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INTRODUZIONE
Leggendo un bel saggio di Susanna Pasticci sull‟influenza della
musica non occidentale sulla musica occidentale del XX secolo,
la mia attenzione si è rivolta verso un commento che Pierre
Boulez fece a John Cage. Il compositore francese scriveva in una
lettera del 1950:
Vado in America del Sud […]. Devo comprare uno di quei
grandi cappelli (un sombrero) per avere un‟aria veramente
sudamericana. Cercherò di non tornare come Milhaud.
1
La curiosità nel voler comprendere una tale affermazione fu, fra
l‟altro, l‟occasione per riallacciarmi all‟argomento della tesi
triennale, in cui ho indagato il repertorio orchestrale per
saxofono. Milhaud aveva inserito nella sua opera La Création du
Monde (1923) il giovane strumento inventato da Adolphe Sax
2
e,
soprattutto, in questo componimento aveva fatto uso del
linguaggio jazzistico.
Fatto assai curioso, se si pensa che Darius Milhuad è considerato
un rappresentante del neoclassicismo francese, una corrente (se
1
In SUSANNA PASTICCI, L’influenza della musica non occidentale sulla musica
occidentale del XX secolo, in «Enciclopedia della Musica. L‟unità della Musica», vol. V,
Einaudi, Torino 2005, p. 297.
2
MARIO MARZI, Il Sxofono, Zecchini Editore, Varese 2009, pp. 208-212, 222-223.
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così si può definire) attenta alla tradizione e restia a influenze
esterne. Addentrandosi nel primo ventennio del Novecento
alcune risposte e nuove domande sorsero spontanee. Boulez
aveva espresso un tale giudizio su Milhaud perché il suo
connazionale aveva concepito una vera e propria fissazione –
quasi un‟ossessione – per la musica popolare. In particolare
Milhaud era rimasto colpito dalla musica folklorica brasiliana, e,
negli anni successivi, dal jazz; entrambe le influenze (in
particolare quelle brasiliane) si avvertono nei suoi lavori. Boulez
pone l‟accento sul fatto che Milhaud fosse incline a travestirsi e
mascherarsi musicalmente, utilizzando elementi provenienti da
altre culture acriticamente. Il giudizio può essere influenzato
dalla vasta produzione musicale (già allora) del compositore che
non sempre risulta eccelsa. Rimane una critica sarcastica quella
di Boulez, che non può essere completamente accettata, perché,
scavando a fondo nella vita di Milhaud, si scopre la reale portata
originale della sua opera.
Chiaramente sarebbe stato impossibile analizzare tutta la
produzione di Milhaud, e, quindi, si è preferito concentrarsi sugli
anni che vanno dal 1913-1923, un periodo davvero interessante
sia per il compositore sia per la musica francese ed europea in
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generale. In quegli anni ci furono delle vere e proprie rivoluzioni
musicali: Le Sacre du Printemps (1913) di Stravinskij e la prima
francese del Pierrot Lunaire (1922) di Schönberg destarono
grande stupore nell‟opinione pubblica e tra gli addetti ai lavori.
L‟epoca delle avanguardie musicali era iniziata. Darius Milhaud
non rimase a guardare, cercò una propria via, una strada che
fosse da un lato congiunta con la tradizione, dall‟altro rivolta
all‟innovazione.
Il primo capitolo è dedicato a una breve biografia di Darius
Milhaud (Aix en Provance, 1892 - Ginevra, 1974). Si passano in
rassegna le principali tappe della vita del compositore per
collocare temporalmente tutta la sua opera.
Il secondo capitolo, dopo un inquadramento storico del periodo
prebellico in Europa con particolare riferimento al mito del
primitivo, analizza i rapporti che Milhaud ebbe con Les Six (i
Sei), Jean Cocteau e Paul Claudel.
