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Introduzione
Lo scopo di questa tesi di ricerca è quello di analizzare le esportazioni delle imprese italiane sulla
base di diversi set di dati e classificazioni metodiche, analizzando i diversi gruppi merceologici e il
grado di concentrazione, se presente, sui diversi settori. Sulla base di questi dati, verificare se
sussistono dei vantaggi comparati e fenomeni di correlazione tra i vari dati elaborati, in maniera tale
da confermare, nel caso di correlazione, i focus teorici enunciati nel primo capitolo. Per semplificare
la lettura, l’elaborato è suddiviso in diversi capitoli, in ognuno dei quali verrà affrontata una tematica
differente, in modo più approfondito, anche se collegate tra loro.
Nel primo capitolo verranno esposte le principali teorie alla base del commercio, introducendo la
Scuola Economica di Salamanca, alla base del pensiero liberale e in contrasto con il mercantilismo
che si sarebbe affermato da lì a poco in Europa, i cui membri furono definiti da Joseph Schumpeter
come i primi veri economisti. A seguire, il pensiero di Adam Smith, considerato uno dei padri
fondatori dell’Economia Classica, per il suo prezioso contributo alle scienze economiche. Di notevole
importanza è la teoria dei vantaggi assoluti e della divisione del lavoro, alla base della
specializzazione e diversificazione della produzione, che come vedremo crea dei legami commerciali
interdipendenti tra le persone e le nazioni. Un ulteriore contributo a favore del commercio si deve a
David Ricardo, economista britannico del XVIII secolo, che sulla base della teoria di Smith elabora
la teoria dei vantaggi comparati ed infine una breve introduzione alla Scuola Austriaca di economia,
il cui pensiero fondamentale si basa sulla libertà, il libero commercio e la proprietà privata, considerati
diritti naturali inalienabili.
Nel secondo capitolo il focus sarà incentrato sull’aspetto storico dei commerci dell’Italia,
approfondendo l’evoluzione di quest’ultimi nel corso degli anni, partendo dal secondo dopoguerra
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con l’istituzione del Trattato di Parigi del 1951 che diede vita alla Comunità Europea del Carbone e
dell'Acciaio (CECA) e il Trattato di Roma del 1957 che istituì il Mercato Unico Europeo.
Nel terzo capitolo, l’obiettivo verterà sull’analisi della struttura imprenditoriale italiana, essendo
questa per il 99% formata da piccole e medie imprese. Tale analisi interesserà l’evoluzione del sistema
di impresa italiano e come le PMI si siano affacciate ai mercati internazionali. Evidenziando i punti
di forza e le principali criticità della struttura imprenditoriale italiana.
Nel quarto capitolo, a partire dai dati relativi all’export italiano Istat 2017 per singola impresa,
verranno presentate diverse analisi, suddivise in diverse classificazioni, in modo da verificare la
struttura delle esportazioni italiane. Ulteriore analisi che verrà presentata in questo capitolo è
un’analisi delle esportazioni per gruppi geografici.
Nel quinto capitolo, sulla base dei dati utilizzati nel quarto capitolo, si procederà all’elaborazione dei
dati in modo da analizzare il grado di concentrazione settoriale, elaborazioni che verranno svolte su
diverse tipologie di classificazioni e tramite l’utilizzo di diversi indici di concentrazione. Una prima
analisi di concentrazione riguarda l’incidenza delle esportazioni registrate dalle prime imprese di un
settore (si utilizzeranno tre soglie) sul totale delle esportazioni di quel determinato settore, verificando
in questo modo quanto pesano le quote di esportazione delle prime dieci imprese (nel caso di prima
soglia) sul totale delle esportazioni. Una seconda analisi relativa alla concentrazione sarà svolta
tramite l’indice di Herfindahl-Hirschman, utile per analizzare la concentrazione di un mercato e in
questo caso di un determinato settore di export. Indice che ci tornerà utile per le correlazioni
presentate nei capitoli seguenti.
