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INTRODUZIONE
La presente tesi è volta a descrivere e spiegare il fenomeno del femminismo in
Egitto e, in particolare, delle forme e delle prospettive che ha assunto nel corso del
XX secolo. Il Novecento, infatti, ha visto la nascita in tutto il Medio Oriente di
movimenti di donne, decise a rivendicare maggiori diritti e ruoli per se stesse e in ciò
l‟Egitto ha avuto il ruolo di pioniere. Lì, infatti, prima che altrove nel mondo arabo, i
processi di modernizzazione e secolarizzazione e i contatti sempre più frequenti con i
paesi occidentali crearono nel corso dell‟Ottocento condizioni favorevoli per
l‟insorgenza di un discorso pubblico sulla donna e, conseguentemente, per la nascita
di un vero e proprio movimento femminista.
Se già verso la fine dell‟Ottocento esistevano testimonianze di una certa sensibilità
femminista, specie fra le egiziane di ceto medio- alto, da un punto di vista linguistico
il fenomeno nacque nel 1909 grazie ad una raccolta di articoli e saggi della scrittrice
Malak Hifni Nassef che, sotto lo pseudonimo di Bahithat al-Badiya, denunciò la
necessità di migliorare le condizioni delle donne, attraverso nuove opportunità di
studio e lavoro e il recupero delle libertà garantite dal Corano. Il titolo di quest‟opera
era Al-Nisaiyat, la cui radice (nisai) rimandava a qualcosa prodotto dalle o relativo
alle donne. I contenuti del testo chiarivano la posizione della scrittrice e lo stampo
femminista del suo messaggio.
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Occorre considerare che, nel corso del presente lavoro, ho utilizzato il termine
“femminismo” in duplice maniera: da un lato, in senso letterale, in riferimento ai
movimenti e iniziative intrapresi dalle donne in favore delle donne; talvolta sono
state le egiziane stesse a usare il termine “femminista” per descrivere il proprio
approccio e i propri propositi, talaltra sono state le teoriche e le studiose del
femminismo egiziano a definire in quei termini l‟operato di quelle donne. Dall‟altro
lato, ho utilizzato la parola in senso metaforico e quindi in riferimento a tutte le
realtà satellite che hanno giocato un ruolo importante durante l‟esperienza
femminista, come quelle che analizzerò in seguito.
Da un punto di vista storico, la nascita di un vero e proprio femminismo, visibile e
organizzato, coincise con l‟istituzione dell‟Egyptian Feminist Union (EFU) nel 1923.
Attraverso questa associazione, le egiziane intrapresero una strenua lotta contro
quelle disparità in ambito pubblico e privato che le ponevano in condizioni
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Margot Badran e Miriam Cooke (a cura di) Opening the Gates:a Century of Arab Feminist Writing,
Bloomington, Indiana University Press, 1990, pp.XVII- XVIII.
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svantaggiate rispetto agli uomini e, a questo proposito, lavorarono per assicurarsi
l‟accesso a tutti i livelli dell‟istruzione, migliori possibilità di lavoro, più ampie
tutele nel campo delle leggi sullo Stato Civile e maggiori diritti politici.
Ciò che mi ha spinto ad affrontare questo argomento, quindi, è stata la curiosità di
studiare queste iniziative di emancipazione e miglioramento delle proprie condizioni
intraprese dalle donne egiziane, a discapito dei numerosi stereotipi e pregiudizi
diffusi in Occidente, secondo cui la donna musulmana è soggiogata e messa a tacere
da una presunta “cultura patriarcale”. Non solo, nell‟immaginario collettivo
occidentale vi è anche la convinzione che per le donne musulmane la conquista di
maggiori diritti per sé e l‟elevazione del proprio status può coincidere solo con
l‟abbandono del proprio apparato culturale e con l‟assunzione di quello occidentale,
ritenuto superiore e più liberale nei confronti del sesso femminile. Lo studio della
letteratura relativa al femminismo in Egitto, invece, dimostra come questo
fenomeno, nonostante i frequenti e intensi rapporti con l‟Europa, abbia formulato in
termini autoctoni le proprie ideologie ed i propri metodi; ha sì subito il fascino e
l‟influenza occidentali, ma ha tradotto quei mandati secondo lo schema culturale
locale. I principi religiosi islamici hanno guidato l‟operato di tutte le femministe
egiziane, anche di quelle dichiaratamente filo-occidentali.
Come suggerisce Margot Badran, il femminismo egiziano può essere definito come
“un discorso ed una pratica articolata sulla base del paradigma dell‟Islam”;
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le
rivendicazioni avanzate dalle egiziane non nascevano dal desiderio di sovvertire una
cultura avversa e ingiusta nei loro confronti, come presumeva l‟Occidente, ma da
quello di recuperare i diritti e i ruoli che il Corano garantiva loro e di riscoprire il
messaggio egualitario presente nei testi sacri. Questa uguaglianza era stata tuttavia
negata dalle strategie politiche messe in atto dagli uomini, intenzionati a
monopolizzare l‟ambito pubblico e privato: per secoli, infatti, l‟interpretazione dei
testi sacri fu appannaggio esclusivo degli uomini, i quali manipolarono i loro
significati al fine di concentrare il sapere religioso, l‟autorità morale e il potere
politico nelle proprie mani.
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Un importante processo di secolarizzazione iniziato
nell‟Ottocento ha però permesso a molte egiziane di avvicinarsi ai testi sacri e di
rintracciarne l‟impronta egualitaria.
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Margot Badran “Femminismo islamico: cosa significa?” in Monica Lanfranco e Maria Di Rienzo (a
cura di) Senza velo: donne nell’Islam contro l’integralismo, Napoli, Edizioni Intra Moenia, 2005,
p.29.
