5
Quindi, il concetto di sviluppo sostenibile implica, per l’industria, una sostanziale
interdipendenza tra politica industriale e politica ambientale. Lo sviluppo ambientalmente
accettabile dovrà passare attraverso un miglioramento dell’efficienza e della qualità dei processi
produttivi, mediante il ricorso a nuove tecnologie, nuovi materiali e nuovi sistemi operativi,
compatibili con la sicurezza e la salvaguardia dell’ambiente.
La Direttiva 96/61 CE rappresenta il mezzo normativo che l’Unione Europea si è dato per
attuare i principi esposti. Il suo scopo è quello di ottenere una prevenzione ed un controllo integrati
dell’inquinamento proveniente dai diversi settori produttivi, intervenendo alla fonte delle attività
inquinanti, con l’obiettivo di conseguire un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo
complesso.
Senza entrare nel dettaglio della Direttiva, che verrà affrontata nel corso della presente Tesi,
l’approccio integrato comporta:
• una collaborazione tra le diverse autorità competenti per il rilascio dell’autorizzazione alla
produzione per gli impianti industriali (autorizzazione integrata);
• una visione complessiva dell’ambiente, assunto come “unicum” da proteggere e non più come
insieme di tre settori (aria, acqua e suolo) separati tra loro.
Il mezzo fornito dalla direttiva per raggiungere lo scopo prefissato, consiste
nell’applicazione delle “migliori tecniche disponibili” (Best Available Techniques, BAT) che
dovranno costituire il riferimento per la fissazione dei valori limite di emissione (VLE) degli
inquinanti, valori che compariranno nella concessione autorizzativa di ogni sito produttivo.
Il primo passo verso l’attuazione della direttiva, comunemente denominata Direttiva IPPC
(Integrated Pollution Prevention and Control), è dunque la definizione delle BAT per ognuno dei
settori industriali cui la direttiva stessa risulta applicata. Il concetto racchiuso dietro questa sigla è
piuttosto articolato e sarà meglio approfondito in seguito. Con il termine tecniche sono intese, oltre
alle tecnologie di processo, la loro progettazione, gestione, manutenzione, messa in esercizio e
dismissione; l’aggettivo disponibili qualifica le tecniche dal punto di vista tecnologico ed
economico, in una valutazione complessiva dei costi benefici derivanti dal loro impiego.
Il vincolo della compatibilità economica è particolarmente importante e qualificante ai fini
dell’individuazione delle BAT; in certi casi è evidenziato con il ricorso all’acronimo BATNEEC, in
sostituzione dell’usuale BAT, con il significato di Best Available Techniques Not Entailing
Excessive Cost, e quindi di migliori tecniche disponibili che non comportino un costo eccessivo
([34]).
6
La stessa Direttiva, come vedremo, fornisce i criteri guida per l’individuazione delle
migliori tecniche disponibili e suggerisce lo scambio di informazioni tra gli Stati Membri e le
industrie interessate sulle BAT come strumento per giungere alla loro definizione. Questo scambio
di informazioni aiuterà le autorità competenti nell’attuazione della Direttiva, e in particolare nel loro
obbligo di seguire gli sviluppi nel campo delle BAT. Inoltre, la partecipazione dell’industria e la
disponibilità pubblica dei risultati dovrebbe fungere da stimolo per l’adozione di tecniche di
produzione più pulite.
Il risultato finale di questa attività di scambio di informazioni è un rapporto chiamato BAT
Reference Document, cui ci si riferisce con la sigla BREF; esso è un documento ufficiale,
riconosciuto ed accettato da tutti come riferimento obbligatorio.
L’obiettivo di questa Tesi, che ha per oggetto la Direttiva 96/61 CE e la sua applicazione nel
settore industriale delle piastrelle ceramiche, è la progettazione e la simulazione del BREF di settore
che rappresenterà una parte del contributo italiano al lavoro sulle BAT. Il risultato atteso non è
dunque il BREF, quanto l’individuazione delle linee guida per la sua predisposizione e dei requisiti
del contributo italiano, alla luce dei “vincoli e del contesto” in cui, come si vedrà al paragrafo 1.4.,
l’industria ceramica italiana si muove (del resto, la redazione del BREF spetta ad organi
opportunamente individuati, come in seguito specificato). In questo lavoro mi sono avvalso della
collaborazione del Centro Ceramico, nelle persone del prof. Palmonari, del prof. Timellini e
dell’ing. Fregni, potendo così apprendere e condividere le metodiche proprie del “lavoro di
gruppo”. Questa fase è stata importante per chiarire i diversi aspetti del problema, consentendomi di
averne una visione chiara al momento del loro approfondimento personale e dell’elaborazione
richiesta dei dati.
