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Ho scelto la Spagna per il suo passato, per i circa 800 anni di
dominio arabo-musulmano; per capire se la storia e l’architettura
ereditate da questo periodo possano attualmente rappresentare un
legame con il mondo musulmano e portare a privilegiare gli immigrati
provenienti dai paesi islamici. Tutto ciò senza tralasciare la forte e
manifestata confessionalità cattolica spagnola, che in passato si è
violentemente opposta all’Islam, oggi invece sono proprio i sacerdoti,
i primi ad offrire appoggio e aiuto agli immigrati musulmani,
rispettando e condividendo anche il desiderio degli stessi di avere dei
luoghi, come le moschee, dove compiere i loro riti.
La tesi è suddivisa in due parti. Nella prima analizzo i
cambiamenti e l’evoluzione delle leggi sull’immigrazione a partire da
quella promulgata nel 1985, quando gli immigrati raggiungevano a
stento le 200.000 unità, fino all’ultimissimo Regolamento approvato
nel dicembre 2004.
Mi sono soffermata in particolare sul 2000, anno di importanti e
repentine modifiche riguardanti la normativa che regola
l’immigrazione, queste modifiche hanno portato all’approvazione di
due leggi a distanza di pochi mesi una dall’altra: della legge organica
4/2000 modificata da quella 8/2000 analizzo gli articoli più importanti.
Descrivo anche le diverse motivazioni che hanno portato a
progettare e ad attuare le varie riforme, gli sviluppi che ne sono
seguiti e il vantaggio o meno che gli immigrati ne hanno tratto, fino
ad arrivare alle maggiori novità introdotte dal Regolamento del 2004.
La prima parte della tesi, quindi, si riferisce agli immigrati in generale,
la maggior parte dei quali in Spagna sono marocchini e, nella quasi
totalità dei casi, musulmani.
Nella seconda parte, invece, focalizzo la mia attenzione
esclusivamente sugli immigrati di religione islamica, descrivendo
inizialmente il legame storico, a volte conflittuale, tra la Spagna e i
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paesi islamici. In particolare i rapporti con il Marocco, frequenti a
causa della sua vicinanza geografica.
Parlo anche dell’influenza esercitata nel tempo dalla cultura arabo-
musulmana sulla società spagnola e percorro gli eventi che hanno
portato alla firma nel 1992 dell’importante Accordo di cooperazione
con la Comunità musulmana di Spagna, affinché venisse
riconosciuta la presenza di questa religione e se ne garantisse la
tutela; accordo che ha rappresentato un importante risultato per i
musulmani spagnoli.
Descrivo quella che è realmente la vita dell’immigrato musulmano in
Spagna, valutando i diversi aspetti della sua vita sociale (religione,
lavoro, educazione, ecc.), il suo adattamento alla società di
accoglienza, le modifiche che apporta alle sue abitudini e alle sue
pratiche religiose, con lo scopo di facilitare l’integrazione in una
società non islamica.
Analizzo le reazioni contrastanti che hanno i soggetti implicati nel
processo di integrazione, ovvero gli immigrati e gli spagnoli, le
diverse strategie che le due parti adottano per adattarsi e
inizialmente “difendersi” dall’estraneo. Ovviamente questa analisi mi
porta a sottolineare la necessità di politiche volte a favorire
l’integrazione e la convivenza pacifica.
Descrivo lo spazio vitale che gli immigrati musulmani ricreano
in Spagna, cercando di mantenere in vita le loro abitudini e
perpetuando le pratiche musulmane, in particolare quelle di base,
che qui si riducono spesso alla preghiera e al Ramadan.
La moschea e l’imam assumono nuovi significati, così come la
religione stessa che diventa un forte elemento di identità. In questa
seconda parte dedico dei paragrafi ai matrimoni misti, simbolo della
possibile convivenza tra le due culture, all’educazione dei figli nati da
questi matrimoni e al nuovo ruolo che acquistano le donne
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musulmane immigrate. Studio gli spazi sociali, religiosi e culturali che
gli spagnoli concedono ai musulmani, le strategie di questi ultimi per
mantenere viva la loro cultura e le usanze, la maniera di perpetuare
la religione islamica in un contesto che non lo è e di rapportarsi con
la modernizzazione della società di accoglienza.