Il periodo di affiliazione con il gruppo dei Sei (loro guida
spirituale era Erik Satie) per il compositore francese non fu un
episodio estemporaneo e poco incisivo della sua carriera, come la
maggioranza dei critici tende a definirlo, bensì una buona
palestra per affinare lo stile compositivo e maturare una propria
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estetica personale. Lo stesso vale per la sua collaborazione col
poeta Paul Claudel, suo grande amico, che lo fece crescere sia
musicalmente sia umanamente. Grazie a Claudel, ambasciatore di
Francia, Milhaud ebbe l‟oppotunità di viaggiare in Brasile per
più di un anno e di studiare la musica brasiliana. Al suo ritorno in
Francia queste influenze si riverseranno nel balletto Le Boeuf sur
le Toit (1919) sceneggiato da un personaggio intellettualmente
assai influente, portavoce di Les Six, Jean Cocteau.
Il terzo capitolo si apre con uno sguardo generale sulla diffusione
del jazz in Europa per poi analizzare la sua ricezione in Francia.
Dalle prime bande militari e complessi jazz sbarcati sul suolo
francese al seguito degli alleati durante la Grande Guerra, fino
alla fascinazione del jazz da parte degli intellettuali (Jean
Cocteau su tutti) e dei compositori, passando per il mito del
primitivo, l‟arte negra, il modernismo e la reazione (anti)artistica
dada e surrealista.
La Francia usciva dalla guerra vittoriosa ma prostrata
culturalmente, vide nel jazz un‟ancora di salvezza e vi si
aggrappò. Nacque una nuova ideologia imperialista che voleva
affermare la supremazia politica e culturale della Francia sul
resto del mondo. Il confronto con la cultura americana e la
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soluzione al problema delle colonie, ormai stanche di non avere
diritti come cittadini francesi, non potevano essere rimandati.
Darius Milhaud in questo clima fece il suo primo incontro col
jazz a Londra nel 1920, subito ne fu colpito e inserì alcuni
richiami in Caramel mou (1920); tuttavia la vera scoperta del
jazz doveva ancora avvenire. Nel 1922 durante un tour negli Stati
Uniti ebbe l‟occasione di ascoltare l‟orchestra di Paul Whiteman,
che lo colpì per la sonorità pastosa ed elegante; sempre nello
stesso anno a Harlem sentì un gruppo di afroamericani suonare il
jazz in stile New Orleans. Per Milhaud si trattò di una vera e
propria rivelazione, ciò che sentiva era totalmente differente da
quello che aveva udito ascoltando Paul Whiteman. Egli comprò
subito dei dischi di jazz per studiarli, con la volontà di inserire
questo linguaggio in un‟opera di musica da camera.
L‟accettazione del jazz da parte di Milhaud non si può capire se
non collegandola al suo forte senso di appartenenza all‟identità
francese ed ebraica cui egli apparteneva. Egli si sentiva
profondamente legato al mondo mediterraneo, e la musica
popolare gli serviva per arricchire la sua tradizione personale, in
questo senso anche l‟adozione del jazz, oltre alla prima
fascinazione dettata dall‟ambiente in cui viveva, è più profonda
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di quello che alcuni critici, come Gendron o Perloff, hanno
voluto contestare a Milhaud.
3
Senza dubbio l‟esempio della sua estetica musicale, fra tradizione
e innovazione, è racchiuso nella sua opera La Création du
Monde.
Il quinto e ultimo capitolo analizza la genesi e la struttura di
questo balletto. Dai primi contatti nel 1922 con il poeta Blaise
Cendrars e il pittore Fernand Legér, fino alla decisione di Rolf de
Maré, produttore dei Balletti Svedesi, di farsi carico del progetto
e di portarlo a compimento. Il 25 ottobre 1923 andò in scena La
Création du Monde. Non fu il successo che ci si aspettava, la
musica di Milhaud era troppo condizionata dallo scenario di
Legér e dalla coreografia di Jean Börlin. Inoltre il soggetto di
Cendrars, che voleva proporre il mito africano della creazione del
mondo, finì per essere considerato come l‟ennesima fantasia
modernista africana, nonostante gli sforzi iniziali di de Maré per
svincolare il balletto da una simile visione.
Così il lavoro finì per ritrovarsi in mezzo alla furia del dibattito
sulle colonie sia a destra sia a sinistra. La musica di Milhaud non
3
NANCY PERLOFF, Art and the everyday. Popular entertainment and circle of Erik
Satie, Oxford University Press, USA 1993, p. 97; BERNARD GENDRON, Between
Montmartre and the Mudd Club. Popular music and the avant-garde, University of
Chicago Press, Chicago 2002, pp. 89-92.
