2
Come le navi pronte a partire alla ricerca di nuovi lidi, ho
finalmente intrapreso il mio viaggio all’interno del testo shakespeariano
seguendo la via dell’acqua, elemento poliedrico per la sua capacità di
essere contemporaneamente simbolo di vita, di morte, di amore, di
conoscenza, di incostanza, di potenza, insomma di tutto ciò che
costituisce l’anima dell’esistenza umana.
Il mio lavoro si svolge attraverso l’analisi di tutti i drammi
shakespeariani e la ricerca in essi di tutte le immagini dell’acqua. La
mia attenzione sarà focalizzata non solo sull’acqua del mare, calmo o in
tempesta, sull’acqua dei fiumi e dei laghi, ma anche sull’acqua assente
dalla scena, ma presente come mera immagine, cioè come metafora
usata dai personaggi per significare un particolare concetto o come
ricordo di un evento avvenuto sull’acqua.
Il lavoro culmina nell’analisi di Antony and Cleopatra, in cui
le immagini dell’acqua raggiungono la loro completezza scenica e
simbolica. In questo dramma le immagini dell’acqua si completano a
vicenda e si sviluppano atto dopo atto, scena dopo scena, alternandosi
tra il mare Mediterraneo e il fiume Nilo, che non sono solo indicazioni
geografiche, ma portano con sé il peso simbolico di tutta l’opera. Per di
più, gli stessi personaggi, soprattutto i due protagonisti, rispecchiano
alcune caratteristiche dell’acqua, facendo di quest’opera il culmine e
nello stesso tempo il riassunto di tutto il mio lavoro di ricerca.
Alla fine è probabile che le mie interpretazioni non
aggiungeranno nulla di nuovo alla critica ufficiale su Shakespeare, ma
lo scopo di dare unità alle opere seguendo il profilo dell’immaginario
dell’acqua sarà presumibilmente raggiunto.
4
1. I SIMBOLI DELL’ACQUA
Tra i quattro elementi ritenuti fondamentali dagli antichi, vale a dire
aria, acqua, terra e fuoco, l’acqua è probabilmente quello più
complesso. Sotto le immagini superficiali dell’acqua, infatti, si
nasconde tutta una serie di significati più o meno evidenti che trasforma
questo elemento chimico in un simbolo letterario a tutti gli effetti.
L’acqua, tra tutti, è l’elemento che maggiormente si avvicina all’uomo
per la sua analogia con la scorrevolezza: la vita dell’uomo scorre così
come scorre un fiume nel suo letto; per questo l’acqua, come afferma
Bachelard, “è davvero l’elemento transeunte, la metamorfosi ontologica
essenziale tra il fuoco e la terra”.
1
All’immagine dell’acqua è possibile collegare diversi
significati, tra cui quelli della vita e della morte, attraverso i quali si
giunge ad una visione dell’acqua come elemento tipicamente
femminile. Oltre a questo non bisogna dimenticare i significati che
l’acqua ha assunto nel corso dei secoli a livello religioso e sul piano
mitologico e letterario, mantenendo sempre la connotazione di
elemento puro e purificatore, ma nello stesso tempo misterioso e
inquietante.
1
G. Bachelard, Psicanalisi delle acque, Como, Red Edizioni, 1992, pp. 16-17.
5
1.1 IN PRINCIPIO ERA L’ACQUA: IMMAGINI DI VITA NELLO
SPECCHIO DELLE ACQUE
Uno dei significati più importanti dell’acqua, anche se non il più
evidente, è quello che lo lega all’immagine della vita.
L’acqua è il principio di tutte le cose; le piante e gli animali non sono che acqua
condensata e in acqua si risolveranno dopo la morte.
2
Già nel VI secolo a. C., Talete aveva intuito che l’acqua era l’elemento
base dell’universo. Per il filosofo greco la Terra ha la forma di un disco
ondulato che galleggia sul fiume Oceano. L’acqua è l’archè, l’elemento
primordiale, origine di tutte le cose: senza acqua la vita risulta
impossibile; essa esiste in tre forme che sono trasformazioni dello
stesso elemento (solido, liquido ed aeriforme). Tutto è fatto di acqua e
tutto fa ritorno all’acqua.
3
Al di là del significato filosofico che lega l’immagine
dell’acqua alla vita, Paolo Sorcinelli individua un altro sottile
collegamento tra le due immagini:
Nell’immaginario collettivo l’acqua [non] ha mai completamente perso la
connotazione cosmica di elemento originario, alla stregua del liquido amniotico
dell’ambiente protettivo intrauterino.
