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Introduzione
Lungo il mio intero percorso di studi, ho sempre mostrato interesse e curiosità verso la realtà
internazionale del mondo contemporaneo. Questa forte motivazione ha costituito, non solo la
base della scelta del mio percorso universitario, ma anche dell’argomento oggetto della mia
prova finale.
Il fenomeno del dumping mi ha incuriosito sin dalle prime lezioni di economia internazionale,
in particolare, con riferimento ai suoi effetti sui rapporti economici globali. In primo luogo, ho
scelto di analizzare il dumping e le sue forme.
Il dumping è una specifica strategia commerciale con la quale un bene “viene esportato a prezzi
inferiori rispetto al suo valore normale, ossia il prezzo normalmente praticato dal produttore
all’interno del Paese d’origine delle merci”. In altre parole, i consumatori nel paese importatore
pagano un prezzo più conveniente per le merci rispetto ai consumatori nel paese in cui le merci
sono fabbricate.
1
Le ragioni che inducono un’impresa a praticare il dumping (nella sua forma di dumping
predatorio) solitamente sono da ricondurre all’obiettivo di escludere dal mercato le imprese
concorrenti, per ampliare la propria quota di mercato estero ed assicurarsi nuovi sbocchi alla
produzione. Il dumping è, quindi, generalmente considerato una pratica commerciale distorsiva
dei regolari equilibri di mercato e capace di provocare gravi danni all’industria nazionale del
Paese che lo subisce.
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Gli economisti, però, non giudicano il dumping una pratica proibita, in quanto ritengono che
sia una forma di discriminazione di prezzo e dunque, una strategia perfettamente legittima dal
punto di vista economico.
D’altra parte, paesi come gli Stati Uniti e l’Unione Europea considerano il dumping una forma
di concorrenza sleale. Questa pratica, infatti, anche se nel breve periodo produce benefici per i
consumatori domestici attraverso prodotti di migliore qualità e più economici, le sue
conseguenze economiche a lungo termine sono considerevolmente costose.
Una delle conseguenze che da essa potrebbero derivare è il fallimento delle imprese nazionali
che subiscono tale pratica. Per evitare che ciò avvenga sono state emanate regole e norme
antidumping volte, non tanto ad eliminare il dumping, quanto a limitare gli effetti negativi che
esso causa all’interno dei mercati.
1
Bekker, D., 74: 501-521, (2006).
2
Farah P., (2012).
4
Le misure antidumping, di regola, si basano sull’apposizione di dazi all’importazione nei
confronti di quei prodotti che, a prezzi di dumping, penetrano nei mercati e arrecano pregiudizio
all’industria nazionale dei concorrenti.
Il ricorso a queste misure cela, tuttavia, il rischio che i singoli Stati le usino surrettiziamente per
finalità protezionistiche, in contrasto con l’ideologia liberista che ha dominato, e continua a
dominare, le relazioni economiche mondiali.
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L’analisi della disciplina antidumping, prima con riferimento all’evoluzione degli accordi
internazionali dal GATT all’ADA dell’OMC, poi ponendo l’attenzione sulla normativa
europea, verrà affrontata nel secondo capitolo.
In particolare, da quest’ultimo emerge che nonostante il declino a livello globale dell'uso delle
tariffe dalla seconda guerra mondiale, il ricorso alle politiche antidumping è aumentato negli
ultimi tempi, non solo tra i paesi sviluppati ma anche tra le economie emergenti.
Nel capitolo conclusivo, ho scelto di analizzare per la sua rilevanza e attualità la guerra dei dazi
tra Stati Uniti e Cina, descrivendo dapprima le rispettive legislazioni antidumping.
Gideon Rachman scrive sul Financial Times che la guerra commerciale tra Cina e Usa
rappresenta una grande minaccia per la globalizzazione e l'ordine internazionale.
"Entrambi questi Paesi sono insoddisfatti dell'attuale ordine mondiale: Xi vuole modificare
l'ordine strategico mondiale e per farlo ha bisogno di mantenere l'attuale ordine economico,
mentre Trump vuole preservare l'ordine strategico e per farlo ha bisogno di cambiare l'attuale
ordine economico. Dunque, da questo punto di vista, America e Cina sono due potenze
speculari.
