Introduzione
L'apertura di un paese al turismo e la partecipazione dei residenti al mercato del lavoro turistico
possono aumentare l'autonomia finanziaria delle donne e dei giovani; dall'altra parte le destinazioni
turistiche sono al contempo luoghi "vulnerabili": si può parlare di colonialismo economico, perché
gli investimenti sono controllati dai paesi sviluppati, ma anche sociale e ambientale, che genera
fenomeni di spiazzamento comunitario (community displacement) e dislocazione sociale (societal
dislocation) (Ryan, 1991; Prosser, 1994)
Anche gli scambi culturali possono profondamente modificare le gerarchie basate sul genere e sulla
tradizione culturale: pensiamo, ad esempio, alle forzate trasformazioni culturali e allo "stress
intergenerazionale" causato dai comportamenti e dalla ricchezza materiale del turista.
Inoltre vi è la mercificazione degli usi e tradizioni radicate nelle comunità e snaturalizzate per i
turisti.
In questo contesto complesso e contraddittorio la mia analisi cerca di studiare come il turismo si
rapporti con il territorio e la cultura ospitante, generando patologie turistiche, come il turismo
sessuale che sarà oggetto del presente lavoro. Il turismo sessuale è un fenomeno complesso sotto
tutti i punti di vista. Possiamo identificare come turismo sessuale tutte quelle pratiche di
sfruttamento sessuale fondate sulla forte disparità economica, culturale, razziale tra turista e
comunità ospitante.
In questo mio scritto cercherò di portare alla luce un lato del turismo che rimane allo scuro ai più. Il
mio lavoro si concentra solamente sul turismo sessuale tra adulti, perché è un fenomeno che passa
inosservato, mentre è degno di nota, perchè le problematiche e i risvolti non sono meno gravi che
nello sfruttamento sessuale di minori da parte di turisti.
La relazione finale è strutturata su tre capitoli. Nel primo capitolo a partire dal grand Tour
ripercorreremo in un'evoluzione storica il profondo legame tra turismo e sesso, fino ad arrivare al
turismo sessuale moderno. Inoltre cercheremo una definizione esauriente per il turismo sessuale.
Nel secondo e terzo capitolo approfondiremo rispettivamente la domanda e l'offerta di turismo
sessuale. Nel capitolo riguardante la domanda, studieremo le motivazioni e le differenze di genere
tra i turisti sessuali. Nell'ultimo capitolo, analizzando appunto l'offerte di turismo sessuale,
spiegheremo in modo approfondito quali siano le cause dell'offerta di turismo sessuale e tutte le
problematiche di ordine sanitario e sociale che tale fenomeno crea nella comunità ospitante.
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Capitolo I - Turismo sessuale definizione ed evoluzione storica
1 - Definizione di turismo sessuale
Definire il turismo sessuale è difficile, perché risultato di un calcolo complesso, in cui entrano in
gioco non solo caratteristiche economiche quantificabili come il reddito, il paese di provenienza,
l'estrazione sociale, ma anche motivazioni taciute, stili di vita personali ed alternativi, modelli
psicololigici esterni alla routine quotidiana.
Banalmente potremmo utilizzare la definizione dell'Organizzazione Mondiale del Turismo che
identifica come turismo sessuale quei «viaggi organizzati dagli operatori del settore turistico, o da
esterni che usano le proprie strutture e reti, con l'intento primario di far intraprendere al turista una
relazione sessuale a sfondo commerciale con i residenti del luogo di destinazione» (fonte:
Wikipedia)
Questa potrebbe sembrare una definizione esauriente sotto tutti i punti di vista, ma analizzandola ai
fini di questo lavoro comprendiamo che ogni aspetto merita una precisazione e maggior dettaglio, in
quanto il turismo come sistema complesso necessita un'analisi dettagliata, senza perdere di vista
l'unità del problema affrontato.
Possiamo definire come turista chi risponde a determinati criteri:
– si sposta al di fuori del luogo abituale di residenza;
– per un determinato lasso di tempo, per almeno 24 ore ma non si configura neppure in un
cambio di residenza;
– che sia motivato da qualsivoglia attività che non sia remunerata.
Il turista, quindi, programma il proprio viaggio, si sposta verso una destinazione più o meno
lontana, soggiorna e utilizza servizi prettamenti riservati ai turisti o meno, sviluppa l'attività che ha
motivato il suo viaggio, rientra verso la dimora originaria e infine gode dei ricordi del viaggio.
Il turista sessuale, secondo la definizione del WTO, rientra perfettamente all'interno dello schema
sopra indicato: l'unica cosa che lo differenzia dagli altri turisti è la motivazione al viaggio:
intraprendere relazioni sessuali a sfondo commerciale con residenti del luogo di destinazione; ma
come potremmo spiegare avanti, il problema è più complesso e variegato. Per dare un esempio,
molti dei turisti sessuali effettivi non prevedono prima del viaggio di intrattenere rapporti sessuali a
pagamento, o ancora, neppure al rientro dal viaggio, dopo cioè aver "consumato" pagando servizi
sessuali, si identificano come turisti sessuali.
Il turismo sessuale è definito come una patologia turistica, cioè un turismo che non rispetta
determinati parametri quali la salvaguardia dell'ambiente naturale, o come per il turismo sessuale,
che non rispetta l'integrità culturale della comunità ospitante.
Possiamo definire come patologie del turismo tutte le deviazioni turistiche tipiche o atipiche che si
creano all'interno dell'ambiente turistico. In opposto possiamo definire come sostenibile quel
turismo: "... economicamente praticabile ma che non distrugge le risorse dalle quali il futuro del
turismo dipende, particolarmente l'ambiente fisico e la fabbrica sociale della comunità ospitante".