4
2
R. Laurenti, Introduzione a Talete, Anassimandro, Anassimene, Bari, Laterza, 1997, p. 62.
3
Ibidem, pp. 62-82.
4
P. Sorcinelli, Storia sociale dell’acqua. Riti e culture, Milano, Edizioni Bruno Mondadori, 1998, p.
6.
6
Dunque, tutti gli esseri umani hanno il loro primo contatto con la vita
attraverso l’acqua materna. Del resto, anche la mitologia e la psicanalisi
freudiana e jungiana sono molto chiare nell’attribuire all’acqua un
significato materno e, quindi, vitale.
La mitologia riporta alcuni aneddoti degli antichi Greci,
secondo i quali il mare era il simbolo della nascita. In persiano, inoltre,
Ardvi sura era la sorgente contenente l’acqua di vita, mentre Ardvi sura
anahita era la dea dell’acqua e dell’amore.
5
Nei Veda le acque erano
chiamate matritamah, che significa “le più materne”. Per i Sumeri a
significava “acqua”, ma anche concepimento, generazione e perfino
sperma.
In Messico il primo lavaggio di un neonato avveniva tra
litanie di ringraziamento alla dea dell’acqua, considerata la vera madre
del bambino. Ungheresi e Finnici pregavano la madre acqua, simile alla
madre terra, per avere figli. Infine, in Gambia le donne con problemi di
fertilità si immergono ancora oggi negli stagni del coccodrillo sacro,
perché le loro acque sono ritenute propizie al concepimento.
6
Secondo Jung la proiezione dell’immagine materna sull’acqua
conferisce a quest’ultima delle qualità quasi magiche, peculiari della
madre, come quella di dare la vita, appunto attraverso l’acqua.
7
Nei
sogni e nelle fantasie, inoltre, il mare, o una qualsiasi vasta distesa
d’acqua, significa l’inconscio. Anche quest’ultimo può essere collegato
all’aspetto materno dell’acqua, perché esso viene considerato in
psicanalisi come madre o matrice della coscienza.
8
5
Del resto anche Venere, dea dell’amore, ha a che fare con l’acqua, essendo nata dalla schiuma
formatasi dalla caduta in acqua del fallo di Urano.
6
Cfr. M. Hoffmann - J. Ray, Miti e leggende di Terra, Fuoco, Acqua, Aria, Milano, Mondadori,
1995, p. 49.
7
Sul piano religioso si pensi al simbolismo dell’acqua battesimale nella Chiesa cattolica, che fa
rinascere il neonato ad una vita nuova, lavata dal peccato originale.
8
Cfr. C. G. Jung, Simboli della trasformazione, Vol.5, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, pp. 218-
219.
7
Peraltro Freud spiega il significato dei sogni che hanno come
elemento principale l’acqua, con fantasie di vita intrauterina,
dell’esistenza nel ventre della madre e dell’atto di nascita.
9
Anche Guido Garufi riconosce che si nasce dall’acqua,
tuttavia
la nascita è il suo opposto, il feto è nell’acqua […] eppure da essa si ritira. Noi
stessi siamo acqua, ma anche qualcosa che acqua non è, pur partendo da radici
idrofile.
10
D’altro canto, concorda Adelio Bravi, il neonato, pur essendo
perfettamente in grado di nuotare in apnea, entro pochi giorni dalla
nascita tende a perdere questa facoltà e spesso a sviluppare addirittura
un’idiosincrasia dell’acqua, che soltanto molto più tardi riuscirà a
vincere.
11
L’osservazione di Marco Guzzi sull’argomento sembra essere
ancora più pregnante:
Nasciamo sempre dalle acque. Dalla loro rottura. Da un dilagare. E quindi anche da
una morte.
12
Se si vuole accettare la sua interpretazione, allora la nascita è una
coincidenza di opposti e l’acqua ne porta un fardello morale ancora più
importante, perché funge da collegamento tra i due antipodi, la vita e la
morte, che in questo caso si trovano a presiedere allo stesso
avvenimento.
9
Cfr. S. Freud, L’interpretazione dei sogni, Roma, Newton Compton Editori, 1988, pp. 297-299.
10
G. Garufi, “Semantica di una goccia”, in G. Garufi – A. Santori (a cura di), Acqua. Storia di un
simbolo tra vita e letteratura, Ancona, Transeuropa, 1997, p. 78.