Questo studio è stato condotto grazie alle mie ricerche bibliografiche
svolte quasi esclusivamente in Spagna presso la Biblioteca Islamica
del A.E.C.I. (Agencia Espanola de Cooperacion Internacional) di
Madrid; sono state anche utili le visite presso la Caritas spagnola di
Madrid e un periodo di volontariato presso la ONG Aracova
(Asociacion de refugiados, asilados e inmigrantes) di Valencia.
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PARTE PRIMA
1. L’IMMIGRAZIONE IN SPAGNA: ANALISI
STORICA ED EVOLUZIONE DELLE LEGGI
CHE LA REGOLANO
Storicamente la Spagna è stata un paese d’emigrazione,
verso le Americhe nel XIX secolo e verso l’Europa fino all’inizio degli
anni ’70, solo negli ultimi decenni è diventata un paese
d’immigrazione.
I primi flussi relativamente consistenti di immigrati sono arrivati alla
fine degli anni ’70, quando negli stati del Nord Europa sono state
introdotte le “politiche di stop”, anche perché durante il regime
franchista la presenza degli stranieri era limitata in quanto
sottoposta ad un rigido controllo da parte di un corpo di polizia creato
appositamente.
La prima disciplina legislativa dei diritti degli stranieri ha avuto
luogo con la legge organica del 1985, questa legge è stata approvata
quando il numero degli stranieri presenti in Spagna era ancora molto
ridotto (nel 1981 non arrivavano a 200.000 unità).
La legge dell’85 aveva delle ambizioni limitate dal punto di vista della
regolazione del fenomeno migratorio e nessuna orientata verso
l’integrazione sociale degli immigrati.
Visto l’aumento delle migrazioni (nel 1999 gli immigrati superavano le
800.000 unità, senza tener conto dei clandestini), lo Stato Iberico
decise di dotarsi di un nuovo strumento normativo che non si
limitasse a stabilire lo status degli stranieri ma che introducesse delle
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reali politiche di integrazione in linea con le direttive della Comunità
Europea.
Il 2000 è stato un anno cruciale per le politiche migratorie in
Spagna, infatti si sono succedute due leggi organiche nel corso dello
stesso anno, questo dimostra la centralità del tema nel dibattito
politico del Paese.
Nel gennaio del 2000 avvenne il primo intervento legislativo con
l’emanazione delle legge organica 4/2000 sui diritti e le libertà degli
stranieri in Spagna e sull’integrazione sociale.
Questa legge è stata il primo vero testo normativo che proponesse
delle politiche di integrazione per gli stranieri residenti, la legge
precedente L.7/1985, infatti, presentava numerose lacune e limiti, e
per quanto riguardava l’integrazione si limitava a riconoscere uno
status privilegiato ai cittadini latino-americani, mostrandosi cosi
assolutamente discriminatoria nei confronti degli immigrati
provenienti da altri Paesi.
La legge 4/2000 nacque grazie ad un compromesso politico
tra una parte della maggioranza di governo, in particolare i
rappresentanti dei partiti catalani, e l’opposizione socialista.
Questa legge si preoccupa di favorire l’integrazione non solo degli
immigrati aventi cultura affine al popolo spagnolo (cioè i cittadini
provenienti dai Paesi ibero-americani), ma anche di altri gruppi
(africani ed asiatici in particolare), la cui cultura e le cui tradizioni
possono risultare agli antipodi se confrontate con quella spagnola.
Rispetto alla legge del 1985 si chiarisce che l’obiettivo primario da
perseguire è quello di favorire l’integrazione sociale sul territorio della
totalità degli immigrati presenti, senza prevedere un trattamento
privilegiato per i cittadini di quei Paesi che avevano avuto “legami
storici” con lo stato spagnolo.
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Il legislatore si propone come obiettivo primario quello di attuare una
equiparazione tra il regime dei diritti delle libertà che la Costituzione
attribuisce agli spagnoli e quello da riconoscersi a favore degli
stranieri.
Questa riforma ha incontrato parecchi ostacoli durante l’iter di
approvazione.