Nel sesto capitolo, tramite l’ausilio dei dati Eurostat 2017 relativi alle esportazioni, si procederà ad
un’analisi delle esportazioni italiane nel contesto europeo, confrontando ed elaborando i dati
parallelamente a quelli dei partners europei, permettendo in questo modo, tramite l’analisi dei dati
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incrociati, di analizzare la presenza di vantaggi comparati come l’indice RCA, utile per verificare in
quali settori merceologici si riscontrano vantaggi comparati rivelati; e l’indice NTS che ci permette
di analizzare in modo più approfondito i dati elaborati, in quanto vengono considerate anche le
importazioni, oltre alle esportazioni. Nel caso di specializzazione commerciale netta in un
determinato settore, quindi, le esportazioni di quel settore saranno elevate al contrario delle
importazioni. Successivamente, sulla base di questi dati si procederà alla realizzazione di una
classificazione per intensità tecnologica, analizzando se le esportazioni italiane sono caratterizzate
principalmente da prodotti ad alta o bassa intensità tecnologica, e tramite l’elaborazione dei dati con
le esportazioni degli altri Paesi europei considerati, il calcolo degli indici RCA e NTS. Infine, sarà
presentata un’ulteriore classificazione relativa al settore manifatturiero, essendo che quest’ultimo da
solo riveste un ruolo centrale sul totale delle esportazioni e anche in questo caso si procederà ad una
analisi ed elaborazione dei dati con gli indici di vantaggio comparato.
Nel settimo ed ultimo capitolo, saranno presentate al lettore diverse correlazioni statistiche tra i dati
relativi all’esportazioni e i vari indici che sono stati elaborati, in modo da verificare la presenza, o
meno, di correlazione in base agli assunti teorici che sono stati postulati nel paragrafo “Focus teorici”
del primo capitolo.
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1. Le teorie alla base del commercio
1.1 La Scuola di Salamanca
La Scuola di Salamanca di economia è considerata da molti economisti all’origine della moderna
scienza economica, anche se il suo riconoscimento è arrivato molto tardi sia a livello nazionale, a
causa dei successivi sviluppi politici che avevano indirizzato la Spagna verso percorsi differenti da
quelli raccomandati dai professori di Salamanca; sia a livello internazionale, dove le nazioni
protestanti, il cui peso in termini di contributo scientifico era più significativo, mal tolleravano il suo
riconoscimento (Guglielmo Piombini, 2018).
Francisco de Vitoria è considerato il padre fondatore di questa corrente di pensiero, che si sviluppa
all’Università di Salamanca in Spagna a partire del XV secolo. Tra i principali intellettuali possiamo
annoverare Luis de Alcala, Diego de Covarrubias e Luis de Molina, i quali rilevano la presenza di
presupposti alla base delle leggi economiche di inevitabili forze di causa ed effetto. Sono diverse le
conclusioni a cui pensatori di Salamanca arrivano nel corso delle generazioni, arrivando a teorizzare
le cause dell’inflazione, le leggi della domanda e dell’offerta, il valore soggettivo dei beni economici,
il funzionamento dei tassi di cambio, intuizioni che portarono l’economista Joseph Schumpeter a
definire gli scolari di Salamanca come i primi veri economisti (Butler, 2014).
Per l'economista spagnolo e uno dei principali rappresentanti viventi della Scuola Austriaca di
Economia, Jesús Huerta de Soto, gli scolastici di Salamanca sono da considerare i fondatori della
Scuola Austriaca di Economia ed ha proposto provocatoriamente di cambiare il nome della scuola di
pensiero in cui appartiene, in Scuola Spagnola, proprio perché quasi tutti gli elementi di questa
corrente di pensiero sono stati sviluppati dai salamanchini e successivamente, dopo diversi secoli,
adottati e perfezionati, come la teoria del valore soggettivo, la teoria bancaria e la teoria della moneta.