(Candela, Figini, 2003, p. 446)
(1) Il capitolo si basa su: Littlewood. Climi Bollenti, Viaggi e sesso dai giorni del Grand Tour. 2004
La sostenibilità è un attributo diffuso del turismo, ma la dimensione da investigare di questo
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concetto è la dimensione sociale, che ha a che vedere con l'impatto socio-culturale sulla
popolazione ospitante.
Il turismo diventa una patologia quando mette a repentaglio la vita e la cultura dei residenti.
Il settore turistico nella società odierna è uno dei settori economici più importanti nonchè un
fenomeno che per sua natura ha profonde connessioni con alcuni fra i più rilevanti aspetti della vita
dell'uomo: la salute psico-fisica e il bisogno di riposo, il godimento del tempo libero e la possibilità
di viaggiare, conoscere, di praticare lo sport, di dedicarsi ai propri hobby. Da un punto di vista
economico e sociale a nessumo ormai sfugge più l'importanza di un comparto che dà lavoro in tutto
il mondo a milioni di persone, garantisce redditi spesso elevati anche se non sempre continuativi,
contribuisce a sostenere il bilancio di zone e paesi che differentemente non potrebbero
sopravvivere.
2 - Indici di identificazione del fenomeno del turismo sessuale
In che modo possiamo concretamente individuare se vi è o meno turismo sessuale, cioè se la
relazione è instaurata sulla base di uno squlibrio economico, culturale o razziale?
Possiamo individuare turismo sessuale tutte le volte che vi sia una forte disparità in uno di questi
aspetti. Ovvero, come fanno molti, identifichiamo il turismo sessuale come una sorta di neo-
colonialismo. I turisti delle nazioni ricche, grazie al loro predominio, possono "comprare" e
sfruttare sessualmente le popolazioni locali dei paesi poveri.
Utiliziamo come parametro, per identificare questa iniquità, l'ISU, l'Indice di Sviluppo Umano, o
anche HDI, Human Development Index.
Questo indice macroeconomico è utilizzato per valutare la qualità della vita nei vari paesi membri
delle Nazioni Unite. L'ISU è un indicatore più completo rispetto al PIL. Quindi possiamo
individuare paesi con un ISU alto, che identifichiamo come paesi origine dei turisti sessuali, e paesi
che hanno un ISU basso, cioè i paesi con forti difficoltà economiche e sociali.
I parametri per quantificare l'ISU sono i seguenti:
– aspettativa media di vita;
– tasso di scolarizzazione;
– PIL procapite.
La scala dell'indice è in millesimi decrescente da 1 a 0 e si suddivide in paesi ad alto sviluppo
umano (indice compreso tra 1 e 0,800), paesi a medio sviluppo (indice compreso tra 0,799 e 0,500),
paesi a basso sviluppo (indice compreso tra 0,499 e 0).
Gli stati sono divisi in quattro gruppi in base al valore del loro Indice di sviluppo umano (HDI):
molto alto (38 stati), alto (45 stati), medio (75 stati) e basso (24 stati).
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Figura 1: Rappresentazione dell'Indice ISU
0,952-1 0,700-0,749 0,450-0,499
0,900-0,949 0,650-0,699 0,400-0,449
0,850-0,899 0,600-0,649 0,350-0,399
0,800-0.849 0,550-0,599 0-0,350
0,750-0,799 0,500-0,549 Nessun dato
La figura numero 1 rappresenta tutti i paesi in cui viene calcolato l'ISU. È facile comprendere come,
le destinazioni, cioè i paradisi erotici, non siano nella categoria più alta dell'indice.
I principali emettitori di turismo sessuale, ad ogni modo, appartengono alla classe più alta
dell'indice, infatti i paesi attivi maggiori sono: Nord America, Europa occidentale, Giappone e
Australia. Per contro possiamo identificare i paesi passivi come tutti i restanti. Infatti, il potere
economico, culturale e razziale è praticato nei confronti di tutti. Naturalmente possiamo identificare
nazioni dove il turismo sessuale è diventato un'istituzione come Thailandia, Filippine, Laos,
Cambogia, India, Brasile, Jamaica, Barbados, Lagos, Gambia e Kenya, per fare alcuni esempi.
3 - Turismo Sessuale: storie del legame tra sesso e viaggio
Il viaggio caratterizza da sempre l'esistenza umana. In ogni epoca differiscono motivazioni e
modalità di viaggio. Se nel passato intravediamo un legame tra viaggio e turismo, nel corso dei
secoli si è andato solidificando un settore che oggi identifichiamo con il termine di "turismi".
3.1 - Il Grand Tour Ufficiale
Tra il 1500 e il 1800 vi è l'apogeo del Grand Tour, moda diffusasi progressivamente dalle classi
aristocratiche della Gran Bretagna al resto dell'Europa continentale, in particolare Francia e
Germania, poi all'alta borghesia ed infine ad artisti e scrittori.
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I destinatari di questi viaggi-privilegio erano maschi, bianchi e aristocratici. L'obiettivo era quello di
formare culturalmente i giovani rampolli, futura classe dirigente una volta rientrata in patria al
termine di questo viaggio della durata dai 3 ai 4 anni. Durante il percorso il giovane studente era
seguito da uno o più tutori che dovevano curarne l'apprendimento culturale e scegliere i vari maestri
nelle città in cui soggiornavano pe diversi mesi.
Gli itinerari dell'aristocrazia continentale differivano in parte da quelli inglesi, ma tappa obbligata
per tutti era l'Italia, culla "di civiltà urbana progredita e creatrice" (De Seta. 1982)
Nel Settecento, anche quando ormai l'aura di sacralità artistica e culturale dell'Italia era svanita, il
nostro paese conquistò il primo posto nelle preferenze dei grantouristi, adattandosi alla nuova
sensibilità che il Grand Tour aveva assunto, cioè quello paesaggistico e naturalistico. Con questa
nuova modalità di viaggio, la caratteristica del viaggio culturale perse il suo peso iniziale, in favore
dello svago. Questa trasformazione apportò delle modifiche organizzative: ad esempio, la sua durata
si ridusse tanto che all'inizio dell'Ottocento difficilmente superava i quattro mesi, e anchè l'età dei
fruitori passò dalla fascia di 20-30 anni a quella di 30-40 anni. Inizialmente a viaggiare erano solo
aristocratici, poi vennero affiancati dall'alta borghesia ed in fine da artisti e filosofi e rappresentanti
delle "middle class".
Nel corso dell'Ottocento il Grand Tour passò di moda, diventando l'esotismo e l'erotismo del Sole
un richiamo irresistibile.
3.2 - Il Gran Tour ufficioso
Un aspetto"sottaciuto" per lungo tempo del viaggio di formazione è l'esperienza del viaggio come
rito di passaggio esplicitamente sessuale, dove le donne incontrate lungo il tragitto diventavano dei
suovenir da collezionare. Ovviamente tutto questo era riservato agli individui di sesso maschile: la
donna semplicemente non ne aveva bisogno, "la sua istruzione non doveva spingerla in nessun altro
luogo che non fosse quello a lei più adatto", cioè l'ambiente domestico (Forcyde. 1766).
Ian Littlewood, docente presso l'Università del Sussex, dopo innumerevoli studi compiuti attraverso
il reperimento e la minuziosa analisi di lettere, diari di viaggio e memorie, ha riportato alla luce del
giorno ciò che era stato abilmente messo in ombra, cioè parte delle motivazioni che spingevano i
grantouristi a lasciare per anni la propria patria.
I viaggiatori narrano il lato culturale, celando quello passionale, descrivono le collezioni d'opere e
le visite a chiese, tralasciando le tappe ai famosi bordelli e gli amori con le cortigiane. Tracce di
questi documenti o confessioni, venivano distrutte da parenti o amici, per salvaguardare il buon
nome del futuro esponente della classe aristocratica. Questo aspetto non è certamente secondario
alla motivazione dell'istruzione.
Ritroviamo ad ogni modo numerose testimonianze sul legame grantour-sesso, come rivela: Mary
Wortley Montagu: "i viaggiatori ricordano solo i luoghi in cui hanno incontrato belle donne";
mentre il tutore dell'ottavo duca di Hamilton sottolineava in una lettera le difficoltà di controllare il
suo protetto, tutto dedito a soddisfare ogni suo vizio.
La pratica del Grand Tour aveva tra i letterati e gli esponenti della società numerosi sostenitori, ma
riceveva anche profonde critiche per le sue pratiche non sempre affini con l'austera moralità inglese.
Lassels, nel suo "viaggio in Italia", sosteneva che molti viaggiatori tendevano a recarsi in Italia
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attratti dai racconti sulle cortigiane di Venezia e che "col falso pretesto di rigenerarsi all'estero, essi
ritornano con malattie che impediscono loro di generare in patria".
Molti critici del Grand Tour come Lassels, hanno posto l'accento, per far capire come esso fosse
lontano dal garantire una reale crescita personale e culturale del ragazzo, comportando solo
conseguenze negative, sulle malattie sessualmente trasmissibili di cui erano affetti i viaggiatori al
loro ritorno: " si recano all'estero per contrarre pessime abitudini o abbiette malattie".
Ricordando però che il Grand Tour era inteso anche come rito di passaggio per diventare uomini, le
relazioni sentimentali erano ritenute parte dell'educazione e, quindi, dello sviluppo della persona. A
tal proposito possiamo ricordare in Lord Chesterfield che in una lettera al figlio lo esorta affinché
non rinunci alle opportunità sessuali offerte dal viaggio, dalle quali puoi ricavare solo benefici
sempre che si limitino ad incontri con donne di rango, in buona salute e colte, evitando i pericoli e
le cattive compagnie, anche se neppure le dame di alto livello davano alcuna garanzia.
La paura per le malattie veneree e la loro diffusione testimoniano l'esistenza di questo lato intimo
del Grand Tour. Lo storico Jeremy Black mette in luce come molti illustri turisti serbavano per anni
il ricordo dei propri viaggi, e non certo per ragioni culturali o per i souvenir riportati in patria.
Quest'aspetto del Grand Tour era molto criticato e generava preoccupazione in quanto i suoi
principali compiti erano formare il giovane, renderlo maturo a svolgere un ruolo in patria e a
prolungare la propria discendenza. Tornati, invece, questi ragazzi erano indifferenti alla
riproduzione, per loro il sesso era sinonimo di piacere e non desideravano mogli, ma amanti.
Numerosi esponenti del clero criticavano il Grand Tour e le condotte immorali derivanti dal
viaggio: già nel VIII secolo San Bonifacio disapprovava i pellegrinaggi a causa della paura e del
sospetto che nutriva verso le infedeli e le prostitute presenti in tutte le città.
