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INTRODUZIONE
Conosciute più comunemente con il termine di M&A, il fenomeno delle fusioni e
acquisizioni, rappresenta ad oggi la principale operazione straordinaria, nonché uno dei più
importanti approcci utilizzati più semplici e convenienti per le imprese nella loro crescita
aziendale per via esterna. In altre parole si tratta di un’operazione nella quale l’Impresa (nel
nostro caso la banca) decide di crescere, ma non facendo perno sulle risorse che possiede
internamente a livello di Know-how e competenze (crescita organica) ma attraverso alleanze
strategiche. Seppur gli obiettivi perseguiti dalle due operazioni di fusioni e acquisizioni siano
i medesimi, le due operazioni differiscono nei modi e non solo. Infatti scorporando la
definizione di M&A, definiamo per Merger, la fusione vera e propria, con la quale le società
partecipanti alla fusione cessano la loro esistenza giuridica. Dall’altra parte per Acquisition
intendiamo una forma di fusione per incorporazione, mediante la quale una società mantiene
la propria identità giuridica annettendo altre società che cessano di esistere, senza la nascita di
alcuna nuova società.
L’interesse verso questa disciplina sorge dal fatto di voler approfondire un tema sempre più in
slancio nel mondo imprenditoriale sia a livello globale che a livello locale, e lo stesso si può
dire per il sistema bancario italiano, il quale negli ultimi 30 anni ha fatto registrare un numero
sempre più crescente di operazioni di M&A. Questo risultato lo si deve soprattutto alla
risposta offensiva/difensiva delle banche stesse, a fronte del crescente aumento della
contendibilità e della concorrenza del settore bancario italiano, portando di conseguenza le
banche più grandi ad acquisire sempre più importanza, mentre le più piccole ad essere
costrette in maniera forzata a seguirle al fine di ingrandirsi. Se il fenomeno delle M&A è stato
il fattore chiave di crescita per il mercato delle banche a partire dagli anni 90, è altresì vero
che a partire dal 2008, anno della crisi finanziaria, tali operazioni siano state al tempo stesso
artefici di ripetuti e continui salvataggi delle grandi banche, le quali altrimenti avrebbero visto
la loro gestione velocemente tradotta in default ed insolvenza.
Ciò che andremo dunque a comprendere in tale elaborato è se il maggior consolidamento
messo in atto dalle banche, sia la risposta giusta ad una più efficiente ristrutturazione del
credito. Le motivazione che portano gli istituti di credito a svolgere tali operazioni di M&A
possono avere una duplice valenza, e dunque sintetizzati nel seguente modo: motivazioni
strategico-territoriale e quelle strategico-operative. Con la prima si cercherà di comprendere le
ragioni che portano le banche alla possibilità di sfruttamento delle economie di scala,
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attraverso una forte riduzione dei costi di gestione in un contesto di forte competizione, di
tassi bassi e di un quadro economico incerto. Invece, con le seconde al fine di avere una più
ampia diversificazione delle attività volte a ridurre i rischi e ad aumentare la redditività.
Tuttavia a tali ipotetici benefici, non mancano le possibili difficoltà rappresentate in primo
luogo dalla necessità di assicurarsi una governance efficace nel contendersi la guida della
banca, oppure il fatto che l’autorizzazione di una M&A potrebbe imporre un’ulteriore pulizia
di bilancio per la quale servirebbe chiedere denaro al mercato. Quindi è sulla base di queste
prerogative che andremo ad approfondire se il fenomeno delle M&A sia stato e sarà anche in
tempi futuri, il miglior deal razionale possibile per le banche, analizzando al tempo stesso, se
da esso sia così conveniente o meno crescere per via esterna in termini di performance.
E’ chiaro che le motivazioni sopra citate dipendono dal fatto se la banca, nell’ottica di
un’operazione di M&A, risulti ad essere banca attiva o banca passiva, quale ruolo che
andremo più dettagliatamente ad approfondire nel corso dei capitoli successivi.
Più in particolare l’elaborato della tesi si va a sviluppare su tre capitoli:
• nel primo capitolo, tratteremo le operazioni di M&A come strategia di crescita
aziendale, più precisamente facendo riferimento alla nozione civilistica ed a quella
regolamentare europea, agli aspetti economici-contabili delle operazioni di M&A,
concludendo con delle riflessioni empiriche sulla letteratura internazionale ed italiana
delle operazioni di M&A;
• nel secondo capitolo, sarà invece principalmente incentrato sulle operazioni di M&A
nel sistema bancario italiano a partire dalla sua evoluzione, fino all’analisi dei
principali risultati emersi sulla base di tre periodi temporali diversi, al fine di
confrontare le differenze tra gli anni pre-crisi con quelli delle due crisi, quali quella
finanziaria del 2007-2008 e del debito sovrano del 2010-2011;
• nel terzo ed ultimo capitolo, in particolare, verrà descritto il caso aziendale di Crédit
Agricole, quale istituto bancario capace di concludere uno dei più importanti processi
di integrazione degli ultimi anni tramite processo di fusione per incorporazione con tre
banche locali ben radicate sul territorio di appartenenza, per poi svolgere delle brevi
considerazioni conclusive.