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De Vitoria, considerato uno dei padri fondatori del diritto internazionale, afferma che esiste un ordine
giuridico fondato su uno ius gentium, vale a dire consuetudini basate sul diritto naturale che devono
regolare i rapporti fra le nazioni, in nome della giustizia e della reciproca collaborazione,
intravedendo che la libertà di commerciare è un ottimo deterrente alla guerra. Il teologo afferma dei
principi che oggi sono sacrosanti ai nostri occhi, ma non per l’epoca in cui viveva, tra i quali la libertà
di commerciare, la libera navigazione, l’immunità degli ambasciatori, i pacta sunt servanda
1
e il
diritto di immigrazione.
Gli Scolastici di Salamanca erano degli assidui sostenitori del libero mercato, ritenendo diritti
naturali inviolabili la proprietà privata, la libertà contrattuale e commerciale. Allo stesso tempo erano
fermamente contrari alle limitazioni al commercio, al controllo dei prezzi, all’imposizione fiscale e
alle regolamentazioni, considerate azioni lesive nei confronti degli individui e delle loro libere scelte.
1
Locuzione latina che esprime un principio alla base del diritto internazionale e civile: i patti devono essere osservati.
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1.2 Adam Smith
Per l'economista scozzese Adam Smith (1723-1790), ogni restrizione commerciale comporta dei
benefici ai produttori di quel Paese a spese dei consumatori, che nel suo libro "An Inquiry into the
Nature and Causes of the Wealth of Nations" afferma questo pensiero, prendendo le distanze dai
mercantilisti
2
e dalle loro politiche protezionistiche, ribadendo che solo il libero scambio può portare
ad esiti positivi di cui i primi a beneficiarne sarebbero proprio i consumatori.
La ricchezza di un paese è determinata, secondo la visione smithiana, dai beni prodotti divisi per
l'intera popolazione, sostanzialmente il reddito pro capite. La ricchezza generata dal lavoro può essere
aumentata, ampliando la produttività o il numero di lavoratori e il lavoro può anche determinare il
valore di scambio dei beni. Smith sviluppò quindi una teoria del valore-lavoro secondo la quale il
valore di una merce dipende dalla quantità di lavoro necessaria per produrla, teoria che sarà
successivamente adottata da Karl Marx e giunta a conclusioni estreme (Smith, 2013).
Per l’economista scozzese Adam Smith (1723-1790) ogni restrizione artificiale degli scambi porta
vantaggi ai produttori del paese a spese dei consumatori e nel suo libro La ricchezza delle nazioni
prende le distanze dai mercantilisti e dalle loro politiche protezionistiche, ribadendo la natura proficua
del commercio e del libero scambio.
La produttività lavorativa, continua l’autore, è facilitata fondamentalmente dalla divisione del lavoro
che si distingue in due suddivisioni: la divisione orizzontale anche detta macroeconomica, in cui il
sistema economico è suddiviso in diversi settori che producono un gruppo di beni diversi tra loro;
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Il mercantilismo era la politica economica prevalente in Europa tra il 16° e il 17° secolo, incentrata all’incentivazione
delle esportazioni a discapito delle importazioni, in quanto si riteneva che la ricchezza di una nazione stesse nell'avanzo
della bilancia commerciale. Quindi si optava per politiche protezionistiche che limitavano il libero commercio come
l’utilizzo di dazi o la sovvenzione dell’export nazionale.
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la divisione verticale, di fondamentale importanza, che presuppone diverse funzioni lavorative e
figure professionali per i vari cicli produttivi.
Le ragioni dell'incremento produttivo indotto dalla divisione del lavoro sono sostanzialmente due:
- aumento dell'abilità manuale di ogni lavoratore e specializzazione dovuta all’esperienza
- efficienza e riduzione dei tempi produttivi dovuta al passaggio da una fase produttiva all’altra
La divisione del lavoro comporta benefici produttivi anche quando induce differenziazione tra diversi
Paesi oltre alla differenziazione fra mestieri e professioni interna, non avendo i vari Paesi un set di
materie omogenee ma differenti tra loro. Questa situazione genera un'interdipendenza sociale oltre i
confini nazionali e presuppone lo scambio commerciale e il mercato, attraverso il quale un individuo
cede beni da lui prodotti in eccedenza rispetto ai propri bisogni in modo da acquistare prodotti
realizzati da terzi soggetti.