Il vescono Hurd criticava, invece, la giovane età dei grantouristi sottolineando la "pericolosa
combinazione di giovani rozzi, ignoranti e ingovernabili da un lato e tutori superficiali, servili e
disinteressati dall'altro". Sempre sullo stesso tema ne "Il richiamo del gentiluomo" si legge di
giovani viaggiatori che si dedicano ad ogni genere di vizio causa la loro esuberanza o il disinteresse
dei loro tutori, e, in "Educazione inglese", Thomas Sheridon parlava di età inadeguata e pericolosa.
Ancora, il reverendo Charles de Guiffardière sprona Boswell a frequentare solo dame di rango;
mentre, il vescovo Hall riteneva che il problema consistesse nelle mete:"Il mondo è ampio, ma i
viaggi (Gran Tour) si rivolgono di norma al Sud, in bocca al pericolo: poiché tanto è lunga la mano
di Satana che i luoghi, che più reputiamo degni d'essere visitati, sono anche i più infettivi".
Certamente, le vicende riportate non valgono per tutti i "turisti"; molti di coloro che si sono mossi,
lo hanno fatto con la reale intenzione di apprendere nuove culture e diventare perfetti cittadini del
mondo, ma le tentazioni carnali hanno distolto qualcuno dalla "retta via".
Già nell'epoca del Grand Tour, il viaggio rappresentava un sistema complesso di persone e mezzi.
Esisteva una rete di persone che si dedicava ad esaudire ogni richiesta dei turisti. Ad esempio,
mettevano a disposizione giovani "accompagnatori", di entrambi i sessi, e si preoccupavano di
conoscere i gusti dei clienti, anche se per molti non faceva differenza. Ma non solo, c'erano pure
truffatori, la cui occupazione era ingannare i più ingenui e i più facoltosi, sopratutto inglesi:
diffusasi rapidamente la notizia dell'arrivo di un giovane turista in città, in poco tempo egli veniva
avvicinato da uomini che si mostravano garbati e volenterosi. Questi lo portavano in visita alle
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nobildonne della città, le quali, passato qualche giorno e favorendo o incoraggiando il suo
stordimento, lo ripulivano di tutti i suoi averi.
Ticknesse, autorevole autore, evidenzia e chiarisce l'intreccio tra sesso, cultura nel Grand Tour "In
quanto rito di passaggio, sprona alla ricerca di un'iniziazione erotica, in quanto sfoggio di opulenza,
attira l'attenzione dei predatori sessuali; in quanto scoperta dei modi di vivere in altre nazioni,
incoraggia l'adozione di costumi sessuali stranieri".
La destinazione principe, l'Italia, luogo ricco di storia e cultura e, allo stesso tempo, di libertà
sessuale, culla della sodomia animalesca, terra fertile per le trasgressioni e, quindi, della cattiva
condotta morale e religiosa.
L'Italia in generale e Venezia nel particolare erano sinonimo di erotismo.
"Il bordello d'Europa", così lo definiva Baldwyn. Le leggende riguardanti le sue cortigiane, che
hanno spinto molti a recarvisi, sono però parte della cultura del turismo già da prima del Grand
Tour: T. Coryate ritiene che all'inizio del 1600, le cortigiane erano circa ventimila e che costituivano
una consolidata "attrazione turistica".
Lord Byron sosteneva invece, che i peccati fanno parte dell'attrattiva dell'Italia quanto le sue
ricchezze storiche e culturali.
Ritornando alla figura del "conoscitore" che si identifica con il grantourista, il suo percorso non può
dirsi solo culturale, ma anche, se non prevalentemente sessuale.
Inoltre, un'altra caratteristica che emergeva nel viaggiatore di questo tempo, e che si ritrova tutt'oggi
nei turisti, è lo sfoggio del suo potere economico e della sua supremazia culturale che facilitano gli
scambi sessuali.
Boswell, parlando a Rousseaux, fa questo ragionamento:"Avendo il denaro posso procurarmi un
gran numero di ragazzze; le metto incinte; così si moltiplica la discendenza, .... , e io ho dalla mia il
vantaggio di possedere una grande varità di donne".
Anche Blessington rivela come gli inglesi non viaggiavano per conoscere le altre culture, ma,
piuttosto, per esibire la loro; se possibile, evitavano il contatto con le popolazioni autoctone ed,
anzi, spesso, l'unico rapporto era di natura carnale.
Il potere economico, ancora oggi, è l'elemento di unione tra turismo e sesso, ciò che permette al
viaggiatore di sfruttare le occasioni erotiche della vacanza, e di collezionare incontri sessuali nelle
terre straniere. Questa ostentazione consumistica testimonia il maggior potere economico del turista
rispetto alle popolazioni locali e, quindi, anche la disuguaglianza esistente alla base dei rapporti.
Dunque, si può concludere che i quartieri a luci rosse rappresentano tappe tradizionali nel percorso
di un visitatore da quando è nato il turismo.
3.3 - La fine del Grand Tour e l'avvio del turismo di massa
Con la rivoluzione Francese e il crescere delle ostilità tra l'Inghilterra e la Francia viene meno la
pratica del Grand Tour, ma non il turismo. Infatti, l'espansione della rete ferroviaria e la riduzione
dei costi e dei tempi di percorrenza necessari per muoversi permettono la diffusione dei viaggi.
Il turismo, però, non ricopre più una funzione culturale, ma sociale: il compito è ora quello di
permettere lo sviluppo e la conoscenza dell'essere umano in quanto tale.
Laurence Sterne evidenzia come il viagiatore non è più interessato all'aspetto culturale, ma,
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piuttosto a quello naturale, e che compie un viaggio nel cuore più che nello spazio.
Il viaggio non serve solo a vedere cose nuove, ma soprattutto a venire in contatto con l'altro al fine
di rinnovarsi.