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riusciva ad essere apprezzata. Eppure si trattava di una sapiente
commistione tra classico e jazz, almeno quello dei primordi.
In Francia si cominciò a guardare alla musica della Création
come capolavoro quando, dopo il fallimento dei Balletti Svedesi
(1925), la musica fu slegata dal peso scenico e coreografico. Il
mutamento d‟opinione fu dovuto anche al fatto che il jazz non
era più una moda passeggera, ma era ormai divenuto parte
integrante della vita culturale francese.
Nel finale del capitolo si è cercato di ricostruire la ricezione della
Création negli Stati Uniti. A dieci anni dalla prima francese
l‟opera di Milhaud ebbe un‟accoglienza strepitosa in terra
americana, fu considerata come la sintesi perfetta tra musica
“colta” e “jazz”,
4
addirittura superiore alla Rhapsody in Blue
(1924) di Gershwin. Il modernismo americano, spostato di
qualche anno avanti rispetto a quello europeo, fece dell‟opera di
Milhaud un simbolo del cosmopolitismo americano, mentre
quello francese prima considerò la Création du Monde come una
fantasia africana, poi come emblema del jazz francese. L‟iniziale
volontà del compositore (collegare il jazz al suo retaggio africano
con la musica classica) si perde in un sedimentarsi di significati
4
Si precisa che l‟utilizzo del termine colto è funzionale per una distinzione primaria tra il
rapporto tra cultura “alta” e “bassa”, come categoria accettata a livello identificativo,
tuttavia non vuole essere discriminante, poiché il jazz è una forma d‟arte colta, cioè
pensata.
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che la sua opera acquisisce negli anni; al fattore musicale si
aggiunge prepotentemente quello culturale e sociale.
All‟interno di questo capitolo è stata inserita una “guida
all‟ascolto”, utile per chi volesse cimentarsi in un ascolto
analitico della Création. Per ulteriori spunti discografici è stata
predisposta, dopo l‟appendice, una discografia essenziale.
In appendice si è voluto proporre la recensione di una curiosa e
surreale riproduzione televisiva del balletto Le Boeuf sur le Toit,
di Darius Milhaud e Jean Cocteau. Una “chicca” realizzata del
regista elvetico Adrian Marthaler.
Concludiamo col capitolo bibliografia: è doveroso segnalare la
totale mancanza di letteratura in lingua italiana e studi di autori
italiani sull‟argomento della presente tesi.
5
Stupisce che i
ricercatori francesi abbiano dedicato pochissimi saggi a questo
periodo di Milhaud, mentre è meglio analizzato dagli studiosi
americani. Tuttavia per alcuni aspetti, come il colonialismo, si è
dovuto fare affidamento a fonti di carattere più prettamente
storico.
5
Vi è un testo del 1969 di Antonio Braga su Milhaud, ma essendo una biografia (non di
facile reperibilità) e, comunque, non imprescindibile, si è preferito non utilizzarlo.
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Consci di alcuni limiti del nostro lavoro e consapevoli che sia più
un punto di partenza che d‟arrivo, ci auguriamo che la ricerca
storica musicale in questa direzione possa continuare.
***
La curiosità e la ricerca mi hanno spinto a incontrare molte
persone in questi anni di studio. Per prima vorrei ringraziare
Rosa Cafiero, maestra insostituibile, che pazientemente mi ha
seguito nel mio percorso, lasciandomi libero di seguire il mio
istinto, incoraggiandomi e indirizzandomi, quando necessario,
nelle giuste direzioni di ricerca e d‟ascolto.
Ringrazio i musicologi Stefano Zenni e Luca Bragalini, il primo
per avermi fornito materiali utili per la tesi, il secondo per aver
appoggiato la mia ricerca.
Non possono mancare i ringraziamenti alla mia famiglia che,
adottandomi quasi appena nato, mi ha permesso di vivere e di
studiare. Un grazie affettuoso a Isabèl, incontrata lungo il
cammino di studi, condividendo i miei umori, sopportandomi e
supportandomi a passeggio per Milano.
Vorrei ringraziare il mio maestro, Ilario Pillitu, per avermi fatto
scoprire gioie e dolori del saxofono, e il grande Mario Marzi per
avermi aperto un mondo, quello del saxofono “classico”.