3
M. Badran e M. Cooke (a cura di) Opening the Gates, 1990, cit. p.35.
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Il carattere peculiare che è emerso da questo studio è stata la straordinaria
poliedricità del fenomeno, la ricchezza di sfaccettature e l‟intrecciarsi di realtà
diverse; se, infatti, l‟espressione “femminismo” rimanda generalmente all‟idea di
donne che lottano per ottenere maggiori diritti e opportunità, in Egitto questo
movimento ha visto il coinvolgimento di ulteriori dimensioni: in primo luogo,
numerosi uomini hanno preso parte al dibattito sulla questione della donna e hanno
parlato della necessità di migliorare le sue condizioni, mossi tuttavia da interessi
strategici, in particolare dal desiderio di migliorare l‟Egitto, più che dalla
preoccupazione di perseguire il bene delle donne. Anche alcuni uomini occidentali,
in particolare inglesi, hanno partecipato alla discussione, intenzionati però ad
accrescere gli interessi coloniali del proprio Paese più che i diritti delle egiziane.
Un ulteriore livello riguarda la partecipazione delle femministe occidentali alla
lotta femminista egiziana. I contatti e le collaborazioni fra i due “femminismi” sono
stati fin dall‟inizio piuttosto difficili e hanno rivelato la natura contraddittoria del
rapporto fra Occidente, in particolare Inghilterra, Francia e Stati Uniti d‟America ed
Egitto, basato su stereotipi e pregiudizi reciproci. Ciononostante, non si può negare
che il mondo occidentale abbia effettivamente influenzato il Medio Oriente e
contribuito spesso in maniera positiva alla questione femminile.
Infine, le donne egiziane non si sono espresse solo ed esclusivamente sulla
necessità di migliorare le proprie condizioni ed elevare il proprio status ma hanno
anche attivamente agito per perseguire il bene e il progresso della Nazione intera.
Parallelamente alla lotta femminista, hanno portato avanti una lotta nazionalista,
volta a liberare l‟Egitto dal giogo coloniale e renderlo un paese libero e
indipendente; per fare ciò, hanno unito gli sforzi a quelli degli uomini e hanno
combattuto strenuamente fino a perdere anche la propria vita.
Alla luce di tutto questo, ho deciso di organizzare il mio lavoro secondo quanto
segue: nel primo capitolo ho analizzato il fenomeno da un punto di vista storico e ho
descritto i fattori e le condizioni principali che hanno reso possibile la nascita di un
discorso pubblico sulla donna e gettato le basi del movimento stesso; in secondo
luogo, ho delineato le fasi del femminismo vero e proprio, dalle prime
manifestazioni sulla carta stampata alla fondazione dell‟EFU, senza dubbio
l‟organizzazione formale più rappresentativa di tutta l‟esperienza femminista, fino
agli sviluppi più recenti, intesi qui come le espressioni e tendenze della seconda metà
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del XX secolo, tra cui i movimenti di stampo islamista e conservatore, caratteristici
in particolare degli ultimi tre decenni del Novecento.
Nel secondo capitolo, invece, ho analizzato le tre principali prospettive e
dimensioni intrecciate a quella del femminismo, inteso nel suo senso più canonico:
nel primo paragrafo, ho descritto il particolare atteggiamento assunto dagli uomini
egiziani ed occidentali rispetto alla causa femminista e ho tentato di chiarire quali
siano stati i presupposti da cui questi si sono mossi e quali sono state le autentiche
motivazioni che li hanno spinti ad intraprendere quel sentiero. Mi sono, a tal
proposito, concentrata sulla figura di Qasim Amin, esponente più significativo dei
“femministi”. Nel secondo paragrafo, ho invece analizzato il profondo legame tra
femminismo e nazionalismo, dell‟eguale importanza che le egiziane hanno accordato
alla necessità di elevare il proprio status e contemporaneamente quello della propria
patria e delle stesse energie che hanno impiegato per raggiungere i due obiettivi.
Durante quest‟analisi, è emersa la posizione contraddittoria di molti uomini egiziani
nei confronti della partecipazione femminile alla vita pubblica e sociale, appoggiata
ed elogiata solo fino a quando non ha posto a rischio il loro predominio e monopolio.
Nel terzo paragrafo, infine, mi sono soffermata sull‟intenso e allo stesso tempo
difficile legame tra il femminismo egiziano e l‟Occidente, in particolare, la comunità
femminista internazionale. La massiccia presenza e influenza europea ed americana
sulla vita e cultura egiziana ha creato fin da subito una profonda spaccatura fra le
donne egiziane, nello specifico fra quelle che si sono mostrate favorevoli
all‟ibridazione con l‟esterno e quelle che invece vi si sono opposte con forza. Ho
pertanto descritto, da una parte, il femminismo egiziano di stampo più liberale e filo-
occidentale, propenso ad un incontro culturale con l‟Europa e all‟assunzione di
alcuni dei suoi metodi e istituzioni più adattabili al contesto locale; dall‟altro, il
femminismo islamico e conservatore che ha invece manifestato la propria contrarietà
nei confronti della presenza straniera, fonte di instabilità sociale e morale, e che ha
pertanto intrapreso iniziative volte a riportare in primo piano l‟importanza delle
tradizioni islamiche e del rispetto dei dettami religiosi più rigorosi. Tuttavia,
un‟analisi attenta delle due posizioni mi ha permesso di individuare molti più punti
in comune e intersezioni fra le due posizioni di quanto un primo approccio mi
avrebbe permesso di scorgere.