5
tecnologia sulla conduzione della guerra, nel senso di una evoluzione delle
capacità militari dovuta ai miglioramenti apportati ai sistemi d’arma, che
non modificano però, i concetti operativi e tattici che servono al loro
utilizzo
3
. Diversamente, l’espressione “Rivoluzione negli affari militari”
viene utilizzata secondo un’accezione più ampia della prima, in quanto le
innovazioni tecnologiche producono mutamenti profondi nella dottrina e
nella struttura delle forze, inducendo anche ad utilizzare nuovi concetti
strategici ed operativi, per sfruttare appieno le potenzialità offerte dalla
tecnologia. Al livello più alto ci sono poi le “Rivoluzioni militari”,
attraverso le quali l’innovazione tecnologica entra nel tessuto sociale di una
popolazione, influenzandone i fattori economici, industriali, demografici e
culturali
4
.
Nel periodo attuale, stiamo assistendo ad un profondo mutamento nelle
tecnologie dell’informazione che non ha eguali nella storia per rapidità di
espansione, fino al punto di comunicare quasi in tempo reale, almeno nelle
zone più sviluppate del globo. La diffusione delle tecnologie
dell’informazione inoltre, ha ridotto i costi della comunicazione,
aumentando al contempo il potere comunicativo; basti pensare che i mezzi
di comunicazione di massa hanno raggiunto ormai una copertura globale e
agendo in tempo reale, influiscono sulla percezione degli eventi da parte
delle opinioni pubbliche.
Tale mutamento è stato recepito anche nella sfera militare, dove le
tecnologie dell’informazione sono state impiegate nei moderni sistemi
d’arma, tanto da aumentarne fortemente la capacità distruttiva, riducendo
allo stesso tempo i danni collaterali. Questo mutamento, induce ad
ipotizzare un modello di guerra ad alta tecnologia che probabilmente ne
3
C. Jean, Manuale di Studi Strategici, Milano, FrancoAngeli, 2004. p.195-196.
4
B. Moller, The Revolution in Military Affairs: Mith or Reality?, Copenhagen, Peace Research
Insitute, IIS Working Paper, n. 15, 2002. p. 10-12.
6
cambierà la natura stessa. Tra gli analisti non vi è una spiegazione univoca
di ciò che tale trasformazione porterà a livello storico, se una profonda
rottura col passato, che induca a pensare ad una rivoluzione, o se un evento
cumulativo delle precedenti esperienze, dunque un’evoluzione degli affari
militari.
Sembra tuttavia opportuno ritenere che, le innovazioni tecnologiche
dell’informazione utilizzate per la realizzazione di nuovi sistemi d’arma,
oltre che come principio di trasformazione della dottrina militare, possano
trasformare completamente il campo di battaglia, attraverso la riduzione
drastica del tempo delle operazioni. Le tecnologie informatiche infatti, se da
una parte permettono di conoscere la gran parte delle informazioni
disponibili, circa la situazione sul campo di battaglia e sul nemico, dall’altra
consentono di ottenere tali informazioni in modo così rapido e puntuale, da
poter effettuare operazioni di manovra e di attacco talmente repentine, da
assicurarsi una superiorità netta sull’avversario. A livello tattico, per
ottenere la vittoria attraverso le nuove tecnologie informatiche, si deve
avere la capacità di distruggere i sistemi operativi e di controllo del nemico
prima che questo possa reagire. A livello strategico invece, un tale dominio
delle informazioni dovrebbe cancellare la capacità di attacco del nemico,
ottenendo anche un effetto di deterrenza, dovuto alla consapevolezza della
propria debolezza. Se tale strategia avesse successo, significherebbe essere
realmente in presenza di una nuova concezione della guerra, che causerebbe
una Rivoluzione negli affari militari.
Lo stato attuale delle cose tuttavia, non permette un giudizio oggettivo
circa la presenza o meno di questo tipo di rivoluzione nel mondo
contemporaneo, in quanto l’innovazione dei sistemi d’arma dovuta alle
tecnologie informatiche, è ancora agli inizi. Negli Stati Uniti esiste però, la
prospettiva concreta di condurre le future guerre secondo i nuovi canoni,
7
prova ne sia la guerra del Golfo del 2002, nella quale sono stati attuati
alcuni dei principi proposti nella nuova dottrina militare.
