3
Introduzione
Questo lavoro di ricerca nasce in ambito antropologico dalla lettura di “Pagani e
Cristiani nell’Africa Nera” di Valerio Petrarca. In questo contesto la glossolalia
viene descritta perché utilizzata dal sacerdote mentre officia un rito pagano: i
partecipanti alla cerimonia non conoscono la ‘lingua’ in cui il sacerdote si esprime
ma sono convinti di afferrare ogni tanto qualche parola appartenente a lingue
straniere, pronunciate dalla divinità per bocca del sacerdote. Si tratta qui di un
episodio di xenoglossia: essa differisce dalla glossolalia, come si vedrà nel corso
di questo lavoro, in quanto non si tratta dell’espressione di vocalizzazioni prive di
significato (come nel caso della glossolalia) ma di espressioni appartenenti a
lingue straniere realmente esistenti ma apparentemente non conosciute da chi
parla.
Approfondendo la ricerca sul tema della glossolalia ho preso coscienza
della vastità di ambiti in cui questo fenomeno religioso e linguistico è presente,
decidendo, pertanto, di restringere il campo d’indagine al mondo Cristiano e
precisamente al movimento pentecostale carismatico che si sviluppa a partire dal
1900 e presenta una notevole complessità interna.
Nonostante l’intento della mia ricerca sia quello di delineare il fenomeno
glossolalico all’interno del movimento pentecostale, esso non può prescindere dal
tenere conto anche delle sue origini che affondano le proprie radici nel contesto
spiritistico della città di Ginevra nel 1800, grazie al celebre caso della medium
Hélène Smith. Durante le sedute al cospetto dello psicologo Flournoy, Hélène
Smith sembra esprimersi in sanscrito (presentando un presunto caso, quindi, di
xenoglossia) e in lingue da lei inventate durante i suoi viaggi in altri pianeti (è
questo il caso del marziano, dell’uraniano e dell’ultramarziano). Il caso di questa
medium suscita l’interesse di linguisti come Saussure e Jakobson e apre di fatto il
dibattito linguistico sulla glossolalia.
Un passo, a mio avviso, obbligato che ha contraddistinto la mia ricerca, è
la lettura dei passi biblici in cui si parla del dono delle lingue. L’episodio della
4
Bibbia, considerato centrale dai pentecostali, è il miracolo avvenuto a Pentecoste
in cui i discepoli, grazie alla discesa su di loro dello Spirito Santo, si esprimono in
lingue a loro sconosciute. Tale episodio appare fondamentale per lo studio della
glossolalia pentecostale, perché tale gruppo religioso fondamentalista considera la
Bibbia come la Parola di Dio da seguire in maniera strettamente letterale.
Pertanto, l’analisi dei passi biblici è importante, se non indispensabile, per
comprendere i principi che stanno alla base di tale movimento, che ha riscosso un
enorme successo in seno alla Riforma protestante e che ha raggiunto un elevato
grado di complessità interna, tanto da spingermi ad una descrizione quanto più
possibile dettagliata, senza pretese di esaustività, della sua organizzazione interna
e della sua divisione in numerose denominazioni
1
.
Riguardo alle fonti di cui mi sono servita per tracciare questo lavoro di
ricerca, fanno da cardine le ricerche condotte dal linguista Samarin e
dall’antropologa Goodman, corroborate da una serie di ricerche minori che si
schierano ora dalla parte dell’uno, ora dalla parte dell’altra: Samarin e Goodman,
infatti, presentano due posizioni teoriche in qualche modo contrapposte, come
vedremo più nel dettaglio in seguito.
Ad occuparsi della glossolalia non sono solamente linguisti ed antropologi,
ma anche psicologi e neuropsicologi, in quanto l’argomento rientra nei loro
interessi grazie allo studio dei meccanismi cerebrali che vengono attivati durante
una vocalizzazione glossica.
