2
in grado di creare in seno alla combinazione produttiva. Egli deve solo
limitarsi a fare delle congetture servendosi in modo appropriato degli
strumenti che il progresso tecnico-scentifico, di volta in volta gli fornisce.
Sebbene possa percepire i propri limiti e la relatività dei metodi e degli
strumenti applicati, egli non è in grado di apprezzare in termini sensibili la
probabilità di errore, in modo da correggere le ipotesi formulate che
rimangono, gravate da incertezza. Il carattere dinamico delle operazioni
aziendali, rende più che mai difficile la formazione di giudizi. La realtà
aziendale è infatti in continuo movimento: questo intenso dinamismo
rappresenta un ulteriore ostacolo, qualche volta insormontabile, alle possibilità
umane nel campo dell’indagine prospettiva. L’uomo nel costruire i piani del
domani, deve infatti considerare che gli andamenti futuri dell’azienda possono
anche non tener conto della realtà di oggi ed avere un proprio corso, costruito
col concorso di fattori nuovi. Si tratta in altre parole, di nuove incognite le
quali si immettono nel sistema senza che sia possibile prevederne
l’inserimento e che, una volta inserite, possono determinare sviluppi senza
schemi diversi da quelli ipotizzati”
9
In sede di pianificazione, la rappresentazione dei “fenomeni” aziendali nasce
dalla consapevolezza di discostarsi dall’andamento reale della vita aziendale; è
proprio tale eventualità di scostamento tra ipotesi e realtà a costituire il
fondamento della problematica del rischio aziendale.
Il rischio appare, in particolare, correlato alla probabilità che, in un
determinato intervallo di tempo, si possano manifestare eventi capaci di
influire in modo significativo sul raggiungimento di un determinato obiettivo;
ecco, che esso risulta insito nello svolgimento dell’attività imprenditoriale.
9
Bertini U. Introduzione allo studio dell’economia aziendale, Cursi 1969, pag 7-8
3
Ne deriva che la centralità del rischio nell’ambito dell’azione di governo
appare strettamente connessa alla crescente complessità derivante
sostanzialmente dalla rapidità di cambiamento delle condizioni di contesto in
cui opera il sistema impresa.
Si presentano, infatti, numerose categorie di eventi che vengono a qualificarsi
in modo diverso relativamente alla possibilità per il decisore di valutare ex
ante la probabilità del loro verificarsi e di mettere in atto razionali interventi
mirati a fronteggiare gli effetti del loro accadimento; tali eventi contribuiscono
senza dubbio a determinare condizioni di rischio.
L’attività d’impresa è caratterizzata da un dinamico sistema di accadimenti
futuri la cui manifestazione può presentare, direttamente o indirettamente, dei
riflessi economici più o meno favorevoli per il governo dell’azienda. A tale
proposito, è possibile riscontrare in letteratura due differenti teorie:
a) quella che vede la distinzione, all’interno della categoria logica “rischio” di
“….rischi suscettibili di produrre solo perdite e rischi suscettibili di produrre
alternativamente perdite e guadagni”
10
;
b) quella che collega il rischio esclusivamente alla potenzialità di un evento
sfavorevole, intendendo per evento sfavorevole la variazione di segno
negativo rispetto ad una data situazione prevista. In ottica più strettamente
aziendale, ne deriva che “…per rischio deve intendersi la probabilità del
verificarsi di eventi, prevedibili o imprevedibili, che possono essere cagione di
danno, di perdita, di costi per l’azienda, di modo che il risultato reddituale
sperato, derivante dalla complessiva gestione aziendale, risulti in via finale più
sfavorevole di quello previsto o proclamato al momento dell’ideazione
dell’atto gestionale”
11
10
Borghesi A., La gestione dei rischi di azienda, Cedam 1985, pag 33
11
Fabrizi C., Tecnica del commercio estero, Cedam 1976, pag 38-39
4
Il concetto di rischio, in ogni caso, scaturisce dall’accostamento di due
fenomeni, ossia del mutevole manifestarsi degli eventi e dall’incapacità umana
di prevedere tali mutamenti; esso, pertanto, si fonda su una duplice possibilità:
- che un fenomeno si manifesti;
- che, manifestandosi, non abbia i requisiti ipotizzati in sede di formulazioni di
piani.
Il primo dei due fenomeni viene definito oggettivo, mentre il secondo risulta
soggettivo. Scrive a questo proposito il Ferrero: “le condizioni di incertezza …
possono essere oggettive e soggettive. Quelle della prima specie (condizioni
oggettive di incertezza) riguardano…ciò che è inconoscibile in senso assoluto,
date le possibilità del momento delimitate dallo stato della scienza, o in senso
relativo, tenuto conto dei vincoli posti dall’economia dell’azienda stessa
all’evoluzione del processo interno di conoscenza. Le altre sono invece
condizioni soggettive di incertezza e si collegano all’insufficienza di
informazioni – foriera di decisioni inconsapevoli e quindi inefficaci anche per
quanto attiene alla loro tempestività – ed alla indecisione, tipica origine del
provvedere senza prevedere e connaturale esaltazione dell’imprevisto elevato
ad oggetto di sistematica constatazione”
12
. Tale concetto presenta, pertanto,
una problematica complessa ed eterogenea in cui si compendiano elementi di
natura opposta; esso, inoltre difficilmente assume uguale significato in
situazioni di azienda apparentemente simili.