11
Cfr. A. Bravi, “Psicoanalisi e clinica dell’acqua”, in G. Garufi – A. Santori (a cura di), op. cit., p.
10.
12
M. Guzzi, “Nascere dalle acque”, in G. Garufi – A. Santori, (a cura di) op. cit., p. 82.
8
Ma l’acqua non è solo elemento che dà vita perché liquido
amniotico, bensì è acqua vitale perché in qualche modo è anche latte,
cioè liquido che nutre gli esseri viventi. Bachelard propone
un’equazione secondo la quale ogni liquido è acqua e ogni acqua è
latte:
Per l’immaginazione materiale ogni liquido è acqua. […] Se spingiamo più in là la
nostra ricerca nell’inconscio, esaminando il problema dal punto di vista
psicanalitico, diremo che ogni acqua è latte.
13
Il latte materno, dunque, ci porta ancora una volta a pensare all’acqua
come ad un elemento femminile ma, al di là di questo primo significato
più evidente, che propone il filosofo francese, ve ne è anche un altro,
meno forzato, vale a dire quello dell’acqua che diventa il latte di Madre
Natura.
14
In questo caso l’acqua è quella del mare, liquido e cibo vitale
per le migliaia di pesci che lì vivono e che si nutrono inconsciamente di
particelle infinitesimali di cibo disciolte in esso, al pari di un bambino
che si nutre al seno materno senza sapere cosa sta inghiottendo.
Nell’acqua non c’è ricerca di cibo, come c’è sulla terra, ma tutto scorre
e fluttua insieme al liquido stesso.
13
Cfr. G.Bachelard, op. cit., p. 139.
14
Secondo Bachelard la valorizzazione sostanziale che fa dell’acqua un latte inesauribile non è
l’unica valorizzazione che imprime all’acqua un carattere profondamente femminile. A ragione il
filosofo afferma che nella vita di ciascun uomo compare, oltre alla madre, una seconda donna, vale a
dire la moglie o l’amante. Ora questa seconda donna sarà ugualmente proiettata nella natura e in
particolare nell’acqua. Peraltro, continua Bachelard, sono gli stessi corsi d’acqua ad avere una
funzione prettamente sessuale, poiché evocano la nudità femminile, con le loro anse che ricordano le
curve di un nudo di donna. (op. cit. p. 49 e 149).
9
1.2 L’ALFA E L’OMEGA: L’ACQUA IMMAGINE DI MORTE
L’acqua è un elemento affascinante e poliedrico proprio perché dalle
sue immagini scaturiscono dei significati profondi, seppur opposti.
L’acqua presiede alla nascita e al nutrimento di ciascun essere vivente,
ma in molti casi essa assume anche un significato di morte.
Ci sono due tendenze che portano a collegare l’acqua alla
morte. La prima è quella che fa dell’acqua una sorta di “tomba in
movimento”, cioè un luogo scelto da altri per affidarvi un corpo, anche
se la morte non è avvenuta sull’acqua; la seconda è quella che fa
dell’acqua un “letto di morte”, cioè il luogo prescelto da chi ha deciso
di porre fine alla propria vita in acqua.
In questi casi, dunque, potrebbe esserci la volontà, inconscia
nei casi dei suicidi e deliberata nei riti funebri, di sottolineare la
ciclicità della vita umana: dall’acqua si nasce e nell’acqua si ritorna,
alfa e omega dell’esistenza.
Un primo collegamento tra l’acqua e la morte è dunque
rintracciabile nei riti funebri di alcune popolazioni del passato. Tra i
Celti, per esempio, c’era l’usanza di affidare la bara al mare o al fiume,
in modo da restituire le spoglie umane ad uno dei quattro elementi
fondamentali che componevano la vita dell’uomo.
15
Anche
Shakespeare ci riporta tale usanza in Pericles, quando Thaisa, creduta
morta, viene chiusa in una bara e affidata alla custodia delle onde del
mare.
Naturalmente, l’acqua non era l’unico elemento a cui si
affidavano le spoglie umane. Altri riti funebri restituivano il corpo
15
Cfr G. Bachelard, op. cit., pp. 89-91.
10
mortale agli altri elementi: in alcune regioni vi era la consuetudine di
lasciare il corpo all’aria aperta, esposto alla voracità degli uccelli
predatori; vi era, inoltre, e vi è tutt’ora, la consuetudine di seppellire il
corpo o di cremarlo, restituendolo, rispettivamente, alla terra e al fuoco.