L’industria italiana delle piastrelle ceramiche, che rappresenta una realtà produttiva
fortemente inserita nel territorio della regione Emilia-Romagna ed è leader europea del settore, è
particolarmente interessata alle tematiche trattate dalla Direttiva IPPC, in virtù di un’attenzione più
che ventennale alle problematiche ambientali e di una situazione normativa particolarmente pesante,
che ne ha aumentato i costi di produzione, con riflessi negativi in termini di competitività sui
mercati mondiali.
La presentazione a livello comunitario di un “convincente” documento di settore sulle BAT,
basato sulla esperienza maturata dall’industria ceramica italiana in materia di prevenzione e
riduzione dell’inquinamento, può quindi permettere un auspicato riequilibrio, in termini di
interventi ambientali, tra il settore ceramico italiano e quello degli altri paesi, come sarà in seguito
argomentato.
7
Questo richiede la progettazione e la definizione di una procedura scientificamente e
tecnicamente fondata e trasparente che, sulla base di considerazioni tecniche ed economiche,
permetta di identificare le BAT tra le diverse tecniche disponibili e di specificarne in termini
quantitativi sia le prestazioni ambientali, sia gli aspetti economici.
Nelle prossime pagine saranno esposte le linee ed i criteri adottati per raggiungere
l’obiettivo citato della progettazione del BREF; in seguito si procederà ad uno sviluppo del
documento stesso.
La presente Tesi intende proseguire e completare il discorso iniziato dal Centro Ceramico
sul tema delle BAT, partendo dal lavoro svolto da Francesca Mazzanti nella sua Tesi di Laurea in
Ingegneria Chimica [40] ed approfondendo altri aspetti.
8
Capitolo 1
Metodologia
Premessa
L’oggetto di questo capitolo sono le fonti il cui studio ha permesso di inquadrare,
interpretare ed affrontare il tema delle BAT e la progettazione del BREF per il settore ceramico.
Uno specifico paragrafo, inoltre, è dedicato all’analisi dei vincoli e del contesto dei quali si è dovuto
tenere conto nel lavoro svolto.
1.1. Analisi e studio dei riferimenti legislativi
Lo svolgimento della presente Tesi ha richiesto una fase preliminare di reperimento, analisi
e studio dei documenti e dei riferimenti utili per la comprensione del problema, sia in termini
legislativi sia in termini procedurali. Sulla base delle conoscenze acquisite e delle indicazioni
ricevute in questa fase, si è resa possibile la progettazione del BREF.
Oggetto di questa analisi sono stati i seguenti documenti:
1) Direttiva 96/61 CE sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento;
2) Decreto legislativo 372/99, “Attuazione della Direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e
riduzione integrate dell’inquinamento”;
3) nota esplicativa sulla Direttiva per gli esperti tecnici nazionali diramato dal Ministero
dell’Ambiente;
4) documento CU/E-99.3, “Structure of the Sectorial Chapters of the CU BAT Document”;
5) documento CU/E-99.17, “Discussion paper for IEF meeting 29-30 September 1999”;
6) documento CU/ENV-99.12, “UNICE Implementation of IPPC”;
7) documento C/BAT-99.4 a cura del CET, European Ceramic Tile Manufacturers’ Federation;
8) “Progetto IPPC/ITALIA” dell’ANPA, Agenzia Nazionale Protezione Ambiente;
9) documento della Commissione Ministeriale per le Linee Guida per i nuovi impianti, a cura del
Ministero dell’Ambiente;
10) documento intitolato “Criteri tecnici per l’autorizzazione integrata dei nuovi impianti e degli
impianti modificati del settore ceramico”, a cura della Regione Emilia-Romagna;
11) versione finale dei BREFs di altri settori industriali.
