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letterario.
Nel XIX secolo il legame tra scienza e letteratura sembrò affievolirsi,
soprattutto a causa delle teorie evoluzionistiche pubblicate da Darwin nel
1859. Dal punto di vista scientifico questa pubblicazione poneva fine a molti
problemi esistenti collegandoli in un'unica struttura, mentre dal lato letterario,
religioso e filosofico sconvolgeva un sistema di valori in vigore da secoli,
ponendo fine ad una visione del mondo naturale e provocò una
frammentazione della cultura. La teoria di Darwin mandava in fumo
l'immaginario che vedeva l'uomo come creatura allo stesso tempo razionale e
privilegiata da Dio.
Dopo pochi anni la polemica tra le due culture riprese vita e si acuì nel
dibattito tra Matthew Arnold e Thomas Henry Huxley. Arnold, durante una
conferenza tenuta nel 1882, il cui argomento centrale era "Letteratura e
Scienza", e durante la quale egli: "coined the phrase the ?two cultures?" ,
sostenne che la vera cultura consisteva nella conoscenza degli uomini e del
mondo, perciò riteneva di eguale importanza studiare le discipline
umanistiche, intese come le lettere classiche, e quelle scientifiche. Per poter
utilizzare in modo adeguato i progressi ottenuti grazie alla scienza, l'uomo
doveva avere una valida struttura morale, obiettivo raggiungibile solo grazie
agli studi umanistici. I frutti delle scienze potevano essere colti soltanto se si
riusciva ad elevare, con l'aiuto della letteratura, il livello della vita di tutti gli
uomini.
[…] it will be knowledge which they [scientists] give us; knowledge not put for us into
relation with our sense for conduct, our sense for beauty, and touched with emotion by
being so put; not thus put for us, and therefore, to the majority of mankind, after a certain
while, unsatisfying, wearing
Arnold, con le teorie sviluppate nella suddetta conferenza intendeva
reagire alla conferenza che Huxley aveva tenuto nel 1880 sul tema "Scienza e
Cultura". Huxley non era solo uno scienziato, ma un vero politico della
scienza che si batteva per il riconoscimento sociale e la diffusione delle
scienze. Appoggiato dagli industriali, interessati soprattutto alle conseguenze
pratiche che la scienza avrebbe portato, Huxley sosteneva che gli scienziati
avrebbero contribuito alla formazione del mondo moderno; era quindi
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necessario spezzare il monopolio delle discipline classiche e assegnare alle
scienze il posto che spettava loro di diritto: "Huxley had protested science's
lack of os status in relation to the study of literature (and, more specifically,
the classic)" . Huxley mirava ad ampliare la tradizione letteraria dell'epoca
introducendo lo studio delle esperienze cognitive trasposte in testo scritto
come Le rivoluzioni dei corpi celesti di Copernico, i Principia di Newton
come pure gli scritti di Galilei, Keplero e Darwin, cioè aprendo le porte
dell'istruzione alla cultura scientifica quale fondamento critico della vita
dell'epoca e accusava il rivale affermando che:
"Arnold's purpose in the essay is to define the cultured man as one who
endeavors to make beauty and intelligence prevail everywhere" . Allo stesso
tempo egli era consapevole dell'importanza rivestita dell'arte e soprattutto
della poesia nel processo educativo, e si interessava personalmente alla
poesia: "Huxley believed strongly in the arts as a refining and helpful
influence in education […] He read poetry widely, and strongly advocated the
teaching of poetry in English schools. As to poetry, his own preferences are
interesting. Wordsworth he considered too discursive; Shelley was too
diffuse; Keats, he liked for pure beauty, Browning for strength, and Tennyson
for his understanding of modern science; but most frequently of all he read
Milton and Shakespeare." .
