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constatazione che tale squilibrio può dipendere da un eccesso di crescita di un
osso mascellare, ma anche da un difetto di crescita dell’osso antagonista.
Durante la crescita del bambino e dell’adolescente è possibile, con adeguate
terapie ortodontiche, intervenire sulla crescita ossea, stimolando la zona ossea
carente o inibendo quella in eccesso, invece, dopo la maturità scheletrica, cioè
circa dopo i 17-19 anni di età, la terapia delle malformazioni ossee mascellari
può essere quasi esclusivamente di tipo chirurgico.
La chirurgia che si occupa delle ossa mascellari viene definita chirurgia
ortognatica. I primi interventi sono cominciati negli anni ’60 con lo sviluppo
della chirurgia maxillo facciale, una specialità che si è staccata dalla chirurgia
generica per le peculiarità del campo operatorio, mostrando buoni risultati
chirurgici, ma scarsi successi sul ripristino di una corretta masticazione. I
rapporti tra le ossa mascellari infatti devono tener presente la posizione dei
denti. Nelle malformazioni ossee è sempre presente anche una malposizione
dentale che va corretta prima di intraprendere la cura chirurgica e perfezionata
dopo l’operazione. Per questo motivo negli anni ’80 e soprattutto negli anni ’90
si è ribadita la necessità di intraprendere manovre chirurgiche sulle ossa
mascellari solo dopo aver predisposto le arcate dentarie all’operazione. Il
paziente, che dovrà sottoporsi ad una cura chirurgica, deve prima cominciare un
trattamento ortodontico (per lo più con apparecchi fissi) di preparazione
all’intervento. Le arcate dentarie verranno allineate e predisposte alla posizione
che avranno dopo che le ossa saranno posizionate correttamente dal chirurgo.
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Si parla di un trattamento ortodontico-chirurgico in cui è fondamentale la
coordinazione dell’ortodontista (lo specialista nelle cure con apparecchi
ortodontici) con il chirurgo maxillo facciale.
Le alterazioni dei mascellari possono riguardare i tre piani dello spazio:
sagittale, verticale e traverso, spesso associati tra loro. Proffit e altri riportano
che il 30% dei pazienti adulti che necessitano di un trattamento ortodontico per
le deformità maxillo faciale hanno una componente di deficienza trasversale
mascellare. I problemi sul piano traverso si dividono in due categorie: quelli
dovuti ad un restringimento simmetrico o asimmetrico o, meno frequentemente,
ad un allargamento dell’arcata dentaria. I segmenti maxillari possono essere sia
allontanati che avvicinati alla linea mediana, con relativa stabilità dei risultati.
Capita raramente che il restringimento della maxilla non sia associato a
problemi verticali o sagittali. Il restringimento o l’espansione maxillare
possono essere eseguiti facilmente segmentalizzando la maxilla durante un
intervento di Le Fort I, effettuato per correggere altre alterazioni, questo
rappresenta l’approccio più comune. Se si desidera un restringimento si
rimuove osso a livello delle osteotomie; nell’espansione, invece, per riempire lo
spazio creato dal movimento laterale dei segmenti ossei si può usare sia osso
autologo prelevato dal sito osteotomico, sia osso omologo. L’espansione
palatale rapida (RPE) del tipo impiegato per i bambini e gli adolescenti non è
utilizzabile per gli adulti per l’aumentata resistenza delle suture mascellari: la
mediana e le laterali. Un altro possibile approccio nei pazienti adulti con
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restringimento scheletrico del mascellare è l’espansione palatale
chirurgicamente assistita (SARME); questa viene eseguita mediante osteotomie
che riducono le resistenze ossee senza mobilizzare totalmente i segmenti
maxillari; quindi viene applicato un espansore a vite. Il presupposto di questa
procedura è che il problema interessi solo il piano traverso, ed è in questo caso
che la procedura è più utile.
Il SARME non è indicato nei pazienti che successivamente
necessiteranno di secondi interventi per il riposizionamento della mascella in
senso verticale o anteroposteriore. Per quanto concerne le indicazioni, il difetto
trasversale del mascellare superiore. si presenta frequentemente in soggetti
affetti da: retrognazia mandibolare, da prognazia mandibolare, da morso aperto
scheletrico in Classe II, da morso aperto scheletrico in Classe III, da retrognazia
mascellare e nei casi di labiopalatoschisi. Inoltre le indicazioni per il SARME
includono i casi in cui l’espansione mascellare ortodontica ha fallito e la
resistenza delle suture sono chiuse.
Lo scopo di questa trattazione è quello di esaminare le diverse tecniche
ortodontiche e chirurgiche, con particolare attenzione all’intervento di
espansione del palato chirurgicamente assistito e di valutare i vantaggi, le
problematiche e le differenze tra i diversi approcci terapeutici, alla luce di una
attenta revisione sistematica della letteratura. Ci soffermeremo, inoltre, sulle
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modifiche dei tessuti duri e molli, ottenute in seguito all’intervento, e sugli
effetti funzionali ed estetici, di queste sul paziente.
