1
Introduzione
Spesso nei libri di storia si tende ad analizzare il vincitore di una guerra in base al suo quantitativo di armi
belliche, trascurando una parte psicologica che è davvero essenziale in termini prettamente strategici.
Le psyops (operazioni psicologiche) rappresentano quella parte intrinseca e fondamentale della belligeranza
che non può non essere presa in considerazione.
Come SunTzu aveva già preannunciato nella sua “arte della guerra”: «Sottomettere un esercito nemico senza
combattere è prova di suprema abilità.
1
»
Gli attuali conflitti contemporanei necessitano, in maniera superiore rispetto al passato, di questa intrinseca
forma di controllo poiché è solo grazie all’effetto del linguaggio che è possibile manipolare la psicologia
dell’avversario o qualsiasi target per ottenere determinati scopi prefissati.
La propaganda è ormai sostituita alla normale arma da fuoco poiché solo dall’interno è possibile manipolare
quelle grandi masse che sono state e sono le protagoniste indiscusse dell’evoluzione.
Saranno quindi i mezzi di comunicazione a determinare oggi, più del passato, il vero volto incontrastato del
conflitto.
Come il cosiddetto profeta dell’era digitale, Marshall Mcluhan, ci ha anticipato anni fa: «il medium è il
messaggio
2
»; è ciò è ben saputo dagli operatori psyops.
Ad oggi è possibile affermare che: vince la belligeranza quel soggetto che è più bravo a “girare la
telecamera” verso ciò che più impressionante può risultare agli occhi di colui che l’osserva.
Gli ingenti sforzi che molti paesi stanno effettuando e approfondendo su questi ambito così sottile è indice di
maggiore consapevolezza sull’utilizzo delle psyops nella loro principale funzione attuale di “combat
reducer”, specialmente in questi periodi dove la concezione comune mondiale è meno propensa ad accettare
sacrifici umani di qualunque tipologia, insieme agli Stati democratici, sempre più chiamati ad organizzare
operazioni di tipo “perdite zero”.
Ma se da un lato questa comunicazione strategica nei settori di guerra assume questa importane mansione
positiva, dall’altro, le sue minuziose funzioni manipolative, condotte da “smart people”, si sono disperse in
ogni settore della nostra vita determinando quella “conquista delle menti globali” che stanno pregiudicando
l’essenza stessa della soggettività umana.
«Sin dall’antichità questi "giochi dell’informazione" sono stati strettamente legati alle guerre, ma nel periodo
della Prima Guerra Mondiale (1914-1918) essi assunsero un significato nuovo. Vennero infatti attuati per
mobilitare l’opinione pubblica allo scopo di vincere il conflitto, per demoralizzare il nemico influenzandone
l’opinione pubblica mediante informazioni manipolate secondo il proprio bisogno. La manipolazione e la
censura del flusso delle informazioni furono necessarie affinché si potessero controllare i popoli, amici o
nemici che fossero»
3
.
Quest’ultimi infatti sembrerebbero ancora tutt’oggi guidati da una “percezione superiore propagandistica”
che se da un lato è degradante per l’individualità umana, dall’altro, è assolutamente inaccettabile soprattutto
in virtù di quella logica democratica tanto sancita nel nostro Stato e tanto promossa nel mondo.
Lo scopo di questa tesi è quindi quello di dare un forte apporto di sicurezza totale (soggettiva e societaria)
attraverso lo studio dei principali conflitti psicologici che oggi, specialmente nell’era della globalizzazione,
stiamo vivendo: dal classico impiego nei campi di battaglia all’uso del moderno mezzo internet, dalla recente
1
A. M. Rossi, “L’ arte della guerra”, Mondadori, seconda edizione , 2017.
2
Marshall McLuhan, traduttore E. Capriolo, “Gli strumenti del comunicare”, il saggiatore, 2008.
3
http://www.liceolugano.ch/19142014/index.php/censura-e-propaganda
2
lotta tra imprese o ONG (con l’uso dell’intelligence economica), al terrorismo, alla guerra cognitiva, alla
circolazione di dannose fake news.
Le istituzioni devono assolutamente muoversi su questo settore in quanto la stessa Nazione potrebbe essere
messa in discussione da chiunque conosce “l’arte della comunicazione efficace”.