- 13 -
Un grazie particolare va a mio nonno Giò, sempre presente nella
musica, che per primo mi ha trasmesso l‟amore per questa
bellissima arte.
Non potendo citare tutti gli amici, li ricordo così:
Nella storia della musica ci sono solo l’amore e la bontà e il
lavoro di coloro che tengono viva oggi la memoria di ieri,
grazie agli amici della musica per sempre.
ORNETTE COLEMAN
(dedica in Jazz Tales, Earbooks, 2007)
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1. DARIUS MILHAUD
1.1 CENNI BIOGRAFICI
Darius Milhaud nacque ad Aix en Provance il 4 settembre 1892,
unico figlio di una famiglia di origine ebraica. I suoi antenati si
stabilirono in Provenza sin dal XV secolo.
1
Crebbe in un
ambiente musicale favorevole che gli permise di familiarizzare
presto con la musica.
2
A sette anni intraprese lo studio del
violino e a dodici entrò a far parte del quartetto d‟archi del suo
maestro Léo Brugier; ciò gli permise di accostarsi alla
produzione per quartetto d‟archi di Debussy con grande
entusiasmo.
3
Iniziò, senza successo, a studiare armonia con il
Luogotenente Hambourg, direttore della banda del
1
DARIUS MILHAUD, Ma vie heureuse, Belfond, Paris 1973, p. 9; DARIUS MILHAUD,
Notes Without Music, Alfred. A. Knopf, New York 1953, in particolare il capitolo Origins.
Cfr. CHRISTOPHER PALMER, Darius Milhaud, in The New Dictionary of Music &
Musicians, edited by Stanley Sadie, Mc Millan Publisher Limited, London 1991, p. 305;
JEREMY DRAKE, Darius Milhaud in Grove Music Online, Ed. L. Macy, visitato il 22
Febbraio 2010, http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
2
Il padre era un eccellente pianista dilettante e un pilastro della società musicale locale,
mentre la madre, italiana (di cognome faceva Allatini), era un contralto raffinato. DARIUS
MILHAUD, Ma vie heureuse, Belfond, Paris 1973, pp. 16-17; DARIUS MILHAUD, Notes
Without Music, Alfred. A. Knopf, New York 1953, pp.10-14. Cfr. JEREMY DRAKE,
Darius Milhaud in Grove Music Online, Ed. L. Macy, visitato il 22 Febbraio 2010,
http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
3
Milhaud si affrettò, dopo aver scoperto Debussy, a comprare la partitura di Pélleas et
Mélisande. DARIUS MILHAUD, Ma vie heureuse, Belfond, Paris 1973, pp.18-19;
DARIUS MILHAUD, Notes Without Music, Alfred. A. Knopf, New York 1953, p.16. Cfr.
JEREMY DRAKE, Darius Milhaud in Grove Music Online, Ed. L. Macy, visitato il 22
Febbraio 2010, http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
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Sessantunesimo Reggimento.
4
I genitori di Milhaud nutrirono la
sua curiosità musicale portandolo ad assistere a vari concerti in
tutta la Francia. E ben presto egli maturò le sue preferenze
musicali: una fascinazione per Debussy, Bordin e Rismkij-
Korsakov, così come una repulsione per Wagner.
5
Nel 1909 entrò al Conservatorio di Parigi. Qui studiò armonia
con Xavier Leroux, fuga con Charles-Marie Widor, e
orchestrazione con Paul Dukas.
6
Milhaud mostrava scarso
interesse per l‟applicazione delle procedure armoniche
tradizionali nel comporre, così nel 1911 si decise, dopo i
frustranti studi con Leroux, a prendere lezioni private di
contrappunto con André Gédalge.
7
Suoi allievi erano stati alcuni
4
Milhaud dice di Hambourg: «Excellent professeur, mais territerriblement impatient, il eut
tant de fois l‟occasion de se mettre en colère […] que ma mère, craignant que je ne fusse
nerveusement impressionné par son irritation […]». DARIUS MILHAUD, Ma vie
heureuse, p. 20; DARIUS MILHAUD, Notes Without Music, pp. 18-19. Cfr. JEREMY
DRAKE, Darius Milhaud in Grove Music Online,
http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
5
Repulsione giovanile. Milhaud era infastidito, soprattutto, dal carattere rivoluzionario di
Wagner, dalle sue istanze di cambiamento della tradizione e dal suo ego smisurato.
