure siano più
rappresentative in determinate fasce d’età.
Muris e Merckelbach (2000), oltre ad aver trovato che un nucleo famigliare
ansioso, aumenta nel bambino il senso di paura, hanno visto che nei primi anni
di vita, è difficile riconoscere le rappresentazioni sottostanti una paura: solo a
partire dai due o tre anni, infatti, i bambini ne comunicano più frequentemente
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il contenuto. In effetti, le paure si evolvono insieme allo sviluppo cognitivo e
corrispondono per lo più alla percezione di cambiamenti repentini
nell’ambiente in cui si trovano come i rumori, i movimenti improvvisi, una
luce intensa o il rapido avvicinarsi di un oggetto, oltre che la perdita del
conforto materno.
Le reazioni di paura di questo tipo si attenuano progressivamente nel corso
degli anni, fino a scomparire verso i tre anni.
Intorno all’ottavo mese di vita, la distinzione tra ciò che è famigliare e ciò che
non lo è può favorire l’insorgere di paure nei confronti di persone ed oggetti
estranei, di luoghi sconosciuti e di situazioni non abituali.
In età prescolare, a partire dal terzo anno d’età, il bambino si mostra spesso
intimorito al momento della separazione dai suoi genitori. In questa età, le
paure possono essere alimentate da alcuni rimproveri, di cui è un tipico
esempio: “se non fai il bravo ti porterà via l’uomo nero”.
Il bambino può anche credere alle fiabe, attribuendo le caratteristiche dei
personaggi ad animali e persone sconosciute, iniziando ad avere paura dei
piccoli animali, degli animali che mordono come il lupo, dell’orco
(condensazione della paura del lupo e dell’estraneo), dei fantasmi o di una
signora con i capelli neri che assomiglia alla strega raffigurata sul libro.
I bambini riescono ad esperire gli stimoli in maniera più globale e quindi le
paure possono avere un substrato immaginativo, come le paure di creature e
del buio (Caffo & Forresi, 2003).
Le paure nei più piccoli sono spesso irrazionali ed il bambino può non essere
in grado di descriverne il contenuto.
Verso i quattro anni sono tipiche le paure per i piccoli animali come rospi,
scarafaggi, topi, con vissuti di ribrezzo e di repulsione; altre paure infantili
riguardano l’ambiente naturale come lampi, tuoni, vento e oscurità, e le
persone come la paura dell’estraneo che è una delle prime a comparire.
De Ajuriaguerra (1989) afferma che in questo periodo, è molto presente la
paura del buio; l’oscurità sembra essere il fattore che causa molte paure, dato
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che l’oscurità è spesso l’equivalente della solitudine, il bambino si sente più
vulnerabile e meno capace di affrontare le sue paure e, di conseguenza, il buio
determina la sua ansietà di base per quanto concerne la sua separazione dalla
madre.
Durante gli anni prescolari, afferma l’autore, vi è un aumento progressivo
delle paure per gli animali, inizialmente di quelli che mangiano e mordono,
più tardi, di animali molto potenti e distruttivi. Un gran numero di paure in
questa età, è collegata a possibili annegamenti, incendi e incidenti dovuti al
traffico.
In età scolare, si riesce meglio a distinguere tra fantasia interiore e la realtà
esterna e si hanno paure più specifiche e realistiche come la paura scolastica o
le paure sociali.
Sempre in tale età, è molto frequente la paura per animali quali serpenti, ragni,
uccelli, topi, gatti e cani, e può essere vissuta con senso di vergogna,
affievolendosi quando l’animale scompare dalla vista del bambino (Caffo &
Forresi, 2003).
La paura per grossi animali come il cavallo o il cane, è frequente dai cinque
anni. Il bambino immagina di essere inseguito o aggredito; contenuti questi
che popolano gli incubi notturni e le fantasie infantili: può svegliarsi in preda
al terrore ed aver bisogno della rassicurazione di un genitore per
addormentarsi.
Altre paure sono legate ad esperienze reali, in particolare verso gli otto anni, in
seguito all’affinarsi dei processi cognitivi e relazionali, può comparire la paura
della morte, talvolta accompagnata dal timore di malattie ed incidenti.
In questo periodo, come afferma De Ajuriaguerra (1989), è comune ai bambini
una sorta di “crisi esistenziale”, dietro la quale si ritrova l’ansia di
separazione; la paura principale è quella della morte della mamma,
successivamente la paura si presenta come una separazione o piuttosto come
un abbandono e più tardi essa viene personificata in una figura temibile che
porta via la persona amata.