Il governo Aznar, che aveva presentato il disegno di legge in
Parlamento, alla fine ritirò l’appoggio temendo che l’approvazione di
una legge apparentemente troppo permissiva avrebbe potuto
mettere in difficoltà la stessa maggioranza di governo nel confronto
elettorale successivo.
La legge presentava molti elementi di novità, in particolare quelli che
rendevano il testo normativo estremamente innovativo e che furono
oggetto dei dibattiti più accesi, erano due:
l’introduzione di una norma che garantisse la possibilità di
regolarizzare la propria posizione giuridica allo straniero, che
fosse in grado di dimostrare di essere presente sul territorio
spagnolo da almeno cinque anni, anche se privo di regolare
permesso di soggiorno: di fatto introducendo un sistema di
sanatoria permanente.
la possibilità di convertire il permesso di soggiorno per turismo
in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, nel caso in cui
l’immigrato entrato con un visto turistico fosse riuscito a
trovare in loco un’occupazione lavorativa.
Con questa legge la Spagna si presentava come il paese
europeo più aperto e garantista nelle politiche migratorie, ma proprio
perché estremamente rivoluzionaria, la legge fu contrastata in
maniera vigorosa anche in sede esecutiva e posta al centro del
dibattito elettorale per le elezioni del marzo 2000 per il rinnovo del
Parlamento spagnolo. Il primo ministro uscente Aznar fece della
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proposta di riforma della legge 4/2000 sull’immigrazione la battaglia
principale di tutta la campagna elettorale che, peraltro, vinse con
largo margine di voti.
La riforma ricevette un ulteriore e forte impulso dall’esplosione di un
violento conflitto xenofobo nella regione dell’Almeria e precisamente
nella cittadina di El Ejido.
El Ejido è uno dei centri più importanti dell’Almeria; questa
regione, storicamente tra le più povere della Spagna, aveva visto
all’inizio degli anni ’80 un clamoroso boom economico dovuto alle
coltivazioni intensive nelle serre. Questo nuovo mercato aveva
creato un enorme richiesta di mano d’opera straniera; nel 1999 erano
residenti nella regione circa 25.000 immigrati per lo più marocchini.
La stessa situazione si riscontrava nella città di El Ejido dove nel
medesimo periodo si registravano quasi 5.000 immigrati
regolarmente soggiornanti. Questi dati, però, non davano la reale
dimensione del fenomeno degli immigrati, poiché in realtà il 70% dei
lavoratori delle serre era clandestino. A questa consistente presenza
d’immigrati non è mai corrisposta una reale politica d’integrazione.
Gli immigrati di El Ejido vivevano e vivono in una profonda
situazione di marginalità sociale, una sorta di “soft-apartheid”
tacitamente imposto dalle autorità locali. Le condizioni di lavoro sono
ancora oggi fortemente degradanti: senza copertura assicurativa e
con stipendi al di sotto del minimo sindacale, gli immigrati sono
costretti a lavorare in condizioni igienico-sanitarie scandalose
all’interno di serre spesso sature di pesticidi. Esclusi, di fatto, dal
centro cittadino ed esplicitamente dall’accesso in molti locali pubblici,
i lavoratori marocchini vivono in quartieri posti alla periferia della città
e costituiti in prevalenza da baracche (cortisos), addirittura molti di
loro abitano negli stessi capanni degli attrezzi delle aziende, che i
padroni affittano a cifre che arrivano anche al 20% del salario
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mensile. Questo contesto di emarginazione sociale si coniuga con il
diffuso sentimento xenofobo che pervade la popolazione autoctona.
Il conflitto sociale esplose violentemente neanche un mese
dopo l’approvazione della LO 4/2000; il cinque febbraio di quell’anno,
infatti, un giovane marocchino, psichicamente instabile, uccise una
donna spagnola; l’aggressione generò una violentissima rappresaglia
contro gli immigrati, nei tre giorni successivi venne scatenata una
vera e propria “caccia al moro”, i negozi e le abitazioni dei marocchini
vennero devastati e bruciati, numerosi furono i casi di aggressione
alle coppie miste.
Chiaramente l’episodio suscitò un grosso clamore anche a livello
nazionale tanto più che avvenne a ridosso delle elezioni politiche. Da
molti, la causa degli scontri venne individuata nella presenza di
numerosi immigrati senza documenti e la legge sull’immigrazione,
appena approvata, divenne l’imputata principale di questa situazione,
perché grazie al suo eccessivo permissivismo favoriva
l’immigrazione clandestina.