DARIUS MILHAUD, Ma vie heureuse, p. 27; DARIUS MILHAUD, Notes Without Music,
p. 26. CHRISTOPHER PALMER, Darius Milhaud, in The New Dictionary of Music &
Musicians, edited by Stanley Sadie, Mc Millan Publisher Limited, London 1991, p. 307;
MARTIN COOPER, a cura di, Storia della Musica. La Musica Moderna 1890-1960, vol.
X, trad. dall‟inglese Riccardo Bianchini (The New Oxford History of Music X. The Modern
Age 1890-1960), Feltrinelli, Milano 1987
4
, p.250.
6
DARIUS MILHAUD, Ma vie heureuse, p. 31; DARIUS MILHAUD, Notes Without
Music, p. 31. Cfr. MARION BAUER, Darius Milhaud, in «The Musical Quarterly»,
Vol.28, No. 2 (Apr., 1942), p. 141; CHRISTOPHER PALMER, Darius Milhaud, in The
New Dictionary of Music & Musicians, edited by Stanley Sadie, Mc Millan Publisher
Limited, London 1991, p. 305; JEREMY DRAKE, Darius Milhaud in Grove Music Online,
http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
7
Ibidem.
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dei principali compositori francesi: Schmitt, Ravel, Honegger.
8
Il
nuovo maestro e la sua tecnica contrappuntistica ebbero un forte
impatto sullo stile compositivo del giovane Milhaud.
9
Un anno più tardi abbandonò lo studio del violino per dedicarsi
completamente alla composizione, sua vera e unica aspirazione.
In Conservatorio discorreva di musica con Ravel, Satie, Bloch,
Fauré, Koechlin, e molti altri. Essi esercitarono grande influenza
su Milhaud, ma fu Igor Stravinskij il compositore di cui ebbe
maggior rispetto e considerazione.
10
Sebbene separati da più di
dieci anni di differenza, entrambi avevano un interesse per il
gusto neoclassico e la poliritmia, ed esperienze infauste prima di
giungere alla fama.
11
Milhaud frequentò il Conservatorio sino al 1915. Durante questo
periodo, oltre a comporre regolarmente, poté cimentarsi nella
direzione e nell‟orchestrazione; acquisì anche una solida tecnica
8
ALAIN LOUVIER, André Gédalge, in Grove Music Online, Ed. L. Macy, visitato il 22
Febbraio 2010, http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/10809.
9
DARIUS MILHAUD, Ma vie heureuse, pp. 31-33; DARIUS MILHAUD, Notes Without
Music, pp. 31-33. Cfr. JEREMY DRAKE, Darius Milhaud in Grove Music Online,
http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
10
Milhaud espresse la sua ammirazione per il compositore russo con l‟Hommage à Igor
Stravinsky, op. 435, per quartetto d‟archi del 1977. CHRISTOPHER PALMER, Darius
Milhaud, in The New Dictionary of Music & Musicians, edited by Stanley Sadie, Mc Millan
Publisher Limited, London 1991, p. 309.
11
Si pensi alla disastrosa prima del Sacre du Printemps e agli sfortunati esordi parigini dei
lavori di Milhaud nei primi anni ‟20.
- 17 -
ed esperienza pianistica, e cominciò la formulazione della sua
idea di politonalità.
12
Nel corso degli studi liceali e per tutta la sua giovinezza il
compositore provenzale spese gran parte del suo tempo in
compagnia di letterati che lasciarono una traccia indelebile in lui.
Tra i primi che conobbe ci furono i poeti Léo Latil
13
e Armand
Lunel, quest‟ultimo divenne suo stretto collaboratore e
librettista.
14
Tutti e tre avevano comuni interessi nella letteratura,
nella musica e nell‟estetica.
15
Essi vollero incontrare il poeta
Francis Jammes, il cui stile asciutto ed essenziale, quasi rurale,
contrastava con l‟impressionismo di Maeterlinck.