9
I primi due corrispondono, rispettivamente, al testo della Direttiva, pubblicato sulla
“Gazzetta ufficiale delle Comunità europee” il 10 Ottobre 1996 ed al suo recepimento in Italia, così
come pubblicato nelle “Gazzetta Ufficiale” n.252 del 26 Ottobre 1999.
Il secondo documento è una nota del 13 Ottobre 1997, redatta dal Gruppo di Lavoro
Interministeriale (GLI) sulle BAT, allo scopo di illustrare le caratteristiche salienti della Direttiva ed
il piano di lavoro approntato dalla Commissione Europea per la sua attuazione. Con questa nota si
definiscono i compiti degli esperti nazionali incaricati di lavorare sull’argomento BAT. Il Gruppo di
Lavoro Interministeriale, composto da rappresentanti dei Ministeri dell’Ambiente, dell’Industria,
della Sanità e di Confindustria ha lo scopo di organizzare il contributo italiano alla definizione dei
BREF settoriali, svolgendo quindi un’attività di supporto ai citati esperti. Esso rappresenta la via
istituzionale, ufficiale del Paese per far sentire la propria voce sulla versione finale del BREF.
Lo schema proposto per la redazione dei BREF di settore è indicato nel terzo documento, e
costituisce il contenuto dell’Allegato I della presente Tesi. Esso si articola in sette punti principali,
per ciascuno dei quali è fornita una traccia di sviluppo. Ogni paese appartenente al gruppo di lavoro
sulle BAT ha il compito di presentare agli altri la propria posizione e proposte in merito, redigendo
documenti conformi alla struttura proposta per il BREF. Dalla loro discussione, come sarà illustrato
in seguito, emergerà il documento finale di ogni specifico settore.
Il quarto riferimento considerato è una circolare della Commissione Europea sull’oggetto di
un meeting dell’Information Exchange Forum (IEF), le cui funzioni saranno in seguito trattate. In
questo documento, si pone l’accento su due particolari aspetti:
i. la necessità di valutare i vantaggi ambientali, derivanti dall’applicazione di candidate BAT, in
una visione globale (“…in a non-site specific sense”) da un punto di vista geografico;
ii. l’importanza di una valutazione delle candidate BAT in termini di costi/benefici.
Questi dovranno costituire principi guida nella stesura del BREF e nella definizione delle BAT.
L’UNICE, l’equivalente europeo della Confindustria, è particolarmente interessata allo
sviluppo dei BREFs e ne suggerisce scopi ed uso nel documento n.5, del 12 febbraio 1999. I
contenuti essenziali in esso indicati sono:
i. il BREF deve costituire un documento di riferimento capace di assistere le autorità locali nella
fissazione dei Valori Limite di Emissione e degli altri parametri necessari per l’autorizzazione
all’esercizio delle attività industriali;
ii. le BAT devono essere individuate a livello di settore per l’industria nel suo complesso;
iii. le BAT devono comprendere aspetti economici, tecnici ed ambientali globali mentre la
situazione geografica ed ambientale locale e le caratteristiche tecniche dello stabilimento (età,
dimensione produttiva) sono da considerare nella definizione delle condizioni autorizzative.
10
Il lavoro di definizione delle BAT, che dovrà essere condotto a livello comunitario dagli
stati membri, ha coinvolto anche enti di ricerca e organizzazioni europee di produttori industriali.
Per quanto riguarda i produttori di piastrelle ceramiche, la CET ha predisposto un gruppo di lavoro
costituito dai rappresentanti dei paesi europei in cui l’industria ceramica è significativamente
presente (Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Inghilterra, Olanda). Il sesto documento rappresenta il
contributo dell’Inghilterra al secondo capitolo dello schema del BREF (vedi Allegato I);
l’impostazione suggerita ha costituito lo spunto utilizzato nella presente Tesi per affrontare il
medesimo aspetto.
In Italia, la Direttiva IPPC è stata recepita il 4 agosto 1999, con il DL 372. Prima del suo
recepimento, l’ANPA ha definito il “Progetto IPPC/ITALIA” tracciando le basi tecnico-scientifiche
per l’attuazione della Direttiva ed attuando un programma di individuazione ed introduzione delle
BAT nelle attività industriali, di riduzione significativa delle emissioni nell’ambiente e di gestione
efficiente dell’energia. In particolare, le BAT dovranno essere individuate sia relativamente alle
singole unità dei processi produttivi, sia relativamente ai processi “end of pipe” di trattamento degli
inquinanti.
I documenti n.8 e n.9 sono documenti di lavoro non ancora completi, rispettivamente del
marzo 1999 e dicembre 1998; le linee guida sulle quali si fondano, rappresentano un’anticipazione
dei principi della Direttiva IPPC (rispetto la sua data di recepimento in Italia). Entrambi riportano,
seppur con strutture diverse, i limiti alle emissioni gassose e ad altri fattori di impatto ambientale
caratterizzanti l’industria delle piastrelle di ceramica; tali limiti corrispondono alle prestazioni di
precise tecnologie, che vengono di conseguenza assunte come le “migliori disponibili”,
contravvenendo al principio della Direttiva in base al quale dalle BAT devono scaturire i limiti alle
emissioni e non viceversa.. Lo studio critico di questi documenti ha permesso di intuire i rischi che
l’industria ceramica corre da un’errata interpretazione della Direttiva.
Infine, si è ritenuto opportuno prendere visione delle versioni conclusive dei BREFs relativi
ai settori industriali del “ferro ed acciaio” e del “cemento e calce”, oggetto del programma di lavoro
per l’attuazione della Direttiva del 1997. A questo proposito si è consultato il sito Internet “
http://eippcb.jrc.es” dell’European IPPC Bureau (EIPPCB) dove sono reperibili anche le versioni
parziali dei BREF per il settore della carta e dei sistemi di raffreddamento..
11
1.2. Analisi e studio dei dati quantitativi di impatto ambientale dei processi ceramici
La fase di simulazione del BREF, soprattutto relativamente ai capitoli 3 e 4 (vedi Allegato
I), richiede la disponibilità di dati inerenti l’impatto ambientale delle varie fasi del processo
ceramico.
Come in precedenza sottolineato, l’industria ceramica italiana si è attivata da almeno
vent’anni per avere un monitoraggio continuo dell’impatto da essa provocato sull’ambiente. Questo
impegno si è tradotto in molteplici campagne di audit ambientali ed energetiche, in collaborazione
con istituti di ricerca quali il Centro Ceramico di Bologna, presso il quale è stata svolta la presente
Tesi. E’ stato quindi possibile attingere ad un enorme mole di dati e di pubblicazioni specifiche,
valorizzandole ulteriormente nella redazione del BREF.
In particolare, le fonti di dati alle quali si è attinto sono state le seguenti:
1) G.Busani, C.Palmonari, G.Timellini - “Piastrelle Ceramiche & Ambiente” - Ed. Edi.Cer (1995);
2) G.Nassetti, F.Ferrari, A.Fregni, G.Maestri - “Piastrelle Ceramiche & Energia” - Ed. Centro
Ceramico (1998);
3) Assopiastrelle, Snam - “Piastrelle di ceramica e refrattari. Rapporto Integrato 1998”;
4) Assopiastrelle - “Linee guida per la progettazione di un sistema di gestione integrato
nell’industria delle piastrelle di ceramica. Ambiente, Igiene, Sicurezza” - Ed. Edi.Cer (1999);
5) E.Enrique Navarro - “IPPC in the Ceramic tile industry. Best Available Techniques (BAT) ” -
Qualicer 98;
6) F.Capuano, G.Busani - “Linee guida per la redazione del bilancio ambientale del distretto
ceramico”.
La prima è un manuale, che rappresenta una raccolta ragionata ed aggiornata di dati e
informazioni sulla posizione dell’industria ceramica italiana nei confronti dell’ambiente. Esso
procede alla classificazione, qualificazione e caratterizzazione delle emissioni tipiche del ciclo
ceramico (gassose, scarichi idrici, rifiuti/residui, sorgenti sonore) oltre a descrivere le possibilità di
intervento, sia “a monte” sia “a valle” delle emissioni, al fine di ridurre l’impatto ambientale dei
processi di fabbricazione delle piastrelle ceramiche.
Il secondo è un volume che presenta i risultati di una campagna di audit energetico condotta
nel triennio ‘95-‘97, estesa ad un campione di stabilimenti che rappresenta il 30% di quelli esistenti
in Italia. Esso raccoglie i dati di consumo energetico delle principali macchine produttive presenti in
uno stabilimento ceramico.