In qualunque modo lo si voglia intendere, il rischio si identifica comunque
nell’alea che l’azienda è costretta a sopportare in seguito all’eventuale
manifestarsi degli eventi che ricadono nella sua orbita; esso ha, inoltre, natura
astratta ed è, per definizione, ignoto nella sua entità, ossia non può essere
determinato con esattezza.
12
Ferrero G. Istituzioni di economia d’azienda, Giuffrè 1968 pag 36
5
In conclusione, il concetto di rischio, nell’economia d’impresa, presenta le
seguenti caratteristiche
13
:
- l’esistenza di eventi che ricadono nell’orbita aziendale di cui sono incerte le
probabili manifestazioni;
- la possibilità che dalla manifestazione di tali eventi possa essere arrecato un
danno alla combinazione produttiva;
- l’impossibilità di valutare con sufficiente grado di approssimazione gli
andamenti futuri dell’azienda.
Il Demaria
14
distingue a tale proposito “quattro elementi salienti nella
definizione di rischio:
1) l’esistenza di valori economici esposti al rischio;
2) il possibile cambiamento di tali valori;
3) la durata dell’esposizione al rischio;
4) l’insieme dei fattori o eventi futuri incerti che, presentandosi, muteranno la
consistenza dei loro valori.
Ad essi si deve poi aggiungere un quinto elemento del tutto subiettivo, dato
dalla valutazione e dall’aspettazione del rischio economico per opera di chi vi
ha interesse. Ossia, oltre al fatto dell’incertezza per sé, bisogna tener conto del
modo come tale incertezza viene valutata e “aspettata” dall’operatore
economico.
13
Bertini U. introduzione allo studio dei rischi nell’economia aziendale pag. 18. Cursi.
14
Demaria G. Trattato di logica economica, Cedam.
6
1.2 La classificazione dei rischi di impresa nella letteratura
Lo studio dei fenomeni rischiosi ha un valore fondamentale per la piena
comprensione delle problematiche dei rischi di impresa. La configurazione
concetto di rischio richiede, pertanto, una distinzione tra le varie categorie di
eventi relativamente alla diversa possibilità del loro verificarsi.
Una prima specificazione di tale distinzione vede l’individuazione delle
seguenti tipologie di eventi:
a) accadimenti oggettivi: sono percettibili dai sensi dei soggetti e dipendono
dalle passate vicende dell’impresa e dell’ambiente; essi sono, infatti, costituiti
dai fatti amministrativi storici e dalle circostanze dell’ambiente;
b) accadimenti soggettivi: vengono percepiti soltanto dal pensiero umano; si
tratta, in pratica, delle attese, delle previsioni, delle congetture,
dell’attribuzione di probabilità soggettive ad eventi futuri, e così via.
I mezzi impiegati dal soggetto economico per configurare il rischio di impresa
possono variare, tra l’altro, in funzione del “grado di conoscenza” che lo
stesso ha degli accadimenti futuri; in particolare, le classi di eventi prese in
esame sono caratterizzate da un differente grado di previsione.
A tale proposito alcuni studiosi, tra cui Demaria (in Trattato di logica
economica), hanno proposto una classificazione dei rischi in funzione dello
“stato di conoscenza” dei futuri accadimenti:
a) certezza: indica la perfetta conoscenza degli eventi futuri (tuttavia
“l’incertezza degli eventi è ineliminabile nella concezione dinamica
dell’economia d’azienda”
15
15
Cattaneo M. “Le Misurazioni d’azienda” Giuffrè
7
b) vario grado di incertezza:
- rischio statico: è caratterizzato dalla preventiva conoscenza della
distribuzione probabilistica dei futuri accadimenti che possono generare
il rischio di’impresa;
- rischio quasi dinamico: è, invece, caratterizzato dalla non conoscenza
preventiva della distribuzione degli eventi futuri, la quale può essere,
tuttavia, ricondotta ad una distribuzione nota;
- rischio dinamico: è, al contrario, relativo ad accadimenti per cui vi è
assoluta impossibilità di previsione da parte degli individui, al riguardo il
Demaria scrive “…l’unica possibilità di conoscenza del rischio dinamico
è quella offerta dall’intuito, ed è infatti ad esso che l’imprenditore è
guidato nella propria azione, sebbene non possa mai essere certo
dell’effetto finale della sua valutazione”
Una seconda specificazione della classificazione degli eventi circa la capacità
del soggetto economico di prevedere il loro verificarsi pone invece il raffronto
tra rischi connessi “…ad eventualità note agli operatori nella sussistenza ed
incerte riguardo alla misura ed allo sviluppo delle loro particolari
manifestazioni nel tempo e nello spazio” e rischi “…collegati ad eventualità
ignote agli operatori anche nella sussistenza almeno con riguardo
all’attuazione di determinate operazioni aziendali e quindi note soltanto come
generiche eventualità di danno che gravano sulla gestione”
16
.
16
Corsani G. “La gestione delle imprese mercantili e industriali” pag. 115 – 116. Cedam.