Anche la mitologia concorre ad alimentare il concetto
secondo il quale l’acqua è simbolo di morte: si pensi ai fiumi
dell’Oltretomba, come l’Acheronte e lo Stige, entrambi nominati da
Dante in La Divina Commedia. L’Acheronte era il fiume che segnava il
confine con l’Oltretomba e veniva attraversato dalle anime sulla barca
guidata da Caronte, mentre le acque dello Stige erano considerate
venefiche, e nell’opera di Dante esso rappresenta la palude che
circonda la città di Dite. Sempre per rimanere nell’ambito dantesco, si
ricordino anche i due fiumi che si trovano nel Paradiso terrestre, il Lete
e l’Eunoè, in cui le anime che stavano per passare in Paradiso si
immergevano rispettivamente per cancellare la memoria dei peccati
commessi in vita e per rafforzare quella delle opere buone.
.
Fino ad ora, il significato dell’acqua in relazione alla morte è
rimasto relegato nell’ambito del mito e del rituale religioso, ma non
bisogna tralasciare anche un secondo collegamento tra l’acqua e la
morte, che porta a pensare all’acqua come “elemento desiderato” da chi
sta per morire.
Talvolta il richiamo agli elementi materiali è così forte da
consentire una sorta di classificazione di alcuni tipi di suicidio. Sembra,
infatti, che il tipo di morte scelto dagli esseri umani non sia mai
casuale, ma in ogni occasione risulta essere strettamente determinato
dalla psiche. Per quanto riguarda l’acqua, sembra che questo elemento
costituisca un tragico richiamo soprattutto per le donne. Ciascun
elemento rappresenta una “patria” della morte, con i suoi fedeli e i suoi
11
aspiranti, e l’acqua, “che è la patria delle ninfe vive, [diventa così]
anche la patria delle ninfe morte.”
16
Ancora una volta, dunque, l’acqua
si presenta come elemento decisamente femminile. Il suicidio
nell’acqua sembra essere una pratica adottata particolarmente dalle
donne, soprattutto in letteratura, dove la determinazione psicologica dei
personaggi risulta più forte che nella realtà e il suicidio è presentato
come l’atto finale di un lungo destino intimo. L’Ofelia dell’Hamlet di
Shakespeare diventa, in questo senso, il simbolo del suicidio femminile.
Nell’opera del nostro autore non si assiste al suicidio sulla scena come
per altre eroine shakespeariane, ma è la regina Gertrude che racconta a
Laerte l’accaduto, attraverso la descrizione del paesaggio che circonda
il ruscello in cui Ofelia si è uccisa. Si tratta di un luogo ameno, che non
ha nulla a che vedere con un paesaggio funereo. La stessa morte sembra
non avere nulla di tragico, perché Ofelia diventa un tutt’uno con
l’acqua, è una sirena che canta arie e si consuma lentamente, andando
incontro ad una morte di fango:
Her clothes spread wide,
And mermaid-like a while they bore her up;
Which time she chanted snatches of old tunes,
As one incapable of her own distress,
Or like a creature native and endued
Unto that element. But long it could not be
Till that her garments, heavy with their drink,
Pulled the poor wretch from her melodious lay
To muddy death.
(Hamlet, IV, vii, 147-155)
17
16
G.Bachelard, op.cit., p. 100.
17
Tutte le citazioni delle opere shakespeariane sono tratte, quando non diversamente specificato, da
S. Wells - G. Taylor (eds.) The Oxford Shakespeare. The Complete Works, New York, Oxford
University Press, 1988.
12
E Laerte:
Too much of water hast thou, poor Ophelia,
And therefore I forbid my tears. But yet
It is our trick; nature her custom holds,
Let shame say what it will. When these are gone,
The woman will be out. Adieu my lord.
I have a speech of fire that fain would blaze,
But that this folly douts it.
(Ibidem, IV, vii, 158-164)
Qui viene messo in evidenza dalla regina che Ofelia è una creatura
destinata a morire nell’acqua, poiché la paragona ad un essere non solo
nato dalle acque, ma addirittura predisposto dalla natura stessa a vivere
in esse (“creature native and endued unto that element”);
18
nell’acqua
ritrova, dunque, “il suo elemento”, realizzando, paradossalmente, la
pienezza della propria esistenza proprio nella morte.
