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Introduzione
L'Ottocento francese fu senza dubbio uno dei periodi più importanti e pregni della letteratura
mondiale: dal Romanticismo al Realismo, al Simbolismo, questi complessi movimenti letterari si
proposero tutti come movimenti rivoluzionari: l’intento era quello di trovare nuove forme per
esprimere una nuova sensibilità umana e artistica.
Molti di questi poeti passarono anni e anni della propria vita alla ricerca della perfetta
rivoluzione letteraria; qualcuno fallì miseramente, altri ebbero un discreto successo e altri ancora
raggiunsero la celebrità grazie alle loro opere totalmente innovative. Sicuramente nessuno di loro
avrebbe pensato che la vera rivoluzione, o meglio ancora, che la rivoluzione nella rivoluzione
sarebbe stata attuata e perpetuata da un adolescente nativo delle Ardenne francesi. L'entrata in scena
di Arthur Rimbaud fu un fulmine a ciel sereno: inaspettata e sconvolgente. Il giovane rimescolò le
carte in gioco e, in un certo senso, a dare a se stesso l'autorità di criticare e giudicare chi prima di lui
avesse fatto un buon lavoro e chi meno; fu sempre lui che si assunse l'oneroso (e rischioso) compito
di mostrare ai poeti dove avessero sbagliato e come avrebbero potuto evitare il fallimento letterario.
Romanticismo, Realismo, Naturalismo, Simbolismo … Rimbaud non si riconobbe mai in alcuna
corrente, in quanto il suo dovere da Poeta era creare qualcosa di completamente nuovo e mai visto
prima, quindi non classificabile con un nome.
Questa tesi intende delineare alcuni dei punti focali della rivoluzione rimbaldiana,
circoscrivendo l’analisi alle celebri lettere «del veggente». Il nostro lavoro si sviluppa in tre
capitoli: nel primo ci occuperemo dei cenni biografici dell’autore; nel secondo, studiando la sua
formazione letteraria, cercheremo di comprendere come un semplice ragazzino di campagna (che
poi si rivelerà tutt'altro che semplice) riuscì a raggiungere lo status di Poeta e, poco dopo, di vero e
proprio Genio a una così giovane età. Quali opere lo portarono al rifiuto totale delle regole
stilistiche classiche? E quali autori lo influenzarono nella creazione della sua poetica? Nel terzo
capitolo passeremo infine all'analisi vera e propria delle due lettere più famose scritte da Arthur
Rimbaud, le cosiddette «lettres du voyant».
Obiettivo ultimo è quello di dimostrare come la rivoluzionaria teoria di Arthur Rimbaud sia
nata grazie ad una concatenazione di avvenimenti strettamente legati alla vita dell’autore, ai diversi
movimenti letterari dell’epoca e alle influenze subite, sia a livello artistico che umano. Attraverso
l’analisi dettagliata delle due lettere, dimostreremo come il pensiero rimbaldiano cambiò per sempre
la visione della poesia e rese possibile quell'avvicinamento quasi totale fra il mondo visibile e
quello “al di là,” a lungo cercato da generazioni intere di poeti.
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Rimbaud a 17 anni.
Fotografia di Étienne Carjat
1. Breve biografia
Chi era Arthur Rimbaud? Studiando o semplicemente leggendo la sua biografia è inevitabile
imbattersi in aspetti contrastanti, se non contraddittori. Ci troviamo dinanzi a un genio ribelle, un
rivoluzionario, un uomo innamorato di lingue e culture diverse ma allo stesso tempo sull’orlo della
misantropia, un eterno annoiato in viaggio per il mondo, sempre pronto a disprezzare la propria
cittadina d’origine nelle Ardenne (in una lettera scritta alla famiglia durante il soggiorno africano
possiamo leggere: «Aden [qui] est, tout le monde le reconnaît, le lieu le plus ennuyeux du monde,
après toutefois celui que vous habitez»)
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; è però anche il luogo dove farà più spesso ritorno nel
corso della sua vita. Infine, colpisce la quasi totale separazione fra il periodo dell’adolescenza,
dedicata esclusivamente alla poesia, e quello dell’età adulta, durante la quale Rimbaud non scrisse
altro all’infuori della corrispondenza con amici e famigliari per dedicarsi all’attività commerciale;
non c’è quindi da stupirsi se molti studiosi hanno deciso di riferirsi a questa esistenza enigmatica
come ad una vera e propria doppia vita.