L’imporsi di questa teoria nell’opinione pubblica contribuì alla
vittoria elettorale del partito del premier Aznar, che rispettoso dei
programmi elettorali fece approvare nel dicembre dello stesso anno
una nuova legge di riforma sull’immigrazione, e cioè la L.8/2000. La
nuova legge di riforma evidenziava, al contrario della L.4/2000, una
filosofia politica apertamente discriminatoria.
Ciò, infatti, è evidente nelle norme che esplicitamente
escludono la titolarità per gli immigrati irregolari di numerosi diritti
fondamentali della persona, e in particolare: la libertà di riunione e di
manifestazione, la libertà di associazione, la libertà di iscrizione al
sindacato e quella di sciopero. Le norme in questione condizionano
la sussistenza di tali diritti in base al possesso delle autorizzazioni
amministrative al soggiorno. L’esclusione esplicita fatta dal
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legislatore spagnolo comporta un fortissimo arretramento nell’ambito
delle politiche dei diritti umani. Si potrebbe dire che queste norme
inaugurano una nuova stagione politica dei diritti fondamentali non
più riferiti agli individui ma piuttosto ai cittadini.
Durante la vigenza della L.8/2000 si sono verificate diverse
circostanze che, considerate nell’insieme, hanno evidenziato la
necessità di dar vita ad una nuova legge che si adattasse
rapidamente ai cambiamenti di un fenomeno tanto mutabile come
quello migratorio.
Negli ultimi anni tale fenomeno si è incrementato notevolmente e si è
acquisita una conoscenza maggiore del fenomeno stesso, ciò ha
permesso di incorporare strumenti normativi che ordinino
adeguatamente i flussi migratori e di rafforzare i meccanismi che
incidono sulla lotta contro l’immigrazione illegale.
Cosi il nuovo Governo guidato da Zapatero ha approvato una
nuova normativa che prevede la regolarizzazione di circa 800.000
stranieri già presenti sul suolo spagnolo.
Gli obiettivi principali della riforma del 2004 sono:
1) migliorare la gestione e il regime giuridico riguardante gli
immigrati, per mezzo della semplificazione delle pratiche
amministrative. Determinare i tipi di permesso e i loro effetti, ma
soprattutto favorire l’immigrazione legale e l’integrazione degli
stranieri.
2) Il rafforzamento e il miglioramento dei mezzi e degli strumenti di
sanzione per punire l’immigrazione illegale e la tratta di esseri umani.
Per questo si intensificano i rapporti con le compagnie di trasporto e i
controlli sui viaggiatori.
Inoltre si rinforzano i procedimenti di rimpatrio per chi entra
illegalmente in Spagna e viene riconosciuta l’ infrazione grave a
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coloro che inducono, favoriscono, promuovono o facilitano
l’immigrazione clandestina.
3) L’assimilazione delle disposizioni approvate dall’Unione Europea
sull’esigibilità delle tasse corrispondenti alla spedizione dei visti, cosi
come sulle sanzioni ai trasportatori e il mutuo riconoscimento delle
risoluzioni di espulsione.
E’ necessario precisare che le modifiche non riguardano, né l’elenco
dei diritti né la struttura della legge organica 4/2000 modificata dalla
legge organica 8/2000.
Per prima cosa, è stata introdotta una modifica che stabilisce
l’obbligo per lo straniero di procurarsi la carta di identità, come
documento che accrediti l’autorizzazione amministrativa al
soggiorno.
In materia di ricongiungimento familiare sono stati introdotti ulteriori
requisiti per evitare la frode del “ricongiungimento a catena” e sono
stati precisati i presupposti in base ai quali i coniugi e i figli ricongiunti
possano accedere ad una autorizzazione di residenza indipendente,
per la quale è in tutti i casi necessaria una autorizzazione preventiva
a lavorare.
Le modifiche in tema di visti cercano di semplificare la
procedura amministrativa a favore dell’immigrazione legale,
sopprimendo inutili tramiti.