Nell’analisi condotta dalla Showalter e da Bachelard sul
suicidio femminile si rileva che in questi casi l’acqua diventa il simbolo
profondo, organico della donna che piange le sue pene e i cui occhi
risultano annegati dalle lacrime, così come il suo corpo custodisce il
sangue, il liquido amniotico e il latte.
19
Per la Showalter, in particolare,
18
Tale affermazione, che sembra dipingere Ofelia come unica nata dall’acqua e, quindi, unica degna
di morire nell’acqua, è resa ancora più forte dalle parole di Amleto riguardo al cadavere di Polonio.
Quando Rosencrantz gli domanda che fine ha fatto fare al corpo del padre di Ofelia, Amleto
risponde: “Compounded it with dust, / whereto ‘tis kin.” (IV, ii, 4-5). Un padre e una figlia, dunque,
restituiti ciascuno all’elemento che gli è proprio per natura: Ofelia all’acqua, Polonio alla terra.
19
Cfr. G. Bachelard, op. cit., p. 101 e E. Showalter, “Representing Ophelia: Women, Madness and
the Responsibilities of Feminist Criticism”, in P. Parker- G. Hartman (eds.), Shakespeare and the
Question of Theory, London, Methuen, 1985, p. 81.
13
Drawning […] was associated with the feminine, with female fluidity as opposed to
masculine aridity.
20
Ma l’uomo non è del tutto arido, poiché partecipa di questa fluidità
mostrando tutto ciò che in lui vi è di femminile, come fa Laerte alla
notizia della morte di Ofelia. E il suo ritornare alla tipica aridità
maschile è sottolineata dallo “speech of fire”, da quel fuoco, elemento
opposto all’acqua, che asciuga la parte più nascosta di sé.
La preferenza dell’acqua sugli altri elementi ci conduce a
paragonare la ciclicità dell’acqua alla ciclicità della vita umana.
Parafrasando il versetto biblico che ricorda all’uomo di essere nato
dalla polvere e di far ritorno alla polvere alla fine della vita, si potrebbe
ipotizzare che la ciclicità perfetta si abbia nel momento in cui l’uomo,
nato nell’acqua del liquido corporeo della donna, raggiunge
nuovamente questo elemento con la morte nelle acque che, per questo
motivo, sarà la più “materna” delle morti, poiché simbolo del ritorno
nel grembo materno.
Ancora più interessante sarebbe conoscere i motivi per cui il
suicidio in acqua sia commesso soprattutto dalle donne, ma questo
richiederebbe una ricerca psicanalitica a parte, che conducesse a
scoprire cosa scatta nella mente delle donne che scelgono una morte
che riempia il loro corpo di acqua.
21
Indipendentemente dal collegamento tra acqua, morte e
donna, si osserva chiaramente come l’acqua sia l’unico elemento che
porta l’essere alla dispersione totale.
20
E. Showalter, op. cit., p. 81.
21
In questa sede si possono solo avanzare delle ipotesi, la più ovvia delle quali è che solo la donna
può “apprezzare” veramente la morte nelle acque, perché solo lei può portare nel proprio grembo
l’acqua vitale, il liquido amniotico. Con una morte tale, probabilmente, desidera avere in sé un altro
tipo di acqua, che chimicamente non è più liquido amniotico, ma che rimane comunque liquido
vitale, perché capace di darle, paradossalmente, una nuova vita, liberandola da ciò che prima la
rendeva infelice.
14
Ciascun elemento possiede una propria dissoluzione, la terra ha la polvere, il fuoco
il fumo. L’acqua dissolve nel modo più completo. Ci aiuta a morire totalmente.
22.
E questo ci porta a cogliere più da vicino anche il senso del voto di
Faust nella scena finale del Doctor Faustus di Cristopher Marlowe:
O soule, be chang’d into little water drops,
And fall into the Ocean, ne’re be found.
(Doctor Faustus, vv. 1977-1978)
1.3 L’ACQUA COME SIMBOLO MITOLOGICO E RELIGIOSO
Da sempre, nella storia dell’uomo, l’acqua è presente come elemento
caratterizzante di miti e rituali religiosi, con significati di volta in volta
diversi.
La Tölle–Kastenbein prepone al suo libro sulla cultura
dell’acqua presso gli antichi un interessante capitolo in cui traccia la
storia mitologica di questo elemento primordiale, considerando
soprattutto la valenza che esso assumeva presso gli antichi Greci.
