e lo sviluppo economico dello stesso sia nel nostro paese, per coglierne la
rilevanza nella formazione del prodotto interno lordo, ma anche con uno sguardo
della sua influenza e manifestazione negli altri stati europei.
Con il secondo capitolo entreremo invece nella parte centrale della presente tesi
cercando di dettagliare non solo i riflessi occupazionali del settore edile e la loro
organizzazione, ma anche analizzando le questioni più delicate nascenti non solo
dalla complessità gestionale o da un mercato più articolato e competitivo, ma
anche e soprattutto dalle ripercussioni di un volto operaio sempre più straniero,
dalle ancora numerose cause d’infortunio spesso mortali che caratterizzano il
settore, dalle insidie del sommerso e dell’irregolarità fermandoci non solo ad una
mera elencazione ed analisi di questi fenomeni, ma cercando di capirne le
motivazioni ed in particolar modo le strategie attuate e di possibile attuazione
nell’ottica di scardinare vecchie “consuetudini” che, nonostante le ogni e più
recenti evoluzioni, caratterizzano di certo non positivamente parte del settore
edile. Conclude il lavoro l’analisi di un caso concreto, entreremo cioè
nell’organizzazione di un’impresa operante nel campo dell’edilizia stradale
tracciandone la storia, l’evoluzione, le principali caratteristiche nonché gli
obiettivi primari per un confronto fra teoria e realtà, fra principi generali e quelli
particolari che sono propri di chi vive questo settore nella quotidianità.
4
CAPITOLO PRIMO
L’EDILIZIA SETTORE ECONOMICO IMPORTANTE
1.1 L’ANALISI DEL SETTORE
Le attività economiche si articolano convenzionalmente in tre grandi settori o
macrosettori produttivi: primario, secondario e terziario.
Questa tripartizione si ricollega alla ben nota analisi elaborata da Colin Clark nel
suo libro sulle condizioni del progresso economico
1
. Secondo questo economista,
in un primo tempo si sviluppa prevalentemente il settore primario con
l’agricoltura, la pesca e tutto quello che riguarda la produzione di derrate
alimentari, poi il settore secondario, che equivale all’industria propriamente detta
e riguarda l’estrazione e la trasformazione delle materie prime per produrre beni
materiali ed, infine, il settore terziario o dei servizi quali il commercio, il credito,
le comunicazioni ed i trasporti.
L’industria è per definizione quella particolare attività dell’uomo diretta alla
produzione di ricchezza, sia nell’ambito delle odierne e complesse
organizzazioni di persone e mezzi che anche, riguardo al passato, delle forme più
semplici e meno organizzate.
L’insieme delle attività, composto dalle opere, le realizzazioni e gli interventi,
dirette alla costruzione dei fabbricati di ogni genere, che si avvale di tecniche, di
arti, di conoscenze per la loro realizzazione, modificazione o riparazione,
costituisce la caratteristica del settore edile all’interno di quello industriale.
Il termine, come ci spiega Marcella Marra nel libro sociologia del lavoro,
2
deriva
dal latino aedilis, che a sua volta proviene da aedes con il significato di casa,
abitazione e anche tempio; ugualmente aedificium, l’edificio, il manufatto
dell’edilizia ha la stessa radice latina aedes legata al suffisso facere, fare,
costruire, realizzare una casa, un’abitazione o un tempio.
1
P. Sylos Labini, Il sottosviluppo e l’economia contemporanea, Editori Laterza, Bari, 1983
2
M. Marra, Sociologia del lavoro e relazioni industriali, Alinea Editrice, Firenze, 2006
5
Oggi il contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti delle imprese
edili ed affini attualmente in vigore fa rientrare nell’edilizia ogni tipologia di
costruzione compresi gli scavi di fondazione, le armature, le incastellature, le
carpenterie in legno ed in ferro, l’impianto ed il disarmo di cantieri e di opere
provvisionali in genere, il carico, lo scarico e lo sgombero di materiali, la
costruzione, la manutenzione ordinaria e straordinaria nonché il restauro anche
artistico degli immobili siano essi ad uso abitativo, agricolo, industriale,
commerciale, di finalità pubbliche o di pubblica utilità, opere monumentali,
ciminiere, serbatoi aerei, centrali termiche, torri di refrigerazione ecc. Rientrano
pure nell’edilizia le costruzioni idrauliche, i movimenti terra, la coltivazione
della cave di prestito (limitatamente alla durata del cantiere limitrofo essendo in
funzione di componente dell’attività costruttiva che si svolge le cantiere stesso),
le costruzioni sotterranee, le costruzioni di linee e condotte, la produzione e
distribuzione di calcestruzzo preconfezionato, la produzione e fornitura con posa
in opera di strutture in ferro per cemento armato, le opere marittime, fluviali,
lacuali e lagunari nonché le attività di consulenza in materia di sicurezza peri
cantieri temporanei e mobili.
