8
Tra gli aspetti più importanti che costituiscono l’immagine di
un’impresa ricopre un ruolo chiave il modo con cui essa interagisce con
la società in generale, dunque non solo con i propri clienti, bensì con i
vari interlocutori istituzionali e con la collettività nel suo insieme. Ciò
costituisce quella che viene denominata responsabilità sociale
d’impresa: la consapevolezza del fatto che le proprie scelte hanno delle
ripercussioni sulla società; l’impegno per ridurre il più possibile gli
effetti negativi del proprio operato, e per contribuire al benessere
collettivo; la capacità di comunicare correttamente ed efficacemente i
risultati conseguiti in questo senso all’esterno.
Quest’ultimo aspetto in particolare è di fondamentale importanza:
una adeguata comunicazione può agevolare enormemente i rapporti con
i propri stakeholder, siano essi collaboratori, finanziatori, istituzioni,
clienti o cittadini in generale. In questo lavoro verrà preso in esame un
caso significativo, quello del Gruppo Fiat, ed in particolare di Fiat
Auto. Si vedrà come un’impresa di grandi dimensioni, che occupa una
ingente quantità di persone ed opera su mercati anche molto diversi tra
loro, sia in termini geografici che di business, gestisce le proprie
politiche sociali, e quali sono i settori nei quali queste vengono
esplicate.
Nella prima parte di questa trattazione, si partirà da uno sguardo
sulle basi teoriche su cui si fonda il concetto di responsabilità sociale
d’impresa, e sull’evoluzione che esso ha avuto nel corso dei decenni,
cercando di spiegare i motivi per i quali le imprese sono chiamate ad
impegnarsi in questo campo (cfr. cap. 1). In seguito, si offrirà una
panoramica sul modo in cui i temi legati alla responsabilità sociale
vengono affrontati in Italia, fornendo alcuni esempi di imprese
9
particolarmente impegnate in questo campo, e di collaborazioni tra il
settore pubblico e quello privato.
L’attenzione verrà in seguito rivolta alla rendicontazione sociale,
ovvero alla produzione da parte delle imprese di appositi documenti che
illustrano l’attività in campo sociale, forse il più rilevante tra i modi in
cui il proprio impegno viene comunicato all’esterno. La forma di
rendiconto sociale più diffusa e su cui più numerosi sono i contributi
teorici è il Bilancio Sociale, che verrà illustrato nel capitolo 2, sia nella
sua evoluzione nel tempo e nei diversi contesti culturali, sia nel modo
in cui esso viene valutato e certificato. Nello stesso capitolo verranno
poi analizzati e messi a confronto i bilanci sociali di tre grandi imprese:
la Telecom Italia, la BT – British Telecommunications e la Unipol
Assicurazioni.
Il capitolo 3 è incentrato su di un particolare aspetto della
responsabilità sociale d’impresa: l’impatto sull’ambiente. Verrà
analizzata l’evoluzione del modo in cui le tematiche ambientali sono
state e sono affrontate in sede di gestione dell’impresa, oltre che del
modo in cui tali tematiche sono percepite a livello istituzionale e
dell’opinione pubblica.
Nella seconda parte si passerà ad analizzare nel dettaglio le varie
politiche ed iniziative sociali della Fiat, in particolare per ciò che
riguarda Fiat Auto. L’auto è infatti il settore predominante del Gruppo,
pur avendo questo esteso il proprio raggio d’azione a molti altri prodotti
e servizi specie negli ultimi anni. Nel settore auto è impiegata la
maggior parte delle risorse del Gruppo, anche dal punto di vista delle
risorse umane. È pertanto inevitabile che gran parte delle politiche di
10
responsabilità sociale del Gruppo Fiat sia di competenza di tale settore,
e che al mondo dell’auto esse siano legate. Il primo ambito a venire
preso in esame è quello delle politiche ambientali; la loro realizzazione
ed il modo in cui questa viene comunicata all’esterno saranno oggetto
del capitolo 5, nel quale viene studiato ed illustrato il Rendiconto
Ambientale, il documento annuale con il quale il Gruppo Fiat rende noti
i propri sforzi in tale campo. Nello stesso capitolo verranno descritte nel
dettaglio due di queste iniziative: il sistema F.A.RE., con il quale Fiat si
impegna a promuovere il riciclaggio dei materiali provenienti dai
veicoli da essa prodotti alla fine del loro ciclo di vita; e l’insieme delle
iniziative con cui Fiat contribuisce a migliorare la mobilità su strada,
impegnandosi nella ricerca per la realizzazione di veicoli a basso
impatto ambientale e contribuendo al dibattito sulle possibili soluzioni
dei problemi legati al traffico urbano.