1.1 L’enfant prodigue
Jean Nicolas Arthur Rimbaud nacque il 20 ottobre 1854 a Charleville, un piccolo comune
nel dipartimento delle Ardenne. Secondo di cinque figli (anche se una delle sorelle morì pochi
giorni dopo la nascita), Arthur si ritrovò ben presto in una famiglia frammentata e poco incline
all’affetto: il padre, Frédéric Rimbaud, capitano dell’esercito, abbandonò la famiglia quando Arthur
aveva solo sei anni, lasciando Vitalie Cuif (che Arthur chiamava «la Mother», così come
Charleville diventava «Charles Town») nella povertà e sola a crescere quattro figli. Probabilmente a
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Lettera di Arthur Rimbaud alla famiglia, 22 settembre 1880, in Œuvres complètes, Paris, Gallimard «Bibliothèque de
la Pléiade», A. Guyaux (éd.), 2009, p. 479.
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causa della perdita della madre in tenera età, Madame Rimbaud aveva sviluppato un carattere
severo e considerava il dovere e la disciplina fondamentali per la scalata sociale. Infine,
problematica fu anche la relazione con il fratello maggiore, Frédéric, un «parfait idiot»
completamente all’opposto di Arthur, il quale eccelleva invece in ogni materia scolastica.
Se stupisce la cronologia delle sue opere, scritte tutte fra i sedici e i ventuno anni, ancora più
sorprendente è il saggio breve composto all’età di nove anni, nel quale Rimbaud condannò gli studi
classici a cui era sottoposto e la costante supervisione di sua madre durante le ore dei tanto odiati
compiti. Nonostante questo precoce attacco alle lingue antiche, Arthur si appassionò alla retorica e
soprattutto ai versi latini, tanto che nel 1868 scrisse un’ode di sessanta versi nella lingua virgiliana e
la spedì a Parigi, al Principe Imperiale, in occasione della sua prima comunione. Altre sue
composizioni in versi latini videro la pubblicazione nel Bulletin académique de Douai e gli
permisero di vincere i primi di una lunga serie di premi letterari.
Il 1870 fu un anno pieno di avvenimenti per Rimbaud. In primo luogo, a scuola arrivò un
nuovo insegnante di retorica, il ventenne Georges Izambard, figura estremamente importante che
influenzò Arthur soprattutto nella scelta delle sue letture e, di conseguenza, nella scrittura delle sue
opere. Successivamente il giovane poeta vide realizzato il desiderio di pubblicare una poesia in
lingua francese: Étrennes des orphelins apparve nella Revue pour tous. Nel 1870, inoltre, Rimbaud
decise di mettersi in contatto con Théodore de Banville, poeta e giornalista che stava collaborando
alla pubblicazione del Parnasse contemporain, scrivendogli «je serai Parnassien»
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e chiedendo
quindi che le sue poesie fossero pubblicate nel secondo volume della raccolta. È da sottolineare
come fu proprio attraverso l’antologia parnassiana che Rimbaud conobbe Paul Verlaine, il poeta
che più ammirava e che era destinato a diventare suo amante. Banville inviò una lettera di risposta,
ma le poesie che il giovane Rimbaud aveva allegato non comparvero mai nel Parnasse
contemporain.
