Sulla base di questo obiettivo si cercherà di esaminare i
principali aspetti connessi al fenomeno in esame.
Dapprima si offre un quadro generale che, dopo aver
accennato all’influenza che la famiglia esercita nella scelta
migratoria, e aver fatto riferimento ai percorsi migratori e ai modelli
familiari che si possono riscontrare, si sofferma sui dati relativi alla
situazione attuale dei nuclei familiari immigrati, per poi analizzare
quelli riguardanti la nuzialità e la natalità degli stranieri.
La principale finalità è quella di descrivere le più importanti
caratteristiche delle famiglie straniere, soprattutto a livello di dati
quantitativi.
In seguito, si tenta di vagliare il processo di inserimento e di
integrazione della famiglia immigrata, mettendo in luce la particolare
funzione svolta in questo senso dai figli in età scolare e dalla donna.
Proprio in considerazione di ciò, viene riservata un’attenzione
speciale a queste due figure, approfondendo gli aspetti concernenti
la presenza di alunni stranieri nelle scuole italiane e la componente
femminile immigrata.
Successivamente si tratta il tema dei bisogni e delle possibilità
di accesso ai servizi. Lo scopo è di valutare quali siano le necessità
maggiormente sentite dagli immigrati, quali fattori intervengano ad
accrescerle nel caso sia presente l’intera famiglia, e quali ostacoli gli
stranieri incontrano nel nostro paese nel cercare di soddisfare tali
esigenze. Ci si sofferma, in particolare, sulla condizione abitativa e di
salute della popolazione immigrata, e sulle specifiche difficoltà cui
essa deve far fronte quando cerca risposte ai bisogni legati a queste
due aree.
Infine, viene affrontato il tema dei ricongiungimenti familiari.
Dopo alcune osservazioni generali sulla questione, si mostra il grado
di sviluppo raggiunto da tale fenomeno, riferendosi ai dati sulla
situazione presente nel nostro paese. L’intento è soprattutto quello di
capire se le riunificazioni familiari costituiscono in Italia un fenomeno
rilevante, e se esistono le premesse di un loro sviluppo anche nel
futuro.
Vengono, inoltre, prese in considerazione alcune
caratteristiche delle comunità albanese e marocchina, così come
emerse da una recente indagine diretta dal Prof. Marcello Natale e
coordinata dal Dott. Salvatore Strozza, svolta nell’ambito della
ricerca dell’Università di Roma “La Sapienza” su “Movimenti di
capitali e movimenti di persone in Europa”, diretta dal Prof. Nicola
Acocella e dal Prof. Eugenio Sonnino.
I risultati di tale ricerca sono importanti poiché, valutando
come si presentano determinati caratteri a seconda della situazione
familiare dell’immigrato, consentono di formulare delle ipotesi
riguardo l’influenza esercitata dalla presenza in Italia di coniuge e figli
su aspetti quali, ad esempio, la condizione lavorativa e il reddito.
Capitolo 1
CARATTERI DELLE FAMIGLIE IMMIGRATE IN ITALIA
1.1 Premessa: la famiglia e la scelta di emigrare
Lo studio delle motivazioni che spingono ad emigrare
1
non
può prescindere dal considerare l’importanza che il contesto di vita
ricopre nei comportamenti e nelle scelte delle persone.
Ogni individuo, infatti, è inserito in un certo ambiente ed è
vincolato da una serie di legami che condizionano la sua esistenza;
fra questi spiccano per importanza quelli familiari, che hanno un peso
rilevante anche nella scelta di espatriare.
La famiglia, infatti, influenza la decisione di emigrare che viene
presa anche tenendo conto della situazione e delle esigenze familiari
del partente; inoltre anche le scelte della destinazione spesso
ricalcano quelle di parenti emigrati in precedenza, o si fondano sulle
esperienze maturate nell’ambito delle relazioni familiari
(Maffioli,1997).
1
Cfr. 2.3.1 per quanto riguarda specificamente le motivazioni alla base
dell’emigrazione femminile e l’influsso della famiglia sulla scelta di emigrare delle
donne.
La spiegazione di quest’ultimo fenomeno va rintracciata nel
fatto che le persone tendono ad emigrare in luoghi sui quali hanno
ricevuto informazioni, e dove possono aspettarsi qualche forma di
aiuto o supporto per l’inserimento nella nuova società; questi due
elementi quindi sono importanti nel valutare "se" e "dove" emigrare
(Harbison, 1981).
Come osserva Tognetti Bordogna (1996),”la catena migratoria
a base familiare svolge un ruolo molto importante in quanto ha una
funzione di ammortizzatore, di cuscinetto delle tensioni, delle fratture,
dei problemi che normalmente si accompagnano alla migrazione”.
Vari sono i modi in cui i legami familiari esercitano un influsso
sulla scelta migratoria.
Harbison (1981) nota che alcune caratteristiche strutturali
della famiglia possono avere un impatto sulla decisione di emigrare.