Nel capitolo 6 si parla del Programma Fiat Autonomy, un complesso
sistema di iniziative che, partendo ancora una volta dal settore auto,
coinvolge tutti i settori in cui opera il Gruppo Fiat. Tale programma si
propone di estendere a tutti il diritto alla mobilità individuale, fornendo
delle soluzioni che la rendano agevole anche alle persone disabili.
Nei capitoli 7 , 8 e 9 vengono descritte le politiche con cui Fiat Auto
si propone di diffondere valori e conoscenze legate all’auto nell’ambito
della scuola, dell’Università e della formazione professionale. Tutto ciò
può essere interpretato come facente parte di un intento culturale,
laddove la parola “cultura” ricopre ciascuna delle sue diverse aree
semantiche. Cultura dunque come divulgazione di contenuti e valori
legati alla propria immagine ed al settore economico di appartenenza:
iniziative per le scuole su temi, ancora una volta, ambientali e legati alla
11
mobilità (cfr. cap. 7); cultura come promozione dello studio sui vari
aspetti del mondo dell’automobile, a livello universitario, con il proprio
contributo per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Autoveicolo del
Politecnico di Torino (cfr. cap. 8); cultura come messa a disposizione di
strutture aziendali per offrire una possibilità di arricchimento del
bagaglio nozionistico personale dei dipendenti, come avviene al
Learning Center di Melfi (cfr. cap. 9).
E ancora nella terza parte troviamo iniziative riconducibili ad altre
accezioni della parola “cultura”. Quest’ultima sezione analizza le
politiche sociali del Gruppo Fiat che non coinvolgono direttamente il
settore auto, ma che rientrano in una più ampia ottica di gestione
dell’immagine del Gruppo stesso nel suo insieme, rientrando
pienamente nell’ambito della comunicazione istituzionale. Si parla qui
di cultura in senso stretto, con i contributi del Gruppo Fiat alla
valorizzazione di parti importanti del patrimonio artistico italiano, ed
alla realizzazione di iniziative culturali anche in ambito internazionale
(cfr. cap 10); e di cultura infine come condivisione di valori e senso di
appartenenza ad una realtà che coinvolge migliaia di persone nello
stesso ambito professionale, con le iniziative che Fiat riserva ai propri
dipendenti (cfr. cap. 11).
Questo lavoro dunque si propone di offrire un contributo alla
trattazione di una parte così importante della comunicazione aziendale,
al fine di comprendere il perché di tale importanza, e quale ne può
essere l’evoluzione, ritenendo che il caso specifico analizzato possa
costituire un valido e significativo esempio in questo senso.
12
PARTE PRIMA : Responsabilità
sociale d’impresa e rendicontazione
sociale
13
1. RESPONSABILITÀ SOCIALE
D’IMPRESA
Lo scenario socio-economico attuale presenta caratteristiche che lo
connotano in quanto teso a favorire più adeguati assetti gestionali, che
evidenzino gli impegni del management per una migliore allocazione
delle risorse.
L’impresa si assume impegni e compie scelte che coinvolgono e
incidono fortemente sul contesto di riferimento, caratterizzato dal
continuo sistema di scambio tra l’impresa stessa e tutti i suoi
interlocutori diretti. Su diversi aspetti: di fruizione qualitativa del
servizio erogato, di funzionalità amministrativa, di sicurezza e
affidabilità ambientale, di attenzione sociale, di sensibilità culturale, di
supporto civico/solidaristico.
La ricaduta sul territorio di risorse attivate dall’impresa è forte e
incidente, sia come destinazione progettuale, volta consapevolmente a
favorirne la crescita e lo sviluppo, sia come naturale conseguenza della
fisiologica dimensione gestionale del suo stesso essere impresa. In
questo contesto vanno inquadrate e lette come risorse per il territorio:
• le retribuzioni versate ai dipendenti;
• le spese per l’acquisto di forniture;
• i tributi e le tasse versate agli enti locali e nazionali;
14
• tutto il valore aggiunto dell’informazione, della ricerca
scientifica, dell’innovazione tecnologica, della sicurezza degli
uomini e dell’ambiente.
l’impegno sociale delle imprese secondo lo schema London Benchmarking Group.
In questo capitolo si esporranno le principali linee teoriche in materia
di responsabilità sociale, esaminando i contributi di alcuni importanti
autori. Si parlerà poi dei processi in atto per una legittimazione sociale
delle imprese, e di come queste reagiscono a tali tendenze evolutive.