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CAPITOLO 1
1 LA STRATEGIA DI CRESCITA AZIENDALE: L’OPERAZIONE DI
FUSIONE E ACQUISIZIONE
1.1 LA FUSIONE COME FORMA DI AGGREGAZIONE AZIENDALE
Il massiccio sviluppo economico negli ultimi decenni del fenomeno delle fusioni ed
acquisizioni, da sempre ritenute operazioni di natura straordinaria, ha fatto si che tali
operazioni siano diventate sempre al quanto maggiormente più ricorrenti, tanto da
rappresentare una delle strategie più importanti nei processi esterni di crescita aziendale.
Fusioni e acquisizioni sono state definite attraverso diversi approcci, generando una quantità
di studi empirici nell’ambito di diverse scuole di pensiero. Tra i diversi pensieri, in particolar
modo è rilevante, quello economico, il quale si basa sul paradigma struttura-condotta-
performance, ovvero secondo cui la struttura del mercato, condiziona il comportamento
dell’impresa e ne condiziona il suo rendimento. Secondo tale scuola di pensiero le operazioni
di M&A, assumono rilevanza nel determinare la struttura di mercato, giungendo ad una
duplice conclusione: tali operazioni hanno contribuito a rafforzare la concentrazione dei
mercati, ma soprattutto a sviluppare la cosiddetta prospettiva del processo, quale scelta
finalizzata alla creazione del valore, nonché una prospettiva che vada oltre ai classici processi
decisionali, ma che ponga un’enfasi sul ruolo dei processi decisionali volti a migliorare la
posizione sul mercato dell’impresa acquirente o acquisita, rafforzandone il relativo vantaggio
competitivo.
Tali operazioni di fusione ed acquisizione sono sempre più frequenti nel settore creditizio,
soprattutto allo scaturirsi della crisi finanziaria di appena un decennio fa. Tali drammatici
mutamenti non hanno fatto che incrementare il pessimo stato di “salute finanziaria” della
banca ed ad ampliare il concetto di insolvenza su tali istituti finanziari, al punto tale che i
responsabili politici dei principali paesi con i sistemi finanziari più sviluppati siano
intervenuti con massicce manovre legali e normative, incoraggiando una gestione più efficace
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delle banche. Gran parte della sofferenza dell’attività bancaria è stata dunque risolta, grazie a
tali operazioni di fusione e acquisizione che hanno portato gli istituti finanziari verso un
maggior consolidamento del settore, prevenendo ad una minore assunzione dei rischi da parte
degli azionisti e depositanti, contribuendo ad un maggior contenimento dei costi su una più
ampia scala e poter contare su un rafforzamento del controllo della banca stessa al fine di
prevenire ad una sua possibile instabilità futura.
L’operazione di fusione e acquisizione tra più società viene definita come la forma più
compiuta di aggregazione aziendale, le quali si possono verificare sulla base dei trasferimenti
dei diritti di controllo, nonché di tutta l’attività economica del cedente o solo una sua parte e
che può essere considerata sia dalla parte del venditore che dalla parte del compratore.
Un aspetto fondamentale delle aggregazioni, specie nelle operazioni di fusione è che la
creazione di valore tra le parti deve tenere conto del cosiddetto rapporto di concambio, il
quale sta ad indicare quante azioni o quote si hanno dopo la fusione, in cambio di quelle già
detenute.
Le aggregazioni aziendali possono essere viste come accordi informali, formali e rapporti di
tipo patrimoniale. Le aggregazioni informali sono caratterizzate dall’accordo “verbale” o
“sostanziale” ottenendo un forte sviluppo negli ultimi decenni, tra i quali gli accordi di
subfornitura, ovvero un insieme di imprese di modeste dimensioni che ruotano attorno a
un’impresa più grande e i più conosciuti distretti industriali, nonché aggregazioni d’imprese,
di norma medio piccole, localizzate in una specifica area di produzione e le cui attività di
produzione risultano ad essere fra loro complementari. Le aggregazioni formali, invece
risultano nell’essere caratterizzate da uno specifico contratto scritto che sancisce la
collaborazione economica delle imprese. Sono dunque forme di collaborazione che si
istaurano su “rapporti ufficiali”, nei quali sono definiti ex ante vincoli, responsabilità e ambito
di applicazione dell’accordo. Tali forme di aggregazione formali, possono classificarsi in
aggregazioni a carattere generale, in relazione all’estensione dell’accordo o aggregazioni a
carattere permanente, in base alla durata del rapporto.
Esempi di aggregazioni formali sono: i consorzi che si caratterizzano per la presenza di
un’organizzazione comune, formalizzata in un apposito organo centrale che coordina ed
indirizza l’attività dei consorziati, prestando servizi di assistenza e consulenza e i cartelli che
sono forme di intese che incidono sul funzionamento del mercato alterando le forme di
concorrenza. Importanti sono anche le Joint Venture, ovvero accordi tra due o più imprese che
si impegnano a collaborare per la realizzazione di un progetto industriale. Ed infine ultimo