Le sfide imposte da questo tipo di mutamento nel settore militare, non
sono rimaste confinate nel territorio americano, ma hanno coinvolto altri
Paesi oltreoceano e le organizzazioni sovranazionali delle quali fanno parte.
La diffusione verso i Paesi alleati dell’America, di ciò che per
semplificazione espositiva verrà chiamata Rivoluzione negli affari militari
5
,
è dovuta a vari fattori tra i quali, l’enorme potenza esercitata dagli Stati
Uniti nello scenario internazionale dopo il crollo dell’impero sovietico; la
necessità per i Paesi alleati dell’America di contenere il divario tra le due
sponde dell’Atlantico, evitando di rimanere ai margini della scena politica
mondiale; gli effetti degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 alle
Torri Gemelle di New York, sul mutamento delle politiche occidentali nei
confronti del terrorismo.
Obiettivo del presente studio, incentrato sulla nuova Rivoluzione negli
affari militari di stampo americano, è analizzare l’eventualità che tale
rivoluzione possa essere o meno in atto, anche in una media potenza quale è
l’Italia. Verranno altresì individuati, i probabili canali di diffusione dei
principi della Rivoluzione negli affari militari nel Paese, oltre al modo in
cui tali principi possono essere recepiti dalla classe politica e militare
nazionale.
L’approccio con il quale è stato affrontato il presente studio, attribuisce
importanza sia alle questioni politico-strategiche che hanno indotto il
profondo processo di trasformazione in campo militare entro i Paesi
5
Il cambiamento in atto a livello militare negli Stati Uniti, non si è ancora completamente
realizzato, per tale motivo è difficile poter affermare che si tratta di una vera e propria rivoluzione
nella conduzione della guerra. I presupposti di un mutamento radicale tuttavia, sono presenti. Per
tale motivo, nel presente studio verrà utilizzata l’espressione “Revolution in Military Affairs” o
“Rivoluzione negli affari militari”, o ancora l’acronimo RMA, per descrivere la condizione attuale
degli affari militari.
8
occidentali, sia ad elementi concreti di attuazione di tali politiche, che
implicano lo sviluppo delle capacità necessarie per soddisfarle.
Nel primo capitolo, l’attenzione verrà posta sulla descrizione generale
del fenomeno della Rivoluzione negli affari militari dalle sue origini. Sarà
infatti ripercorso il cammino evolutivo di tale concezione, dal momento in
cui nella ex Unione Sovietica, gli analisti iniziarono a concepire l’idea di un
mutamento radicale a livello tecnico-militare, che avrebbe potuto portare un
vantaggio strategico sugli Stati Uniti. Dal momento in cui gli statunitensi
presero coscienza di tale fenomeno, iniziarono essi stessi, uno studio
approfondito sui possibili effetti rivoluzionari, che l’innovazione
tecnologica applicata al settore militare avrebbe potuto portare nella
conduzione della guerra. Si passerà poi, a considerare l’evoluzione della
dottrina militare che secondo gli statunitensi sarebbe dovuta avvenire, per
compiere quell’evento rivoluzionario che si aspettavano. Da subito infatti,
gli analisti americani si resero conto che l’utilizzo della sola tecnologia non
sarebbe bastata a sconfiggere gli avversari in un conflitto: erano altrettanto
importanti gli adeguamenti della dottrina che avrebbero modernizzato lo
strumento militare. La dottrina militare infatti, non è statica ma riflette la
cultura strategica del Paese in un dato periodo di tempo. A tal proposito, nel
presente studio si procederà illustrando un excursus storico
dell’adeguamento delle dottrine militari occidentali, in particolare
statunitensi, modificatesi in ragione del mutamento delle dinamiche
politiche che si sono verificate a seconda dei periodi storici. Entro il quadro
delle dottrine militari statunitensi, verrà approfondita la questione della loro
rilevanza, nel soddisfare le esigenze strategiche che si sono venute a creare
a causa del mutamento geopolitico mondiale, dovuto alla fine della guerra
fredda. Verrà approfondito anche un aspetto più tecnico di tali dottrine
militari statunitensi, ossia il mezzo con cui queste riescano a soddisfare la
condizione del dominio globale, per assolvere ad esigenze strategiche: i
9
nuovi concetti operativi, legati alle tecnologie innovative riguardanti la
superiorità dell’informazione. Tali concetti avranno rilevanza se saranno
impiegati di volta in volta in modo combinato, a seconda del tipo di
operazione e della specifica missione da svolgere.