Allo stesso tempo Huxley pensava di dover difendere la scienza anche
da un altro fronte; infatti contro la scienza venivano mosse da più parti accuse
di materialismo, ed alcuni vedevano nella natural knowledge il nemico
principale dell'uomo perché ne ridimensionava l'immagine variandone la
collocazione nella natura, altri si accanivano contro le scoperte scientifiche
perché causa del male peggiore: l'industrializzazione. Huxley seppe sfruttare
al meglio la pubblicazione delle teorie darwiniane, infatti il duro colpo che
queste avevano inferto alle verità della Bibbia contribuì a nobilitare le verità
della scienza e ad elevare la figura dello scienziato. La replica di Arnold fu
abbastanza conciliante: ampliò i concetti di scienza e letteratura dimostrando
che sia lo studio della letteratura che lo studio della scienza avevano per
oggetto i fatti. Egli affermava che la letteratura non era solo quella delle belles
lettres, ma comprendeva tutto quello che veniva espresso in parole e stampato
nei libri. La definizione di letteratura comprendeva così anche i testi
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scientifici tanto cari ad Huxley. Inoltre, il concetto di scienza non poteva
essere ad uso esclusivo degli scienziati in quanto la critica letteraria e lo
studio delle lingue antiche erano scienze. Arnold concluse il suo intervento
affermando che spettava alla poesia il compito di fondere le conquiste della
scienza moderna al senso etico dell'uomo cercando così di dare un
fondamento al suo generoso tentativo di rinnovare la cultura, e le sue idee
ebbero un'influenza positiva all'epoca in cui vennero esposte. Il discorso di
Arnold sui rapporti tra pensiero scientifico e letteratura intesa come poesia fu
alla base del dibattito romantico di Wordsworth, Coleridge, Peackock, Shelley
e Mill.
Nei primi anni Sessanta del Novecento C. P. Snow, scienziato e
romanziere inglese, mise a confronto le culture dei letterati e degli scienziati
nel 1956, pubblicando un articolo sul New Statesman intitolato The Two
Cultures; tre anni dopo estese il contenuto del suo articolo, durante una
conferenza a Cambridge, parlando delle due culture e della rivoluzione
scientifica. Egli richiamò l'attenzione generale sul problema della divisione
dei saperi, suscitando consensi e opposizioni che testimoniavano la
tempestività e l'importanza del suo intervento. Snow definì le culture degli
scienziati e dei letterati come due acerrimi rivali: secondo lui erano due
gruppi le cui differenti norme di comportamento e concezione dei valori
rendevano pressoché impossibile qualsiasi forma di comunicazione e, quindi,
lo scontro era inevitabile. In questa dicotomia delle due culture Snow
individuava il problema centrale del mondo occidentale; soprattutto in
Inghilterra dove la tendenza alla cristallizzazione delle forme sociali era più
accentuata rispetto al resto del continente europeo ed agli Stati Uniti. Egli
rimproverava agli scienziati l'ignoranza in campo letterario e ai letterati la
loro ignoranza del progresso tecnico-scientifico; contrapponeva la profonda
moralità delle scienze naturali alle concezioni antidemocratiche della
letteratura inglese del XX secolo. Snow intendeva togliere l'egemonia
tradizionale alla cultura letteraria per assegnarla, invece, alla cultura
scientifica. Le soluzioni che egli proponeva erano le stesse dei suoi
predecessori: egli auspicava una riforma dell'educazione che consistesse in
una nuova educazione dal punto di vista umanistico abbinata ad una profonda
formazione scientifica. Egli era sicuro che una formazione di questo tipo
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potesse dare agli uomini delle civiltà più antiche la forza di creare una nuova
cultura degna di tutti gli uomini e di essere esportata nel resto del pianeta.
Tuttavia, sanzionando il divorzio tra le due culture, allo stato in cui si
trovavano nei secondi anni Cinquanta, nel suo pamphlet contrariamente alle
sue aspettative, diede inizio ad un avvicinamento, che dura ancora oggi,
attraverso il quale molti studiosi aspirano a ridurre, se non addirittura ad
annullare, le differenze esistenti tra i due campi. Il suo articolo venne
interpretato come un atto di sfida e di accusa ai letterati ed ebbe la fortuna di
smuovere questioni reali e riuscì a provocare vaste risonanze.
A Snow si contrappose il critico letterario F. R. Leavis nel 1962.