Uno di questi elementi è rappresentato dalla dimensione: è
ipotizzabile che una famiglia formata da un grande numero di
componenti accresca l’incentivo ad emigrare per uno di essi.
In particolare, se l’eredità è divisibile, la presenza di molti
componenti aumenta la probabilità che la parte di proprietà familiare
spettante ad uno di essi non sia sufficiente per mantenere una
famiglia indipendente: questo può costituire un fattore di stimolo alla
migrazione.
Anche l’ordine di nascita può influire in questo senso;
soprattutto l’esistenza di norme regolanti l’eredità che favoriscono il
passaggio delle proprietà familiari al primogenito maschio, può
accrescere la probabilità che i figli più giovani prendano in
considerazione l’ipotesi di migrare.
Oltre alla struttura familiare, un altro aspetto che può avere
influenza sulla opzione migratoria è costituito dal ruolo ricoperto dalla
famiglia.
Sempre Harbison (1981) osserva che in molte società la
famiglia svolge anche una funzione di unità di sussistenza e, come
tale, assegna compiti diversi ai suoi membri all’interno della forza di
lavoro familiare e determina l’accesso di ognuno alle risorse. Il ruolo
attribuito dalla famiglia a ciascuno dei suoi componenti nel ricoprire
queste funzioni incide sulla decisione di emigrare. In particolare,
tanto più è limitato l’accesso alle risorse, quanto più forte sarà
l’incentivo a partire.
Occorre aggiungere che talvolta la famiglia, più che costituire
semplicemente il contesto nel quale il singolo individuo matura la
decisione di emigrare, è essa stessa soggetto decisionale.
In questi casi si può parlare della migrazione come di una vera
e propria strategia familiare. La famiglia, ad esempio, può
promuovere la migrazione di alcuni dei suoi membri nel tentativo di
ottimizzare l’allocazione di risorse e individui.
Secondo Findley (1987), la migrazione è parte di una strategia
familiare che privilegia il benessere del gruppo rispetto a quello
individuale. Questo autore individua due diverse situazioni. Una è
quella nella quale un componente della famiglia decide di emigrare
all’interno di una strategia di sopravvivenza familiare: in questo caso
la famiglia ha solo di che sopravvivere, e tenta di mandare alcuni
suoi membri altrove affinché possano lavorare per contribuire agli
introiti familiari.
2
Nella seconda situazione, invece, un membro
decide di spostarsi per migliorare lo stato economico della famiglia la
quale, in questo caso, ha già risolto la questione della sopravvivenza,
ed è più orientata ad aumentare il guadagno di alcuni o di tutti i suoi
membri.
Si può quindi affermare che centrare l’attenzione sulla famiglia
e sul suo ruolo nel processo decisionale che conduce un individuo ad
emigrare, porta alla conclusione che l’emigrazione non è sempre
intrapresa per il beneficio dell’emigrante; le famiglie a volte
2
Relativamente al peso delle considerazioni di genere nella scelta del
membro da far emigrare cfr. 2.3.1.
sacrificano alcuni dei propri membri per il benessere del gruppo, cioè
della famiglia nel suo insieme, oppure un componente sceglie di
investire a proprio danno per accrescere la fortuna di alcuni o tutti i
membri della famiglia (Dumon,1993).
1.2 Spazio e tempo nella famiglia immigrata: i percorsi
migratori
Per comprendere appieno l’universo delle famiglie immigrate è
necessario tener conto del fatto che esso è caratterizzato
dall’esistenza di diversi modelli e tipologie familiari.
Il tentativo di operare una classificazione, tuttavia, corre il
rischio di fare riferimento esclusivamente ad una situazione statica,
relativa ad un determinato momento, senza tenere in debita
considerazione il processo che ha portato alla formazione della
famiglia.
Analizzare la famiglia immigrata, invece, significa anche
valutare i legami parentali nello spazio e nel tempo.
Come nota anche Todisco (1997), infatti, nel caso degli
immigrati la famiglia può generarsi fuori del territorio, in un periodo
anche molto diverso da quello di immigrazione; i figli possono essere
nati sia dentro che fuori del territorio, e possono essere presenti o
meno all’interno di esso.
Per questo appare particolarmente valida ed efficace la
ripartizione suggerita da Favaro (1993), che fa attenzione non solo
all’assetto familiare, ma anche al peso delle variabili spazio e tempo.
Tale classificazione individua cinque modelli di famiglia
immigrata, distinti in base al percorso migratorio mediante il quale
viene composto o ricomposto il nucleo familiare.
Il percorso di tipo tradizionale vede partire per primo l’uomo
capofamiglia che, in seguito, organizza l’arrivo della moglie e dei figli
nati nel paese d’origine. Il ricongiungimento familiare avviene, quindi,
dopo un periodo più o meno lungo di separazione e solo se sono
presenti alcune condizioni, fra le quali il fatto che il ricongiungimento
deve essere previsto dalla normativa del paese d’accoglienza, il
miglioramento delle condizioni di lavoro e la disponibilità di un
alloggio adeguato. Esistono, poi, anche fattori soggettivi che possono
influire sulla decisione di riunificare la famiglia nel paese
d’immigrazione, come il timore di un allentamento dei legami di
filiazione, l’esigenza di ristabilire ruoli e relazioni e, con essi,
l’equilibrio familiare.