L’era attuale nella quale viviamo ha completamente mutato le forme del conflitto che da “asimmetriche”
sembrerebbero muoversi all’interno di campi sempre più difficili da scovare come il deep web.
Chiunque grazie ai moderni mezzi di comunicazione diventa attore attivo di rivoluzioni che, come la storia e
il presente ci insegnano, sono diventate delle vere forze motrici da controllare e monitorare.
Per quanto riguarda l’Italia, dal punto di vista psicologico, non sembrerebbero esserci stati degli approfonditi
studi che, in virtù della situazione di pericolo nella quale oggi stiamo vivendo, devono assolutamente essere
fatti.
Nei conflitti, di qualunque genere, si richiedono sempre più figure specializzate che siano in grado di mutare
le loro capacità per affrontare al meglio quel nemico che ormai non fa altro che sfoggiare l’arma della
propaganda per ottenere consensi.
L’immenso campo dell’immagine e dell’approvazione sociale anche a livello mondiale è oggi il nuovo
rapporto tra gli stati, imprese, multinazionali e civili che, a quanto studiato, si avvalgono di strategie sempre
più sottili per avvalorarsi agli occhi di chiunque possa attribuirgli potere.
Il popolo, da questo punto di vista, assume una tale importanza da essere il primo target gestito dagli Stati
che a differenza dei periodi dittatoriali, non ne sopprime la portata ma ne guida inconsciamente i caratteri
evitando, secondo le teorie di Gustav Le Bon la formazione di folle ritenute indomabili e distruttive.
Tutto ciò poiché come acutamente ci ha mostrato il matematico britannico Stephen Hawking: «Il più grande
nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza»
4
.
Il baricentro delle relazioni internazionali sembrerebbe spostarsi proprio su queste dinamiche manipolatorie
all’interno e all’esterno di ogni Stato che, nei principali manuali, dovrebbero essere assolutamente aggiunte;
soprattutto inserendo nella parte geopolitica dell’“Heartland” di Mackinder e della forza navale di Mahan,
l’attuale potere della comunicazione strategica e dei “Bid Data”.
Scopo di questa tesi sarà quello di dare un tocco più evoluzionistico possibile a questa branca della guerra
che, deve essere assolutamente resa più innovativa possibile, in virtù del progresso tecnologico e tecnico
nelle quali “l’era della conoscenza” ci impone di andare.
Il successo dell’ISIS è dovuto proprio a questa comunicazione strategica sancita dalle moderne tecnologie
che se da un lato ci hanno reso la vita migliore, dall’altro, hanno ancora di più amplificato la percezione del
pericolo e dell’angoscia che sembrerebbero essere diventate molto più “palpabili” all’interno di quel
paradigma di insicurezza nella quale ci troviamo.
Lo studio approfondito di questa tematica è stato condotto da uno spirito critico volto a scuotere l’evoluzione
delle dinamiche difensive principalmente dal “basso”.
Per quest’ultima affermazione intendo ripartire dal ruolo stesso del cittadino che invece di essere spesso
ingannato da innumerevoli propagande che ne tartassano la mente e ne indeboliscono il ragionamento critico,
dovrebbe essere “educato” affinché possa diventare agente attivo della sicurezza; controllando quel “vicinato
geopolitico” che oggi si sposterebbe principalmente all’interno del web.
In quella logica progressista nella quale l’imponente globalizzazione ci ha immessi, non si può ancora
nascondere e limitare “l’empowerment” del singolo, soggiogato da una educazione limitata tesa al suo
4
http://lgazometro.blogspot.it/2014/09/il-piu-grande-nemico-della-conoscenza.html
3
monitoraggio e controllo; c’è bisogno di un “risveglio sociale”, qualcosa che ripristini la percezione comune,
perché queste sono attualmente le forme che più si prestano alla lotta alla propaganda.
Specialmente poi su sui social network dove tutti oramai viviamo di liste di amici virtuali che spesso
andrebbero responsabilizzati in virtù delle fake news che promuovono tramite i “condividi” o i “mi piace”,
che minacciano non solo l’inquinamento delle idee, ma anche la stessa incolumità della nazione.
In questa costante marea delle informazioni quindi, solo la consapevolezza del proprio ruolo, in quanto
singolo soggetto critico può essere l’antidoto della disinformazione, che essendo non censurabile nelle sue
svariate forte, necessiterebbe di essere estirpata fin dalla radice, attraverso il potere dello sguardo e
dell’animo critico di ognuno di noi.