Non si parla più di conoscitore ma di pellegrino, il cui viaggio verso Sud non può che essere un
pellegrinaggio d'amore.
Il calore mediterraneo, opposto all'Inghilterra fredda e conservatrice, anche a livello sentimentale,
rappresenta la luce, la liberazione dalla rigidità e dai vincoli imposti dalla madrepatria.
3.4 - La corsa " Vers le Sud"
Nel Sud prevalgono i sensi e l'istinto naturale. Mary Shelley scrive ad un'amica rimasta in
Inghilterra: "Le viti pendono sotto il peso dei grappoli e gli alberi sono carichi di fichi. Vieni a
mangiare. Ti andrebbe?" .
Il legame tra Mediterraneo e erotismo si esprime, però, in due modi: da un lato, i turisti possono
essere attratti dalla maggiore libertà sessuale; dall'altro, il Sud, pur non essendo esplicitamente
legato all'erotismo, viene apprezzato in quanto favorisce una più elevata consapevolezza sessuale ed
intima.
A tal proposito è ben osservare il comportamento delle donne all'estero. Infatti, nonstante il turismo
sessuale femminile sia ritenuto un fenomeno di recente sviluppo, la letteratura mostra come in realtà
le sue radici si possano già rintracciare in questo secolo, asserendo che erano numerose le
viaggiatrici che si recavano nell'Europa meridionale a fini sessuali.
L'iniziale indipendenza e lo sviluppo del viaggio organizzato hanno favorito il loro spostamento e
l'elemento erotico è divenuto, sempre più, un aspetto fondamentale nella loro emancipazione.
All'estero, soprattutto in Italia, potevano vivere una vita proibita a casa. Va precisato, però, che la
maggior parte di esse non ebbe esperienze sessuali dirette, ma sviluppò solo una più elevata
consapevolezza di sé, vivendo esperienze emotive dalle quali erano prevalentemente escluse.
Non mancarono naturalmetne le eccezioni: donne come la Fuller, la Digby, che ebbero relazioni un
po' in tutt'Europa o la Eberhardt che intrattenne rapporti con Arabi e Tunisini.
L'estero permetteva, e permette tutt'oggi, alle donne di sfuggire dalla vita domestica, liberandosi dal
ruolo di moglie e madre, per poter vivere un'esperienza diversa, fuori dalla quotidianità.
Questo vale però, almeno inizialmente, solo per donne facoltose che possono beneficiare dei
progressi in campo medico, come ad esempio, lo sviluppo della contraccezione.
Non è, dunque, solo una pratica maschile; anche le donne si recano nei paesi esotici come i Caraibi,
Cuba o l'arcipelago greco per vivere un'avventura o realizzare un sogno.
Oltrepassare i confini significa abbandonare i propri usi e costumi per trovarne di nuovi, e quindi
implicitamente ampliare i propri comportamenti sessuali.
Il turismo sessuale non è una pratica solamente contemporanea John Lehman, fra le due guerre,
cerca di giustificare i suoi rapporti sessuali ritenendoli un viaggio verso il sapere, o, ancora, vi è chi
sostiene "mi sembra impossibile conoscerli a fondo senza un incontro sessuale".
Oggi al pari del passato il turista sessuale rifiuta l'associazione diretta sesso-destinazione turistica,
cercando delle giustificazioni al suo operato.
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Il turista che parte per soddisfare desideri che deve reprimere nel suo paese, in quanto contrari alle
norme vigenti, e ai quali da libero sfogo una volta oltrepassati i confini, permette di parlare della
terza identità individuata da Littlewood: il turista-ribelle.
Cosa spinge una persona a viaggiare? A un livello superficiale, il desiderio di recarsi in un luogo, o
di fuggire da un luogo. Il ribelle contesta le norme e non accetta le limitazioni sociali e morali
presenti in madrepatria. Inoltre, visto che i viaggiatori erano prevalentemente inglesi, e che in
Inghilterra la repressione era soprattutto sessuale, anche il ribelle aveva, ovviamente, una
connotazione erotica.
All'inizio dell'Ottocento, as esempio, in Inghilterra, l'omosessualità veniva ritenuta un crimine per il
quale si rischiava l'impiccagione. Nella riforma del diritto penale del 1885, l'omosessualità è
considerata ancora un reato, ma muta la pena: "Ogni individuo di sesso maschile che in pubblico o
in privato commetta, o partecipi alla commissione o induca, o tenti di indurre ogni individuo di
sesso maschile a commettere atti di volgare indecenza con altro individuo di sesso maschile, verrà
giudicato reo, e pertanto tratto in arresto e passibile di condanna a discrezione della corte a non oltre
due anni di reclusione, con o senza lavori forzati".
In seguito al processo di Oscar Wilde, che si batté contro le ristrette convinzioni della società
vittoriana, non accettando la sua limitata nozione di piacere, aumentò la paura dello scandalo e della
riprovazione sociale, e, allo stesso tempo, il turismo sessuale: solo all'estero era possibile
assecondare, senza rischio alcuno, le proprie inclinazioni.
Le mete: non più solo l'Italia con Napoli, Venezia e Firenze, ma data la vicinanza, anche la Francia
con Parigi, città dell'amore e della follia, diventata sinonimo del peccato.
J.R. Ackerley scrisse: "L'ossessione per il sesso mi portava, naturalmente, verso paesi stranieri
coma la Francia, l'Italia ... dove vigevano leggi civili".
J. A. Symonds viaggia in Italia giustificandosi della debole salute e dagli interessi letterari, quando
in realtà la motivazione principale era legata dalla sua inclinazione omosessuale.
Symonds, durante il suo viaggio si innamora di un gondoliere. Erano il pasto principale dei turisti in
cerca d'avventure erotiche: "I gondolieri di Venezia sono così adusi a tali richieste", annota
Symonds, svelando molto sulla natura abituale del turismo sessuale vittoriano, "che non esitano a
soddisfare i capricci di amanti passeggeri". In una lettera a Havenlock Ellis, racconta di un uomo
che si prostituiva incontrato a Napoli e che sosteneva di essere veneziano, "ma di aver abbandonato
Venezia perché vi raccoglieva solo clienti inglese, svedesi e russi, mentre a Napoli poteva vivere
nell'alta aristocrazia italiana ed essere mantenuto nell'agio". Non si tratta, però, solo di una
abitudine omosessuale. Per le viaggiatrici, i gondolieri racchiudevano una piccante miscela di
esotismo, avvenenza, disponibilità e discrezione che era un forte incentivo al turismo sessuale
femminile.
A questo punto, il sesso non è più un'appendice del viagggio, ma è ciò che gli da significato. È
insieme il raggiungimento della meta ed esso stesso un modo di viaggiare – dentro un'altra persona,
un'altra cultura, un'altra classe sociale, un altro stile di vita.
Oggi sembra facile prendersi gioco dello zelo con cui Symonds cerca di giustificare e nobilitare le
sue licenziose passioni, ma il suo atteggiamento non ha niente a che vedere con ciò che brutalmente
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si definisce ipocrisia vittoriana. Allora come adesso, la tensione fra impulsi sessuali da un lato e
parvenza di decoro dall'altro dava luogo, senza dubbio, a una forma d'ipocrisia di cui anche
Symonds è partecipe, ad eccezione delle annotazione nelle sue Memorie. Come riconosce lo stesso
Symonds, dietro queste immagini di sana fratellanza, ampliamento di orizzonti e reciproco
giovamento potrebbe nascondersi un elemento di auto-illusione, ma rappresentano comunque un
tentativo sincero di ricomporre una contraddizione percepita fra desiderio sessuale e decenza civile.
E questo sforzo sofferto, ma umano, fa tanto parte dell'anima vittoriano quanto il suo lato ipocrita.
Qui si consuma una rottura radicale con la tradizionale condotta del turista inglese. Al di là delle
conoscenze e delle abilità del Conoscitore, al di là dell'accumulo di esperieze personali, al di là
anche della liberazione dei sensi.
Il clima sociale in Inghilterra è stato uno dei motivi principali alla base del primo viaggio di Lord
Byron, che lo conduce a Lisbona e Cintra attraverso Siviglia, Cadice e Gibilterra fino a Malta e di lì
in Albania, Grecia e Asia minore. Pur avendo altre ragioni per partire – problemi finanziari,
disincantato per l'Inghilterra, desiderio d'avventura – Byron si reca all'estero con la precisa
intenzione di assaporare in viaggio piaceri omosessuali proibiti in patria.
L'identità di ribelle che ne deriva possiede due aspetti, corrispondenti in un certo modo ai due
periodi trasocrosi all'esetero da Byron. Il primo è quello del viaggiatore che rifiuta le restrinzioni
sessuali della società e si reca all'estero con il preciso intento di dedicarsi ai piaceri illeciti. Il
secondo, e più diffuso, è quello del viaggiatore alienato, stanco della società o perfino della civiltà
che cerca all'estero un deverso modello di vita. Abbandonare l'Inghilterra alla ricerca del prioibito
non era una novità, ma Byron la ha traformata in una cosciente meta turistica.
Anche gli strumenti dei nuovi turisti si adeguano alla modernità e fioccano guide per scapoli che
appaiono nell'ultimo quarto di secolo per agevolare la ricerca di un buon bordello. Il turista appena
arrivato non deve più rivolgeresi a conoscenze superficiali, ma può consultare una guida dove sono
specificati tutti i locali con relativi prezzi e specialità.
3.5 - "Fuir! Là-bas fuir!": turismo es/er-otico
L'ammutinamento del Bounty, oggi come ieri continua ad animare le fantasie riguardo i mari del
sud. Già dalla fine del Settecento si diffonde l'attrazione e il richiamo per i paesi esotici, ritenuti
luoghi di massima libertà sessuale.
Tahiti, ad esempio, da quando la "Dolphin" giunse nella baia di Matavai, nel 1767, diviene luogo
eletto di qualsiasi chimera erotica.
Le ragazze locali, dopo che gli inglesi cannoneggiarono gli indigeni, mostrando la loro impari
superiorità, vennero offerte in dono dagli anziani del villaggio.
Dai resoconti e diari di viaggio, emerge come questo sia un luogo privo di restrizioni sessuali.
De Bouganville parla di "paradiso di disinvolta sensualità tropicale", mentre dai resoconti di James
Cook traspare come in queste oasi non esistono resistenze, proibizioni o pudore: "Un giovane alto
più di un metro e ottanta ha giaciuto con una bambina di dieci o dodici anni davanti a molti dei
nostri e a diversi nativi" e continua precisando come non si tratti di perversione, ma di un costume
tipico del luogo.
Questi racconti, pervenuti alle generazioni successive, non hanno fatto altro che alimentare
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l'immagine di Tahiti come paradiso di libertà sessuale.
Non solo Tahiti diviene destinazione onirica, ma più in generale le perle dei Mari del Sud.
Rifugiarsi in questi paradisi è anche però un sintomo di malessere verso il processo di
industrializzazione e di civilizzazione urbana. "Rifugio dalle pressioni di un mondo sempre più
meccanizzato ed esigente", così li considera Tennyson.
Ora è la Francia, massima potenza coloniale, e non più l'Inghilterra, a godere di tali possibilità:
intraprendono questo cammino personaggi come Flaubert, Lamartine, Boudelaire.
Il fascino che i Mari del Sud esercitano sugli spiriti ribelli è amplificato dal contrasto offerto dalla
religione organizzata. Nella prima metà del XIX secolo, i missionari si dedicano con tutte le forze
all'edificazione di una visione alternativa, sostituendo l'immagine del buon selvaggio con quella del
depravato pagano, e le gioie del paradiso terrestre con i peccati dei dannati.
Per coloro che ardono dal desiderio di fuggire, gli anatemi dei missionari e dei loro sostenitori non
sono che benzina sul fuoco, una conferma dell'attrazione di un mondo a incalcolabile distanza dalla
deprimente ortodossia del tempo. I paradisi naturali dei mari del sud diventano lo sfondo perfetto su
cui mettere in risalto la crescente repulsione di molti europei verso gli effetti
dell'industrializzazione. Altrove, la versione assume forme più esplicite. É significativo che la
Francia maggiore potenza coloniale del pacifico sia risultata la più sensibile e reattiva a questa
miscela di esotismo ed erotismo. Il viaggio e l'incontro sessuale si fondono per dare vita a una
visione di fuga erotica in cui viaggio e sesso sono una cosa sola. Nell'arco del secolo si sviluppa una
contaminazione reciproca tra l'esperienza reale e i parti di una fantasia orientaleggiante ed
insoffernte verso la società occidentale.
Pierre Loti scrive dei diari/romanzi di vaggio in Polinesia. La protagonista 14enne Rarahu sfoggia
occhi" pieni di esotico languore che esprimo sia la sua sensualità che la generale indolenza di un
mondo che non ha subito, a differrenza del nostro, la condanna di Adamo". Questi romanzi creano
un archetipo nelle menti dei lettori.
Rarahu non mostra solo una sensualità primordiale e disinibita, ma si innamora completamente e
perdutamente del protagonista, al punto che quando egli infine abbandona l'isola se ne strugge fino
alla morte. Loti unisce in un solo personaggio le due attrattive descritte da Melville: un'illimitata
gratificazione sensuale ed un amore romantico. Attraverso di lei Loti può accedere ad un mondo
primigenio. Ancora una volta, ritorna il concetto di Symonds del sesso come modo di viaggiare:
conoscere il partner sessuale significa conoscere il posto. Il carattere dominante nelle avventure
amorose intraprese durante il viaggio hanno come peculiarità la transitorietà che dona al rapporto
un'intensità agrodolce sconosciuta alla routine della vita domestica.
Loti crea una sovra-struttura tipicizzata della Polinesia, conducendo il lettore ad un viaggio solo
nella fantasia. Il suo intento era di fondere le sue esperienze occasionali con i miti preesistenti dei
Mari del Sud e plasmare una fantasia di fuga per europei insoddisfatti. A distanza di un secolo il
matrimonio di Loti appara un lavoro mediocre, viziato da sentimentalismo, egocentrismo ed
indulcenza colonialista, eppure ha ingigantito i territori dell'immaginazione. La voglia di viaggiare è
aumenta in modo rozzo ma deciso. Forse l'influenza più feconda del romanzo di Loti è quella su un
giovane pittore francese di nome E. Bernard, che al tempo sognava di iniziare una nuova vita al
fianco di Paul Gauguin. Conquistato dal romanzo, scrive a Gauguin proponendogli di cambiare la
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loro destinazione a Tahiti. L'ifluenza di Loti si manifesta anche in un passaggio della stessa pagina
che Gauguin cita in una lettera ad un amico:"mentre uomini e donne dall'altra parte del pianeta
sgobbano per soddisfare le proprie necessità sempre in lotta con la fame e con il freddo, e patiscono
ogni genere di privazione, i fortunati abitanti della paradisiaca Tahiti nei remoti mari del sud,
conoscono solo il lato dolce dell'esistenza. Per loro la vita è solo canti ed amore". Gauguin parte per
Tahiti, allettante alternativa ad un'Europa "andata a male". Da qui inizia una storia che proietterà la
sua ombra sul turismo del XX secolo così come Byron l'ha proiettatta su quella del XIX creando un
modello per le nostre fantasie, che è forse ancora più potente oggi di quanto non fosse più di un
secolo fa. La realta per quanto più squallida non fa nulla per smentire le fantasie sessuali che in
primo luogo hanno spinto Gauguin al viaggio. La sua precoce transazione con una frivola mulatta di
nome Titi, a suo modo, lo lascia soddisfatto, ma quando si allontana da Papeete sente il bisogno di
una donna meno corrotta dalla influenza europea. Gauguin sposa una ragazza tredicenne che verrà
descritta in un suo resoconto rivolto ai lettori europei come una pubblicità delle delizie erotiche dei
mari del sud. Questa descrizione viene data dal pittore al suo ritorno in Francia mentre si sforza di
creare un mercato per i suoi quadri, fino a che punto siano frutto della nostalgia e fino a che punto
del desiderio di farsi la pubblicità e legittimare il suo esilio ha poca importanza. Il loro effetto, in
aggiunta ai quadri, è quello di trasformare la sua vita in mito.
Il messaggio delle opere di Gauguin è creare la Polinesia come il luogo ideale in cui erotismo e
romanticismo si fondono in armonia. Per una cultura occidentale che da sempre fatica ad accostarli,
si tratta di un richiamo irresistibile; si delinea così un'ideale supremo in cui una visione sensuale del
primitivo, dell'esotico e del paradisiaco si pone agli antipodi dell'Europa civilizzata e familiare.