Il “Rapporto Integrato 1998” raccoglie informazioni e dati quantitativi relativi a 160
aziende, tracciando un quadro sulle relazioni tra l’industria italiana delle piastrelle ceramiche e dei
12
materiali refrattari e le problematiche dell’ambiente, dell’energia, della salute-sicurezza, della
qualità di sistema e di prodotto.
Il quarto documento rappresenta una guida, uno strumento utile per l’applicazione di sistemi
integrati di gestione ambientale, in particolare EMAS, alle industrie delle piastrelle di ceramica.
Questi documenti sono il risultato della collaborazione di diversi enti di ricerca, tra cui il
Centro Ceramico, sotto la spinta dell’Assopiastrelle, associazione nazionale dei produttori di
piastrelle ceramiche.
La posizione della Spagna nell’ambito delle BAT, in merito ai sistemi di depurazione delle
emissioni gassose, degli scarichi e dei rifiuti prodotti dal ciclo ceramico, è presentata nell’articolo di
cui al punto 5), di E.Navarro, membro del CET e di altre organizzazioni. L’analisi di questo
documento, ha permesso di notare come la parte quantitativa si basi su bibliografia italiana, tra cui il
volume “Piastrelle Ceramiche & Ambiente” citato al punto 1). Questa circostanza è significativa, se
si pensa che l’industria ceramica spagnola è la principale concorrente europea; inoltre, sottolinea la
validità e l’affidabilità dei dati ottenuti dagli enti di ricerca italiani.
L’ultimo documento costituisce una bozza di progetto per la redazione del bilancio
ambientale del distretto ceramico, comprendente i comuni di Sassuolo (MO) e Casalgrande (RE) ed
altri limitrofi delle province di Modena e Reggio Emilia. Da questo documento, curato da
F.Capuano e G.Busani dell’ARPA dell’Emilia-Romagna, si è attinto per quanto riguarda la
produzione e lo smaltimento dei rifiuti prodotti dalle industrie ceramiche.
La bibliografia di ciascuno di questi documenti ha rappresentato un ulteriore strumento di
conoscenza delle problematiche connesse tra “ceramiche” e ambiente.
1.3. Analisi e studio dei dati economici
Si è in precedenza sottolineata l’importanza del vincolo di compatibilità economica nella
individuazione delle BAT di settore (BATNEEC). L’esigenza di contemplare anche questo aspetto
nella simulazione del BREF, ha indotto a consultare le seguenti fonti:
1) dati di costo riportati nel volume “Piastrelle Ceramiche & Ambiente”;
2) “Evoluzione dei costi e dei ricavi nel settore delle piastrelle ceramiche” (ultima edizione del
1998);
3) reports di forniture industriali.
13
Nel primo caso si tratta di stime del 1995 sui costi di investimento e/o gestione degli
impianti di depurazione delle emissioni e degli scarichi e di stime sui costi di smaltimento dei
rifiuti.
La seconda è una pubblicazione a cura della Società Ceramica Italiana del dicembre 1998,
relativa al precedente 1997; si tratta di uno studio sull’andamento dei costi e dei ricavi delle aziende
del settore delle piastrelle ceramiche, prese nella loro globalità.
Allo scopo di disporre di dati economici aggiornati, si è ricorso a reports di forniture di
impianti tecnologici per l’industria ceramica. Questi sono stati forniti da un costruttore di impianti,
come sarà spiegato nell’introduzione all’Allegato VI della presente Tesi.
1.4. Esame dei vincoli e del contesto
Con questo paragrafo si vuole illustrare il panorama nel quale l’industria ceramica si
inserisce, evidenziando gli aspetti legislativi – i “vincoli” – e le condizioni geografiche ed
economiche – il “contesto” – che hanno accompagnato la crescita di questo settore negli ultimi
venticinque anni.
Il lavoro di progettazione del BREF ha richiesto la considerazione di ognuno di essi, per
poter giungere alla produzione di un documento finale in grado di rappresentare adeguatamente gli
interessi dell’industria ceramica italiana nell’ambito della discussione sulle BAT.
Il settore delle piastrelle ceramiche risulta di particolare interesse per il nostro Paese,
costituendo un tassello importante del “made in Italy” apprezzato da molti acquirenti esteri. Esso
consta di circa 290 aziende ed ha sempre occupato posizioni di leadership commerciale e
tecnologica, garantendosi il primato mondiale per volumi, qualità di prodotto e livello tecnologico.
La produzione è decuplicata negli ultimi trent’anni, con una crescita rapida e costante che nel 1998
ha sfiorato i 589 milioni di metri quadrati (fonte Assopiastrelle 19ª Indagine Statistica Nazionale)
pari a circa il 50% del totale prodotto in Europa ed il 20% della produzione mondiale. Questo
dinamismo sul fronte produttivo, è accompagnato da una spiccata tendenza all’export che ha
sfiorato il 70% del totale venduto nel 1997, interessando i mercati europei (Germania, Francia, Est
Europa) e d’oltreoceano (Stati Uniti). Si tratta evidentemente di un settore industriale molto
importante, il cui fatturato ha toccato gli 8.500 miliardi (1997).
Dal punto di vista della localizzazione geografica, le aziende produttrici di piastrelle
ceramiche sono distribuite in quasi tutte le regioni italiane, pur presentando un’accentuata
concentrazione nel cosiddetto Comprensorio o Distretto Ceramico, tra le province di Modena e
Reggio-Emilia.
14
Produzione complessiva per zone (1998)
Resto Italia
11,08%
Resto Emilia-
Romagna
8,57%
Distretto
Ceramico
80,35%
Il diagramma dimostra chiaramente come la regione Emilia-Romagna, ed in particolare le due
province citate, sia fortemente interessata da questa attività industriale. Tale osservazione giustifica
l’aver assunto il Distretto come oggetto di studio da parte della maggioranza delle fonti citate al
paragrafo 1.2..
La concentrazione geografica è il primo aspetto caratterizzante il contesto in esame, con la
presenza di quasi 190 stabilimenti in circa 50 km².
Le ragioni di un simile fenomeno sono essenzialmente di tipo storico, legate all’utilizzo
delle materie prime locali dell’Appennino per la produzione delle piastrelle ceramiche. Questa
disponibilità, unitamente all’enorme possibilità di guadagno rese possibili dalla
commercializzazione del prodotto finito, rappresentò un deciso impulso per la diffusione di unità
produttive di dimensioni medio-piccole.
I problemi conseguenti ad una simile situazione, soprattutto in termini di impatto
ambientale, sono facilmente immaginabili, nonostante l’industria ceramica possa essere ritenuta
poco inquinante in confronto con altre attività industriali. Nel giro di pochi anni si verificò, infatti,
una situazione di grave e preoccupante compromissione ambientale. Si verificarono danni
principalmente al patrimonio zootecnico, a seguito di un’estesa diffusione della fluorosi bovina, ed
agricolo, e problemi di inquinamento dell’aria, delle acque superficiali e sotterranee, del suolo:
danni e problemi causati dagli elevati livelli degli scarichi (gassosi, liquidi e solidi), conseguenti
all’elevata concentrazione di sorgenti di emissione ed alla mancanza di disposizioni normative in
merito.
La lotta all’inquinamento da industrie ceramiche fu avviata appunto all’inizio degli anni ’70,
in adempimento della legge 615/66 riguardante l’inquinamento atmosferico, prima disposizione di
legge in materia per la cui esecuzione si dovette attendere il DPR 322/71. In base all’art.3 di questo
decreto, “tutti gli impianti facenti parte degli stabilimenti industriali e che possano contribuire
all’inquinamento atmosferico devono possedere impianti di abbattimento … idonei ad operare in
15
base ai principi tecnologici di funzionamento specifici in relazione alle caratteristiche chimiche e
fisiche degli inquinanti da trattare e a contenere le emissioni entro i più ristretti limiti che il
progresso della tecnica consenta …”.Questo corpus normativo fu in seguito sostituito dal DPR
203/88 che introdusse il censimento di tutte le emissioni esistenti e l’obbligo della richiesta di
autorizzazione per la costruzione di ogni nuovo impianto, nonché per la modifica di impianti
esistenti. Il DM 12/7/90 ad esso collegato, ha fissato i valori limite di emissione per le sostanze
inquinanti e rappresenta tuttora il riferimento legislativo per l’inquinamento atmosferico.