L’idea del “Panopticon” di Jeremy Bentham e del “Dispositivo di sicurezza” di Michel Foucault verranno
qui riprese in quest’ottica quasi profetica.
Se è vero che viviamo all’interno di uno stato democratico, la scuola in quanto ente per eccellenza della
formazione, deve poter assicurare lo sviluppo del pensiero critico curante di insegnare quella importante
capacità di discernere il vero dal falso.
C’è bisogno di una lunga terapia della soggettività umana, di un grande lavoro interiore, poiché non ci
sarebbe una lotta tra eguali menti senza la consapevolezza di se stessi e del proprio ruolo all’interno di questo
conflitto psicologico.
Queste azioni, seguite successivamente dai rapporti tra i soggetti civili e gli agenti di sicurezza, dovrebbero
essere promosse dai ministeri competenti, in questa logica di sviluppo e formazione, affinché la lotta alla
diffusione di materiale ingannevole possa essere “disinnescata”, non più prima che si diffonda tra la folla ma,
direttamente all’interno di questa.
Credo fermamente che questo possa essere realizzato, per questo motivo mi impegnerò affinché la persona
comune sappia non solo riconoscere “l’avvelenamento delle menti” condotto dalla comunicazione strategica,
ma anche fermarlo.
La struttura di questa tesi sarà così realizzata:
Il primo capitolo tratterà gli ingranaggi e le teorie a sostegno dell’immensa guerra psicologica e dei suoi
effetti allo scopo di evidenziare quali sono stati e sono i meccanismi propulsivi delle“lotte di massa indotte” e
dei “pensieri inquinati”.
Successivamente nel secondo si tratterà la guerra psicologica all’interno del campo strettamente militare
poiché, come ho annunciato precedentemente, in Italia manca uno studio austero in questo settore che ho
largamente studiato grazie all’importante manuale americano “Psychological Operations Tactics,Techniques
and Procedures”, suggerito dal mio correlatore.
Seguirà il terzo capitolo che affronterà quei conflitti che ho pensato essere le attuali ostilità psicologiche
come il “war-web” e la guerra cognitiva.
Tutto ciò sempre in virtù di quella logica progressista e attuale che mi sono posto fin dall’inizio di questo
elaborato.
Risulterebbe infatti poco attinente eseguire uno studio sul passato lasciando il presente del tutto in preda agli
eventi; soprattutto poi se la si affronta da una visione di sicurezza, che come si sa, deve stare a stretto contatto
con l’evoluzione della minaccia e delle sue sfumature.
4
In seguito ci sarà un quarto, incentrato prettamente sul profilo dell’intelligence poiché,sarebbe limitato
questo lavoro, se non venisse trattata l’organizzazione dello Stato analista delle informazioni per eccellenza;
soprattutto se la si effettua seguendo una logica specifica come l’analisi della notizia e del web.
Il suo operato all’interno della “marea comunicativa” seguito dai suoi strumenti operativi difatti
rappresenteranno quegli aspetti base essenziali per chiunque voglia iniziare un percorso cosciente e tecnico
all’interno dello smascheramento della disinformazione.
Per poi arrivare al quinto che come elemento base dell’attuale concentrazione del pericolo si presta ad
analizzare e smascherare l’attuale propaganda dello Stato Islamico che come una minaccia perenne sta
distruggendo la nostra tranquillità.
Proseguendo successivamente su questa onda logica si arriverà ad un sesto capitolo contenente la parte “più
operativa” della tesi in quanto comprendente l’analisi di alcune fake news circolanti nei principali mass
media mediante quegli strumenti pratici analizzati nei precedenti capitoli.
Per poi concludere il tutto con un settimo capitolo dove presenterò la mia proposta di “risveglio sociale” nei
confronti del cittadino contro gli effetti propagandistici.
Quest’ultimo, come si vedrà, non si limiterà a dare degli aspetti pratici al “disinnescamento” degli effetti
propagandistici ma, principalmente, a stimolare gli enti proposti a realizzare qualcosa di realmente concreto
che possa essere tangibilmente definito un “mezzo di contrasto” propagandistico,al fine di ottenere quella
sicurezza di tipo permanente non solo al livello individuale ma anche statale e mondiale.