Il secondo capitolo, sarà incentrato sull’aspetto prettamente tecnologico
della Revolution in Military Affairs, che si basa soprattutto sul System of
Systems dedicato all’integrazione dei sistemi d’arma. Tale sistema,
permetterà agli Stati Uniti di ottenere il dominio delle informazioni sul
campo di battaglia, dunque la superiorità strategica sull’avversario.
Nell’idea del suo teorico, l’Ammiraglio William Owens, il System of
Systems deve funzionare in modo tale che qualsiasi sensore o sistema che
raccoglie l’informazione, la possa trasmettere rapidamente ad un altro
sistema che si occupa di attaccare il bersaglio. I mezzi che permettono tale
processo e che verranno analizzati dettagliatamente nel presente studio,
sono: il Command, Control, Communication, Computer, Intelligence (C4I);
l’Intelligence, Surveillance, Reconnaissance (ISR); in ultimo le armi di
precisione, che vengono utilizzate con il munizionamento guidato di
precisione (Precision Guided Munitions – PGMs – ). Al di fuori del System
of Systems, sono stati studiati soprattutto negli Stati Uniti, altri mezzi con i
quali raggiungere gli obiettivi militari e politici, minimizzando allo stesso
tempo gli effetti collaterali. Tali mezzi rientrano nella categoria delle armi
inabilitanti non-letali, chiamate così proprio perché i loro effetti non sono
mortali ma inducono comunque il nemico alla resa. Tali armi, benché non
siano innocue come il loro nome farebbe pensare, vengono studiate in
quanto ritenute importanti nell’affrontare le nuove minacce imposte da
attori non statali, che inducono ad un ripensamento del conflitto diverso nei
modi e negli scopi dalle guerre convenzionali, combattute con eserciti
regolari. Le innovazioni tecnologiche della Revolution in Military Affairs
infine, verranno viste da una prospettiva diversa rispetto a quella
10
prettamente tecnologica, ossia secondo l’organizzazione dello strumento
militare, il quale si deve modificare nella sua struttura e nella formazione
del personale, in base alla tecnologia utilizzata dalle sue Forze Armate. Nel
quadro della Revolution in Military Affairs infatti, l’innovazione
tecnologica accompagnata dai nuovi concetti operativi, necessita di uno
strumento militare che si adatti ad una nuova struttura organizzativa, in
grado di utilizzare i nuovi sistemi d’arma al meglio. Tali sistemi, nonostante
siano progettati per un semplice utilizzo, implicano la necessità di
formazione e addestramento del personale, che deve essere in grado di farli
funzionare, da soli o integrati con altri, a seconda delle missioni da
svolgere. Da un altro punto di vista invece, il fattore tecnologico è in grado
di modificare l’organizzazione militare nella sua struttura che da piramidale
passa ad una struttura a rete, nella quale vengono ridotti i tempi di decisione
e favorita l’iniziativa, a vantaggio della qualità dei risultati.
Il terzo capitolo sarà incentrato invece, sulla diffusione del fenomeno
statunitense che passa sotto il nome di Revolution in Military Affairs,
attraverso le sponde dell’Atlantico. In tale capitolo, si cercherà di risolvere
la questione della veicolazione della RMA, in base alle scelte politiche in
ambito di Sicurezza e Difesa effettuate dai maggiori Paesi alleati degli Stati
Uniti, tra i quali l’Italia. Inizialmente, il problema verrà affrontato da un
punto di vista degli obiettivi che tale politica deve raggiungere e la strategia
che deve perseguire per attuarli. Tali obiettivi devono andare a far parte sia
della politica interna al Paese, sia di quella estera, per legittimare la propria
azione. A tal proposito, verrà analizzato il caso atipico dell’Italia che
nonostante sia una media potenza, ha preferito storicamente delegare la
propria politica estera agli organismi sovranazionali di appartenenza.