Al visto viene riconosciuta una nuova funzione addizionale: non solo
servirà per ottenere il permesso di entrata in Spagna, ma anche per
ottenere la concessione a risiedere e lavorare in Spagna.
In materia di infrazioni e di regime sanzionatorio si sono
introdotte modifiche volte a dotare l’ordinamento giuridico di maggiori
strumenti per la lotta contro l’immigrazione illegale.
Le compagnie di trasporto devono accertarsi, prima della partenza,
che i passeggeri diretti verso la Spagna siano in possesso di tutti i
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requisiti richiesti per il loro ingresso nel territorio spagnolo, ed inoltre
sono tenuti a conoscere le motivazioni che ne ritardino o
impediscano l’uscita alla data prevista dai documenti di viaggio.
Le nuove disposizioni addizionali sono dirette ad introdurre
strumenti per migliorare la gestione dei procedimenti
sull’immigrazione con l’obiettivo di ordinare adeguatamente i flussi
migratori.
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1
Ogni anno il Ministero stabilisce una quota annuale per i lavoratori stranieri (che prende il nome di
“Contingente”) in quei settori dove c’è un numero di lavoratori locali insufficiente. Si tratta soprattutto
di lavori faticosi e poco pagati, dove l’esperienza diventa rapidamente obsoleta e dove non sono
applicati i meccanismi di protezione istituzionali. Lavori rifiutati dagli spagnoli per ragioni sociali,
economiche e per le condizioni di lavoro.
Tabella riassuntiva dei momenti chiave della legislazione spagnola e comunitaria
riguardante l’immigrazione.
MOMENTI CHIAVE SIGNIFICATO RISPETTO ALL’ IMMIGRAZIONE
Legge organica sull’immigrazione 7/1985. Quadro istituzionale della popolazione immigrata. Riconoscimento di
uno status privilegiato ai cittadini latino-americani.
Entrata nell’Unione Europea, 1986. La Spagna diventa la barriera sud dell’Europa fortificata.
PISI. Primo piano nazionale per l’immigrazione, 1991. Piano generale per promuovere l’integrazione con gli immigrati, che
risulta essere troppo generico e ricco di stereotipi sulle differenze
culturali.
Trattato di Maastricht, 1992. Viene riconosciuta la cittadinanza Europea. Distinzione tra cittadini della
Comunità Europea e non-Europei (immigrati non-EU).
Applicazione del trattato di Schengen, 1995. Sviluppo dell’area di Schengen: libertà di circolazione per i cittadini
europei.
L’immigrazione si lega alle questioni di sicurezza e interesse comune,
come traffico di droga, terrorismo, ecc.
L’immigrazione viene vista come una minaccia e non viene promossa
l’integrazione.
Politica delle quote, 1994. Limitazione delle entrate
1
, assegnazione di lavori che gli spagnoli
rifiutano di fare, collegamento tra “nicchia lavorativa” e immigrati.
Trattato di Amsterdam, 1998. Vengono poste le basi per una politica sociale comune. Vengono
riconosciuti i confini comunitari dell’Europa.
L’immigrazione fa parte delle questioni comuni e riguarda quindi la
politica comunitaria.
Consiglio d’Europa di Tampere, 1999. Attuazione di una politica comunitaria per i rifugiati e i richiedenti asilo
politico. Si insiste sui controlli alle frontiere contro l’immigrazione
illegale: collegamento tra illegalità, crimine, insicurezza e immigrazione.
Elezioni generali spagnole, 1999. Cambio di governo: partito
conservatore.
Nuovo approccio verso la questione dell’immigrazione (discorsi politici e
mass-media) come una minaccia e un problema.
Forte “elettoralizzazione” del problema immigrazione.
Nuova legge organica sull’immigrazione 4/2000. Troppo permissiva e innovativa.
Modifica 8/2000 della legge sull’immigrazione 4/2000. Taglio significativo ai diritti degli immigrati.
GRECO. Nuovo piano nazionale sull’immigrazione, 2000. Promozione delle politiche per il controllo delle frontiere invece che di
quelle di integrazione.
Discorso pubblico esplicito sulle differenze culturali degli immigrati
(considerato come un problema di integrazione): islamizzazione o
fondamentalismo culturale.
Spagna: Presidente dell’UE, 2002. Rafforzamento del controllo delle frontiere per combattere il terrorismo
internazionale e l’immigrazione illegale.