La produzione del settore edile non avviene in fabbrica quindi, ma nel cantiere,
un ambiente di lavoro del tutto particolare, caratterizzato da cicli di lavoro non
ripetitivi, dove i lavoratori vengono assunti per un periodo di tempo necessario
alla realizzazione del manufatto e la produzione avviene per prototipi e non per
prodotti in serie come nell’industria di tipo tradizionale.
3
Il luogo di lavoro è
sempre in un posto diverso, le installazioni sono provvisorie, e il prodotto finale,
come ad esempio il fabbricato, una strada od un viadotto, non sarà mai uguale ad
un altro. Spesso alla realizzazione di un opera partecipano più imprese che
concorrono nello stesso cantiere, ognuna con la sua organizzazione del lavoro e
le sue maestranze che necessitano di essere coordinate e gestite dal direttore dei
lavori in maniera professionale ed unitaria.
3
F. Giofrè e F. Terranova, Edili 2004, condizioni, aspettative e diritti nelle costruzioni. Un’indagine,
Alinea Editrice, Firenze, 2004
6
La scienza di cui principalmente l’edilizia si avvale è quella delle costruzioni che
descrive come e perché le strutture stanno in piedi, riescono a scaricare il peso
dell’edificio a terra e consentono l’utilizzo di spazi interni per le varie attività,
dall’abitare al commercio agli uffici. Altre scienze non sono meno importanti,
quali la fisica, che si occupa della realizzazione degli impianti di un edificio e
contribuisce a stabilire in che modo vanno costruiti i muri perimetrali per
l’ottimizzazione del passaggio del calore dall’interno all’esterno, nonché dove
vanno posizionate le finestre o inclinate le coperture per ottenere la migliore
interazione con l’illuminazione e l’ambiente esterno. E ancora, l’acustica,
l’illuminotecnica, l’estimo, l’ecologia, la topografia, la geologia: tutte queste
scienze contribuiscono a fare dell’edificio un buon manufatto, bello da vedere e
gradevole da abitare o per lavorarci, oltremodo valido architettonicamente se
presenta elaborazioni artistiche degli elementi strutturali, funzionali ed estetici.
Il lavoro nell’edilizia assume il significato di portare a termine una realizzazione
secondo le norme del buon costruire, le cui tecniche sono dettate principalmente
dal buon senso di seguire regole e gli insegnamenti tramandati dai vari capi
operai ai loro apprendisti: la maestria nell’innalzare un semplice muro richiede la
conoscenza dell’arte di impastare una buona malta avendo imparato i dosaggi di
legante, acqua ed eventualmente inerte, della tecnica di assemblare i mattoni in
maniera tale che collaborino attivamente alla portanza del muro, dell’arte e della
tecnica di passare la pittura sullo stesso
4
.
L’arte del costruire cambia nel tempo, ma mantiene tipologie antiche. La
formazione, i ruoli, il modo di produrre e l’abilità operaia, si mantengono
sostanzialmente simili a molti anni fa.
5
La prima grande innovazione fu la
progressiva introduzione in cantiere di manufatti industriali grezzi, semi lavorati
o finiti prodotti dell’industria, sia per sostituzione di tecnologie in uso (travi in
ferro, solai preconfezionati, infissi prodotti industrialmente ecc.) sia con
l’evoluzione del prodotto (impianti generici, di riscaldamento, di illuminazione,
4
H. Nestle, Manuale pratico dell’edilizia Gruppo Editoriale Esselibri Simone, Napoli 2007
5
Sito internet www.autoprol.org “Per un breve dossier sull’edilizia”
7
strutture di grande luce) ma la squadra dei muratori rimane la costante del
cantiere: lo segue dalle fondamenta al tetto, ne regola i tempi di esecuzione, gli
approvvigionamenti e determina le caratteristiche stesse di tutta una serie di
particolari esecutivi per una perfetta esecuzione a “regola d’arte”.
La stessa introduzione, vera e propria rivoluzione produttiva, delle strutture a
travi e pilastri in cemento armato, non introduce nel cantiere nuovi comparti ma
ne recupera di vecchi: le capacità tecniche di carpentieri in legno e fabbri che già
venivano impegnati per l’esecuzione di strutture ed impalcature provvisorie.
6
Gradualmente poi, pur rimanendo il prodotto finale dell’edilizia sostanzialmente
costante, si introduce nel cantiere una sempre più marcata divisione del lavoro
soprattutto attraverso la pratica, come sopra detto, del subappalto.