L’esempio della matita di Milton Friedman
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è uno degli esempi più semplici e significativi a supporto
della differenziazione e del libero commercio tra individui.
La matita come sappiamo è composta da materiali diversi: il legno, la grafite, la vernice di finitura
esterna, il metallo per tenere la gomma al proprio posto e unirla alla matita. Il legno è stato
probabilmente prodotto in Svezia e successivamente importato da un’azienda italiana. Per la
trasformazione dell’albero in legno, è stata necessaria una sega a motore prodotta in Germania e la
benzina importata da una raffineria statunitense. Per creare la sega a motore è stato necessario
l’acciaio che l’azienda tedesca ha importato dalla Cina. La gomma necessaria per il completamento
3
Milton Friedman (1912 – 2006) è stato un economista statunitense, Premio Nobel per l'economia nel 1976 ed esponente
principale della Scuola di Chicago. Fondatore del pensiero monetarista, insignito del, il suo pensiero ed i suoi studi hanno
influenzato molte teorie economiche, soprattutto in campo monetario.
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della matita, è stata importata da una azienda vietnamita, essendo l’Italia sprovvista di questo
materiale. Così via per ogni singola fase produttiva.
L’idea chiave sta nel fatto che alla costruzione della matita, hanno contribuito diverse persone,
appartenenti a Paesi diversi. Individui che tra loro non si conoscono, che parlano lingue diverse, che
professano credi religiosi diversi, che potrebbero odiarsi se solo si conoscessero. Quando andiamo in
un negozio per comprare una matita, stiamo a tutti gli effetti scambiando qualche minuto del nostro
tempo in cambio di alcuni secondi delle migliaia di persone che hanno contribuito a creare quella
matita. Tutto ciò è possibile grazie al libero mercato e alla divisione del lavoro. Il commercio tra
individui e tra diversi Paesi, quando è volontario e quindi non corrode i diritti di proprietà e la legge,
genera un’interdipendenza strategica e pacifica che comporta un aumento di benessere (Friedman,
Milton, 2010).
In merito al commercio internazionale Smith elabora la teoria dei vantaggi assoluti, in base alla quale
assume che vi sia un equilibrio assoluto tra i paesi, ovvero un paese ha capacità diverse di produrre
beni con la stessa quantità di input. Un paese dovrebbe concentrare la sua produzione solo sulle
produzioni più efficienti e acquistare quei prodotti per i quali non è efficiente. Pertanto, a causa della
diversità degli input, la differenza dei prezzi interni tra i due paesi, porta al commercio. I paesi, sono
quindi incoraggiati a produrre quei prodotti con "costo" relativamente basso ed esportarli, in cambio
dell'importazione di prodotti con "costo" relativamente alto. Lo scambio avviene automaticamente in
quanto i vantaggi di entrambi i paesi sono simmetrici (Smith, 2013).
Smith giustifica il commercio internazionale, innanzitutto per l'effetto che si produce sulla
produttività del lavoro a seguito dell'estensione del mercato, dovuto all'eliminazione dei vincoli al
commercio interno ed estero, nonché all'accesso a nuovi mercati, favorendo in questo modo la
divisione del lavoro e di conseguenza un aumento della produzione economica e del benessere
collettivo; una seconda giustificazione deriva dal ruolo di bilanciamento tra domanda e offerta
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esercitato dalla mano invisibile, ribadendo che non è necessario alcun intervento al di fuori del
mercato per raggiungere lo stato di equilibrio, in quanto il mercato possiede forze autoregolanti.
“Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro
pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse. Non ci rivolgiamo alla loro umanità
ma al loro interesse personale”.
Interesse personale che non è da intendere come il perseguimento del profitto a tutti i costi, il profitto
è solo uno dei tanti interessi che un individuo può perseguire. Un esempio può essere la carità, in cui
si è liberi di utilizzare le proprie risorse nel modo che si ritiene più opportuno. In questo caso non si
ha profitto, ma una perdita in termini economici, ma non è questo il punto, perché si è perseguito il
proprio interesse personale.