4
Per realizzare questo obiettivo, Trump sta imponendo tariffe sulle importazioni dalla
Cina in modo crescente. La risposta di Pechino all'ultimo aumento delle tariffe di Trump
riguarda un rincaro dei dazi sui prodotti Usa per 60 miliardi di dollari di merci made in Usa. Si
tratta di circa 5.000 prodotti compreso il gas naturale liquefatto (Gnl) sul quale le tariffe cinesi
saliranno dal 10% al 25%”.
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In questo contesto, i dazi antidumping sono diventati uno nuovo strumento neo-protezionistico.
3
Farah P., supra nota, (2012).
4
Alessandro Galiani, “La guerra dei dazi è una grave minaccia per l’ordine mondiale”, Agi,
ultimo aggiornamento 14 maggio 2019. https://www.agi.it/.
5
Rita Lofano, “Quanto può costare la guerra dei dazi tra Usa e Cina?”, Agi, ultimo
aggiornamento 18 maggio 2019. https://www.agi.it/.
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IL DUMPING: LE SUE FORME E GLI EFFETTI
1.1 Definizione di dumping
Nell’ambito degli odierni rapporti economici internazionali è frequente l’utilizzo del termine
dumping per indicare, da un punto di vista generale, vantaggi economici o pratiche scorrette
conseguite da imprenditori stranieri a causa delle lacune legislative di alcuni paesi in materia di
tutela dei lavoratori o dell’ambiente.
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Esso è stato percepito come un problema commerciale per molto tempo, ma solo dopo la Prima
Guerra Mondiale, e in particolare durante la Grande Depressione degli anni Trenta, si è
trasformato in una delle maggiori questioni della politica commerciale.
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In realtà, con il termine dumping si indica una specifica strategia commerciale, da molti paesi
ritenuta sleale, che consiste nell’introduzione dei prodotti di un Paese sul mercato di un altro
Paese a un prezzo inferiore al loro valore normale. Deve essere condannato se provoca o
minaccia lesioni materiali a un'industria stabilita nel territorio di una parte contraente o ritarda
materialmente la creazione di un'industria nazionale.
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Raramente, il dumping può essere identificato semplicemente mettendo a confronto i prezzi in
due mercati poiché, nella maggior parte dei casi, per poterne valutare l’illiceità è necessario
ricorrere a una serie di complesse fasi analitiche per determinare il suo valore normale e il
prezzo di esportazione.
Il valore normale è il prezzo comparabile nel corso di normali operazioni commerciali al quale
il prodotto simile è venduto nel paese d’esportazione. Qualora non vi siano vendite del prodotto
simile nel corso di normali operazioni commerciali nel paese esportatore o vi sia una particolare
situazione di mercato o un basso volume di vendite nel mercato interno, condizioni che non
consentono un confronto adeguato, il valore normale potrebbe essere determinato dai costi di
produzione unitari (fissi e variabili), con l'aggiunta delle spese generali, amministrative e di
vendita.
Nel caso di prodotti provenienti da paesi in cui non esiste un'economia di mercato, il valore
normale è determinato in base al prezzo applicato o al valore realizzato in un paese terzo a
economia di mercato, o al prezzo per l'esportazione da tale paese terzo verso altri paesi oppure,
qualora ciò non sia possibile, su qualsiasi altra comparazione equa.
9
6
Introduzione a P. Farah, R. Soprano, (2009).
7
See Walter Goode, (2004).
8
Art. VI del GATT, Anti-dumping and Countervailing Duties, 1994.
9
Regolamento (UE) 2016/1036 del Parlamento Europeo e del Consiglio. Art. 2.7.
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Invece, il prezzo di esportazione è il prezzo al quale i prodotti sono introdotti nel commercio di
un altro paese.