Imprese specializzate in lavorazioni che richiedono attrezzature particolari, quali
lavori di fondazione ovvero competenze che esulano dal normale bagaglio
dell’addetto di cantiere, o dall’altra parte produttori autonomi, variamente
organizzati, spesso perfino in forme criminose di sfruttamento, assumono in
proprio la gestione di singole lavorazioni, con i relativi rischi ed oneri, mentre
l’impresa edile si sviluppa come organizzatore generale finanziario, economico e
produttivo, tendendo a mantenere nel cantiere il minimo di manodopera
dipendente compatibile con le sue funzioni.
La produzione industriale mette inoltre a disposizione delle imprese edili
macchinari ed attrezzature sempre più all’avanguardia e volte a ridurre ancor più
il numero degli addetti e nel contempo agevolarne il lavoro con particolare
attenzione al settore della sicurezza.
L’introduzione poi della prefabbricazione permette la costruzione simultanea di
muri e solai in cemento armato trasformando il cantiere e il suo prodotto in
qualche cosa di completamente nuovo rispetto al passato. Il cantiere infatti è
condotto da pochi uomini, divisi in squadre specializzate, che lavorano con
cadenze e ritmi programmati, quasi in qualsiasi condizione di tempo. Molte
6
C. Amerio, Storia della costruzione, Sei, Torino, 2005
8
lavorazioni, che un tempo erano scorporate e si svolgevano in tempi successivi,
sono incorporate in quella principale, come gli intonaci che spesso non esistono
più, gli impianti che sono eseguiti nelle strutture, le facciate che vengono
eseguite finite salvo la pulizia e le tinte.
7
I muratori specializzati sono impegnati in operazioni di aggiustamento o ripresa
od a eseguire sistemazioni particolari, nelle quali le loro doti di preparazione e
polivalenza vengono sfruttate per finiture marginali o abbellimenti, indispensabili
per rendere accettabile il prodotto.
Finiture in subappalto e a cottimo continuano ad essere eseguite a loro volta
anche con procedimenti industrializzati e semplificati, quali blocchi idro sanitari
completi o le tramezze di cartongesso. Quest’ultimo, il cartongesso, rappresenta
un’ulteriore segmentazione della forza lavoro, creando ditte specializzate in
questa lavorazione. Il materiale non ad alto costo e a breve montaggio è presente
nella maggior parte delle case costruite nell’attualità o ristrutturate.
Le squadre di operai che impartiscono la cadenza a tutto il cantiere sono quelle
che gravitano attorno alle casseforme a tavole o a tunnel ed alle relative armature
o getti. Questi operai sono soggetti a ritmi e condizioni di lavoro che presentano
il massimo di nocività e gravosità in tutto il cantiere, in quanto ai tradizionali
inconvenienti di cui spesso la cronaca ci aggiorna gli eventi spesso tragici, si
sono aggiunti quelli derivanti dall’uso della maturazione a vapore, della
vibrazione dei getti, dell’impiego di additivi e disarmanti aggressivi, della
movimentazione di oggetti pesanti ed estremamente voluminosi.
Una modalità lavorativa a cui il legislatore, soprattutto nel settore dell’edilizia, ha
prestato e presta tutt’ora la propria particolare attenzione per l’emanazione di
leggi volte a tutelare il più possibile la salute e l’incolumità delle maestranze
come vedremo più dettagliatamente più avanti.
Nel frattempo vuoi per la crisi energetica ed economica più in generale, vuoi per
la restrizione del mercato, si è sviluppato notevolmente il settore del recupero di
7
A. Vignozzi, Costruire gli edifici, La biblioteca, Firenze, 2000
9
edifici e strutture urbane esistenti, storiche e non. Ed in Italia, dov’è vastissimo il
patrimonio edilizio “datato” ha reso possibile ed economicamente necessario lo
svilupparsi di un vero e proprio comparto produttivo.
L’intervento su tali strutture richiede, paradossalmente rispetto a quanto detto
sopra, il dispiegamento di tutte le tradizionali capacità dell’arte muraria, proprio
nel momento in cui l’industrializzazione dell’edilizia e di quella generale la stava
portando al suo progressivo declino.
Viene, nel recupero edilizio, ricomposta almeno in parte l’unità di tecnica e di
manualità del cantiere tradizionale. I costi rendono possibile aprire una miriade
di ditte inserite su questo terreno. Ditte anche a sola base famigliare che lavorano
anche sette giorni su sette, che accolgono piccole squadre di dipendenti anch’essi
impegnati in orari allungati e dove la presenza di lavoratori in nero è molto
elevata. La presenza di flussi immigratori importanti ha cambiato poi il “colore”
dei lavoratori stessi e favorito peraltro una gestione dei salari molto differenziata
fra impresa e impresa, fra città e città.