Un ulteriore punto di vista dal quale il fenomeno glossolalico viene
analizzato è quello socio-economico: si indagano, infatti, le condizioni socio-
economiche che i soggetti glossolalici presentano, portando avanti l’ipotesi
1
Per denominazione religiosa si intende una setta che è diventata rispettabile e legittima agli occhi
di gran parte della società in cui è attiva. E quindi un tipo d’istituzione religiosa che si colloca,
anche per il numero dei suoi aderenti, a metà strada fra il tipo chiesa e il tipo setta o, meglio, è una
setta che aspira a diventare una chiesa. L’appartenenza ad una denominazione è un libera scelta
individuale, non vi sono vincoli all’ingresso e tutti gli aderenti possono partecipare alla sua
gestione. Le denominazioni non aspirano ad un ruolo esclusivo ed escludente nelle società in cui
operano: accettano, insomma, il pluralismo religioso e la società secolarizzata.
5
secondo la quale tale fenomeno si manifesti con più facilità in soggetti più
disagiati o al margine della società d’appartenenza.
Non perdendo mai di vista il valore religioso che la glossolalia riveste per i
Pentecostali, il mio principale scopo è quello di analizzare le caratteristiche
linguistiche del fenomeno e di giungere alla conclusione che esso non possa
definirsi una lingua vera e propria perché manca di alcune caratteristiche
imprescindibili per potersi definire tale.
Pertanto, la struttura della ricerca che qui si presenta si articola in quattro
capitoli. Nel primo si analizzano criticamente alcuni passi biblici del Nuovo
Testamento - la prima lettera ai Corinzi di San Paolo, gli Atti degli Apostoli e i
versetti finali del vangelo di Marco – in cui coloro i quali ricevono il carisma della
glossolalia sono considerati, per lo più, vittime di un rapimento estatico. L’analisi
biblica prosegue con il commento di alcune profezie veterotestamentarie che,
secondo il parere di Scippa 1982, costituiscono un ponte di collegamento con il
Nuovo Testamento grazie alla presenza di accenni al fenomeno della glossolalia. Il
primo capitolo si conclude con un paragrafo dedicato al mondo oracolare greco in
cui il fenomeno del profetismo estatico affonda le sue radici ed in particolare alla
figura della celebre profetessa greca Cassandra, i cui discorsi, pronunciati durante
visioni estatiche, presentano delle caratteristiche accomunabili alla glossolalia
cristiana. Il secondo capitolo è costituito dalla descrizione del contesto spiritistico
della Ginevra ottocentesca, ambiente in cui – come prima accennato – si inserisce
l’esperienza mediatica di Hélène Smith che grazie alla sua intelligenza creatrice è
in grado di esprimersi in lingue da lei inventate o in uno pseudolinguaggio
somigliante al sanscrito. L’ambiente culturale nel quale la medium opera e vive è
quello dei circoli culturali teosofici più in vista di Ginevra che permettono ad
Hélène di ottenere la celebrità e di suscitare l’interesse di vari studiosi
appartenenti sia all’ambito psicologico sia a quello linguistico. Il lavoro prosegue
con il terzo capitolo nel quale si delinea dal punto di vista scientifico il fenomeno
della glossolalia soffermando l’attenzione sui suoi risvolti psicologici - come
espressione di psicopatie o di stati alterati della coscienza -, sugli aspetti sociali -
6
come modalità di espressione maggiormente diffusa, all’interno dei vari gruppi
pentecostali, in soggetti appartenenti ad un livello socio-economico disagiato – ed,
infine, su quelli linguistici. L’attenzione agli aspetti linguistici ha lo scopo di
indagare la presenza o assenza, nelle glosse, di tutte quelle caratteristiche
considerate fondamentali in ogni linguaggio naturale e di comprendere se la
glossolalia possa o meno definirsi un’esperienza che raggiunge lo scopo primario
di ogni lingua, la comunicazione.
Infine, nel quarto capitolo viene delineato il quadro storico e religioso in
cui il movimento pentecostale prende vita, cercando di rendere conto del grande
successo di tale movimento in seno alla Riforma protestante e dell’estrema
complessità interna che lo caratterizza.