Quando non esiste un prezzo all'esportazione oppure quando non è considerato attendibile a
causa dell'esistenza di un rapporto d'associazione o di un accordo di compensazione tra
l'esportatore e l'importatore o un terzo, il prezzo all'esportazione può essere costruito in base al
prezzo al quale il prodotto importato è rivenduto per la prima volta ad un acquirente
indipendente.
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Il prezzo di esportazione è il prezzo del bene CIF
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che è quello pagato
all’importazione comprensivo dei costi di trasporto e di assicurazione. Il prezzo CIF deve essere
tenuto ben distinto dal prezzo FOB
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che è quello all’esportazione in cui non sono compresi tali
costi.
L’esistenza del dumping sarà accertata se il prezzo di esportazione dei prodotti, esportati da un
paese all'altro, è inferiore a quello comparabile, praticato nell'ambito di normali operazioni
commerciali, per prodotti simili destinati al consumo nel paese di esportazione.
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Il dumping rappresenta un caso di discriminazione di prezzo. Questa è la pratica attraverso la
quale il monopolista può vendere beni simili a prezzi diversi a consumatori o gruppi di
consumatori diversi. Essa è una strategia di fissazione del prezzo che tra le altre ha l’obiettivo
di estrarre il surplus del consumatore e trasferirlo al produttore.
Nel commercio internazionale, la discriminazione di prezzo può esservi solo se i consumatori
nel mercato caratterizzato da un prezzo elevato, non possono importare direttamente dal
mercato a basso costo, la causa è solitamente rappresentata dai costi di trasporto o dai dazi tra
i mercati.
La discriminazione di prezzo e il dumping si possono verificare solo a due condizioni:
1. Esiste concorrenza imperfetta e le imprese sono price-maker cioè possono influenzare
i prezzi di mercato. Le imprese, non solo possono fissare un prezzo che è maggiore del
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Regolamento (UE) 2016/1036 del Parlamento Europeo e del Consiglio. Art. 2.9.
11
L’acronimo CIF (Cost Insurance & Freight) è una delle clausole contrattuali in uso nelle
compravendite internazionali e codificate nell’Incoterms. Nel “Costo, Assicurazione e Nolo” il
venditore deve sostenere tutte le spese necessarie per trasportare la merce fino al porto di
destinazione convenuto, ma sin dal momento della consegna i rischi di perdita o di danni alla
merce, come pure le spese addizionali causate da fatti accaduti dopo questo momento, si
trasferiscono dal venditore al compratore. Nel CIF il venditore deve inoltre fornire
un’assicurazione marittima a favore del compratore.
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L’espressione Free On Board (FOB), è anch’essa una delle clausole contrattuali codificate
nell’Incoterms. Nel “Franco a Bordo” il venditore esegue la consegna quando la merce supera
la murata della nave nel porto d’imbarco convenuto. Il compratore deve conseguentemente
sopportare tutte le spese e i rischi di perdita o di danni alla merce da quel momento.
13
Art. VI del GATT, Anti-dumping and Countervailing Duties, 1994.
7
costo marginale, ma possono anche praticare prezzi diversi nel mercato interno e in
quello delle esportazioni.
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2. I mercati sono segmentati ovvero i consumatori nazionali non hanno la possibilità di
acquistare facilmente i beni all’estero a prezzi inferiori.
È importante distinguere due casi di dumping, naturale e sporadico. Il primo caso è considerato
una conseguenza della posizione dominante dell’impresa e delle condizioni di mercato, invece
nel secondo, la competizione dell’impresa nazionale è considerata ingiusta (unfair) ed è
pertanto condannata dall’OMC.
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Nel dumping naturale il diverso prezzo praticato all’interno e all’estero è legato alle diverse
condizioni di domanda. Ai fini della massimizzazione del profitto, un’impresa tenderà a
richiedere un prezzo più elevato laddove la domanda di mercato è meno elastica e viceversa.
Quindi, se la domanda di mercato estera è più elastica, allora il prezzo all’estero sarà più basso
di quello interno e si realizzerà il dumping.
Il secondo caso riguarda le imprese che conducono un’aggressiva politica di vendita all’estero
decidendo di vendere sui mercati stranieri sotto costo e finanziando le proprie perdite con gli
extraprofitti ottenuti grazie alla posizione dominante sul mercato interno.