Il percorso appena descritto, che è in linea generale il più
diffuso, anche nel nostro paese, vale in particolare per gli immigrati
del Nordafrica e per quelli provenienti dall’Est europeo, soprattutto
albanesi.
Nel percorso di ricongiungimento al femminile sono le donne
ad emigrare per prime e ad organizzare poi l’arrivo dei familiari nel
paese d’accoglienza. Una differenziazione che si osserva rispetto al
ricongiungimento gestito dall’uomo consiste nel fatto che le donne
tendono a prepararlo con maggior cura, cercando di risolvere
preventivamente alcuni problemi, come l’inserimento scolastico dei
bambini, il loro accudimento, l’apprendimento della nuova lingua,
etc.: le madri, infatti, si informano di più e prima sui servizi. Un
problema che può venirsi a creare deriva dal fatto che l’uomo
ricongiuntosi con la moglie può non adattarsi facilmente alla
situazione di iniziale dipendenza dalla consorte in cui si trova a
vivere, sia dal punto di vista lavorativo, sia per la conoscenza della
lingua e per l’esperienza nel nuovo paese (cfr. 2.3.1).
Questo tipo di percorso è di particolare interesse per l’Italia
che ha sperimentato sin dall’inizio l’immigrazione di rilevanti flussi di
donne sole, venute in Italia per lavorare, perlopiù nel settore dei
servizi domestici e provenienti soprattutto dalle Filippine, dalle isole
di Capoverde, dall’Eritrea e dall’America Latina.
3
C’è poi la costituzione di un nucleo familiare nel paese di
emigrazione. Questo accade nel caso di individui maschi, giovani e
celibi che si spostano con un progetto a breve termine, magari quello
di tornare in patria dopo quattro o cinque anni. Quando però l’idea
3
Su questo aspetto cfr. anche 2.3.2.
iniziale si sposta avanti nel tempo e quindi si protrae il tempo di
permanenza nel nuovo paese, aumenta anche il desiderio di formarsi
una famiglia. Gli uomini, allora, tornano nel proprio paese per poco
tempo e si sposano con una donna, sovente scelta dai familiari. In
questi casi le spose si trovano a dover fronteggiare una doppia
difficoltà: quella di dover assumere ruoli nuovi in un paese straniero,
quindi in un contesto di isolamento e solitudine, e quella di superare
la diffidenza nei confronti di un marito che conoscono poco.
Arrivare insieme nel nuovo paese è poco frequente, perché le
difficoltà connesse alla migrazione impongono di procedere per
tappe. In effetti, l'arrivo simultaneo nel nuovo paese riguarda
soprattutto famiglie che sono costrette ad emigrare nello stesso
momento per sfuggire a guerre, persecuzioni, disastri naturali.
Un’altra situazione si ha quando è presente un solo genitore.
Nella maggior parte dei casi si tratta di donne sole con i propri figli,
provenienti soprattutto dall’Eritrea, dall’Etiopia, dalla Somalia e da
Capoverde. L’assenza del padre è dovuta a cause diverse: a volte le
donne sono separate o divorziate, altre volte vedove o nubili; in altri
casi, poi, le donne vivono da sole con i figli perché il coniuge è
emigrato in un altro paese. Questo è quanto accaduto in Italia per
molte donne capoverdiane, richiamate nel nostro paese dalla forte
domanda di lavoratrici domestiche, mentre gli uomini dello stesso
gruppo si sono diretti, preferibilmente, in paesi come il Portogallo, gli
Stati Uniti e alcune regioni del Mare del Nord. Occorre aggiungere
che, benchè la famiglia monoparentale sia, come si è detto, per la
più parte formata da madre e figli, recentemente sono comparsi
esempi di famiglia monogenitoriale paterna: è il caso di alcuni
immigrati marocchini che a volte portano con sé i bambini e i ragazzi
più grandi che sono in grado di badare a se stessi e di essere lasciati
soli per lunga parte della giornata.
Infine, c’è la famiglia mista e biculturale. Questa tipologia,
caratterizzata dalla presenza di coniugi di nazionalità diversa, di cui
uno italiano, è in continuo aumento nel nostro paese. Si può rilevare
che, se lo straniero è l’uomo, proviene per lo più da paesi arabi;
quando, invece, è straniera la donna, proviene da paesi asiatici,
dell’Europa dell’Est, o latino-americani. A livello di scelte educative, il
primo caso sembra essere quello maggiormente foriero di difficoltà e
di possibili conflitti tra i genitori, poiché il padre può avvertire
l’acculturazione dei figli nella sola direzione del paese in cui vivono
come una frattura con le proprie origini e tradizioni. Invece, nel caso
in cui è la madre ad essere straniera, l’orientamento generale è
verso l’integrazione con la cultura del padre.