Il 29 agosto 1870 Rimbaud scappò per la prima volta di casa per recarsi a Parigi; purtroppo
fu una fuga piuttosto breve, poiché, non avendo soldi né amici, dovette viaggiare con un biglietto
del treno non valido e per questo venne arrestato e rinchiuso nella prigione di Mazas, vicino alla
Gare de Lyon. Fu il professor Izambard a saldare il prezzo del biglietto, dopo aver ricevuto una
lettera piena di disperazione dal suo alunno, che lo supplicava inoltre di scrivere a Madame
Rimbaud per consolarla. La risposta della donna sembra confermare la visione che ci è pervenuta di
una madre severa, rigida e poco propensa a lasciare che il figlio facesse nuove esperienze. Izambard
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Lettera di Arthur Rimbaud a Théodore de Banville, 24 maggio 1870, in Œuvres complètes, p. 323.
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stesso ricorda: «[…] elle était si violente, si comminatoire, si brutale pour lui, pour moi […] que
Rimbaud proteste qu’il ne retournera là-bas à aucun prix»
3
.
Le minacce della signora Vitalie non sembrarono però spaventare Arthur, che pochi mesi
dopo il suo ritorno a Charleville (più precisamente in ottobre), scappò nuovamente; ciò che scatenò
questo nuovo desiderio di fuga e libertà fu la noia, quella noia che lo avrebbe attanagliato per tutta
la vita e che descrisse in seguito alquanto chiaramente nella lettera all’amato professore: «Je meurs,
je me décompose dans la platitude, dans la mauvaiseté, dans la grisaille»
4
. La vita da bohème di
Arthur Rimbaud ebbe iniziò, portandolo a Fumay, Charleroi, poi Bruxelles e infine a Douai, dove si
recò per ritrovare Izambard. Puntuali arrivarono le minacce della madre, che intimò il professore di
consegnare il figlio alle autorità: agli occhi della donna, Arthur aveva superato ogni limite e da
ragazzino in fuga si era trasformato in un vero e proprio delinquente
5
. Rimbaud non poteva saperlo,
ma quando ripartì da Douai per tornare a casa, salutò il professor Georges Izambard per l’ultima
volta. Non lo avrebbe più rivisto e si sarebbero scritti solo poche altre lettere.
Tornato a Charleville, ancora una volta sotto il regime di sua madre, Arthur ricadde nella
monotonia e nella noia, motivo per cui in questo periodo scrisse stranamente poco. Non sopportava
l’idea di essere lontano da Parigi, dove si stava facendo la Storia: nel febbraio 1871, i prussiani
erano arrivati nella capitale francese. Rimbaud non resistette al richiamo e quindi partì ancora una
volta per la grande metropoli. Non c’è certezza sui movimenti di Rimbaud durante questo viaggio,
ma pare che, come successo in precedenza, la mancanza di denaro e di amici su cui appoggiarsi lo
obbligarono a far ritorno alla casa materna. Instancabile camminatore, Arthur percorse i 250
chilometri che lo separavano da Charleville e per l’ennesima volta si ritrovò al punto di partenza.
Pochi giorni dopo, a Parigi venne proclamata la Comune.
1.2 La svolta
Il 1871 segna l’anno del cambiamento radicale nella mentalità e nello stile di Arthur Rimbaud.
Ancora sedicenne, il poeta si sentì vittima di forti turbamenti, probabilmente dovuti dalla noia della
vita di paese, i quali portarono allo stravolgimento dello stile nelle sue composizioni. I suoi versi
divennero sempre più sarcastici, quasi a sconfinare nella malignità come dimostra la poesia di
questo periodo Les pauvres à l’église, nella quale Rimbaud commisera i poveri e ciò che li attende.
Ciò che sbalordisce, però, è la nuova posizione che assunse in merito alla forma della Poesia stessa:
se solamente l’anno prima non desiderava altro che diventare parnassiano, questa nuova fase della
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G. IZAMBARD, Rimbaud tel que je l’ai connu, Mercure de France, Paris 1946, p. 68.
4
Lettera di Arthur Rimbaud a Georges Izambard, 2 novembre 1870, in Œuvres complètes, p. 337.
5
E. WHITE, La doppia vita di Rimbaud, Minimum fax, Roma 2009, p. 41.