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L’ottavo anno crea una zona di confine tra il bambino egocentrico, con le sue
tendenze magiche, animistiche associate a una modalità di pensiero pre-
causale, pre-logico, ed il bambino operazionale che vede il mondo in modo
logico e razionale.
A partire dal nono anno, si possono manifestare paure legate al proprio ruolo
sociale e alle situazioni nelle quali si viene valutati.
Ciò continua anche durante l’adolescenza, dove le paure sono in rapporto alle
imperfezioni e asimmetrie fisiche, inadeguatezza intellettuale e di
funzionamento sessuale.
Nel periodo adolescenziale, emerge con forza il timore di un insuccesso
personale o scolastico, la paura di essere derisi o rifiutati dai coetanei, di
sentirsi imbarazzati in relazione alle prime esperienze affettive e amicali.
Con lo sviluppo, si modificano non solo i contenuti delle paure ma anche le
modalità per farvi fronte: se inizialmente i bambini richiedono il sostegno
dall’adulto e manifestano il bisogno di essere rassicurati, crescendo
acquisiscono capacità cognitive che consentono loro di gestire e dominare una
paura in maniera autonoma (Caffo & Forresi, 2003).
E’ da rilevare che Marks (1987), compiendo uno studio sulla sviluppo delle
paure, afferma che esse nell’infanzia sono transitorie e spesso hanno una causa
non apparente, cambiano con la crescita attraverso la maturazione del bambino
e l’esposizione a nuove situazioni.
A tre anni le paure sono collegate lievemente alla timidezza e inversamente
proporzionali all’iperattività. A cinque anni, le paure sono correlate con
l’irritabilità e la timidezza e nelle bambine con una sovra-dipendenza alle
figure genitoriali.
Anche l’autore afferma che le paure sono date dalla relazione con un passato
di ansia da separazione e inoltre, dai contatti con genitori molto ansiosi.
Le paure infantili quali l’oscurità o gli animali, diminuiscono con l’età, eccetto
la paura dell’estraneo che persiste insieme alla paura sessuale, al fallimento e
all’agorafobia le quali giungono nell’adolescenza.
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Le due paure che si ritrovano negli adulti e hanno un’ origine infantile sono la
paura del sangue e delle ferite, mentre le paure animali sono spesso associate a
traumi come il morso di un cane ed iniziano a sette anni (Marks, 1987).
L’autore ha notato che i genitori riportano meno paure attribuite ai loro figli,
rispetto a quante questi ultimi ne riportano e che il tipo e il numero di paure
nei bambini, è simile a quello delle mamme e dei fratelli.
Infatti, nello sviluppo delle paure, è importante una componente genetica che
interagisce con quella ambientale.
Alcune paure possono emergere da situazioni innate come l’altezza,
l’estraneo, la separazione, ma possono essere modificate dalla normale
esperienza, altre possono essere apprese dall’ambiente come la paura di essere
schiacciato da un trattore per i bambini che vivono in paesi rurali.
A tale proposito, Arrindel (1991), ha compiuto uno studio analitico per
descrivere un modello di paure, attraverso uno strumento per la misurazione di
esse chiamato Fear Survey Schedule (Wolpe & Lang, 1964) .
Nella sua ricerca compiuta in 12 nazioni con un campione di studenti normali,
potenziali pazienti psichiatrici e i membri di club fobici non istituzionalizzati,
si sono potute raggruppare le paure emerse in quattro categorie semplici quali
le paure sociali (Tipo I), le paure di sangue e ferite (Tipo II), le paure animali
(Tipo III) e la paura agorafobica (Tipo IV). Nella categoria I si annoverano le
paure per le critiche, il rifiuto, i conflitti sociali, valutazioni sociali, interazioni
sociali, aggressioni interpersonali, scene sessuali o aggressive.
Nella categoria II sono presenti le paure delle malattie che includono
disabilità, disadattamento, problemi fisici e mentali come la paura per i
pensieri di suicidio, omosessualità, essere mentalmente malati o perdita del
controllo.
Paura delle altezze, dell’acqua profonda, paura di una sincope, di
contaminazioni e paura della propria salute fisica.
Nella categoria III vi è la paura di animali minacciosi, insetti o piccoli animali
domestici. Nella IV categoria viene descritto il termine di paura agorafobica
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come varie combinazioni di paure riferite al trovarsi in spazi grandi, in posti
affollati, in luoghi pubblici, viaggiare soli in treno, autobus o macchina,
entrare in spazi chiusi come l’ascensore, tunnel, teatri, chiese, attraversare i
ponti, restare a casa soli o partire soli.
Lo studio indica che le categorie di paura prese in considerazione possono
racchiudere tutti i tipi di paure emerse in letteratura al di sopra del 90%.
Inoltre si è voluto prendere in considerazione le funzioni evolutive della paura
come la paura sociale che serve a stabilire una gerarchia sociale e a
promuovere un ordine; la paura del sangue e delle ferite che servono ad
attivare il riflesso vaso-vagale con una funzione adattiva, infatti, la bradicardia
e l’ipertensione potrebbero ridurre la perdita di sangue; la paura degli animali
è utile come sistema difensivo dai predatori con la funzione di promuovere la
fuga da animali pericolosi e, infine, la paura agorafobica viene interpretata
come una forma di paura filogenetica degli spazi aperti e delle aree extra
territoriali (Arrindel, 1991).
Anche Lane e Gullone (1999), hanno compiuto uno studio sulle paure comuni
nell’infanzia, attraverso l’uso dello strumento Fear Survey Schedule (Wolpe &
Lang, 1964), notando una prevalenza di paure relative alla morte e ai pericoli,
ai fallimenti, agli animali e agli estranei.
Gli autori ribadiscono che “la paura è l’esperienza dei normali livelli di
sviluppo nel pensiero, promuovendo l’impulso di evitamento del pericolo con
la fuga da circostanze stressanti di vita”.
Hanno, inoltre, notato una differenza di genere per i tipi di paure emerse,
quelle dei bambini sono: le bombe, essere invasi, cadere da posti alti, essere
puniti dal papà, essere sgridati, essere bruciati, essere schiacciati da una
macchina, i germi, le malattie, non riuscire a respirare, morire e la morte dei
genitori.
Le paure delle bambine sono: essere punite dal papà, germi e malattie, morire
e morte dei genitori, i serpenti, essere sole in un posto, il fuoco ed essere
bruciate.
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Questi fattori, riferiti alla vulnerabilità dei bambini, sono stati identificati
come categoria “morte e pericolo”.
Viene ribadito che l’esperienza di paura è vissuta come risposta a stimoli
minacciosi per la sopravvivenza dell’individuo il quale è predisposto
biologicamente alla paura.
In opposizione, Elbedour e colleghi (1997), parlano dell’importanza dei fattori
culturali nello sviluppo delle paure.
Le paure nell’infanzia sono frequenti; all’età di cinque anni le paure per le
creature immaginarie, piccoli animali e l’oscurità, sono dominanti; con l’inizio
della scuola la paura sociale emerge e più tardi è seguita delle paure per le
ferite, eventi naturali e ansia sociale; dai nove ai dieci anni c’è un incremento
delle paure e poi un declino.
Il contesto nel quale il bambino vive influenza le sue paure; è stato osservato
che i bambini urbani hanno meno paure rispetto a quelli rurali.
Lo studio è stato condotto a Israele con un gruppo di Beduini e un gruppo di
Jewish, i primi vivono in una regione arida, in una società patriarcale, il valore
è l’obbedienza e il rispetto ai genitori è massimo, il secondo gruppo vive in
Israele, città industrializzata, i valori più importanti sono l’autonomia e le
personali competenze, la società promuove l’individualità tra i cittadini.
Quest’ultimo che ha sviluppato una elevata competenza personale, ha riportato
bassi livelli di paura rispetto al primo.
Le paure comuni indagate tra i bambini da otto a dodici anni sono per i
Beduini: i serpenti, essere puniti da papà, malattie, fantasmi e fallire una
prova; per i Jewish: essere schiacciati da una macchina, non riuscire a
respirare, i serpenti, i ladri e le malattie.
E’ emerso che la paura può essere una misura adattiva alla cultura, infatti, la
natura e i cambiamenti delle paure dipendono non solo dallo sviluppo ma
riflettono la capacità per i bambini di capire il mondo e la cultura nella quale
essi vivono (Elbedour e al., 1997).
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Sulla stessa linea Agras (1995), mette in evidenza in un suo studio, che i
bambini aventi paure semplici, vivono in un contesto all’interno del quale i
genitori provano le stesse paure dei figli e quindi viene confermata la
trasmissione delle paure genitori-figli e dell’apprendimento di questi ultimi
verso le paure dei genitori, oltre che a una interazione biologica.
Lo studio di paure semplici è stato condotto nel Vermont, in una piccola città
di Burlington in New England. E’ stato osservato che le paure si attenuano con
l’età eccetto le paure per i serpenti, i cani e le altezze, le paure sociali crescono
in adolescenza.
I tipi più frequenti di paure comuni ritrovate in ordine di intensità elevata
sono: i serpenti, le altezze, gli uccelli, volare, i dentisti, ferite e iniezioni,
malattie, spazi chiusi e restare soli.
Sulla stessa linea Marks (1987), nel suo studio sullo sviluppo delle paure, ha
individuato dieci categorie per raggrupparle: la salvezza, la scuola,
l’apparenza personale, i fenomeni naturali, i fenomeni economici e politici, la
salute, gli animali, le relazioni sociali, la condotta personale ed eventi
sovrannaturali.
Egli ha, inoltre, individuato dieci paure prominenti in età evolutiva quali
l’essere investito, le bombe, essere bruciato, le malattie, non respirare, la
morte, cadere, fallire in una prova, essere mandato dal preside e litigare con i
genitori.
In modo più sistematico Ohman (2000), mette in evidenza quattro fattori che
rappresentano situazioni di rilevanza per l’evoluzione umana, ossia:
1) Le paure circa eventi o situazioni interpersonali che includono le paure
delle critiche e interazioni sociali, i conflitti, le valutazioni e l’aggressione
interpersonale.
2) Le paure relative alla morte, ferite, malattie, sangue e procedure mediche,
esse comprendono i problemi fisici e mentali riferiti anche alla paura del
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suicidio, omosessualità, inadeguatezza sessuale e paura di perdita del
controllo, paura delle contaminazioni, di una sincope e altre minacce fisiche.
3) Le paure degli animali includono animali domestici, piccoli, allarmanti,
insetti e rettili.
4) La paura agorafobica riguarda il trovarsi in spazi pubblici piccoli o affollati,
spazi chiusi come i tunnel, gli ascensori, paura di viaggiare solo in treno o bus,
di attraversare un ponte o entrare in spazi ampi.
I bambini tendono a provare meno controllo sull’ambiente circostante, rispetto
agli adulti; il sentimento di paura viene rinforzato se il bambino si trova in una
situazione dalla quale non può fuggire e qualora la paura sia totalizzante, essa
può divenire una fobia specifica; più il bambino matura, più il controllo delle
emozioni e dei sentimenti aumenta e decresce la paura (Ohman, 2000).
1.3. LE PAURE PIU’ FREQUENTI IN ETA’ EVOLUTIVA
La paura del buio è certamente una tra le più frequenti nell’infanzia e può
manifestarsi in relazione alla paura di addormentarsi o comparire in maniera
indipendente.
Il bambino può iniziare a piangere nel momento in cui si spegne la luce,
chiedendo ai genitori di lasciare la luce accesa per favorire
l’addormentamento.
Può capitare che il bambino sviluppi la “paura di avere paura”, anticipando gli
elementi che, in condizioni di scarsa illuminazione, potrebbero spaventarlo
come i vestiti su una sedia possono evocare una persona (Caffo & Forresi,
2003).
Nell’infanzia è molto frequente, come avevo accennato precedentemente, la
paura per gli animali come serpenti, ragni, uccelli, topi, gatti e cani, essa può
essere vissuta con senso di vergogna e può scomparire quando l’animale si
allontana.Tra i tre e i cinque anni si sviluppa la paura dei grandi animali che
potrebbero mordere, verso i quattro anni sono tipiche anche le paure per i
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piccoli animali come rospi, scarafaggi e topi con vissuti di ribrezzo e
repulsione.
Le paure infantili riguardano l’ambiente naturale come lampi, tuoni, vento e
oscurità, e le persone come la paura dell’estraneo che compare attorno agli
otto mesi.
La paura della morte compare verso gli otto anni a seguito di un lutto in
famiglia o in occasione della morte di un animale domestico, i bambini di età
inferiore percepiscono l’evento come una separazione temporanea dalla
persona cara.
La paura delle malattie è abbastanza frequente, cui può accompagnarsi la
paura del dottore. Quest’ultima può essere meglio spiegata se si pensa che una
visita medica può comportare una separazione dai propri genitori e risvegliare
il timore di essere abbandonato oppure il medico, associato a un estraneo,
viene associato a un vissuto di dolore fisico come nel caso di esami medici
invasivi con la conseguenza di provare paura anche delle punture.
In età evolutiva è diffusa anche la paura della scuola. Molti bambini,
soprattutto all’inizio del percorso scolastico, possono piangere lungo la strada
o aggrapparsi ai genitori al momento della separazione, alcuni poi, una volta
entrati in classe, sembrano inconsolabili e non partecipano alle attività
proposte (Caffo & Forresi, 2003).
E’ noto anche il disturbo d’ansia da separazione che viene diagnosticato
quando i bambini sviluppano un’ansia intensa ed estrema se vengono separati
da un genitore, può ledere la vita quotidiana del bambino rifiutandosi di uscire
di casa solo.
Se il disturbo persiste, può sfociare in quella che viene chiamata fobia
scolastica (Caffo & Forresi, 2003).
Un’altra paura nell’infanzia è la paura sociale. Caplan e colleghi (2004) hanno
compiuto uno studio dividendo la paura sociale in due tipologie: una basata sul
conflitto di timidezza come paura di intraprendere relazioni, l’altra basata sul
disinteresse sociale teso a non dare una motivazione alla persona per
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impegnarsi nelle relazioni interpersonali; dopo aver analizzato il campione di
bambini dai tre ai cinque anni con le loro madri, è emerso che la paura sociale
è legata alla paura per l’estraneo, il timore di creare situazioni imbarazzanti, di
essere valutato e alla forte timidezza che i bambini così piccoli nutrono nei
confronti del mondo esterno a loro.
L’autrice Ciceri (2004), afferma che “la prima paura sociale è quella
dell’abbandono, nella quale il bambino percepisce meno il senso di sicurezza,
la seconda è quella della violazione dei confini personali, da cui deriva la
paura dei ladri come coloro che non tanto si impossessano dei beni altrui,
quanto perchè violano i confini e le barriere di protezione(casa-rifugio),
dimostrando che non sono sicure”.
Il difficile equilibrio tra la paura di abbandono e la paura dell’invasione,
spinge la gestione delle interazioni umane in modo non funzionale alla ricerca
di cooperazione.
Sono da annoverare anche paure specifiche quali: la paura dell’acqua,
dell’altezza, degli incidenti stradali, la paura claustrofobica, la paura di
vomitare, delle malattie, la taijin-kyofu-sho, la paura di volare e la paura degli
spazi chiusi (Davey, 1997) .
La paura dell’acqua appare dopo i cinque anni, essa può diminuire con l’età
oppure può portare la persona al rifiuto di lavarsi. In età adulta, la negazione a
fare attività sportive e sociali è il primo sintomo.
Si può affermare che tale paura deriva dal nucleo famigliare all’interno del
quale è mantenuta, infatti, la paura dell’acqua, delle altezze, dei ragni sono
date dall’assenza di esperienze negative. L’esperienza famigliare è importante
e vi è una relazione tra l’intensità delle paure della mamma e quelle dei figli,
ma non con il papà.
La paura delle altezze comprende il timore di salire sui grattacieli, ponti,
ascensori e viaggi in aereo.Inizia a svilupparsi attorno ai sette mesi, dove si
assiste ad un aumento del battito cardiaco del neonato a seguito di un percorso
su posti alti. La causa di questa paura può essere una predisposizione innata.
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Le paure degli incidenti stradali normalmente si sviluppano ai sopravvissuti di
incidenti in macchina. Questa paura sembra essere molto razionale rispetto
alle altre e l’ansia può manifestarsi negli anni.
La paura degli spazi racchiude quella di rimanere chiusi al supermercato, nelle
stanze, paura dei tunnel, ascensori, treni sotterranei, posti affollati. Possono
esserci state esperienze traumatiche passate, le componenti di tali paure sono
riferite al timore del piccolo spazio e la paura di soffocare (Davey, 1997).
La paura di vomitare si riferisce o all’imbarazzo di vomitare in pubblico, o
alla paura di dover affrontare una situazione spiacevole, ossia, molte persone
si inducono il vomito quando devono lasciare la propria casa o quando
devono separarsi dai genitori.
La paura delle malattie induce la persona ad evitare situazioni nelle quali
potrebbe essere esposta a serie malattie. La paura eccessiva può portare
all’ipocondria, ossia la paura totalizzante che germi e malattie possano
contagiare, si assiste, inoltre, alla presenza di elementi ossessivi e compulsivi e
di rituali (Davey, 1997) .
La Taijin-kyofu-sho, è una sindrome studiata in Giappone caratterizzata dalla
paura delle persone alte e il timore di avere un comportamento che potrebbe
imbarazzare oppure offendere tali persone. La paura inizia in adolescenza e si
sviluppa fino ai quaranta anni.
La paura di volare, assieme alla paura degli spazi chiusi e quella dell’altezza,
è una tra le più frequenti nell’infanzia, può essere seguita da attacchi di panico
per la perdita del controllo.
La paura degli spazi chiusi, si riferisce al timore di trovarsi in enormi spazi
con una assenza di supporto visuo-spaziale e con la paura di trovarsi
disorientato (Davey, 1997).
Per concludere, vorrei riferirmi a una paura molto diffusa in infanza sviluppata
a seguito di eventi specifici traumatici di cui il bambino è direttamente o
indirettamente, spesso attraverso i mass media, spettatore.