Mi auguro di poter dare, nel mio piccolo, un prezioso contributo alla ricerca riguardo a questa tema che, in
quanto molto minaccioso, richiede l’intervento di figure sempre più attive ai fini della sicurezza Nazionale.
Quest’ultima è l’elemento portate sulla quale questa tesi vuole muoversi, cercando inoltre di stimolare ancora
di più le istituzioni a dirigersi e concentrarsi in campi che apparirebbero del tutto innocenti, quando invece,
urlano estremo bisogno di rassicurazione.
5
Capitolo 1: Il complesso ingranaggio Psyops
Come un complesso e articolato orologio rappresentante la guerra, le psyops, in quanto essenziali ingranaggi
agenti, rappresentano quelle complesse e pianificate propagande contro uno specifico target utile a oscurare
la sua normale intelligibilità.
Le operazioni psicologiche sono infatti quelle stabilite e intricate operazioni di selezione e diffusione di
informazioni, utili a plasmare gli obiettivi, motivazioni e ragioni di un determinato “gruppo ostile” allo scopo
di mutarne il comportamento.
Prima di arrivare al fulcro delle operazioni però, è utile prima avere chiaro i suoi pilastri fondamentali che
secondo Solange Manfredi, nel suo libro intitolato “Psyops” sono:
«1) Propaganda;
2)Operazioni Psicologiche;
3) Personale straniero di rinforzo».
1)Propaganda
Impossibile risulterebbe ai membri psyops riuscire a mobilitare le masse senza un’ottima propaganda
promossa attraverso i mezzi di comunicazione di massa.
Dal latino “cosa da propagare” questa parola oggi assume un significato così ampio tanto da essere definita
sempre dalla stessa Manfredi: «qualsiasi genere di persuasione organizzata che tenta di manipolare i
comportamenti, le idee e le azioni di una persona»
5
.
Il messaggio è ovviamente l’elemento centrale, tanto che deve essere credibile ma non necessariamente vero;
inoltre, in virtù del gruppo obiettivo nel quale esso è diretto deve assumere una determinata forma.
Come ci spiega la psicologia delle masse ognuno ha il proprio modo di percepire un determinato messaggio
poiché porta dentro di sé un determinato contenuto valoriale differente da quello degli altri; quindi nelle fasi
attraverso le quali questo si muove (produzione, trasmissione e ricezione) avrà forme di condizionamento
diverso da soggetto a soggetto.
Per spiegare bene il sistema della propaganda è importante prendere in esame lo studio condotto da Harold
Lasswell nel 1948, che ci spiega le domande che dovremmo porci di fronte ad un atto comunicativo, che
sono:
«1) Chi?
2) Dice che cosa?
3)Attraverso quale canale?
4)A chi?
5)Con quale effetto?»
6
Partendo dal primo punto è essenziale avere chiaro chi è l’emittente.
Spesso per esempio per ottenere la legittimità del messaggio all’interno delle masse si cercano figure che
abbiano una certa autorità (come la Nato) definiti “comunicatori chiave” che posseggano certe capacità
persuasive e oratorie .
Il secondo punto invece ci deve far riflettere sul contenuto del messaggio. Esso è fondamentale poiché alcune
volte una semplice parola potrebbe risultare poco gradita da un’intera popolazione che è radicata in profonde
convinzioni (come la parola donna all’interno del mondo arabo).
5
Solange Manfredi, “Psyops”, Narcissus.me, Germania, 2014 .
6
http://teoriedellacomunicazione.50webs.com/teorie/modello_lasswell.html
6
Il terzo per converso riguarda il mezzo di comunicazione e il linguaggio che viene usato. Oggi abbiamo
un’ampia gamma di mezzi di comunicazione che potremmo usare grazie soprattutto alla globalizzazione, ma
non sempre è possibile utilizzare determinate tecnologie in specifici campi di combattimento, quindi spesso
in queste zone vengono impiegati mass media definiti “standard” come volantini, radio e megafoni.
In questo caso anche i vari tipi di linguaggio assumono la stessa importanza del mezzo poiché possono essere
di vario tipo:
-Verbale (ciò che si dice o si scrive, la scelta delle parole o la costruzione logica);
-Non verbale (tutto ciò che riguarda il corpo cioè movimenti, postura e l’occupazione dello spazio)
-Paraverbale(il modo in cui viene detto qualcosa, cioè la velocità, il tono, le pause e il timbro).