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CAPITOLO I
CENNI DI ANATOMIA
Prima di entrare nel vivo della trattazione dei difetti trasversali del
palato, è fondamentale soffermarci sull’anatomia della regione oggetto della
disquisizione, per capire meglio le operazioni da eseguire, il perché e le
problematiche di queste, con lo scopo di raggiungere al meglio l’obiettivo
prefissato.
I. 1 Mascella superiore
La mascella superiore, si compone di tredici ossa, di cui solo una, il
vomere è impari, mentre le altre sono pari e disposte simmetricamente su
ciascun lato della linea mediana. Queste ossa sono: il mascellare, il più
importante e attorno al quale si raggruppano le altre, lo zigomatico, il lacrimale,
il cornetto inferiore, l’osso nasale e il palatino. Queste tredici ossa, articolate tra
loro, costituiscono come un sol pezzo osseo che, sopra e sotto alle fosse nasali,
si unisce attraverso una sutura mediana, con quello opposto e forma appunto la
mascella superiore. Essa si trova situata lateralmente alla cavità nasale,
superiormente alla cavità buccale, inferiormente alla cavità orbitarla,
anteriormente alla cavità faringea.
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I. 1.1. Conformazione esterna e rapporti: la mascella superiore, nel suo
complesso di ossa, riveste la forma di un cubo irregolare; si può
schematicamente distinguervi una faccia anteriore, una faccia laterale, una
faccia posteriore, una faccia mediale e infine una faccia inferiore. La faccia
anteriore è sottocutanea e coperta solo dalle parti molli della guancia, è la faccia
chirurgica della mascella superiore, quella che si scopre e si rende libera per
prima nelle resezioni di questo osso. La faccia laterale, convessa, si continua
con la precedente, essa è pure in rapporto con le parti molli della faccia e, in
particolare, con quelle della regione zigomatica.
La faccia posteriore aderisce al processo pterigoideo e forma la parete
anteriore della fossa pterigo-palatina.
La faccia superiore partecipa alla costituzione dell’orbita, la faccia
superiore è percorsa dal nervo mascellare; nelle resezioni del mascellare, questo
nervo, che è collocato in un canale in parte osseo, costituito a spese di questa
faccia, deve essere sezionato nel momento in cui si abbassa l’osso; altrimenti si
corre il rischio di ledere il ganglio semilunare, con possibili gravi conseguenze
sul trofismo dell’occhio corrispondente.
La faccia mediale e la faccia inferiore della mascella costituiscono: la
prima la metà inferiore della parete laterale delle fosse nasali; la seconda, la
parete palatina della cavità buccale. Queste facce sono tappezzate unicamente
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dalla mucosa nasale e orale, il cui piano profondo rispetto ad esse adempie la
funzione di periostio.
La faccia inferiore o buccale con il suo margine posteriore, dà attacco al
palato molle, di cui nella resezione dell’osso si devono accuratamente staccare
le inserzioni. Questa stessa faccia è ricoperta dalla mucosa palatina che le fa
intima aderenza e che nella precipitata operazione viene strappata
contemporaneamente all’osso, se non si ha cura di inciderla preventivamente
nel momento in cui si esegue la sezione del processo palatino.
I. 1.2. Connessione dell’osso mascellare con le altre ossa della faccia. Il
mascellare è solidamente unito alle altre ossa dalla faccia e della base del cranio
sui quattro punti, cioè:
1. Lateralmente e in alto, all’osso zigomatico: sutura zigomatico-
mascellare.
2. In alto e medialmente, per mezzo del suo processo frontale alle ossa
nasali.
3. In addietro, al processo pterigoideo: sutura pterigo-mascellare.
4. In basso e sulla linea mediana, al mascellare opposto: sutura medio
palatina.
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Nella resezione ciascun punto di attacco deve essere totalmente diviso
affinchè l’osso medesimo possa essere abbassato o estratto. Secondo il Testut il
punto di attacco zigomatico è di gran lunga il più resistente ed esige lo
scalpello.
I. 1.3. Architettura: le varie ossa che costituiscono la mascella superiore,
ad eccezione dell’osso zigomatico e del processo alveolare del mascellare,
essendo costituite da una lamella di tessuto compatto sono sottili e fragili,
fragilità ancora aumentata dalla presenza del seno macellare. Conviene però
aggiungere che, malgrado la sua fragilità, lo scheletro della mascella superiore
resiste abbastanza bene alle pressioni che agiscono dall’alto in basso o dal basso
in alto, a causa di quei pilastri di cui abbiamo parlato, i quali lo uniscono al
cranio e trasmettono a questo decomponendola, la forza di cui subiscono
l’azione.