Successivamente, si cercherà di analizzare il divario esistente tra gli Stati
Uniti ed i suoi alleati a livello tecnologico e l’incidenza che tale fattore ha
sulle politiche statunitensi e regionali, nel momento in cui si deve far fronte
11
ad una minaccia. La trasformazione a livello tecnologico della guerra,
incide in tali politiche in quanto né l’Unione Europea, né l’Alleanza
Atlantica sono in grado di stare al passo con le avanzatissime capacità
statunitensi nella guerra dell’informazione, col rischio di rimanere al
margine della scena politica internazionale e fare assumere al Paese
d’oltreoceano un ruolo dominante all’interno della NATO. Da questa
questione, scaturisce il bisogno di analizzare come gli elementi
fondamentali della Rivoluzione negli affari militari, siano stati diffusi dagli
Stati Uniti verso la NATO, per ovviare a quel divario tecnologico e militare
che sembra essere sempre più incolmabile. Dall’Alleanza Atlantica
all’Europa il passo è relativamente breve, in quanto gli elementi
fondamentali della RMA fanno fatica ad attecchire nell’organizzazione
europea, a causa della mancanza di una politica di Sicurezza e Difesa
comune a tutti i Paesi membri dell’Unione. Il capitolo si concluderà con un’
analisi dell’Italia nel quadro delle organizzazioni internazionali alle quali
appartiene, implicate nella Rivoluzione negli affari militari. Quest’ultima, è
la conseguenza tangibile di un cambiamento nelle politiche e nelle strategie
di sicurezza del Paese che la adotta. Occorrerà dunque, sviscerare il
processo di trasformazione in atto a livello nazionale nell’ambito della
Difesa, per capire se sia in corso un cambiamento rivoluzionario all’interno
del Paese, o se piuttosto, siamo in presenza di un semplice
ammodernamento del settore della Difesa. Verrà approfondito a tal
proposito, il rapporto esistente tra gli organi parlamentari nazionali e le
Assemblee parlamentari delle organizzazioni delle quali l’Italia fa parte, per
capire come il Paese recepisca ed attui le disposizioni approvate in sede
internazionale, in merito alle linee guida che conducono verso una
Rivoluzione negli affari militari diffusa dagli Stati Uniti. In seguito, verrà
analizzato il modo in cui i vertici militari fanno proprie le direttive espresse
dal Parlamento e le traducono in linee guida, per dirigere lo strumento
12
militare nazionale verso un suo adeguamento in dimensioni e capacità, atte
a soddisfare gli impegni assunti entro l’Alleanza e l’Unione Europea.
Il quarto capitolo, mostrerà gli effetti pratici della direzione politica e
militare dello strumento nazionale, che si riflettono sull’ampiezza del
coinvolgimento del Paese, nella maggioranza delle iniziative intraprese
dalle organizzazioni internazionali di appartenenza. Tale coinvolgimento si
traduce in pratica, nell’ assolvimento delle missioni da compiere, sia a
livello interforze, sia in ambito multinazionale. Verranno approfondite due
delle operazioni svolte dalle Forze Armate italiane e tutt’ora in corso che
sfruttano più delle altre, gli elementi costitutivi della Rivoluzione negli
affari militari. Tali operazioni – Enduring Freedom e Iraqi Freedom – sono
funzionali a verificare la presenza o meno, di elementi fortemente
innovativi che dovrebbero caratterizzare l’organizzazione, le dottrine e le
capacità delle Forze Armate italiane del periodo successivo alla guerra
fredda. Verrà posta poi, l’attenzione sui programmi della Difesa italiana,
per osservare se e in che modo, il Paese ha recepito le capacità proposte dal
System of Systems statunitense, in base alla pianificazione dell’Alleanza
Atlantica e dell’Unione, riguardo le capacità da acquisire a livello europeo.