15
1.1 Uno sguardo teorico
Lo sviluppo del tema della responsabilità sociale ha acquisito una
notevole importanza da quando lo studio in campo economico-
aziendale ha rivolto la sua attenzione all’interesse pubblico, indicando
nuove linee guida per l’individuazione di soggetti in grado di
perseguirlo.
Dal dibattito hanno avuto origine diversi orientamenti, concernenti in
particolare il contenuto della responsabilità sociale d’impresa ed i
criteri per valutarne gli effetti.
Partendo dal termine stesso “responsabilità sociale”, si individua nel
tempo uno spostamento semantico, sintomo di una trasformazione
avvenuta nella concezione stessa di tale idea. Da un concetto di
responsabilità sociale dell’impresa si è infatti passati a quello di
responsabilizzazione dell’impresa, per arrivare in tempi più recenti al
concetto di etica dell’impresa.
Affine al concetto di responsabilità sociale d’impresa è quello di
corporate citizenship, o “cittadinanza d’impresa”; con esso si individua
l’accettazione da parte dell’impresa del suo ruolo come membro
responsabile e significativo della comunità in cui è inserita
1
. Esso
rientra in quel filone del dibattito sul welfare secondo cui questo non
1
Goodman M.B., Corporate Communications for Executives, State University of New York, 1998.
16
può più essere di esclusiva competenza pubblica, ma dovrebbe venire
attribuito ai privati, per ragioni sia economiche che organizzative.
In particolare, tra i rapporti intessuti dall’impresa in questo settore,
sono compresi quelli con le varie amministrazioni – locali e nazionali –
e con i clienti. È inoltre necessario che le politiche svolte in questo
ambito vengano adeguatamente comunicate all’esterno, e ciò può
avvenire ad esempio menzionandole nel bilancio annuale o in un
documento redatto ad hoc, o in una newsletter, o attraverso appositi
documenti stampa, o ancora all’interno del materiale pubblicitario e
promozionale.
1.1.1 Definizioni di responsabilità sociale d’impresa
Maria Alessandra Massei
2
ha proposto un’interessante sintesi delle
diverse teorie sulla responsabilità sociale. Secondo l’autrice, l’idea che
l’attività d’impresa, pubblica o privata, abbia delle conseguenze
sull’intero sistema socio-economico è quasi unanimemente accettata,
ma un accordo altrettanto generale non esiste sulla questione
dell’approccio valutativo a tali effetti. Non è sicuro infatti se essi
debbano rientrare in una teoria dell’impresa di tipo economico, o se
debbano essere prese in esame da altre discipline.
2
Massei M. A., Interesse pubblico e responsabilità sociale, EGEA, Milano, 1992.
17
Il primo autore a fornire una teoria organica sulla responsabilità
sociale è stato, nel 1953, H. R. Bowen
3
. In tale contributo, l’autore
afferma che nell’analisi delle decisioni aziendali non viene valutato
solamente il perseguimento di risultati economici, ma si estende la
propria attenzione fino a considerare gli effetti di tipo sociale che ne
conseguono. In questa teoria della responsabilità dell’impresa sono
dunque comprese le istanze sociali della collettività.
Tale concezione è stata ripresa successivamente da P. F. Drucker,
che in un suo intervento scrive: “In ogni circostanza, stiamo andando
nella direzione di chiedere alle nostre istituzioni di assumersi
responsabilità che vadano oltre le competenze ed i contributi che sono
loro propri. Lo chiederemo non solo alle imprese, ma anche a tutte le
altre istituzioni – università, ospedali, Governo e scuola”
4
.
A questa prima teorizzazione sono seguiti numerosi altri contributi
che hanno dato origine ad una linea concettuale sulla responsabilità
sociale e ne hanno indicato i punti deboli e quelli di forza. Il tema
principale è costituito dal contenuto della responsabilità sociale
d’impresa e dal criterio con cui vengono valutati i suoi effetti,
economici ed extraeconomici, sull’attività dell’impresa stessa.
La responsabilità sociale si trova in una posizione di confine nello
studio dell’Economia Aziendale: vi può infatti rientrare o meno, a
seconda che sia considerata o no una variabile interna all’impresa.
3
Bowen H. R., Social responsibilities of the businessman, Harper & Brothers, New York, 1953 cit. in
Massei M. A. cit.
4
Drucker P.F., The concept of the corporation, “Business and Society review”, autunno
1972; trad. del candidato.
18
L’analisi della letteratura in tema di responsabilità sociale può aiutare a
sciogliere questo dubbio. I principali contributi su questo argomento
possono infatti venire ricondotti a cinque definizioni di tale concetto
5
:
• attività di massimizzazione del profitto, del sistema dei valori
economici;
• conseguimento di un interesse particolare;
• criterio per la distribuzione dei risultati economici;
• insieme di motivazioni, economiche e non, che governano le
decisioni dell’impresa;
• capacità dell’impresa di rispondere alle pressioni sociali.