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I. 2. Regione palatina
La regione palatina rappresenta la parete superiore e posteriore della
cavità orale. Essa è formata nei due terzi anteriori dalla volta palatina, nel suo
terzo posteriore dal velo del palato, formazioni che in anatomia descrittiva si
studiano separatamente ma dal punto di vista anatomico topografico vanno
considerate insieme.
I. 2.1. Situazioni e limiti: situata sotto alle fosse nasali ed innanzi alla
faringe, la regione palatina, in avanti e sui lati, si continua con la regione
gengivo-dentaria superiore e con la regione tonsillare, in addietro termina con il
margine libero del velo pendulo e colà, insieme alla base della lingua, delimita
l’orificio che ha ricevuto il nome di istmo delle fauci. Così intesa, la regione
palatina si può considerare come una specie di setto osteomembranoso che
separa le fosse nasali e la loro retrocavità dalla cavità della bocca; per la faccia
superiore essa appartiene alle fosse nasali, di cui costituisce il pavimento; per la
faccia inferiore fa parte della bocca di cui costituisce la volta.
I. 2.2. Disposizione generale e dimensioni: la regione palatina ha la
forma di una volta da cui il nome di volta palatina conferita al suo segmento
anteriore. Essa è concava nel senso trasversale, concava anche nel senso
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sagittale. La sua lunghezza media è di 8-9 cm, dei quali 4-5 appartengono al
velo pendulo e 4 alla volta palatina. La larghezza è di 4 cm nel suo segmento
anteriore, di 5 cm nel segmento posteriore. L’altezza è di 1,5 cm.
(Circa l’altezza e la larghezza, le numerose variazioni presentate dalla
volta palatina in generale sono in stretta relazione con le malformazioni nasali.
Così nei soggetti affetti da ostruzione nasale di antica data, vegetazioni
adenoidee, il naso si appiattisce trasversalmente in pari tempo che la volta
palatina si restringe e si eleva, così in veduta su una sezione frontale, invece di
avere la forma di un arco regolare, riveste la forma di un’ogiva più o meno
profonda).
I. 2.3. Struttura: dal punto di vista strutturale la regione palatina
differisce a seconda che si consideri la volta del palato duro o molle, in
relazione alla nostra trattazione ci soffermeremo sulla struttura del palato duro:
La volta del palato duro si compone di quattro strati, che procedendo
dalla bocca verso le fosse nasali sono: un primo strato mucoso (strato mucoso
inferiore), uno strato ghiandolare, uno strato osseo, un secondo strato mucoso
(strato mucoso superiore).
Strato mucoso inferiore: la mucosa palatina presenta una colorazione
bianco-rosea. Essa è notevole per lo spessore, che è maggiore nelle parti laterali
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che non sulla linea mediana, per la sua resistenza, per la sua aderenza al
periostio con la quale è fusa. In corrispondenza del processo alveolare dei
mascellari, la mucosa si continua con le gengive.
Strato ghiandolare: Formato da due ammassi di piccole ghiandole
acinose, le ghiandole palatine, che si trovano situate a ciascun lato della linea
mediana nello spessore stesso della mucosa e presentano il massimo sviluppo
nella parte posteriore della regione dove formano uno strato continuo e spesso.
Le ghiandole palatine sono ghiandole salivari, esse costituiscono il punto di
partenza di tumori chiamati tumori del palato.
Strato osseo: La volta ossea del palato, rugosa dal lato buccale, liscia dal
lato nasale, è costituita da processi palatini dei mascellari e dalle lamine
orizzontale dei palatini., il seno mascellare presenta talora dei diverticoli che si
approfondano in misura maggiore o minore nel suo spessore
Strato mucoso superiore: rappresentata da mucosa nasale respiratoria.
I. 2.4. Vasi e nervi: La regione palatina possiede numerosi vasi e nervi:
le arterie provengono: 1 dall’arteria sfenopalatina e dall’arteria palatina
discendente, rami dell’arteria mascellare; 2 dall’arteria palatina ascendente,
ramo dell’arteria faciale; 3 dell’arteria faringea ascendente ramo dell’ arteria
carotide esterna.
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Di tutte queste arterie solo l’arteria palatina discendente presenta un
certo interesse. Essa discende nel canale pterigo-palatino e giunta alla volta
palatina per il forame palatino maggiore, si inflette in avanti e copre la regione
di un gran numero di rami e ramuscoli. L’arteria decorre parallelamente al
processo alveolare ed è situata nella strato fibroso profondo della mucosa in
contatto con lo scheletro. Per quanto riguarda le vene, queste mettono capo al
plesso pterigoideo ed alle vene della mucosa nasale, della lingua e della
tonsilla. I linfatici vanno ai linfonodi profondi del collo e in particolare, a quelli
che sono posti sui lati della membrana tiroidea.
I nervi sono sensitivi e motori, i sensitivi provengono dal ganglio sfeno
palatino.