23
Nei miti greci si narra che da Oceano, il figlio maggiore di
Urano e Gaia, si generarono tutti i mari, i fiumi, le fonti e i laghi e tutte
le sorgenti di acqua dolce e salata. Nei racconti di Omero, Oceano era
considerato come il fiume del mondo da cui scorrevano tutti i fiumi
della terra. Questa credenza cambiò nel momento in cui fu compiuto il
22
G. Bachelard, op. cit., p. 110. Tra l’altro, secondo quanto afferma il primo clown in Hamlet, è
l’acqua presente nel corpo umano che accelera la definitiva consunzione dei cadaveri. (“Your water
is a sore decayer of your whoreson dead body”; V, i, 166-167)
23
Cfr. R. Tölle-Kastenbein, Antike Wasserkultur, München, C.H. Beck’sche Verglagsbuchhandlung,
1990, pp. 11-15.
15
primo grande viaggio al di là delle colonne d’Ercole, quando Oceano da
fiume del mondo divenne mare del mondo.
Nell’epica omerica, in particolare, il dio del mare era
raffigurato da Poseidone, che esercitava il proprio potere su tutti i mari
insieme alla moglie Anfitrite. Oltre ad altre divinità dei mari, vi erano
anche diverse divinità dei fiumi. Il culto di tali divinità si rafforzò in
epoca romana con Nettuno, che veniva festeggiato nelle famose
Neptunalia come dio delle acque dolci, poiché solo più tardi venne
assimilato a Poseidone, come dio dei mari. Strettamente collegati con
Oceano erano anche i fiumi dell’Oltretomba, come lo Stige, il Cocito e
l’Acheronte, che rafforzano, come già visto in precedenza, il concetto
dell’acqua come immagine nefasta.
Un’altra immagine dell’acqua è quella che la lega alle
profezie degli oracoli. Spesso una profezia veniva rivelata attraverso
l’acqua di una fontana o di una sorgente oppure erano gli stessi siti
oracolari che terminavano con una fonte, come gli oracoli di Apollo a
Didima, Delfi e Rodi. Inoltre, l’acqua assumeva una funzione magica
anche in seguito alle pratiche dell’idromanzia, una tecnica divinatoria,
in base alla quale era possibile prevedere il futuro osservando liquidi in
ebollizione o liquidi di colori diversi. Si praticava anche studiando i
movimenti dell’acqua dopo aver gettato in essa degli oggetti particolari.
Al di là delle credenze magiche in relazione alle acque, questo
elemento risulta essere naturalmente simbolo di purezza. Secondo
Bachelard
16
l’acqua limpida costituisce una tentazione costante per il simbolismo facile della
purezza. Ciascun uomo, anche senza una guida, anche senza la convenzione
sociale, trova quest’immagine naturale.
24
Ed è proprio tale immagine di purezza scaturita dall’acqua che rende
quest’elemento protagonista della maggior parte dei rituali religiosi. Le
acque del Battesimo per i Cristiani e le acque del Gange per gli Indù
dissolvono e purificano il passato, determinando la rinascita spirituale.
Nel Cristianesimo, inoltre, il lavacro del Battesimo e la solenne
benedizione dell’acqua durante la Veglia pasquale si associano all’uso
dell’acqua santa per benedire luoghi, oggetti, persone e, negli
esorcismi, per liberare gli ossessi dalla possessione diabolica. Sempre
rimanendo nell’ambito religioso non bisogna dimenticare anche il culto
dell’acqua miracolosa, capace di restituire la giovinezza o di guarire
dalle malattie.
Per la Hoffmann, qualsiasi acqua che si muove, in sorgenti o
cascate, è considerata come “acqua viva” e pertanto capace di generare
la vita o di restituire la giovinezza.
25
Bachelard, invece, sembra essere
più concreto, sciogliendo la complessa metafora della fontana della
Giovinezza in un’immagine decisamente più quotidiana. Per il filosofo
francese, infatti,
ognuno a casa possiede una fontana della giovinezza nella sua bacinella d’acqua
fredda, in una sferzante mattina. E senza una simile esperienza triviale, il
complesso della poetica Fontana della Giovinezza non potrebbe forse configurarsi.
L’acqua fresca risveglia e ringiovanisce il viso, il viso dove l’uomo si sente
invecchiato, quando invece vorrebbe che non lo si vedesse invecchiare.
26
24
G. Bachelard, op. cit., p. 160.
25
Cfr. M. Hoffmann - J. Ray, op. cit., p. 48.
26
G. Bachelard, op. cit., p. 172.