Per quanto riguarda il quarto punto invece è utile chiedersi chi siano i gruppi obiettivi e quale potrebbe essere
il miglior modo per poter attirare la loro attenzione.
Infatti, rigoroso in questi casi è svolgere profondi studi su determinati targets in modo tale da avere un
quadro chiaro e preciso del loro profilo psicologico, anagrafico e fisico; solo così infatti risulterà possibile
selezionare le migliori tecniche e informazioni psicologiche che siano prettamente inerenti a quel determinato
profilo, in modo tale da incrementare le probabilità di successo.
Infine con l’ultimo punto dovremmo domandarci se ciò che è stato progettato fin dall’inizio ha ottenuto gli
effetti che tanto ci si aspettava e cioè il condizionamento.
Come abbiamo visto, la propaganda per essere efficace deve attirare l’attenzione e rimanere salda in mente a
colui che la sta subendo.
Secondo Morelli per ottenere il giusto consenso e legittimità da parte dei targets in guerra è opportuno
appellarsi a dieci fondamentali punti:
«- La nostra parte non vuole la guerra;
- Il campo avverso ne è il solo responsabile;
- Il nemico è moralmente condannabile;
- La guerra mira a nobili fini;
- Il nemico commette deliberatamente delle atrocità (non la nostra parte);
- Il nemico utilizza armi illecite;
- Il nemico subisce molte più perdite di noi;
- Il mondo dell’arte e della cultura sostengono la nostra causa;
- La nostra causa ha un carattere sacro.»
7
Come è utile notare nell’ultimo punto si fa uso, nei messaggi emessi, della parola “sacro” poiché tra gli
strumenti della propaganda vi è, oltre il tema, anche la simbologia.
Il tema, seppur complesso da trattare, è quell’elemento portante che deve cercare in maniera più semplice e in
modo più comprensibile di suscitare immagini positive all’interno del gruppo che deve considerarsi come
giusto a differenza del nemico (stigmatizzazione).
7
Claudio Melchior e Antonella Pocecco, “Guerra di propaganda: semiotica e comunicazione dei teatri di guerra”,Forum, 2016.
7
L’avvalorare la propria convinzione come giusta e inevitabile, è un chiaro segno di manipolazione, poiché
rende legittimo ciò che si sta facendo (si pensi per esempio all’ONU e tutte quelle volte che durante le sue
operazioni ha usato e usa la terminologia “guerra giusta”).
Per quanto riguarda invece la simbologia questa presenta importanti caratteri poiché riesce a schematizzare
un concetto per meglio rimanere impresso nella mente di colui che lo sta osservando (come la croce per i
cattolici).
L’uso che se ne fa è davvero sottile dal momento che spesso tali simboli vengono nascosti ed emanati
attraverso grafici, slogan, motti e ritornelli musicali senza che la persona se ne accorga.
Inoltre, in molti popoli analfabeti l’uso di questo “sistema rappresentazionale” è essenziale giacché riesce ad
esprimere il concetto senza l’uso di parole (come per esempio illustrazioni disegnate e diffuse tramite
volantini).
In virtù degli scopi per la quale è stata ideata la propaganda può essere suddivisa in due parti: coesiva o
divisiva.
La prima nasce con l’intento di coinvolgere un gruppo che potremmo definire “neutrale o amico” perché si
pone lo scopo di costruire o rafforzare una coesione tra loro (per esempio tra le truppe di un determinato
battaglione straniero e la popolazione civile) attraverso l’emanazione di messaggi utili a incrementarne il loro
morale, sentimenti di positività, cooperazione, fiducia e fedeltà.
Mentre, per quanto riguarda il secondo tipo, questa nasce per coinvolgere un gruppo “nemico o ostile” allo
scopo di creare disomogeneità tra i loro membri attraverso messaggi indirizzati a diffondere
demoralizzazione, dissenso, odio, incertezza e sfiducia.
Infine un’ultima differenziazione deve essere fatta per la propaganda, che in virtù dei rischi e della fonte, si
suddivide in bianca, grigia e nera.
La bianca essendo quella più “morbida” è diffusa e asserita dalla fonte che l’ha emessa ed inoltre possiede
una chiara e identificabile immagine nei confronti del gruppo target.