Di fronte al gap tecnologico con gli Stati Uniti e soprattutto dopo
l’esperienza negativa subita durante il conflitto nell’area balcanica della
fine degli anni Novanta, i Governi europei hanno sviluppato una maggiore
cooperazione per le attività di Ricerca e Sviluppo (R&S), sia per contenere i
costi, sia per razionalizzare i fondi per la difesa, evitando duplicazioni. In
quest’ambito, l’Italia al pari degli altri Paesi europei, ha intrapreso un
processo di razionalizzazione della propria industria della Difesa e ha
cercato di sviluppare programmi che fossero strumentali agli impegni presi
in sede internazionale, per l’assolvimento delle missioni. Da ultimo, sarà
analizzato il budget a disposizione della Difesa, per capire se tutte le
innovazioni che lo strumento militare nazionale sta portando avanti, siano
13
in grado di essere compiute, o se il processo di trasformazione in atto è
semplicemente un adeguamento minimo agli strumenti militari degli
Alleati, per evitare che il divario già esistente aumenti ancora di più.
14
Capitolo I
ORIGINI STRATEGIE E DOTTRINE
L’idea della Rivoluzione negli affari militari attirò l’attenzione di tutto
il mondo dopo la guerra del Golfo del 1991, quando il successo delle Forze
Armate statunitensi sull’esercito iracheno fu salutato come una vittoria della
superiorità tecnologica, più semplicemente chiamata vittoria delle “smart
bombs”
1
. Allora la tecnologia militare sembrò offrire la possibilità di rapide
e decisive vittorie, con rischi minimi per il proprio personale militare e per
la popolazione civile entro il teatro operativo.
Oggi ci sono diversi modi di considerare l’attuale Rivoluzione negli
affari militari, al punto che non esiste ancora una definizione univoca. In
1
Le bombe intelligenti non sono un particolare tipo di bomba, ma un’intera classe di ordigni dalle
caratteristiche più disparate e con un punto in comune: l’enorme precisione nel colpire il bersaglio
anche in movimento con un’accuratezza di pochi metri e per oggetti fermi la precisione è
addirittura maggiore. Esse infatti, sono bombe tradizionali alle quali vengono applicati particolari
sistemi di guida che sfruttano le tecnologie laser o GPS, le quali permettono la direzione autonoma
verso l’obiettivo, modificando se del caso, la traiettoria attraverso spostamenti correttivi e
progressivi. L’uso di queste armi ha un duplice vantaggio strategico, ossia una precisione nel
bombardamento che sarebbe impossibile con le bombe a caduta, contemporaneamente alla facoltà
per i piloti degli aerei di sganciare a distanza di sicurezza dall’obiettivo (stand-off); inoltre è
possibile condurre attacchi multipli con pochi mezzi ed in ogni condizione meteorologica.
Nonostante il forte aumento nella precisione di centrare il bersaglio, tali bombe non sono infallibili
anche se il clamore suscitato dall’operazione “tempesta nel deserto” in Iraq e le immagini proposte
dai mass-media, ebbero come conseguenza la notoria espressione di “bomba intelligente”. In realtà
Baghdad fu colpita da un numero limitato di questi ordigni, i quali più che “intelligenti” sono
precisi, con un’accuratezza standard, pari al 95-98%. Per approfondire l’argomento, si rimanda al
paragrafo I.2.3 del presente studio.
15
via generale si possono rintracciare da una parte, i sostenitori del concetto
di Rivoluzione negli affari militari e dall’altra gli scettici
2
.