Le vicende biografiche di Gauguin sono intrecciate al sesso, con il risultato di amori mercenari
basati sul potere del denaro e dalla convenienza. Infine afflitto dalla sifilide che lo rendo ripugnante
alla vista, si rifugia nelle Isole Marchesi ancora selvaggie, dove donne ancora più povere erano
disposte al matrimonio barattato con dolciumi. Non fu pero semplice neppure in queste conzidioni
trovar mogli per Gauguin, che concluderà la sua vita con una donna pagata alla famiglia con "sei
iarde di stoffa di cotone, sette di chintz, otto di mussola, dieci di calicò, tre dozzine di nastri, una
dozzina di merletti, quattro rocchetti di filo, e una cucitrice.
La vita del pittore è un cardine sulla creazione nell'immaginario del turista del XX secolo,
mostrando come l'erotismo sia una delle sue molle principali.
Nell'Europa dell'Ottocento, e in particolar modo l'Inghilterra vittoriana, ponevano un'enfasi sempre
maggiore sulla continenza; ogni progresso della cività era accompagnato da un irrigidimento delle
redini sessuali. L'antico assunto alla base di questo processo è che la distanza tra il mondo selvaggio
e il mondo civile si misura su quella fra abbandono sessuale e domionio dei sensi. A volte, le
implicazioni di questo concetto venivano espresse a chiare lettere: "La donna primitiva (...) è
sempre una prostituta" scrive Cesare Lambroso nel 1896.
L'impulso ad allontanarsi dalla civiltà spinge verso la licenza sessuale.
La ricerca dell'ideale primitivo da parte di Gauguin ne ha fatto l'eroe archetipo di una fantasia di
fuga, allo stesso tempo ha modellato un'immagine del turista come sfruttatore e profanatore. Egli
arriva in paradiso con la sifilide e, mentre proclama il suo entusiasmo per la cultura indigena, non fa
altro che arraffare tutto ciò che gli riesce alle proprie condizioni.
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Nel 1767, all'epoca della sua "scoperta", Tahiti contava una popolazione di circa 150.000 anime
(Danielsson,1965); alla fine del secolo era arrivata a 15.000. Il paradiso è riconquistato al prezzo
della sua devastazione. Da questa prospettiva, è difficile giudicare l'identità del turista in altro modo
che ditruttiva: ciò che attira il Conoscitore diviene subito saccheggio, la promessa di rivelazione
trasforma il tempio del Pellegrino in una grotta turistica; inseguendo un paradiso alternativo, il
Ribelle innesca un letale processo di colonizzazione. La storia del turismo in generale è la storia del
desiderio che divora il suo oggetto.
3.6 - Turismo sessuale moderno
L'immagine e la pubblicità nel turismo sono sempre state create da uomini per altri uomini.
Fino agli anni '90 il marketing turistico si concentra sull'esotismo, sulla rappresentazione
eterosessuale maschile appartendente alla classe medio alta, dove il sesso era parte integrante
dell'esperienza turistica, così come il paesaggio risulta tratteggiato da aggettivi femminili quali isole
inesplorate, foreste vergini, e le donne sono un'oggetto carico di "naturale" erotismo esotico.
I Caraibi appaiono come una delle mete più profondamente intrise di raffigurazioni sessualizzate al
femminile. Uno studio condotto da Cohen nel 1995 si concentra sulle Isole Vergini Britanniche.
Nella sua analisi di tematiche e immagini pubblicitarie Cohen ha potuto evidenziare che le
campagne tendono ad associare le isole "all'attrattiva della verginità e del possesso sessuale...
venderle come meta turistica facendo leva sul desiderio sessuale". Si invitano i turisti a "scoprire i
piccoli segreti della natura", mentre il marketing punta sull'immagine delle isole come "Territorio
vergine per le vacanze". Si può concludere che l'associazione tra turismo e ricerca virile
dell'avventura e della scoperta dell'esotico e del piacere può avvenire in questo paesaggio femminile
e sottomesso in attesa dell'esplorazione maschile.
Anche i messaggi istituzionali puntano a questo aspetto. L'Ente per il turismo indiano nel 1995
diffondeva questo messaggio:
"L'india ti aspetta.... La bellezza dell'India e il suo mistero senza tempo ti stanno aspettando da 5000
anni. È una terra indescrivibile: solo visitandola si può convincersene.. Tutto quel che desideri in
India puoi trovarlo... ogni capriccio sarà soddisfatto".
Il rapporto con la comunità ospitante e la cultura autoctona crea la destinazione turistica come
l'insieme di una costruzione culturale suscettibile a cambiamenti e negoziazioni. Il linguaggio
iconografico del marketing turistico se caratterizzato da un messaggio di paesaggi femminilizzati
quali meta per uomini eterosessuali bianchi, crea le condizioni per quella costruzione culturale che
origina archetipi nell'immaginario collettivo, trasformando i desideri sessuali, e non, dei turisti in
realtà.
Questa creazione dell'immagine turistica è fondata spesso non come le popolazioni locali si
rappresenterebbero ma come le vede l'Occidente. Ciò finisce con l'influenzare il modo stesso in cui
le popolazioni sono percepite e quello in cui si autopercepiscono.
" L'iconografia del turismo internazionale non verte affatto sulla realtà socioeconomica. Si basa su
miti e fantasie e può ostacolare gli sforzi di un paese in direzione dello sviluppo proprio perché lo
stesso processo di costruzione della usa immagine crea una falsa raffigurazione del Terzo Mondo"
(Crick. 1989).
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