Attaccando Snow, Leavis, attaccava anche la letteratura inglese ed il suo
declino. Per contrastare tale declino era necessario, per l'establishment
letterario inglese, aprire la porta a nuove correnti vitali che comprendevano la
rivoluzione industriale e lo sviluppo occidentale; per comprendere la
civilizzazione occidentale e lo sviluppo industriale che l'aveva prodotta non
esisteva strumento migliore della letteratura. Indirettamente Leavis confermò
quello che Snow aveva contestato ai letterati inglesi che rimanevano estranei
alla cultura scientifica e chiudevano gli occhi di fronte al progresso.
Nel 1962 Northrop Frye, risentendo del dibattito sulle due culture di
Snow e Leavis, sottolinea l'importanza dell'immaginazione come base del
processo creativo nel saggio The Imaginative and the Imaginary,
sottolineando il carattere antisociale della letteratura moderna. Mentre la
scienza si basa sul "buon senso" ed interpreta l'ideologia del progresso mentre
l'arte non evolve perché è una visione e come tale non ha limiti concepibili.
Il moderno sviluppo della società mostrava tutti i tratti del declino della
cultura ed era accettato con indifferenza dagli scienziati: l'ottusità scientifica,
la pericolosa incidenza politica dei letterati, l'amoralità delle scienze erano gli
elementi che animavano il dibattito dell'epoca.
Nel XX secolo il dibattito tra letteratura e scienza, come abbiamo visto,
ha assunto toni più soffusi. Tale dicotomia è stata analizzata attraverso una
serie di reti logiche, codici e punti di vista che hanno permesso di indagare a
fondo la natura dell'uomo. La necessità di riflettere sull'interazione delle due
culture, letteratura e scienza, ancora oggi considerate erroneamente come due
mondi nettamente separati, è mutuata dal fatto che l'interagire tra queste è uno
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dei rari luoghi dove le parole vengono utilizzate per creare nuovi sensi,
attraverso l'invenzione e l'analisi, e non per ripetere.
Il lungo dibattito tra le due culture ha favorito un modo di fare
letteratura che non perde di vista l'altro, la scienza, impedendo il
rafforzamento dello scientismo ma ponendo le basi per una cultura di fusione
tra l'attività conoscitiva e la ricerca sperimentale. Il dibattito appare tutt'altro
che giunto al termine e le polemiche che lo hanno caratterizzato sono ancora
vitali, anche se molte contrapposizioni non hanno basi reali e sembrano essere
il frutto dei pregiudizi dei sostenitori delle due discipline e dal modo distorto
con cui viene presentata al pubblico la letteratura scientifica.
Oggi non è più possibile credere ad una scissione decisa fra i vari rami
del sapere, è evidente che sia la letteratura che la scienza nascono da un atto
di creazione, ossia da uno slancio fantastico destinato solo in un secondo
momento al vaglio della logica.
L'idea che la letteratura possa inglobare la scienza ci perviene da uno
scrittore italiano, Italo Calvino che nella sua analisi del rapporto esistente tra
le due culture non si ferma alla descrizione attraverso l'opera narrativa (Le
Cosmicomiche), bensì esemplifica il suo interesse per la scienza viene
esemplificato nelle Lezioni Americane, dove affronta il problema del ruolo
della letteratura nel prossimo futuro, e nella raccolta di saggi Una Pietra
Sopra. Calvino è stato uno scrittore con una visione sempre aperta verso gli
altri saperi, in una delle lezioni, quella intitolata Molteplicità, egli tratta in
maniera ampia il rapporto tra letteratura e scienza ragionando in modo
specifico sul romanzo. Il romanzo contemporaneo, è inteso da Calvino come
strumento di conoscenza e rete di connessione fra i vari ambiti della vita; ed è
grazie a questo strumento che nella nostra epoca "la letteratura è venuta
facendosi carico di quest'antica ambizione, di rappresentare la molteplicità
delle relazioni, in atto e potenziali […] Da quando la scienza diffida delle
spiegazioni generali e delle soluzioni non settoriali e specialistiche, la grande
sfida per la letteratura è il saper tessere insieme i diversi saperi ed i diversi
codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo" .