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La rilevazione dell’esistenza del dumping da parte dell’autorità inquirente del Paese di
importazione, si divide in quattro fasi principali:
1) Determinazione del valore normale del bene oggetto di indagine e del prezzo di esportazione.
2) Applicazione delle misure necessarie affinché il prezzo di esportazione e il valore normale
siano calcolati allo stesso stadio commerciale.
3) Comparazione dei due valori al fine di determinare l’esistenza di un margine di dumping.
4) Calcolo dell’ammontare del margine di dumping ovvero l’importo di cui il valore normale
supera il prezzo all’esportazione.
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1.2 Le diverse forme del dumping
Esistono quattro differenti forme di dumping: di prezzo, ambientale, sociale e monetario.
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14
P. Krugman, M. Obstfeld, a cura di R. Helg, (2007).
15
L'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) è un’organizzazione internazionale
istituita il 1° gennaio 1995 e creata allo scopo di supervisionare gli accordi commerciali tra gli
stati membri.
16
G. De Arcangelis, (2013).
17
Sintesi delle fasi di rilevazione del dumping tratta da P. Farah e R. Soprano, supra nota,
(2009).
18
L’analisi delle diverse forme di dumping è tratta in parte da “Dumping e antidumping - una
guida per le imprese di fronte alle sfide della globalizzazione” di P. Farah e R. Soprano, supra
nota, (2009), pp. 3-7.
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1.2.1 Il dumping di prezzo
Il dumping di prezzo si verifica quando un produttore esporta beni ad un prezzo più basso del
prezzo a cui li vende nel suo mercato interno. Di quest’ultimo in letteratura si distinguono tre
tipi:
− Dumping predatorio consiste nella vendita temporanea di beni a prezzi bassi, inferiori
a quelli che consentono ai concorrenti di recuperare i costi, allo scopo di spingere i
produttori esteri fuori dal mercato. Raggiunto tale obiettivo, il seguente è elevare i prezzi
traendo vantaggio dal potere di monopolio all’estero acquisito in questo modo. Questo
tipo di dumping seppur temporaneo, arreca danni, sia ai consumatori che nel lungo
periodo dovranno pagare prezzi dei beni più elevati, sia alle imprese che sono uscite
fuori dal mercato.
− Dumping persistente ossia la tendenza continua da parte di un monopolista nazionale a
massimizzare i profitti totali vendendo il bene ad un prezzo maggiore sul mercato
interno rispetto a quello applicato sul mercato internazionale. In questo caso si parla
anche di discriminazione internazionale dei prezzi, la quale non arreca danni ai
consumatori dei Paesi che praticano prezzi più bassi che, al contrario, ne sono
avvantaggiati.
− Dumping sporadico ovvero la vendita occasionale di un bene sottocosto o ad un prezzo
inferiore all’estero rispetto a quello praticato sul mercato interno, per eliminare
un’imprevista eccedenza dei beni rimasta invenduta, a causa di errori di pianificazione
o previsione, al fine di evitare di guastare il mercato nazionale. È questo il tipo di
dumping che più si avvicina al concetto di svendita.
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In alcuni casi di dumping persistente e sporadico il beneficio derivante ai consumatori da prezzi
più bassi può superare le possibili perdite nella produzione nazionale.
Mentre il dumping predatorio e in alcuni casi quello sporadico hanno certamente un effetto
negativo sul paese estero che importa il bene, quello persistente ha effetti ambigui: potrebbe
anche essere positivo perché i consumatori nel paese importatore pagano in modo sistematico
un prezzo più basso per il bene, anche se questo non tiene conto delle perdite delle imprese che
offrono le stesse tipologie di beni del produttore estero, le quali sarebbero indotte a ridurre
l’occupazione per far fronte ad un crollo della produzione. Dunque, il dumping non vuol dire
necessariamente vendita sottocosto perché può anche costituire un metodo di massimizzazione
dei profitti.
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G. Gandolfo, Belloc, (2009).