Il Cubismo
Rapporti tra il Cubismo e le teorie scientifiche, matematiche e geometriche
contemporanee, superamento della realtà apparente e sintesi della forma perfetta.
“Nel suo tentativo verso l’eterno, il Cubismo spoglia dovunque le forme dalla loro
realtà geometrica, le equilibra nella loro verità matematica”. (Albert Gleizes)
Nel 1913 Guillaume Apollinaire scrive un testo (Peintres cubistes) che è in
pratica il manifesto del Cubismo , un movimento artistico che si sviluppa
contemporaneamente ad altri, quali il Dadaismo ed il Surrealismo, con i quali ha
in comune l’atteggiamento critico nei confronti dell’Impressionismo: ma le
analogie finiscono qui.
Il Cubismo, infatti, critica, sì, il tranquillo naturalismo, il sereno positivismo, la
pura registrazione degli elementi naturali degli Impressionisti, ma non nega la
possibilità che anche dall’osservazione del reale, si possa giungere ad una visione
superiore, di sintesi, che organizzi e selezioni, con l’opera dell’intelletto, i dati di
partenza, passando da un lavoro di rétina ad un lavoro di cervello.
Certamente è notevole, nel Cubismo, l’influenza delle teorie scientifiche e
matematiche sviluppatesi all’epoca, anche se, com’è naturale, esse sono recepite
in modo sommario ed approssimativo nei testi teorici del movimento: ciò che
colpisce i Cubisti è soprattutto la possibilità di un superamento della tradizionale
geometria euclidea, per attingere a quella che la scienza chiama quarta
dimensione.
In un certo senso siamo davanti ad un superamento della realtà apparente, ad una
sua interpretazione soggettiva, profondamente diversa, però, da quella
espressionista o surrealista, frutto dell’emotività dell’artista: è un soggettivismo di
natura mentale ed intellettuale, che libera l’oggettivo dal superfluo, da ciò che non
è essenziale, estraendone o astraendone con rigida razionalità ciò che serve per
produrre l’opera d’arte.
Vale la pena di citare George Seurat , ed il suo divisionismo , quale straordinario
precursore di questo atteggiamento dell’artista cubista che, con la sua opera,
“conferisce alla natura, stanca della sua realtà precaria, una realtà autentica”,
“una verità al di là del realismo”.
Tra gli anticipatori del Cubismo va inoltre menzionato in modo particolare Paul
Cezanne , che, seppure di radice impressionista, fu capace di una pittura
innovativa, solida, concreta, che, in una sua grande retrospettiva del 1907, rivelò
la sua natura di cubista ante litteram, intento a “trattare la natura per mezzo del
cilindro, della sfera, del cono”, a creare la forma-colore.
La preoccupazione fondamentale del Cubismo è il rigore, la costruzione della
forma, il volume, mentre passa , almeno inizialmente, in secondo piano il colore,
così importante nella spontaneità impressionista, che qui si utilizza
preferibilmente nei toni neutri, più adatti a mettere in rilievo l’essenzialità
strutturale degli oggetti.
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Il Cubismo e la scomposizione della forma
Dall’analisi della forma, attraverso la sua scomposizione, alla sintesi della sua
essenza ideale, al di fuori delle leggi del reale.
All’interno del movimento cubista, resta comunque una duplicità più o meno
dichiarata tra un’impostazione di tipo scientifico ed una di tipo istintivo, che
prevalgono alternativamente nelle varie personalità artistiche degli aderenti al
movimento, segnando in modo caratteristico l’opera di ognuno.
Dal 1909, il movimento cubista si sviluppa secondo fasi successive caratterizzate
da precise peculiarità:
inizialmente si parla di cubismo analitico, che compie, appunto, un’analisi
dell’oggetto, lo destruttura, lo sfaccetta, lo rompe, lo sminuzza, secondo un ritmo
minuto e denso, spesso monocromo, in seguito si passa al cubismo sintetico,
consequenziale al precedente, che riassume in una libera sintesi l’oggetto
smembrato e lo ricostruisce senza preoccupazione alcuna per le leggi oggettive
della prospettiva o del realismo, rappresentandolo contemporaneamente da più
punti di vista, quasi a raffigurarne l’essenza ideale.
Ancora una volta va sottolineato il generale clima culturale entro il quale si
colloca il fenomeno cubista, un clima di grande fermento per la scienza
matematica, la geometria, il pensiero speculativo, del quale il Cubismo
rappresenta un significativo momento estetico, e non solo.
Juan Gris quando dice: “Per me il Cubismo non è un procedimento, ma
un’estetica, se non addirittura una condizione dello spirito. E se è così, il
Cubismo deve avere una relazione con tutte le manifestazioni del pensiero
contemporaneo. Si può inventare isolatamente una tecnica, un procedimento, non
una condizione spirituale”.
Nella sua aspirazione ad una sintesi ideale, il Cubismo finisce poi per superare il
reale stesso, che è rappresentato come una sintesi a priori di un insieme di
caratteri essenziali puri, nitidi, ordinati, lontani dalle passioni, dalla quotidianità,
dalla storia: si gettano così le basi di un astrattismo razionalistico e metafisico che
non è evasione dalla realtà, spinta mistica di tipo kandinskiano, ma lucido atto
intellettuale con il quale l’artista ricompone la realtà secondo un suo ordine
interiore e secondo un utopico modello di purezza formale.