Consiglio Europeo in Spagna, 2002. Ulteriore rafforzamento delle leggi contro l’immigrazione illegale e
proposta di espulsione degli immigrati illegali.
Elezioni generali spagnole, 2004: vittoria del partito socialista.
Decreto regio sull’immigrazione 2004 Regolarizzazione di circa 800.000 immigrati clandestini.
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2. OBIETTIVI E STRUTTURE DELLA LEGGE
ORGANICA 4/2000 SUI DIRITTI E LE LIBERTA’
DEGLI STRANIERI IN SPAGNA, RIFORMATA
DALLA LEGGE ORGANICA 8/2000
La LO 4/2000 parte dalla constatazione che il fenomeno
dell’immigrazione ha cambiato il tessuto sociale della Spagna,
trasformandola, da una parte, in un Paese destinatario di flussi
d’immigrazione, dall’altra, in un Paese di transito per gli immigranti
diretti verso altri Paesi, in particolare quelli europei, con i quali la
Spagna ha stipulato l’accordo di Schengen, inserito nel Trattato CE,
che punta ad eliminare le frontiere alla circolazione delle persone
nell’ambito dell’Unione europea. La LO 4/2000, così come riformata
dalla Legge Organica 8/2000, si struttura in un Titolo Preliminare e
quattro Titoli.
Il Titolo Preliminare stabilisce l’ambito di applicazione della legge.
Il Titolo I disciplina i diritti e le libertà degli stranieri, tra i quali il
diritto al ricongiungimento familiare, all’assistenza sanitaria e allo
studio: esso concretizza il mandato contenuto nell’art.13 della
Costituzione spagnola, in base al quale gli stranieri presenti in
Spagna godranno delle libertà pubbliche previste dalla Costituzione
stessa per i cittadini spagnoli.
Sono stati considerati anche gli accordi internazionali, in particolare
con i Paesi europei, vale a dire l’ accordo di Schengen, così come
inserito nel Trattato CE, e le conclusioni del Consiglio europeo di
Tampere del 1999, nel quale i Capi di Stato e di Governo dei Paesi
dell’Unione europea hanno stabilito che va garantito un trattamento
equo ai cittadini dei Paesi terzi legalmente residenti nel territorio dei
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Paesi membri dell’UE. Sulla base di questi accordi, la politica
d’integrazione spagnola si pone tre obiettivi, vale a dire:
la concessione agli stranieri legalmente residenti di diritti e
doveri comparabili a quelli dei cittadini dell’Unione,
la lotta alla discriminazione in campo economico,
lo sviluppo di misure contro il razzismo e la xenofobia.
Il Titolo II disciplina il regime delle situazioni giuridiche dello
straniero in Spagna, e si ispira al principio di favorire l’ingresso e la
residenza degli stranieri in Spagna nell’ambito della legalità, in
contrasto con l’immigrazione irregolare.
Lo stesso titolo tratta situazioni quali i visti, il permesso di soggiorno
e di residenza, nonché il permesso di lavoro.
La LO 8/2000 ha modificato il titolo in tema di rilascio dei visti,
adeguandolo alle disposizioni dell’accordo di Schengen, che prevede
il rilascio del permesso di residenza provvisorio per motivi umanitari
o in circostanze eccezionali, e infine differenziando dall’apolide la
situazione dello straniero che, non potendo procurarseli in altri Paesi,
desideri ottenere in Spagna documenti d’identificazione.
Il Titolo III, relativo alle infrazioni della disciplina sugli stranieri
e alle relative sanzioni, contiene modifiche principalmente in due
settori: quello delle misure per la lotta all’immigrazione clandestina, e
quello del miglioramento dei meccanismi per evitare l’immigrazione
clandestina. Tra le misure per la lotta all’immigrazione clandestina, si
distinguono le sanzioni contro le compagnie di trasporto (che
colpiscono i trasportatori che conducano nel territorio spagnolo
stranieri senza i requisiti d’ingresso) e le sanzioni dirette contro chi
organizza reti per il traffico di esseri umani (estendendo i controlli ad
attività collegate e facilitando la neutralizzazione dei mezzi di
trasporto usati dai trafficanti).