La grigia invece si propaga utilizzando mezze verità mira a rimanere una fonte incerta, alcune volte anche
neutrale ma che in realtà è emessa dal nemico.
Infine per quanto riguarda la nera bisogna dire che essendo quella più rischiosa nasce con lo scopo di
ingannare il target riguardo la fonte che la sta emanando; ovvero si fa credere che sia emanata dalla fazione
amica ma invece è trasmessa da quella nemica.
Durante il periodo del conflitto iracheno si è fatto molto uso di quest’ultimo tipo di propaganda (nera) da
parte della CIA, attraverso la stazione radio Tikrit.
Questa infatti seppur apparentemente gestita da fedeli iracheni a sostegno di Saddam Hussein, era in realtà
comandata dagli americani, allo scopo di ingannare il mondo arabo attraverso la dimostrazione
dell’affievolimento graduale del supporto della stazione (e quindi dei fedeli) per la causa terroristica.
2)Operazioni psicologiche
Da sola la propaganda potrebbe non essere sufficiente poiché gli individui, seppur avendo un giudizio critico
pigro, potrebbero comunque non accettare il messaggio promosso.
È da qui che nasce l’esigenza di spingersi oltre la normale diffusione del comunicato attraverso nuovi
meccanismi psicologici tendenti a ridurre la capacità critica e di decodificazione di ognuno di noi.
Questo scopo è ottenibile solo attraverso un contesto di insicurezza e paura tale da ridurre l’intelligibilità del
soggetto pensante.
8
Le operazioni psicologiche nascono con questo obiettivo, cercando di “minare” ogni aspetto della vita
quotidiana del gruppo target attraverso campi per esempio politici, ideologici, economici ecc.
Per usare le parole di Solange Manfredi, una operazione psicologica nello specifico è:
«Una serie di piani/attività/eventi rivolti ad uno specifico obiettivo che possono comprendere una sola
azione, oppure una serie programmata di sub-azioni durante un determinato arco di tempo»
8
L’accuratezza della progettazione di queste operazioni deve essere massima visto che gli elementi psicologici
devono andare a incedere sui bisogni delle persone tanto da spingerli all’azione che loro vogliono.
Solo creando infatti ambienti ostili, attraverso l’insicurezza e la paura, è possibile spingere il soggetto ad
abbandonare la propria criticità per reagire alla situazione di disagio che sta vivendo.
I membri delle psyops conoscono bene questo meccanismo che potremmo riassumere nelle parole di Edmund
Burke: «Di solito l’istinto ti dice quel che devi fare molto prima di quanto occorra alla tua mente per
capirlo»
9
.
Da questo punto di vista loro sanno bene che se su un tavolo di poker puntassero sull’impulso vincerebbero
contro ogni tentativo di contro rilancio offerto dalla ragione.
Nello specifico la strategia consisterebbe in 3 semplici fasi che potremmo paragonare ad un vero mercato
vendente “false speranze”:
La prima è quella che potremo definire del “benessere”: esponendo sul bancone degli acquirenti tutto ciò che
l’uomo possa desiderare: sicurezza, libertà, lavoro e tranquillità.
Successivamente avviene quella della “negazione”: una volta esposta e venduta la “merce” si impedisce a
coloro che l’hanno acquistata di usarla e quindi di ricevere l’appagamento voluto.
Infine entra sulla scena la terza e ultima fase che potremmo definire di “speranza”: mostrando il modo più
consono per ottenere ciò che è stato negato (ovviamente questo modo coinciderà a quello che gli agenti
psyops vogliano che loro facciano).
Esistono infine dei veri e propri elementi propulsori del caos che spesso vengono usati:
- Limitatezza dei bisogni primari (viveri, sicurezza e tranquillità);
-Aumento delle tasse (e tutto ciò che consiste nel creare disagi economici);
-Dissenso voluto dalla popolazione nei confronti della classe politica;
- Stimolare l’odio verso tutto ciò che è “altro” (razza, religione e abitudini);
- L’uso di atti terroristici e violazione dei diritti umani.
È oramai comune la conoscenza che proprio questi ultimi atti siano stati voluti proprio dalla classe politica
per ottenere legittimazione in vista di un’azione da intraprendere.