All’origine della prima linea teorica può essere posta l’opera di
Milton Friedman, il quale sostiene che la sola responsabilità sociale
dell’impresa consiste nel produrre e rendere disponibili beni e servizi,
per ottenere il massimo profitto, in quanto essa deve operare
nell’interesse degli azionisti. Secondo tale autore, se l’impresa riesce a
raggiungere tale obiettivo, gli azionisti sono motivati a continuare ad
investirvi e dalla crescita dell’azienda deriva il benessere della
comunità. “La teoria delle responsabilità sociali”, quella almeno che
esula da tale visione, è una dottrina sostanzialmente “sovversiva”,
afferma Friedman, che aggiunge: “Poche tendenze potrebbero
altrettanto compiutamente minare le basi fondamentali della nostra
società libera, quanto la possibilità che le direzioni aziendali assumano
5
Massei M. A., op. cit., 1992.
19
responsabilità sociali che non siano quelle di procurare utili sempre
maggiori ai propri azionisti”
6
.
Secondo l’autore americano, pertanto, l’inclusione delle valutazioni
indicate dalla responsabilità sociale nel processo decisionale
dell’impresa causerebbe una ridotta attenzione verso la
massimizzazione del profitto e costituirebbe pertanto una minaccia a
scelte economiche razionali. Sarebbero le amministrazioni pubbliche,
cui compete il ruolo di regolare i rapporti dell’impresa con l’ambiente,
ad imporle considerazioni di ordine sociale, esterne ad essa.
Pur rimanendo su questo filone, altri autori
7
si distaccano da una
concezione del processo decisionale incentrata esclusivamente sul
conseguimento del profitto, ammettendo l’esistenza di altri interessi
particolari come il potere o il prestigio.
Una seconda scuola di pensiero nella teoria della responsabilità
sociale è dominata dal principio per il quale le imprese agiscono per
perseguire interessi particolari, non però necessariamente di ordine
economico. In questo pertanto consta la differenza con il pensiero di
Friedman.
Il primo esponente di questo filone teorico è Davis
8
, il quale nel 1960
constata la presenza di motivi che vanno oltre gli interessi economici
6
Friedman M., Capitalismo e libertà – Studio Tesi, Pordenone, 1987; cfr. anche, dello stesso
autore, “The social responsibility of business is to increase its profits”, The New York Times
Magazine, 13 settembre 1970.
7
Marris R., La teoria economica del capitalismo manageriale, Einaudi, Torino, 1972.
8
Davis K., Can business afford to ignore social responsibilities?, “California Management
Review”, 1960, cit. in Massei M. A. cit.
20
dell’azienda tra quelli che guidano le decisioni aziendali. A sviluppare
tale orientamento sono McGuire e Backman, concordi nell’idea di una
doppia natura del contenuto della responsabilità sociale: da un lato
aspetti economici, dall’altro obblighi, ma con un’estensione a fattori
che in maniera differente influiscono sugli interessi particolari
dell’impresa
9
.
Ciò porta a sostenere una ferma determinazione dell’impresa nel
perseguire interessi particolari. Questi devono concordare con gli
interessi generali del più vasto sistema socio-economico: entrano
dunque in gioco i meccanismi istituzionali, che hanno funzione di
mediazione tra questi due tipi di interessi, agendo sugli elementi esterni
nel rispetto degli obblighi verso l’esterno.
Nel terzo orientamento teorico la responsabilità sociale è intesa come
conseguenza di un risultato economico; contrariamente agli altri,
dunque, entra qui in gioco il processo decisionale di allocazione delle
risorse e l’attenzione si sposta sull’autonomia dell’impresa.
Secondo Manne e Wallich
10
- posizione sostenuta anche da altri
autori – la responsabilità sociale è un impegno volontario per l’impresa.
Non può dunque venirle imposto dall’esterno, ad esempio, di allocare
risorse per contribuire a risolvere problemi sociali
11
.
9
McGuire J.W., Business and Society, McGraw-Hill, New York, 1963, e Backman J., Social
responsibility and accountability, New York University Press, New York, 1975, cit. in
Massei M. A. cit.
10
Manne H. – Wallich H.C., The modern corporation and social responsibility, Washinghton
D.C., 1972, cit. in Massei M. A. cit.
11
Hay R.D. – Gray E.R. – Gates J.E., Business and society, Southwestern Publishing,
Cincinnati, 1976, cit. in Massei M. A. cit.