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La teoria costruzionistica di Averill insiste sul ruolo e sulla strutturazione sociale delle
emozioni: le emozioni sono dei costrutti sociali, cioè codici di comunicazione e
comportamento sociale strettamente legate al loro contesto. Il processo emotivo secondo
Averill avviene attraverso una valutazione cognitiva di stimoli che sono continuamente
valutati da due sistemi di norme: quelle sociali e quelle personali (Averill, 1985). Dopo
questa valutazione si fornisce una risposta che a sua volta è confrontata con i suddetti
sistemi di norme. L’emozione quindi è un costrutto appreso in cui l’apprendimento
sociale gioca un ruolo cruciale.
1.7 LE TEORIE DELLA VALUTAZIONE COGNITIVA
1.7.1 Prospettiva tradizionale e prospettiva contemporanea a confronto
La prospettiva tradizionale, che ha le sue origini nel razionalismo filosofico,
contrapponeva la conoscenza alle emozioni, considerandole due forme di esperienza
antitetiche per loro natura: a tal proposito i filosofi parlavano proprio di
contrapposizione fra passione e razionalità. La prospettiva tradizionale dell’anima, che
deriva dalla filosofia greca e cristiana, distingueva tre funzioni dell’anima
gerarchicamente ordinate: vegetativa, sensitiva e razionale.
La contrapposizione fra passioni e ragione era quindi strettamente legata all’idea di
anima. La funzione vegetativa veniva riconosciuta a tutti gli organismi viventi: dai
vegetali e dagli animali all’uomo. In questo senso l’anima vegetativa è il principio
vitale, ciò che fa si che una materia inanimata prenda vita. A livello gerarchico superiore
c’è la funzione sensitiva che è tipica non più del mondo vegetale ma di quello animale
ed umano, quella cui possono essere ricondotte sia le emozioni che i sentimenti. Al
livello gerarchico più elevato si trova la funzione intellettiva che appartiene solo
all’uomo, quindi una concezione dell’anima tripartita e gerarchica.
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La prospettiva contemporanea mette in discussione l’assunto della prospettiva
tradizionale, riconoscendo alle emozioni una funzione cognitiva e di orientamento
dell’individuo. Nella prospettiva tradizionale le emozioni sono gerarchicamente
sottoposte alla funzione intellettiva e ad esse non viene riconosciuta una pari dignità e
una razionalità, considerandole come degli ostacoli alla “chiarezza” del pensiero; nella
prospettiva contemporanea tutto ciò è messo in discussione, si riconosce alle emozioni
una pari dignità ed una funzione di adattamento dell’individuo all’ambiente. In questa
prospettiva le emozioni sono considerate forme attive e razionali di esperienza che
valutano l’ambiente in funzione di bisogni e interessi, che predispongono risposte
appropriate. Sono forme di valutazione che valutano le situazioni esterne in funzione
degli interessi; mentre la conoscenza logico-intellettuale è una conoscenza
disinteressata, la conoscenza emozionale è una conoscenza interessata all’ambiente per
soddisfare i bisogni dell’organismo.
1.7.2 La valutazione cognitiva delle emozioni
In generale tutte le teorie contemporanee ritengono che le emozioni abbiano un aspetto
cognitivo che deve essere caratterizzato. Le teorie della valutazione cognitiva
(appraisal) cercano di definire in cosa consistono i processi cognitivi che
accompagnano l’esperienza emozionale e che ne sono specifici, studiando in che modo
sono strutturati i processi di valutazione cognitiva delle emozioni. Secondo tali teorie i
processi di valutazione emozionale possono essere in gran parte inconsapevoli, la
conoscenza emotiva non avviene a livello cosciente ma a livello automatico: c’è una
parte dell’esperienza emotiva che può essere consapevole, quella dell’attivazione
fisiologica, e una parte inconsapevole che è “interessata” dell’ambiente. Questo carattere
inconsapevole rende ragione di quella sensazione di estraneità e passività che spesso si
proverebbe di fronte ad un’emozione (“travolto dall’emozione”), dovuta al fatto che il
processo cognitivo che poi dà luogo ad un certo comportamento è inconsapevole: si
mette in atto l’emozione ma lo si fa in maniera inconsapevole, quindi diventa molto più
difficile controllare questo processo e gli esiti comportamentali che ne derivano.
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Le principali teorie della valutazione si sviluppano dagli anni ’70 ad oggi e
costituiscono una parte rilevante della psicologia contemporanea delle emozioni.
Roseman fornisce un elenco dei sistemi di valutazione che si occupano di quel processo
inconsapevole preliminare a tutti gli altri processi emotivi (Roseman, 1984). Il sistema
di valutazione emotivo riguarderebbe i seguenti aspetti:
1. lo stato motivazionale;
2. la situazione in relazione ai bisogni;
3. la probabilità di ottenere ciò di cui si ha bisogno;
4. la legittimità dell’azione che sta per compiersi per raggiungere l’obiettivo;
5. il controllo dell’agente: l’organismo si chiede, di fronte ad un evento, qual è
l’agente che lo ha prodotto per regolare di conseguenza il proprio
comportamento.