7
Capitolo I
Una lingua sacra
I.1 La Glossolalia nella Bibbia. Uno sguardo preliminare
Intraprendere un percorso di ricerca sul fenomeno della glossolalia, indagando
approfonditamente i passi biblici che lo riguardano, risulta essere un passo
obbligato.
Il termine 'glossolalia' non compare mai nella Bibbia perché è un
neologismo creato dagli studiosi per definire uno dei carismi
2
dello Spirito Santo
3
.
Esso è composto dal verbo greco laléō che significa 'parlare' e dal sostantivo
glõssa che indica la lingua sia come organo fonatorio (Lipparini 2012.28)
4
sia nel
significato di linguaggio, idioma di un popolo o di un individuo (Scippa 1982:7).
Lipparini 2012:28 definisce ulteriormente glõssa come “[…] parola oscura,
desueta, straniera, comunque tale da richiedere una spiegazione. In quest'ultima
accezione il significato attribuito al termine mostra un punto in comune con
quanto descritto da Paolo nella sua Lettera ai Corinzi: parola oscura per chi la
pronuncia ma che contiene un significato nascosto portato alla luce dall'interprete.
I passi biblici che attestano questo fenomeno si trovano tutti nel Nuovo
Testamento e principalmente nella prima lettera di Paolo ai Corinzi, negli Atti
degli Apostoli, attribuiti storicamente a Luca, e nei versetti finali
5
del Vangelo
2
Il termine carisma, derivante dalla parola greca chárisma, indica un dono divino straordinario,
una grazia speciale. I doni dello Spirito si dividono in ordinari e straordinari. Quelli ordinari sono
quelli elargiti a tutti i battezzati che si trovano in uno stato di grazia e sono sette (sapienza,
intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio). I doni straordinari, definiti appunto
carismi, sono delle grazie speciali elargite sempre dallo Spirito Santo per permettere ai fedeli di
essere in grado di assumersi particolari uffici atti al rinnovamento e allo sviluppo della Chiesa.
3
È opportuno sottolineare l'enorme importanza assegnata allo Spirito Santo dalle prime comunità
cristiane. Scrive Lipparini 2012:15: “In questo senso di tutte le caratterizzazioni che si possono
dare dello Spirito Santo, la più immediata è quella che ne fa il diretto successore di Cristo […],
colui che, proprio come aveva fatto Gesù, avrebbe continuato ad assicurare tramite rivelazioni e
azioni la presenza attiva della divinità tra la gente; ponendosi dunque come come il più importante
punto di riferimento per la Chiesa che si stava organizzando ed espandendo.”
4
In accordo con Scippa 1982, il termine glõssa è definito da Lipparini 2012:28 come “[...] lingua
in quanto organo fonatorio”.
5
La cosidetta Finale di Marco costituisce un problema di cui molti studiosi si sono occupati. Nel
8
secondo Marco (Scippa 1982, Cultrera 1979). Secondo Scippa 1982, pur essendo
espliciti i riferimenti al parlare in lingue nel Nuovo Testamento, esistono delle
profezie veterotestamentarie che preannunciano l'evento di Pentecoste e di
conseguenza il carisma delle lingue. Essi sono quindi già presenti nell'economia
del Vecchio Testamento. Scippa 1982 individua essenzialmente tre pericopi
6
che
sembrano appunto anticipare quanto narrato nel secondo capitolo degli Atti degli
Apostoli: la prima è rappresentata da alcuni versetti del capitolo 11 del libro dei
Numeri
7
, la seconda e la terza da alcuni versetti del I libro di Samuele.
I versetti dei Numeri che qui ci interessano sono quelli relativi alla lamentela di
Mosè fatta al cospetto del Signore riguardante la sua difficoltà nel sopportare il
peso di tutto il popolo ebraico. Il Signore ordina allora a Mosè di scegliere 70
anziani e gli preannuncia quello che poco dopo avverrà, vale a dire la discesa
dello Spirito Santo su queste persone, che da quel momento saranno in grado di
condividere con Mosè il governo del popolo (Scippa 1982: 162).