I primi sostengono che l’uso sistematico della tecnologia
dell’informazione permetterà sia di avere una visione virtuale a tutto tondo
del campo di battaglia, sia di distruggere il nemico con armi di estrema
precisione; tutto ciò consentirà di condurre le operazioni con minori rischi
per il proprio personale militare ed il suo equipaggiamento e allo stesso
tempo massimizzare i benefici. Riguardo alle specifiche ipotesi
tecnologiche sono emerse varie scuole di pensiero che variano da un
approccio molto prudente circa il riconoscimento dell’influenza delle nuove
tecnologie sullo strumento militare, all’idea di una rivoluzione globale che
abbraccia l’intero arco della tecnologia dedicata al settore militare, dalle
armi alla robotica
3
. Le nuove tecnologie dunque, altererebbero la natura del
conflitto militare in modo talmente radicale, che le Forze Armate per trarre
vantaggio da tali innovazioni, dovrebbero sottoporsi ad energici
2
Tra i sostenitori della RMA ricordiamo John Arquilla e David Ronfeldt in “Cyberwar is
coming!” del 1993 in cui vengono enfatizzate la comunicazione e l’intelligence per la conduzione
delle guerre future, anziché la dimensione delle Forze Armate; gli stessi autori, nel libro del 1997
Athena’s Camp. Preparing for Conflict in the Information Age ribadiscono il loro punto di vista.
Della stessa opinione è Martin Libiki che nel 1998 ha scritto “Information War, Information
Peace”, e ancora nello stesso anno, Ahmed Ashim in “The Revolution in Military Affairs Outside
the West” affronta il tema della RMA come trasformazione radicale presa in considerazione anche
dai Paesi non occidentali. Tra i critici ricordiamo Michael O’Hanlon – che nel suo articolo
“Beware the RMA’nia!” del 1998 presentava le ragioni dello scetticismo verso la RMA – e
Lawrence Freedman il quale in “The Revolution in Strategic Affairs” del 1998 chiariva che gli
elementi della RMA erano presenti già negli anni Settanta, dunque sembra più corretto pensare ad
un orientamento più evolutivo che rivoluzionario della RMA.
3
O’Hanlon identifica quattro tipi principali di scuole: System of System, Dominant Battlespace
Knowledge, Global reach global power, Vulnerability. Ad esse ne aggiunge altre, come quella di
Alvin ed Heidi Toffler che in ambito storico, collocano la moderna rivoluzione dell’informazione
al pari della rivoluzione agricola e di quella industriale. M. O’Hanlon, Technological change and
the future of warfare, Washington DC, Brookings Institution Press, 2000, p. 11-18.
16
cambiamenti a livello strutturale ed organizzativo. Gli eserciti di massa
sarebbero rimpiazzati da piccole unità di professionisti, che dovrebbero
aggiornarsi continuamente a seconda degli sviluppi della tecnologia e
questa a sua volta renderà superflui alcuni livelli della catena di comando,
visto che grazie al flusso di informazioni, un Comandante potrà essere
virtualmente presente al fronte senza più bisogno dei passaggi tradizionali.
Ciò comporterà anche una leadership militare diversa da quella tradizionale,
con una preparazione culturale ed una capacità di prendere decisioni ben
più ampia di quella tradizionale.
Al contrario, i critici della RMA – i quali credono che i cambiamenti
portati siano più evolutivi che rivoluzionari – affermano che ci si affida
troppo ai cambiamenti tecnologici, senza porre sufficiente attenzione al
fatto che i potenziali effetti portati dalla tecnologia sono stati
abbondantemente sopravvalutati e che essi comunque non saranno in grado
di eliminare completamente la “nebbia della guerra”
4
. Infatti anche se
potentissimi mezzi tecnologici potessero offrire la totale conoscenza dei
punti di forza del nemico e permettessero di localizzare esattamente la sua
posizione, non riuscirebbero a svelare le sue intenzioni, tantomeno i suoi
tentativi di mascheramento e inganno. Affidandosi troppo alla dimensione
tecnologica della RMA e cercando di ottenere un rapido successo sul
campo, si rischia di non considerare il conflitto in tutta la sua complessità,
con il risultato di vincere una battaglia perdendo la guerra. Infine, i
cambiamenti provocati dall’accrescimento di una tecnologia così sofisticata
inducono a pensare che il budget a disposizione dello strumento militare
possa essere modificato in senso crescente, visto che i mezzi tecnici,
4
Con l’espressione “nebbia della guerra” lo stratega Carl von Clausewitz intese descrivere
l’imprevedibilità del conflitto, dove tutte le azioni si susseguono in un clima di incertezza nel
quale le informazioni raccolte non sono accurate anzi, addirittura contraddittorie e quindi
impongono ai vertici militari la logica delle probabilità nell’ambito di valutazioni costi-benefici.