Analoghe considerazioni, ancorché con caratteristiche diverse, possono essere
fatte anche per la restante parte del settore delle costruzioni: l’edilizia pubblica a
sua volta suddivisa in abitativa (case popolari, uffici pubblici, edifici ad uso
collettivo come scuole, caserme, studentati, case di cura ecc. ) e strutturale
(stradale, ferroviaria, opere di urbanizzazione quali acquedotti, fognature,
illuminazione ecc.).
Anche qui l’innovazione tecnologica ha portato notevoli miglioramenti in fase
non solo esecutiva ma anche progettuale, le varie programmazioni in
infrastrutture anche di notevole spessore tecnico e finanziario proposte
dall’amministrazione pubblica, hanno di fatto sviluppato in questi ultimi anni il
settore incrementandone i volumi ed i soggetti operanti.
Molto più marcatamente che nel comparto privato, in quello dell’edilizia
pubblica c’è pertanto maggior influenza di stimoli concorrenziali che impongono
l’adozione di criteri di conduzione imprenditoriale improntati alla certezza, alla
10
continua compressione dei costi e del rispetto dei tempi imposti. Un’esigenza che
si fa maggiore soprattutto nella fase di analisi e di controllo per attuare con
cognizione ed anticipo le scelte organizzative e strategiche di particolare rilievo.
Come possiamo dedurre quindi il settore delle costruzioni rappresenta non solo
per l’Italia uno dei settori importanti dell’economia ed ai quali da sempre le
Autorità Governative hanno prestato particolare attenzione sia per monitorarne la
capacità economiche che organizzative necessitanti di regolamentazione
amministrativa, procedurale oltrechè, sempre più, in materia di sicurezza.
1.2 LA CRESCITA DEL SETTORE EDILE IN ITALIA E IN EUROPA
A. IN ITALIA
Dalla relazione dell’ANCE
8
del maggio 2008 si evidenzia il 2007 come l’anno
con i volumi più alti dal 1970.
INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI*
Milioni di Euro
85000
90000
95000
100000
105000
110000
115000
120000
125000
1
9
7
0
1
9
7
2
1
9
7
4
1
9
7
6
1
9
7
8
1
9
8
0
1
9
8
2
1
9
8
4
1
9
8
6
1
9
8
8
1
9
9
0
1
9
9
2
1
9
9
4
1
9
9
6
1
9
9
8
2
0
0
0
2
0
0
2
2
0
0
4
2
0
0
6
* Investimenti in costruzioni al netto dei costi per trasferimento di proprietà.
Tab. n° 1 – Fonte Ance 2008
9
8
ANCE Associazione Nazionale Costruttori Edili Direzione Affari Economici e Centro Studi,
Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, Edilstampa srl, Roma, 2008
9
Grafico n° 1 estratto dalla relazione annuale ANCE, Osservatorio congiunturale sull’industria delle
costruzioni, Edilstampa srl, Roma, 2008
11
L’evoluzione dei livelli produttivi settoriali procede a partire dal 2005 a ritmi
contenuti, evidenziando il progressivo esaurimento del trend di crescita dei nuovi
programmi di investimento.Complessivamente, gli investimenti in costruzioni
realizzati nel corso del 2007 sono superiori del 29,4% rispetto ai volumi
conseguiti nel 1998, anno di inizio del trend positivo. Un tasso di crescita doppio
rispetto a quello del prodotto interno lordo che indica la buona ripresa del settore
dopo anche la crisi subita nel negli anni 1993-1994 dovuta al periodo di
tangentopoli. Nello stesso periodo il PIL è infatti cresciuto del 13,5%. Una
crescita lenta, la più bassa performance di sviluppo tra i paese dell’Unione
Europea (UE 15), che senza l’apporto del settore delle costruzioni sarebbe stata
ancora più modesta. In nove anni l’incidenza degli investimenti in costruzioni sul
PIL è passata dall’8,2% del 1998 al 9,9% del 2007. Se si tiene conto anche dei
costi per il trasferimento di proprietà, che secondo la nuova classifica europea
devono essere conteggiati negli investimenti in costruzioni, il peso totale degli
investimenti in costruzioni sul PIL sale al 9,0% nel 1998 e all’11% nel 2007.
INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI* E PIL
Var. in % in quantità rispetto all'anno precedente
Anni
Investimenti
in costruzioni PIL
1999 2,7 1,5
2000 5,8 3,7
2001 4,4 1,8
2002 5,9 0,5
2003 2,4 0,0
2004 2,2 1,5
2005 0,5 0,6
2006 1,5 1,8
2007 1,0 1,5
2007/1998 29,4 13,5
* compresi i costi di trasferimento di proprietà
Tab. n° 2 – Fonte Ance 2008
10
10
Grafico n° 2 estratto dalla relazione annuale ANCE, Osservatorio congiunturale sull’industria delle
costruzioni, Edilstampa srl, Roma, 2008
12