Da questa teoria è difficile trarre la conclusione che ci siano emozioni primarie e innate
come dicono invece le teorie neoevoluzionistiche perché secondo questa teoria - e tutte
quelle della valutazione - le emozioni nascono dalle valutazioni cognitive che sono
differenziate e non lasciano pensare all’esistenza di pattern di emozioni definiti, tanto
più che la stessa emozione può essere generata da diverse situazioni.
Smith ed Ellsworth (1985) ritengono che la valutazione dell’ambiente avvenga secondo
la seguente sequenza:
1. la piacevolezza/spiacevolezza degli stimoli;
2. l’accentuarsi dell’attenzione allo stimolo emotigeno;
3. una valutazione della possibilità di controllo in cui lo stimolo è inserito;
4. la certezza con cui si può controllare o meno la situazione;
5. una valutazione della presenza di eventuali ostacoli;
6. una valutazione della legittimità dei comportamenti messi in atto;
7. una valutazione della responsabilità, di chi è causa dell’azione che si è verificata;
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8. l’anticipazione dell’impegno che il soggetto deve impiegare nell’azione per
portare a termine il suo piano comportamentale.
I sistemi riguardano da vicino sia i piani motivazionali sia le emozioni, la conoscenza
emotiva serve per regolare il buon andamento del piano motivazionale. L’elenco dei
sistemi di valutazione è stato poi ridotto e semplificato da Stein e Trabasso (1992) che
propongono la seguente visione semplificata dei sistemi, con le valutazioni relative a:
1. gli scopi che si perseguono;
2. la possibilità di raggiungere tali scopi;
3. la certezza di poterli mantenere.
Con queste tre schematizzazioni di processi cognitivi si fa riferimento proprio al
controllo del buon andamento dei piani motivazionali. Secondo Stein e Trabasso (1992)
è possibile ammettere anche il concetto che esistano emozioni primarie (criticato dai
teorici della valutazione): loro ritengono, infatti, che le emozioni primarie siano una
sorta di combinazione di sistemi di valutazione e questo darebbe luogo sia allo stato
affettivo sia a quello comportamentale dell’emozione.
Ortony, Clore e Collins (1988) con la loro teoria della valutazione cognitiva sostengono
che i processi cognitivi sarebbero centrati sulla valutazione della valenza edonica dovuta
a tre tipologie di fattori:
1. la valutazione di aspetti di oggetti in relazione alla loro piacevolezza o
sgradevolezza;
2. la valutazione in relazione all’azione di eventuali agenti: si valuta chi compie
un’azione e cosa si può fare nei confronti di questo agente, distinguendo quindi
se l’agente sono io oppure è un altro (si pensi all’orgoglio come emozione
centrata su se stessi – autocentrata - oppure al rancore o la rabbia centrata su un
soggetto este1rno);
3. la valutazione delle conseguenze degli eventi: dalla previsione di queste ultime
maturerebbero emozioni diverse che possono andare dalla speranza (se si
ipotizzano esiti positivi) alla disperazione (se si ipotizzano esiti negativi, sui
quali non si può intervenire).
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Johnson-Laird (1988) con la teoria del sistema computazionale-emozionale indaga la
possibilità di costruire un sistema computazionale che simuli i processi emozionali.
Secondo Johnson-Laird le emozioni sono stati mentali rilevanti che devono essere
spiegati mediante modelli computazionali della mente. I primi teorici della psicologia
cognitiva si erano fermati di fronte alle emozioni e non ne avevano creato modelli
perché non li ritenevano proprio schematizzabili con modelli computazionali. Johnson-
Laird propone dei programmi di simulazione che vedono le emozioni come una sorta di
segnale non proposizionale (diverso dalla conoscenza di tipo logico) che l’organismo
predispone di fronte a certi stimoli: questo segnale è in grado di modificare l’organismo
mettendo in atto una serie di trasformazioni che porteranno a comportamenti adeguati.
Non è una soluzione ma una proposta agli scienziati cognitivi che nei loro modelli
computazionali non possono trascurare l’importanza dei fenomeni emotivi nel processo
cognitivo umano.
Leventhal (1984) con la teoria evolutiva della conoscenza emozionale distingue fra due
forme di esperienza cognitiva, entrambe riconducibili ad esperienze adattive: la
conoscenza oggettiva e l’emozione. La conoscenza oggettiva è quella proposizionale e
razionale, che ha come oggetto una considerazione oggettiva del mondo; l’emozione è
anch’essa una forma di conoscenza più legata agli interessi degli individui. Secondo
Leventhal le emozioni sono universali, innate e discrete, legate a particolari pattern di
valutazione emotiva che si evolvono sulla base di stadi evolutivi programmati: lo stadio
senso-motorio; lo stadio schematico; lo stadio concettuale. Tali stadi si richiamano al
modello stadiale dello sviluppo del pensiero di Jean Piaget, anche in corrispondenza
terminologica perché richiama proprio la fase sensomotoria, la fase delle operazioni
concrete e la fase delle operazioni astratte del modello piagetiano.