Con riferimento ai tre inquinanti principali emessi in atmosfera dall’industria di piastrelle
ceramiche, ossia polveri, fluoro e piombo, il suddetto decreto fissa i seguenti limiti:
Inquinante Flusso di massa
Limite
(mg/Nm³)
≥0,5 kg/h
50
≥0,1 kg/h < 0,5 kg/h
150
F ≥50 g/h 5
Pb
≥25g/h
5
Polveri totali , Pv
Impianti per la produzione di piastrelle ceramiche Inquinante
Limite
(mg/Nm³)
• Forni per grès, vetrato, monocottura F 10
• Essiccatoi a spruzzo Pv 75
Essi sono tratti dagli allegati 1 e 2 al decreto e si riferiscono anche a specifiche fasi del ciclo
produttivo, che saranno descritte in seguito.
Prima di questa legge nazionale, nel 1980, la Regione Emilia-Romagna ha promulgato una
serie di normative per la prevenzione ed il controllo dell’inquinamento atmosferico da industrie
ceramiche. Esse pongono limiti alle emissioni ancor più restrittivi, come evidenzia la seguente
tabella:
16
Pv Pb F
Macinazione, presatura 30
Linee di smaltatura, prep. smalti,
piastrelle smaltate prima del forno
10
Essiccatoi a spruzzo
100 (*)
30 (**)
Forni del biscotto o del grès 5 5
Forni del vetrato e monocottura 5 0,5 5
(*) - Per impianti esistenti al 1/7/1988
(**) - Per impianti installati o modificati dopo il 1/7/1988
Concentrazione massima ammessa
nell'emissione depurata (mg/Nm³)Emissione
Accanto a queste disposizioni, strumenti legislativi specifici furono promulgati per quanto
concerne l’inquinamento idrico (Legge 319/76, DL 133/92, Legge 36/94) e la gestione dei rifiuti e
dei residui (DPR 915/82, DL 22/97).
La logica di “comando-controllo” delle prime disposizioni ed il carattere costrittivo di
alcune di esse (ad esempio il DPR 322/71 citato) hanno rappresentato un vincolo con il quale lo
sviluppo e la crescita delle industrie ceramiche si sono dovute confrontare.
Le misure inizialmente intraprese, hanno riguardato l’adozione di rimedi “a valle” del
processo produttivo. Questo ha significato l’installazione di impianti di depurazione delle emissioni
gassose e di trattamento delle acque reflue presso ogni stabilimento ceramico, a partire dagli anni
’80. Successivamente, dopo aver raggiunto rendimenti di depurazione in alcuni casi vicini al 100%,
l’obiettivo è stato spostato verso lo studio di rimedi contro l’inquinamento da attuare “a monte”
delle emissioni inquinanti. In quest’ottica sono state individuate nuove tecnologie produttive, si
sono definite diverse procedure di gestione ed ottimizzazione degli impianti, si sono attuate
innovazioni tecnologiche, inserendo la prevenzione dell’inquinamento come obiettivo di ciascuna
fase del ciclo di vita del prodotto ceramico.
I risultati raggiunti dall’industria ceramica italiana sono di tutto rispetto; la fattiva
collaborazione tra le industrie e i centri di ricerca scientifica e tecnologica, hanno portato alla
realizzazione di soluzioni tecnologiche a basso impatto ambientale, concretamente applicabili ed
efficaci a livello industriale. Grazie a questi risultati, l’industria italiana delle piastrelle di ceramica
si è imposta come leader mondiale non solo per capacità produttiva, qualità del prodotto,
tecnologica ed impiantistica, ma anche per quanto concerne l’attenzione e gli interventi verso la
protezione dell’ambiente.
17
Tuttavia, per rispettare la legge, l’industria ceramica italiana ha dovuto adeguare tecnologie,
tecniche ed impianti, sostenendo – a differenza ed in più rispetto alle industrie concorrenti degli altri
paesi - sia cospicui investimenti in impianti di depurazione, sia più elevati costi di fabbricazione,
aumentati sia dai costi di gestione ed esercizio di tali impianti, sia dai costi dei controlli periodici
obbligatori cui questi impianti sono sottoposti. La conseguenza, per l’industria italiana rispetto alle
industrie degli altri paesi, è una penalizzazione per la “piastrella” italiana che risulta meno
competitiva sui mercati internazionali; ma è anche l’attuale sostanziale rispondenza dell’industria
ceramica italiana alle “migliori tecnologie disponibili” per la prevenzione e riduzione
dell’inquinamento..