Calvino afferma l'importanza della scienza nel secolo passato valendosi
dell'esempio dell'amico Vittorini, per il quale la scienza era "cultura come
scienza […] la conferma che non ci si arresti a una nozione generica,
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insomma che si dica "scienza" dall'interno d'una cultura già con la scienza
dentro […] Ma il problema di fondo è sempre quello della possibilità o
impossibilità di conoscere il mondo" . Calvino analizzò l'impatto del mondo
scientifico-tecnologico sulla letteratura attraverso la rivista Il Menabò che
fondò insieme ad Elio Vittorini nel 1959. La rivista si occupava di quella
narrativa che voleva essere al passo con la civiltà industriale.
Tra i gli intellettuali italiani del Novecento che hanno cercato di
superare il contrasto tra cultura letteraria e cultura scientifica troviamo
Vittorini ed il suo progetto del Politecnico a cui ha fatto seguito il succitato Il
Menabò. Il percorso di Vittorini si conclude con l'opera, pubblicata postuma,
Le Due Tensioni dove cerca di descrivere tutti i suoi interessi: l'arte, la
scienza, la sociologia, la politica, la filosofia e la letteratura cercando di
spiegare il rapporto che quest'ultima intrattiene con le altre. Nella raccolta di
appunti Le Due Tensioni Vittorini afferma che il vero valore della letteratura
consiste nel fare critica del mondo e del nostro modo di vedere il mondo.
Vittorini affermava che bisogna prendere atto della trasformazione grandiosa
e terribile che avviene intorno a noi, per cui la letteratura deve abbandonare la
dimensione melodica di rappresentazione di una natura ormai stravolta
dall'opera dell'uomo e con la quale è stato infranto ogni genere di rapporto.
Egli affermava che l'ambiente, in realtà, in poco più di mezzo secolo si era
modificato più di quanto si fosse generalmente consapevoli, a causa di
una graduale assuefazione, negli anni, ai cambiamenti; la gente, troppo presa
dallo stupore per le nuove scoperte e dai vantaggi offerti dal progresso, non
aveva fatto molto caso alle modificazioni ambientali.
Il messaggio che emerge dall'opera di Vittorini è "il primato
dell'esperienza e dell'immaginazione sull'assolutizzazione ontologica o
gnoseologica o moralistica o estetistica; poesia scienza tecnologia sociologia
politica come esperienza e immaginazione" . Per Vittorini appare
fondamentale la possibilità di costruire un'immagine del mondo attraverso la
parola letteraria. Egli afferma che la divisione delle due culture avviene non
per la crescente specializzazione dei saperi ma "al momento in cui la seconda
[la scienza] ha rifiutato l'antica visione del mondo criticandola, confutandola
fino a postularne una nuova in divenire continuo" , ma questo non impedisce
alle due discipline di interagire.
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Un altro importante intervento viene da un italiano, Giulio Preti, il
quale nella prefazione ad un testo di Huxley afferma che letteratura e scienza
rappresentano due forme di riflessione due modi paralleli di rapportarsi
all'universo degli eventi. Egli si sofferma sull'analisi dei due sistemi culturali
e all'insieme di valori che li rappresentano per concludere che dietro l'antitesi
moderna fra le due discipline si cela, invece, un rapporto dialettico costante e
duraturo .
L'esistenza di due culture tanto diverse e lontane tra loro costituisce un
grave motivo di crisi per la società contemporanea, e la letteratura si pone
come intermediario ideale, mostrando la scienza sotto una nuova luce,
mostrando il punto di incontro fra esse e la necessità di una forma di
comunicazione che includa le due discipline e che spesso ruota intorno al
modello della metafora dando origine, nella tradizione letteraria, a nuovi
stimoli. La critica letteraria non può più relegare ai margini il problema della
scienza, in quanto questa dilata i confini stessi della letteratura valorizzandola
con l'apporto di nuove metafore e dando nuova vita alle forme ed al
linguaggio. Dunque la letteratura non è affatto destinata a rimanere entro i
confini di un'episteme ostile al mondo contemporaneo, ma è destinata a
recitare un ruolo di primo piano.