In Italia per esempio durante il periodo della lotta al socialismo il politico Clemente Graziani (responsabile
dell’ufficio psicologico per la guerra sovversiva) citò le seguenti parole:
«Per la conquista totale delle masse la dottrina della guerra rivoluzionaria prevede, oltre che il ricorso
all’azione psicologica, il ricorso a forme di terrorismo spietato e indiscriminato. E ciò per esigenze analoghe
a quelle connesse all’azione psicologica. Si tratta cioè, di condizionare le folle non solo attraverso la
propaganda ma anche agendo sul principale riflesso innato presente tanto negli animali quanto nella psiche di
8
Solange Manfredi, “Psyops”, Narcissus.me, Germania, 2014 .
9
http://aforismi.meglio.it/aforisma.htm?id=3603
9
una grande massa: la paura, il terrore, l’istinto di conservazione. Pertanto chi dirige l’azione rivoluzionaria si
preoccuperà di sancire, attraverso un’abbondante casistica, il principio che chi tradisce, chi contrasta, chi non
è d’accordo viene inesorabilmente abbattuto.
Occorre determinare tra le masse un senso d’impotenza, un senso di acquiescenza assoluta in rapporto
all’ineluttabile destino di vittoria della fazione rivoluzionaria.
Queste forme di intimidazione terroristica sono oggi, non solo ritenute valide ma, a volte, assolutamente
necessarie per il conseguimento di un determinato obiettivo»
10
.
3)Personale straniero di rinforzo
In alcune circostanze, l’uso di una buona propaganda e delle operazioni psicologiche potrebbero risultare
inefficaci se non si conosce la lingua o la cultura di quel determinato posto.
Non sempre, potremmo dire, i membri psyops hanno il modo e le capacità di agire da soli.
In questi casi l’uso di personale straniero di rinforzo (interpreti, cultori di specifiche materie, basi logistiche,
uso di apparecchiature locali) è la migliore nonché unica soluzione per ottenere i risultati voluti.
Come ci esplica il manuale statunitense intitolato: “Psychological Operations Tactics,Techniques and
Procedures” in questi casi: «The proper use and supervision of interpreters can play a decisive role in the
mission»
11
.
Mentre per quanto riguarda l’importanza del conoscere il contesto sul quale si sta operando ci vengono
incontro le parole citate dal libro intitolato “Psyops”: «Capire l’obiettivo è fondamentale per le psyops
efficaci. Senza una valutazione di come le opinioni si formano e di come influenzano gli atteggiamenti ed i
comportamenti, senza la chiara definizione dei destinatari e senza definire le caratteristiche dell’obiettivo, le
psyops non sono solo inefficaci ma, forse, impossibili»
12
.
Reclutare il giusto personale straniero di rinforzo non è per niente facile poiché potrebbero essere troppo
legati alla “causa” del loro paese risultando sterili.
I criteri di selezione da eseguire dovrebbero essere i seguenti:
- Assumere una persona che sia nata e viva nel posto: la conoscenza della cultura e delle varie
sfumature della lingua sono elementi troppo importanti per non essere presi in considerazione.
- Lo stato sociale:in virtù dell’operazione che si deve andare a svolgere sono richieste figure che
vanno dal basso livello sociale all’alto.
- La conoscenza di altre lingue: è fondamentale che il soggetto conosca e capisca ciò che i membri
delle psyops gli stanno comunicando.
- Lealtà e affidabilità: il soggetto deve superare diverse prove che ne evidenziano la serietà degli
intenti nel collaborare.
- Particolari abilità: l’individuo oltre che possedere buone capacità linguistiche deve essere abile
anche a gestire situazioni stressanti o cambiamenti repentini di programmi.
- Compatibilità: deve mostrare chiare caratteristiche coerenti all’organicità dell’intero gruppo psyops.
Se dovessero esserci per esempio diversi interpreti che posseggono tali qualità sarebbe più giusto ingaggiarne
due: uno avrà il compito operativo mentre l’altro di controllo.
10
Solange Manfredi, “Psyops”, Narcissus.me, Germania, 2014 .
11
FM 3-05.301 (FM 33-1-1), “Psychological Operations Tactics,Techniques and Procedures”, Headquarters, Department of the Army,
December 2003.
12
Solange Manfredi, “Psyops”, Narcissus.me, Germania, 2014.