17
l’addestramento di alta qualità ed i costi per la ricerca e sviluppo,
porteranno la RMA ad essere talmente dispendiosa che non tutti i Paesi
anche tra quelli più ricchi, potranno permettersela.
Gli esperti della RMA, siano essi sostenitori o scettici, sembrano
comunque tutti concordi nel sostenere che la tecnologia ha sempre avuto un
forte ascendente sulla guerra, ma tale ascendente è variato a seconda di
come la tecnologia è stata utilizzata nelle concezioni strategiche, nelle
dottrine operative e nella tattica. Nel caso particolare della nuova
Rivoluzione negli affari militari – quella dell’informazione – i tre livelli
dell’arte militare si sono integrati e sovrapposti e se la RMA dovesse
realizzare completamente il suo percorso, la battaglia perderebbe le sue fasi
successive di fuoco e manovra per diventare simultanea.
In ultimo va notato che un cambiamento rivoluzionario nel modo di
condurre i conflitti, coinvolge non solo i mezzi tecnologici e le dottrine a
disposizione, ma l’organizzazione stessa dello strumento militare.
Nell’attuale Rivoluzione negli affari militari, con il passaggio dalle guerre
di distruzione di massa alle guerre di precisione, lo strumento militare
passa dagli eserciti di massa a Forze Armate ridimensionate nel numero e
più professionali che possono essere adattate alle diverse missioni da
eseguire.
18
I. 1. Origini della RMA
La disamina circa l’attuale Rivoluzione negli affari militari ha avuto il
suo massimo eco negli anni Novanta, quando le problematiche strategiche
erano caratterizzate dalla scomparsa del nemico stabilito – l’Unione
Sovietica – la conseguente incertezza strategica, la rapida evoluzione delle
tecnologie e la volontà degli Stati Uniti di mantenere la leadership a livello
mondiale. In realtà la RMA ebbe origine da un lungo periodo di
rinnovamento del pensiero militare americano, all’inizio degli anni Settanta,
all’indomani della guerra in Vietnam
5
. All’incirca nello stesso periodo,
durante la guerra fredda, la NATO stimò che se ci si fosse trovati davanti ad
un attacco a sorpresa sul fronte centrale, da parte dei Paesi membri del Patto
di Varsavia, i soldati occidentali sarebbero stati in rapporto numerico di uno
a tre rispetto agli altri, ed i carri sovietici avrebbero potuto facilmente
5
Un episodio della guerra del Vietnam più di altri, è chiarificatore di ciò che condusse il Think
Tank strategico americano verso la RMA, ossia il bombardamento del ponte di Thanh Hoa. Tale
ponte aveva un’importanza strategica fondamentale, in quanto i vietnamiti lo usavano per i
rifornimenti logistici da destinare alla guerriglia VietCong che combatteva nel sud del Paese; gli
americani avevano provato a bombardarlo centinaia di volte dal febbraio 1965 all’ottobre 1968
durante l’operazione Rolling Thunder, ma sempre con scarsi risultati perché impiegavano bombe a
caduta libera che oltre a non portare alcun risultato perché altamente imprecise, mettevano a
rischio i velivoli impiegati a causa delle numerose uscite che erano costretti a fare per cercare di
colpire il bersaglio, con costi umani e monetari notevoli. La soluzione di questo annoso problema
venne trovata nel 1972, quando per la prima volta gli americani riuscirono a centrare l’obiettivo,
concentrando le forze in modo affidabile nel punto desiderato, sfruttando il principio di massa. In
particolare, vennero usate bombe a guida laser – la prima versione della Paveway – che con sole
quattro sortite dei velivoli F-4 riuscirono a portare a termine la missione in modo efficace.
Sull’argomento si rimanda a P. Batacchi, Il potere aereo nell’età della Rivoluzione negli affari
militari. Il caso della campagna aerea NATO per il Kosovo, Tesi, Università degli Studi di Firenze,
anno accademico 2001-2002.