16
Il Signore gli rispose: « Riuniscimi settanta anziani d'Israele, persone che tu
sai mature e autorevoli fra il popolo. Conducili al Tabernacolo di convegno e
si presentino insieme con te.
17
Io scenderò e parlerò con te; prenderò dello
Spirito che è su di te e lo metterò presso di loro, affinché dividano con te il
peso del popolo, e così non sarai più solo a portarlo (Nm 11, 16-17)
La discesa dello Spirito Santo “[…] porta, come frutto immediato e come segno
esterno, la profezia (quelli profetizzarono: v. 25)” (Scippa 1982: 162).
25
E il Signore scese nella nube e gli parlò; poi prese dello Spirito che era
sopra di lui e lo comunicò ai settanta anziani. Quando lo Spirito si fu posato
sopra di loro, incominciarono a profetare, tuttavia non continuarono (Nm 11,
25).
Le reazioni di meraviglia e stupore di chi osserva l'evento, attestate nei versetti
dettaglio, sono i versetti 9-20 del capitolo 16 a far accendere il dibattito perché in molti codici tali
codici non sono presenti o presentano comunque delle notevoli diversità tra loro. Tale dibattito
poggia anche su discordanze contenutistiche e stilistiche rispetto al resto del testo (Scippa 1982).
6
Si intende per pericope un gruppo di versi estratti da un testo che formano un'unità argomentativa
o stilistica.
7
Il Libro dei Numeri è un libro della Bibbia e racconta la storia del popolo Ebreo durante il suo
soggiorno nel deserto del Sinai. Il titolo del libro prende il nome da un censimento collocato
all'inizio dei 36 libri di cui è composto il testo.
9
successivi, portano a credere che il profetare di cui si parla si riferisca ad una
manifestazione di tipo estatico e non si tratti, invece di un profetare inteso come
predicazione classica. Un fanciullo infatti, alla vista di due uomini che,rimasti
nell'accampamento, profetavano corre da Mosè per raccontargli ciò che sta
accadendo (Scippa 1982: 166).
Per quanto riguarda il I libro di Samuele, sono due i capitoli da analizzare
più dettagliatamente. Iniziamo con il capitolo 10, limitatamente alla pericope
composta dai versetti 5-6 e 10-13. Il contesto del capitolo è:
[…] l'unzione a re di Saul avvenuta in gran segreto e parla di tre segni che
accadono nello spazio di una giornata. Questi confermano a Saul la veridicità
della sua elezione a re d'Israele (Scippa 1982: 171).
Il segno che qui ci interessa è il terzo, cioè l'incontro con una schiera di profeti
discendenti dall'altura. Riportano le Scritture:
5
E quando arriverai al Colle di Dio, dove si trova un presidio dei Filistei,
entrando in città, t'imbatterai in un gruppo di profeti, che scendono
dall'altura, preceduti da arpe, da timpani, da flauti e da cetre, in preda a
mistica eccitazione religiosa.
6
Lo Spirito del Signore t'investirà, verrai preso
dalla stessa mistica eccitazione anche tu insieme con loro, e sarai mutato in
altro uomo (1Sm 10, 5-6).
I profeti descritti in questi versetti sono accompagnati da strumenti musicali; è
molto improbabile quindi che stiano profetando nel senso classico del termine
perché innanzitutto il testo non ci dice che i profeti parlino, inoltre, essendo
accompagnati da strumenti musicali e suonandoli, il rumore impedisce loro
qualsiasi tentativo di compiere una predica ed infine, secondo la Tradizione i
profeti classici non si muovono mai in gruppo ma singolarmente. Per tutti questi
motivi si deduce che la condizione in cui si trovano questi uomini, definiti dal
testo biblico 'profeti' sia appunto un rapimento estatico ed esaltato (Scippa 1982:
176).
A venirci in aiuto anche in quest'occasione intervengono le reazioni di chi osserva
la scena. Così è scritto al v. 11: