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INTRODUZIONE
La crescita e la creazione di valore sono, da sempre, fattori chiave per il
successo di un’impresa e, in un mercato estremamente dinamico, come quello
attuale, un requisito fondamentale per la sopravvivenza. Ciò crea un assiduo e
progressivo processo di selezione naturale di stampo darwiniano che identifica
continuamente i nuovi “adatti” ed i “non piø adatti” ad operare nell’ambito
competitivo, esaltando i primi e stroncando i secondi. Ma l’essere un “adatto”
non è di per sØ garanzia di successo eterno per l’impresa, in quanto, ben
presto, questa entità in perenne divenire che è il mercato, porterà
all’esaltazione di nuovi modelli comportamentali, organizzativi ed imprenditoriali
che condurranno, attraverso un processo ciclico, alla proclamazione dei nuovi
inadatti, cioè di coloro che non sono stati in grado di crescere, evolversi e
generare valore. Diverse sono le modalità attraverso cui le imprese possono
provvedere ad affrontare i nuovi scenari competitivi e diversi sono gli strumenti
che sono stati creati dalla storia e dall’esperienza per cercare di affrontare e
trarre vantaggio dalla complessa dinamicità del mercato, al fine di raggiungere
quegli obiettivi fondamentali di sviluppo e creazione di valore. Partendo quindi
da queste considerazioni, ci si focalizzerà nel corso di questo lavoro su uno di
questi importanti strumenti, quello delle operazioni di M&A, cercando di valutare
l’entità e l’efficacia del loro contributo sugli obiettivi di crescita e valore.
Nel corso del Capitolo 1 si andranno ad effettuare brevi considerazioni di
carattere teorico sul processo di crescita aziendale, attuando una
differenziazione tra un processo di tipo interno-organico ed un altro di tipo
esterno, realizzabile attraverso, appunto, operazioni di acquisizione. Si
andranno poi, in seguito, ad esaminare i pro ed i contro di entrambe le tipologie,
evidenziando la loro adeguatezza in relazione a diversi contesti e situazioni di
riferimento. Si entrerà poi nel cuore dell’indagine attraverso i capitoli successivi.
Nel Capitolo 2 l’attenzione si concentrerà sulle operazioni di M&A da un punto
di vista generico e si percorreranno le fasi in cui si articola il processo di
acquisizione, da quella del pre-accordo a quella del closing dell’operazione. Nel
Capitolo 3, invece, saranno esaminate le metodologie di valutazione di
un’operazione di acquisizione e delle annesse sinergie da essa generate, al fine
di valutare, in prima approssimazione, se l’operazione contribuirà ad accrescere
7
il valore dell’impresa. Nel Capitolo 4 saranno, poi, trattati gli aspetti legati
all’esecuzione pratica dell’ acquisition e si valuterà, quindi, l’attitudine
dell’impresa a concretizzare in termini pratici il valore supposto in sede di
valutazione strategica. I Capitoli 5 e 6 si concentreranno infine su un caso
pratico, quello dell’operazione di M&A tra il Gruppo italiano Prysmian e quello
olandese Draka, allo scopo di verificare e dimostrare, in termini concreti, le
ipotesi alla base del seguente elaborato. Si valuterà quindi l’operazione di
acquisizione ed integrazione tra i due Gruppi nella sua interezza,
ripercorrendone fasi, processi e finalità ed esaminandone aspetti tecnici e
strategici, dal momento del pre-accordo a quello del post-merger, al fine di
valutare, ad oggi, l’impatto generato, in termini di sviluppo e valore, dal nuovo
Prysmian Group, costituitosi dall’unione delle due entità aziendali.
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CAPITOLO 1 LA CRESCITA COME FATTORE STRATEGICO DELL’IMPRESA
CAPITOLO 1
LA CRESCITA COME FATTORE STRATEGICO DELL’IMPRESA
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1.1 LA CRESCITA ED IL VALORE DELL’IMPRESA
In un mercato globale, come quello attuale, caratterizzato da un alto livello di
dinamismo e da un costante aumento della concorrenza, le aziende devono
avere la capacità di crescere rapidamente per poter essere redditizie e flessibili,
sviluppare una posizione competitiva dominante ed essere estremamente
preparate ad affrontare i cambiamenti futuri
1
. Sembrerebbe che senza crescita
le imprese siano destinate ad incontrare serie difficoltà a creare valore e,
quindi, in definitiva, ad essere competitive. Per certi aspetti, la crescita si pone
come un fattore fisiologico delle imprese, da queste perseguito con costanza e
determinazione lungo tutto il loro ciclo vitale. Quasi alla stregua di un essere
umano che passa attraverso le fasi della prima e seconda infanzia,
dell’adolescenza, dell’età adulta ed infine della maturità, le imprese allo stesso
modo si sviluppano secondo un processo spesso non omogeneo, sia quanto a
velocità che ai modelli utilizzati per ottenerla.
2
Ma cosa si deve intendere per crescita? In generale, il termine crescita,
applicato all’impresa, viene usato per riferirsi a vari aspetti: un aumento del
volume complessivo delle vendite, un aumento della capacità produttiva, un
aumento dell'occupazione, un aumento del volume di produzione, un aumento
nell'uso di materie prime o altro ancora. Questi fattori, tuttavia, indicano sì una
crescita, come variazione positiva di un determinato parametro, ma non
forniscono un significato specifico di crescita aziendale. In altre parole, questi
dati ci spiegano la crescita dell’azienda attraverso un aumento della dimensione
delle operazioni poste in essere o delle risorse impiegate, senza porre alcun
accento sugli aspetti qualitativi che possono esser insiti nel concetto di crescita,
ma soprattutto, non evidenziano il vero significato della crescita, la sua vera
essenza che è quella di accrescimento di valore dell’impresa. E’ diffusa l’idea,
anche per un senso comune del sentire, che lo sviluppo dimensionale
1
Schuler, R. & Jackson, S., HR Issues and Activities in Mergers and Acquisitions, European Management
Journal, 2001, Volume 19, n.3: pagg. 239-253.
2
E’ diffuso nella letteratura d’impresa parlare a questo proposito di “Ciclo di vita dell’impresa”, inteso
come quel processo evolutivo dell’impresa che identifica quattro stadi: la nascita, lo sviluppo, la maturità
ed il declino, al quale viene aggiunto un quinto, eventuale, costituito dalla rivitalizzazione, collocabile tra
la fase dello sviluppo e quella della maturità o subito immediatamente a ridosso di questa. La
rivitalizzazione è intesa come processo di cambiamento in grado di individuare e valutare alternative di
business per avviare una nuova fase di sviluppo ed invertire la tendenza al declino verso cui l’impresa si
sta avviando. Un utile contributo sull’argomento è rinvenibile in: Franco D’Egidio, La vitalità
dell’impresa, Sperling & Kupfer Editori, 1999, pag. 44.
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rappresenti in sØ un fatto sempre positivo: una maggiore dimensione
garantirebbe di per sØ benefici economici e competitivi, in virtø di un maggior
potere contrattuale esercitabile nei confronti dei fornitori, dei clienti e dei
finanziatori; genererebbe economie di scala e volumi operativi che potrebbero
rilevarsi critici per il settore di riferimento; potrebbe incrementare il prestigio
aziendale con conseguente attrazione di nuove e piø richieste competenze
professionali; consentirebbe di incrementare la gamma dei prodotti offerti. E
queste sono ragioni senz’altro valide per avviare un percorso di crescita, anzi,
in alcuni casi, come si è già accennato, addirittura vitali per la sopravvivenza
dell’impresa. Ma la crescita non è senza insidie, essa nasconde fattori di
incertezza ed instabilità che vanno adeguatamente previsti e governati.
L’aumento dimensionale ha effetti sulle modalità operative ed organizzative
dell’azienda ed è richiesto, affinchØ questo sviluppo dimensionale si trasformi in
una reale incremento di valore, un management in grado di saper governare
correttamente i cambiamenti che derivano dalla nuova dimensione. L’impresa
stessa ed il suo management devono essere quindi pronte alla crescita. Questa
potrebbe evidenziare criticità nella struttura organizzativa, nei processi operativi
che non la rendono in grado di supportare adeguatamente il processo di
crescita, facendo sì che quel percorso di sviluppo dimensionale, avviato verso
traguardi virtuosi, si trasformi, invece, in una caduta delle performance ed in
una perdita di valore dell’impresa. Nell’interpretare lo sviluppo dimensionale,
pertanto, si dovrebbe andare oltre quella che è stata definita come la “growth
ideology”
3
, (ideologia della crescita) che tende a vedere la crescita come un
fatto positivo a priori, accrescendo l’attenzione verso quei fattori capaci di
tradurre effettivamente l’opportunità di crescita in un concreto accrescimento di
valore.
4
Si vedrà, nel prosieguo di questo scritto, come proprio la ricerca della
creazione del valore costituisce un tema ricorrente e fondamento base di tutte
le decisioni, sia a proposito delle strategie alternative di crescita da prescegliere
che delle azioni da intraprendere per la loro concreta attuazione.
3
P.Davidsson, P.Steffens, J.Fitzsimmons, “Growing profitable or growing from profits: Putting the horse
in front of the cart?”, Journal of Business Venturing, Volume 24, Issue 4, July 2009, Pages 388-406
4
Alcuni spunti sul rapporto tra crescita e creazione di valore sono tratti da: Alessandro Rossi, “Crescita e
creazione di valore: istruzioni per l’uso”, Creative Management, 28 novembre 2011.
13
1.2 LE MOTIVAZIONI DELLA CRESCITA
Si accennerà ora, brevemente, alle ragioni che sottendono ai processi di
crescita; gli stessi saranno ripresi successivamente allorchØ saranno esposti le
motivazioni alla base delle operazioni di M&A.
La crescita può essere ispirata da diversi motivi di impulso che prendono in
considerazione aspetti legati alla produzione, al mercato, all’ambiente di
riferimento dell’impresa o anche solo ad aspetti di carattere
legale/amministrativo. Tra le motivazioni legate agli aspetti di carattere
produttivo rientrano, ad esempio, quella di coprire od estendere il ciclo di
lavorazione e ridurre le dipendenze dall’esterno, sfruttare al meglio servizi o
linee comuni di produzione (economie di scala), utilizzare sottoprodotti, disporre
di riserve di capacità operativa, utilizzare le nuove tecnologie derivanti dagli
investimenti in attività di ricerca e sviluppo. La crescita può essere ispirata
anche dalla necessità di razionalizzazione e automazione dei processi, per un
uso piø efficiente delle risorse. Di natura piø strettamente commerciali sono le
motivazioni alla crescita legate all’opportunità di ottenere maggiore forza
contrattuale nei confronti di clienti, fornitori e finanziatori, al controllo di piø
ampie quote di mercato, all’ampliamento del raggio d’azione a livello
internazionale, alla riduzione dei costi transazionali.
Le motivazioni di carattere ambientale sono legate alla possibilità che lo
sviluppo dimensionale possa meglio orientare, a favore dell’impresa, decisioni
di sindacati, forze politiche, Stato. Infine, la crescita può essere ispirata anche
da motivazioni di carattere legale/amministrativo nella misura in cui disposizioni
normative vigenti, nelle varie legislazioni, consentano di sfruttare vantaggi
competitivi offerti alla imprese di maggiori dimensioni.
5
Non sono estranee, infine, alle motivazioni che sottendono alla crescita
dell’impresa, quelle che rientrano nella sfera del comportamento individuale o
collettivo delle organizzazioni. In altri termini, aldilà delle motivazioni oggettive e
razionali, ci potrebbero essere, alla base delle scelte di sviluppo dimensionale,
motivazioni di carattere psicologico/sociologico del management, desideroso di
vedere aumentare la crescita della propria impresa e far sì che questa possa
5
Si pensi, ad esempio, a quelle imprese che operano nel mercato dei pubblici appalti i quali, talvolta,
richiedono alle imprese per la partecipazione alle gare di appalto, il possesso di determinati requisiti
dimensionali.
14
esercitare un maggiore potere ed influenza anche sull’intero sistema sociale
nazionale e, talvolta, internazionale in cui opera.
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Pur non ignorando la
possibile presenza di tali ultime motivazioni, si è dell’avviso che esse sono da
ritenersi solo come motivazioni collaterali che si affiancano a quelle di tipo
oggettivo innanzi indicate: decisioni di sviluppo che non sono, infatti, fondate su
motivazioni economicamente sostenibili ed ispirate ad analisi approfondite sono
altamente esposte al rischio di un inesorabile fallimento.
1.3 LE MODALITÀ DI CRESCITA
La crescita si realizza attraverso un percorso che può svilupparsi, in prima
approssimazione, in una duplice direzione: per linee interne o crescita organica,
facendo leva cioè su capacità, competenze tecnologiche e manageriali, risorse
finanziarie già presenti all’interno dell’azienda o per linee esterne, attraverso
varie forme quali alleanze strategiche, accordi di licenza o strategie di M&A.
La crescita interna, che è generalmente piø lenta ed è condizionata, in diversa
misura, dal tasso di crescita del settore, può essere ottenuta attraverso una
diversificazione della linee di prodotti o/e dei mercati o attraverso l’avvio di una
start-up company in un’altra area di attività. Per vie esterne, invece, la crescita
può essere raggiunta in modo piø rapido ed a tassi notevolmente maggiori,
grazie soprattutto al contributo apportato in termini di risorse e competenze
dall’impresa/e controparte e alla nascita di sinergie
7
con la medesima, che
possono incrementare significativamente le capacità competitive dell’impresa in
questione.
Come qualsiasi altra decisione di “make or buy”, anche l’alternativa tra
investimento interno e acquisizione esterna segue i principi della classica
analisi dei costi–benefici: dovranno quindi essere considerati e valutati i pro e i
6
Risalgono alla metà del secolo scorso i decisivi contributi dottrinali sulla nascita e sviluppo delle grandi
corporation americane, del ruolo della cosiddetta “tecnostruttura” e della loro influenza sul sistema di
potere statunitense. Cfr. J.K Galbraith, Il nuovo Stato Industriale, Trad.it, Einaudi, Torino, 1968.
7
La realizzazione di sinergie, intese queste come il valore incrementale generato dalla combinazione di
due imprese, creando opportunità che non sarebbero raggiungibili se le due imprese operassero
indipendentemente, l’una dall’altra, costituisce un tema essenziale della pianificazione ed attuazione del
progetto di M&A, oggetto di nostra piø approfondita analisi nei capitoli successivi.
15
contro di entrambe le operazioni.
8
Da questo punto di vista la crescita organica,
se da un lato appare piø lenta e naturale, dall’altro, proprio in virtø di tali
caratteristiche, può essere tenuta maggiormente sotto controllo dal
management, che avrà, tra l’altro, rispetto ad una crescita di tipo esterno, una
maggiore facilità nel comprendere la direzione verso cui muoversi e
nell’elaborare i conseguenti piani di investimento per attuarla. La crescita
interna, inoltre, offre anche una maggiore continuità rispetto al vissuto
aziendale: l’impresa potrebbe trovarsi ad affrontare pochi cambiamenti di tipo
organizzativo e manageriale e, pertanto, continuerebbe ad operare
prevalentemente con le precedenti strutture e metodologie. Un altro aspetto che
sembra giocare un ruolo decisivo in favore della scelta per una crescita interna
è quello che riguarda il profilo finanziario dell’operazione: la crescita interna
consente meglio di modulare e proporzionare il livello di investimento alle
compatibilità finanziarie dell’impresa, laddove la crescita esterna pone dei
vincoli di investimento sui quali il management ha margini d’azione molto
limitati. Questo non significa che la crescita organica richiede un minor
fabbisogno finanziario, anzi, sovente le alternative esterne richiedono
investimenti anche piø limitati, ma sulla cui misura le variabili esogene sono
preponderanti.
Questi sono alcuni aspetti di vantaggio della crescita interna, ma la complessità
dei mercati di oggi, tuttavia, supera di gran lunga la capacità della singola
impresa di tenere il passo: gli attuali prodotti contengono, infatti, tecnologie
innovative e piø complesse rispetto al passato e gli stessi clienti domandano
una qualità dei servizi, inimmaginabile solo qualche anno fa. Può, dunque,
attraverso un processo di crescita organica, un’impresa, da sola, permettersi di
assemblare tutte le competenze tecniche richieste per sviluppare i prodotti
altamente innovativi e i servizi fortemente complessi richiesti dal mercato?