Scherer (1984), con i controlli valutativi degli stimoli (SEC), sostiene che l’emozione
sia un processo di valutazione costituita da alcuni “SEC”, controlli valutativi dello
stimolo: ogni emozione mette in atto automaticamente una catena cognitiva
caratterizzata da alcuni controlli che si susseguono cronologicamente nello stesso modo.
L’emozione si verifica in risposta ad un evento scatenante che ha un significato
fondamentale per l’individuo, i controlli cognitivi che essa mette in atto vanno a
modificare cinque sottosistemi dell’organismo:
1. il sistema cognitivo: l’insieme stesso dei processi di valutazione dello stimolo;
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2. il sistema fisiologico: l’insieme dei processi di modificazione fisiologica che
sono attivati direttamente dai controlli cognitivi;
3. il sistema esecutivo che mette in atto le risposte comportamentali;
4. il sistema di espressione motoria che regola i comportamenti espressivi, dalle
espressioni facciali a quelle corporali;
5. il sistema del sentimento soggettivo che regola la risposta soggettiva, ovvero
l’esperienza cosciente delle emozioni (il sistema che fa si che, ad esempio,
un’esperienza di paura si configuri come un’esperienza completamente diversa
da quella di gioia).
I controlli cognitivi (SEC) messi in atto nel processo emotivo, secondo Scherer, sono
sempre presenti nei processi emotivi e si susseguono sempre secondo lo stesso ordine:
1. il controllo della novità, valutando se lo stimolo è nuovo o meno;
2. la piacevolezza/spiacevolezza dello stimolo;
3. la rilevanza per lo scopo e il bisogno;
4. il potenziale di adattamento/coping: quanto si è in grado di controllare quello
stimolo o la complessa situazione in cui lo stimolo si presenta;
5. controllo delle norme individuali e sociali che regolano il nostro comportamento.
Se l’emozione è legata a questi controlli quindi, potrebbe non aver senso parlare di
emozioni primarie, innate e delle espressioni facciali correlate. Secondo Scherer anche
le espressioni facciali sono il frutto degli esiti dei controlli cognitivi. L’espressione
facciale è composta da cambiamenti motori cumulativi e sequenziali, risultanti dai
diversi controlli valutativi dello stimolo: a stimolo nuovo è associato un movimento a
livello orbito-oculare (parte alta del viso), ad uno stimolo piacevole o spiacevole invece
un movimento della parte bassa del volto, ecc… e gli stimoli facciali quindi sarebbero
frutto del combinarsi di controlli cognitivi, un risultato di combinazioni sommative. Le
espressioni facciali non sono innate, lo sono invece le frazioni di movimento che fanno
riferimento alle diverse tipologie di controlli cognitivi. Secondo Scherer è anche
possibile tracciare un piano sviluppo di questi controlli a livello ontogenetico, le
competenze, infatti, non sono tutte presenti alla nascita ma si sviluppano nel corso della
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ontogenesi: con il presentarsi dei controlli si presentano anche le emozioni, ad emozioni
più complesse quindi deve corrispondere la disponibilità di controlli cognitivi più
elaborati.
La teoria di Leventhal e quella di Scherer (Leventhal & Scherer, 1987) trovano una
sintesi, che tiene conto sia delle modalità evolutive dell’esperienza emozionale che del
modo in cui i vari processi cognitivi si strutturano nelle varie fasi di sviluppo: come i
controlli valutativi degli stimoli, nel corso dello sviluppo ontogenetico, sono effettuati a
vari livelli di complessità. Secondo Leventhal i livelli dello sviluppo emotivo sono tre:
concettuale, schematico, senso-motorio.
Ad esempio, il bambino alla nascita può controllare la novità dello stimolo valutandolo
a livello senso-motorio (con una reazione di soprassalto), poi il bambino possiede
memoria e quindi potrà valutare se uno stimolo è nuovo o meno, se è riconducibile ad
un evento già depositato in memoria. A livello concettuale la valutazione sarà ancora
più complessa e farà riferimento a determinate attese: riguardo a queste ultime, la novità
dello stimolo sarà valutata.
Tutte le teorie di valutazione cognitiva delle emozioni pongono l’accento sugli aspetti
cognitivi delle emozioni, ritenendo che questi aspetti siano inconsapevoli e cercano di
chiarire il modo in cui questi processi sono strutturati. Alcune modalità cognitive
possono essere sentite come più semplici e altre più complesse, poiché legate alle
diverse fasi dello sviluppo cognitivo dell’individuo. Molti processi cognitivi emozionali
sono inconsapevoli e fanno provare sensazioni di sopraffazione: in questo caso stiamo si
utilizzano dei processi cognitivi di livello basso che non richiedono un’attività di tipo
cosciente, ma a livello senso-motorio. Quando proviamo emozioni in modo più
consapevole, allora si userebbero processi di controllo di livello più alto. Le fasi dello
sviluppo non si sostituiscono l’una all’altra ma possono essere compresenti
nell’esperienza emotiva quotidiana che può lavorare a livello senso motorio, a volte a
livello schematico, a volte a livello più astratto.