Significativa, nel 1918, l’adesione di Le Courbusier, architetto razionalista, a
questo atteggiamento purista del Cubismo, che sfocerà poi nel neoplasticismo (De
Stijl) di Piet Mondrian.
Gli artisti più noti ed importanti di questo movimento, tra i tanti che vi aderirono,
sono Pablo Picasso , George Braque , Fernand Léger , Constantin Brancusi , che
svilupparono il discorso cubista con caratteristiche del tutto peculiari e personali.
Influenza della corrente cubista sui successivi sviluppi dell’arte moderna europea
ed americana.
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Le origini dell’arte moderna sono solitamente rintracciate, tra tutti i movimenti
del primo novecento, prevalentemente nel Cubismo, riconoscendo comunque a
Paul Cezanne il ruolo indiscusso di straordinario precursore, ma questa versione si
presta a più di una contestazione. Va detto che, oltre a Cezanne, che scomponeva
le forme in piani diversi contenuti nella superficie piatta della tela, tra gli
ascendenti del Cubismo ha un suo ruolo importante anche l’arte negra, nella quale
l’artista africano sfaccettava la figura secondo i piani dell’intaglio, separati
nettamente fra loro, in questo caso in versione tridimensionale, come gli artisti
cubisti potevano ammirare in tante maschere africane molto di moda in quel
periodo e molto apprezzate per la loro suggestione primitiva e barbarica.
Lo stesso Picasso attraversa un suo “periodo negro”, al quale appartiene uno dei
dipinti più celebri, “Les demoiselles d’Avignon”, dove i volti delle donne
rappresentate si ispirano proprio alle maschere africane, con quel tanto di
“sgradevolezza” e “mostruosità” legate alla barbaricità dell’origine: eppure,
proprio Picasso inaugurerà uno dei movimenti artistici formalmente più sofisticati
e raffinati, dando vita al Cubismo analitico (prima fase).
I quadri degli artisti cubisti furono spesso definiti come astratti, per le loro
caratteristiche di non adesione ad una descrizione fedele della realtà, ma in effetti,
da un punto di vista più attuale, si può dire che il Cubismo rappresenti,
all’opposto, una spasmodica ricerca di concretezza, di descrittività della forma in
termini reali, intendendo tutti i possibili aspetti del reale osservato e riprodotto da
molteplici punti di vista. Paradossalmente si può, entro certi limiti, considerare il
Cubismo come l’ultima manifestazione dello spirito impressionista e addirittura
riconoscergli vaghe aspirazioni ad un recupero della tradizione classica, se
osserviamo, per esempio, alcune opere di Fernand Léger (“La
lecture”,”Composition aux trois figures” ed altre), dove si avverte l’influenza di
Nicolas Poussin, massimo rappresentante in Francia del classicismo del 17°
secolo.
La componente statica di tante opere cubiste di Picasso o Braque fu fin dall’inizio
recepita come un limite da artisti dello stesso movimento e probabilmente le
esplorazioni di Robert Delaunay verso nuove soluzioni cromatiche e dinamiche,
che lo renderanno il personaggio più rappresentativo dell’Orfismo, denunciano
proprio i limiti della poetica cubista, mentre lo stesso Léger, ammiratore di
Delaunay e aderente al Cubismo di Picasso, se ne discosta in seguito proprio
anche per sfuggire ad un ripiegamento in senso classicista che si può invece
ravvisare in certa produzione di Picasso degli anni venti.
La fondamentale innovazione del Cubismo fu quella di scartare l’uso della
prospettiva tradizionalmente intesa, e con esso ogni pretesa di rappresentare
illusionisticamente una realtà tridimensionale, per mostrare le possibilità della
rappresentazione da punti di vista diversi di una realtà statica fermata nella sua
complessità e tradotta in termini non realistici ma razionali, non naturalistici ma
logici e “possibili”, idealizzazione di un mondo fenomenico riorganizzato
dall’attività intellettuale e sintetizzato in linguaggio artistico.
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In questo senso si può dire che molti movimenti del ‘900, seppure in termini
diversi, aspirino allo stesso risultato, quello di giungere ad una rappresentazione
tutto sommato soggettiva del mondo: così fanno il Simbolismo, il Surrealismo ed
in genere tutti i movimenti non naturalistici o antinaturalistici, compreso
l’Espressionismo ed anche il tanto contestato Impressionismo, nel quale, loro
malgrado tutte le avanguardie artistiche hanno le radici.
Oggettivamente si può forse dire addirittura che il Cubismo ebbe meno di altri
movimenti influenza sui successivi sviluppi dell’arte moderna, soprattutto di
quella americana, derivata sostanzialmente dal Surrealismo, dal Dadaismo e
dall’Astrattismo europei, per procedere poi in direzioni del tutto differenti, pur
senza negare minimamente il valore delle opere migliori del Cubismo e dei suoi
rappresentanti.
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