Sembra sempre piø difficile poter rispondere in modo affermativo a questa
domanda. Per avere successo nel gioco della crescita organica, le imprese
devono ridurre drasticamente i tempi di sviluppo dei loro prodotti/servizi,
differenziarsi in modo innovativo e soprattutto, disporre di avanzate risorse
8
Valter Conca, Le acquisizioni – Valutare e gestire i processi di crescita, Egea, Terza Edizione, 2010,
p.13
16
tecnologiche. In caso contrario perderanno la loro posizione dominante sul
mercato, cedendo quote ai piø abili e veloci followers. Inoltre, quando
un’impresa vuole approcciarsi a nuovi mercati geografici per raggiungere
vantaggi competitivi al di fuori dei propri confini territoriali, spesso la soluzione
della crescita organica appare inadeguata. Tale scelta, infatti, sembrerebbe
soprattutto penalizzare quelle imprese che, trovandosi a competere con
concorrenti già inseriti nel mercati obiettivo, incontrerebbero maggiori resistenze
per inserirsi nel contesto locale. La crescita organica, infatti, di per sØ non
implica un assiduo contatto con le realtà locali e quindi, rapporti di
collaborazione che potrebbero agevolare il contatto con le istituzioni e le
imprese operanti in loco, a differenza invece di una soluzione di tipo esterno,
che al contrario, agevolerebbe l’impresa nel suo specifico obiettivo. La
possibilità, infatti, di allearsi o addirittura fondersi con un’impresa locale o
comunque già ben inserita nel mercato obiettivo, permetterebbe all’impresa in
questione di poter usufruire di tutta quella serie di collegamenti e strutture della
target, nonchØ di poter acquisire maggiore credibilità e fiducia agli occhi del
mercato e delle istituzioni locali.
In ultima analisi, il modello della crescita organica funziona, ma non sempre è
attuabile o per questioni di ordine temporale o per l’indisponibilità delle
necessarie tecnologie o per la esistenza di forti barriere all’ingresso nei mercati.
In quest’ottica, allora, la crescita per vie esterne e la strategia di M&A nello
specifico, si pone come una delle principali main strategies adottate dalle
imprese per espandersi in nuovi mercati, diversificare la produzione e di
conseguenza aumentare la competizione del settore
9
, senza trascurare anche
le ulteriori possibilità che la crescita esterna offre riguardo alle realizzazione di
effetti sinergici con l’impresa/e controparte.
Non appare inutile precisare che la scelta tra crescita organica e crescita per
vie esterne si pone come alternativa nell’ambito della singola operazione o
analisi di investimento. Nulla esclude, anzi può forse ritenersi prassi ricorrente,
9
K.Shimizua, M.A.Hittb, D.Vaidyanath, V.Pisano, Theoretical foundations of cross-border mergers and
acquisitions: A review of current research and recommendations for the future. Journal of International
Management 10(2004), pag.307-353.
17
che la crescita dell’impresa si muova in modo bidirezionale, affiancando le
operazioni di acquisizione alle decisioni di investimento interno.
1.4 LA CRESCITA PER LINEE ESTERNE
La crescita per linee esterne può essere realizzata in varie forme tra le quali, in
via principale, la letteratura in tema d’impresa annovera le seguenti: fusioni ed
acquisizioni (M&A), alleanze strategiche
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, venture capital, licensing e
franchising.
Le diverse forme sono accomunate dai vantaggi propri della crescita per linee
esterne, delle quali in parte si è già accennato e che sono costituite da:
• maggiore rapidità di esecuzione, posto che esiste ed è già disponibile
l’azienda da acquistare sul mercato o con cui stringere gli accordi di
alleanza;
• superamento delle barriere all’entrata di tipo tecnologico o di Know-how ;
• possibile maggiore economicità rispetto all’investimento interno;
• acquisizione di risorse e competenze non facilmente acquisibili per via
interna;
• sfruttamento di possibili benefici fiscali.
Ma le diverse forme presentano delle peculiarità proprie che ne giustificano, ora
in un caso, ora nell’altro, la concreta applicazione.
Un’alleanza strategica è un accordo basato sulla reciprocità tra imprese che
mantengono la loro rispettiva indipendenza, con il quale si ripartiscono i costi, i
rischi ed i vantaggi derivanti dallo sviluppo di un’attività. Essa potrebbe
consentire di acquisire posizioni di leadership nel mercato o fronteggiare una
minaccia competitiva, unendo le forze delle due imprese, fissare degli standard
di prodotto, isolando sul piano competitivo l’offerta della concorrenza, ridurre
tipologie di costi come quelle di ricerca e sviluppo. Rispetto alle fusioni ed
acquisizioni (M&A), le alleanze strategiche si pongono in un ambito meno
competitivo e piø, invece, di tipo “cooperativo”: un’operazione di M&A si
manifesta con un prezzo di offerta e con i conseguenti rischi che qualsiasi