16
Non a caso il
primo lavoro pubblicato di Milhaud era basato sui poemi di
Jammes, mentre la prima opera, La brebis égarée (1910-15),
12
DARIUS MILHAUD, Ma vie heureuse, p. 33; DARIUS MILHAUD, Notes Without
Music, p. 33. Cfr. CHRISTOPHER PALMER, Darius Milhaud, in The New Dictionary of
Music & Musicians, edited by Stanley Sadie, Mc Millan Publisher Limited, London 1991,
p. 305; JEREMY DRAKE, Darius Milhaud in Grove Music Online,
http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
13
Léo Latil morì nel corso della Prima Guerra Mondiale. Il triste avvenimento colpì molto
Milhaud che successivamente traspose molti suoi poemi in musica e gli dedicò un quartetto
per archi. DARIUS MILHAUD, Ma vie heureuse, pp. 20-24; 61-62; DARIUS MILHAUD,
Notes Without Music, pp. 21-23; 67-68; JEREMY DRAKE, Darius Milhaud in Grove
Music Online, http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
14
DARIUS MILHAUD, Ma vie heureuse, pp. 20-24; DARIUS MILHAUD, Notes Without
Music, pp. 21-23. Cfr. JEREMY DRAKE, Darius Milhaud in Grove Music Online,
http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
15
Ibidem.
16
Milhaud e Latil si recarono da Jammes per mostrare a lui i propri lavori: il compositore
gli sottopose il primo atto de La brebis égarée, mentre il poeta un suo componimento.
DARIUS MILHAUD, Ma vie heureuse, pp. 34-37; DARIUS MILHAUD, Notes Without
Music, pp. 35-39. Cfr. MARION BAUER, Darius Milhaud, in «The Musical Quarterly»,
Vol.28, No. 2 (Apr., 1942), pp. 144-145; JEREMY DRAKE, Darius Milhaud in Grove
Music Online, http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
- 18 -
portava il nome di un altro lavoro del poeta.
17
Jammes non fu la
sola personalità che il nostro compositore conobbe, egli strinse
legami anche con gli scrittori André Gide, Blaise Cendrars e il
pittore Fernand Léger.
18
Un‟altra importante influenza la ebbe da
sua cugina Madeleine Milhaud, talentuosa attrice e scrittrice, che
sposò nel 1925. Tuttavia colui che ebbe un ruolo decisivo per la
maturazione umana e professionale del compositore fu Paul
Claudel, con cui intrattenne rapporti d‟amicizia e professionali
sino alla morte di quest‟ultimo (1955).
19
Negli anni della Prima Guerra Mondiale (1914-18), Milhaud si
trovava in Brasile come segretario di Claudel, allora
ambasciatore di Francia. Un‟esperienza che lo colpì
profondamente fu l‟incontro con la musica popolare brasiliana,
echi che si manifesteranno nella sua produzione successiva.
20
17
Poèmes de Francis Jammes, op.1, 1910-1912. Si veda DARIUS MILHAUD, Ma vie
heureuse, pp. 29-33; DARIUS MILHAUD, Notes Without Music, pp. 29-34. Cfr.
CHRISTOPHER PALMER, Darius Milhaud, in The New Dictionary of Music &
Musicians, edited by Stanley Sadie, Mc Millan Publisher Limited, London 1991, p. 309;
JEREMY DRAKE, Darius Milhaud in Grove Music Online,
http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
18
DARIUS MILHAUD, Ma vie heureuse, pp. 38-51; DARIUS MILHAUD, Notes Without
Music, pp. 40-60. Cfr. JEREMY DRAKE, Darius Milhaud in Grove Music Online,
http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.
19
Ibidem. Nel secondo capitolo della presente tesi sarà esplicato meglio il loro rapporto di
collaborazione.
20
Si segnalano L’homme et son desire (1918), Le Boeuf sur le toit (1919) e Saudades do
Brasil (1920-21). BAUER, Darius Milhaud cit., pp. 144-145. Cfr. CHRISTOPHER
PALMER, Darius Milhaud, in The New Dictionary of Music & Musicians, edited by
Stanley Sadie, Mc Millan Publisher Limited, London 1991, pp. 305;307; JEREMY
DRAKE, Darius Milhaud in Grove Music Online,
http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/18674.