Il pesante quadro legislativo in materia di inquinamento, che contraddistingue l’Italia
traducendosi nei vincoli evidenziati, non si riscontra infatti nei paesi concorrenti, almeno in termini
di specificità delle disposizioni e rigidità delle soluzioni proposte.
L’articolo di Enrique Navarro citato al paragrafo 1.2., ad esempio, nel tentativo di
uniformare la situazione delle industrie ceramiche europee, stabilisce di adottare come valori limite
di emissione, di riferimento per l’individuazione delle BAT, quelli contenuti in “Environmental
Requirements of the European Ceramic Tile Manufacturers”, documento pubblicato dalla CET nel
1996.
Emissione Inquinante
Concentrazione
(mg/Nm³)
Macinazione, Pressatura Pv ≤100
Essiccamento a spruzzo Pv ≤75
Smaltatura Pv ≤20
Pv ≤25
F ≤10
Cottura
La tabella riporta i limiti per le emissioni in aria. Dal confronto con i limiti vigenti in Italia appare
evidente che quelli proposti dalla CET sono molto più larghi. Alle industrie ceramiche degli altri
Paesi europei non è quindi richiesto di sopportare gli stessi costi ambientali delle industrie
ceramiche italiane.
Del resto, in considerazione del fatto che le normative ed i regolamenti ambientali di ogni
singolo Stato dell’Unione Europea rappresentano, ciascuno nel proprio campo, il riferimento
appropriato, sembra inadeguato il ricorso alle raccomandazioni della CET come base per la
determinazione delle migliori tecniche disponibili nel settore delle piastrelle ceramiche.
18
In questo contesto si inserisce la Direttiva IPPC, in base alla quale il rispetto degli standard
di qualità ambientale non è più sufficiente per prevenire e ridurre l’inquinamento, dovendosi
comunque fare quanto tecnicamente possibile, nei limiti della compatibilità economica, per
contenere le emissioni inquinanti.
L’applicazione della Direttiva potrebbe portare effetti e ricadute favorevoli per l’industria
italiana delle piastrelle di ceramica, consentendo un riequilibrio, in materia di interventi di
prevenzione e riduzione dell’inquinamento, con i settori ceramici degli altri paesi concorrenti. E’
evidente che se le tecnologie, che l’industria italiana detiene e pratica da almeno vent’anni,
continuando a mantenere il ruolo di leader europeo e mondiale della produzione, saranno
riconosciute come BAT, divenendo il riferimento per le autorizzazioni anche negli altri paesi, la
speranza di riequilibrio sopra citata potrà adempiersi. Le industrie ceramiche degli altri paesi
saranno costrette a sostenere gli investimenti ed i costi ambientali che l’Italia già sostiene. La
conseguenza sarà un rafforzamento della competitività dell’industria ceramica italiana sui mercati
internazionali.
Questo cammino, tuttavia, non è privo di insidie né tanto meno in discesa. L’apparente
logica corrispondenza tra le tecnologie adottate dall’industria ceramica italiana e le BAT, deve
essere fortemente motivata ed argomentata, soprattutto sotto due aspetti, emersi dal “Discussion
paper for IEF meeting 29-30 September 1999”, citato al paragrafo 1.2.:
− analisi dei costi/benefici delle candidate BAT;
− analisi degli aspetti cross-media dell’inquinamento e delle candidate BAT.
Lo studio condotto in questa Tesi ha cercato di valutare e quantificare entrambi questi
aspetti, nella complessità del contesto in precedenza tracciato e in considerazione delle aspettative
dell’industria ceramica italiana.
1.5. Sviluppo della Tesi
La Direttiva 96/61 CE e l’elaborazione del “BAT Reference Document”, relativi al settore
industriale delle piastrelle di ceramica, costituiscono l’oggetto del presente lavoro.
Dopo alcune note introduttive di presentazione del problema analizzato e la descrizione
della metodologia seguita e dei riferimenti studiati e consultati, il prossimo capitolo sarà dedicato
all’esame della Direttiva e dei concetti fondamentali in essa contenuti.
Nel terzo capitolo si descriveranno le relazioni tra l’industria delle piastrelle ceramiche e
l’ambiente, individuando i principali fattori di impatto ambientale.