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Introduzione
Il presente lavoro mira a sviluppare il tema del salario di riserva e si concentra, facendo
riferimento alle coorti di età più giovani, sull’analisi dei fattori che maggiormente
influenzano il processo di definizione dello stesso.
Con il termine salario di riserva si intende il livello salariale minimo al di sotto del
quale un individuo non accetta di lavorare.
Al fine di inquadrare il tema oggetto di studio sarà proposta nel primo capitolo
un’analisi delle dinamiche del mercato del lavoro italiano ed europeo, con particolare
attenzione alla questione della disoccupazione giovanile. Come verrà evidenziato
successivamente, infatti, una delle potenziali determinanti delle aspettative dei giovani
e, di conseguenza, dei loro salari di riserva, è proprio la condizione del mercato del
lavoro in cui essi si muovono e, in particolare, la probabilità di riuscire a trovare un
impiego. La crisi economico-finanziaria
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che attanaglia il vecchio continente dal 2007
ad oggi, ha certamente influenzato le scelte lavorative dei giovani italiani e non solo,
producendo di conseguenza degli effetti anche sul processo di definizione del salario di
riserva. L’ indagine sulle condizioni del mercato del lavoro giovanile consentirà poi di
individuare una particolare tipologia di soggetti economici, i quali, pur non
influenzando direttamente lo studio del salario di riserva, consentono di definire in
maniera più precisa il contesto economico-lavorativo in cui l’analisi è inserita. Si tratta
dei cosiddetti NEET, ovvero giovani che non studiano, non lavorano e non sono
neanche alla ricerca di un lavoro. Benché tali soggetti non rientrino nelle statistiche
relative alla disoccupazione, poiché generalmente non si dichiarano neppure alla ricerca
di un lavoro, la quota di NEET è un chiaro indicatore di quanti siano effettivamente gli
individui “scoraggiati” presenti nel mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione dovrà
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La crisi a cui si fa riferimento è iniziata a causa del dissesto dei mutui subprime negli USA. Il continuo
aumento dei prezzi degli immobili e i tassi di interessi estremamente contenuti, hanno fatto si che le
banche statunitensi concedessero mutui anche a persone che avrebbero avuto difficoltà a ripagarli (2000-
2006). Le banche potevano permettersi di fare tutto ciò perché il forte aumento dei prezzi delle case
permetteva di coprire eventuali insolvenze del debitore. Inoltre, grazie all’operazione di cartolarizzazione,
la banca trasferiva questo rischio ad altri riuscendo così ad ottenere un profitto immediato e a concedere
nuovi mutui. Questo “giochino” ha funzionato finché, nell’agosto del 2007, il mercato immobiliare ha
subito un crollo nelle sue valutazioni.
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quindi essere analizzato considerando anche questi soggetti che, pur non dichiarandosi
disoccupati, di fatto lo sono: solo in questo modo è infatti possibile avere un quadro
realistico delle effettive condizioni del mercato del lavoro giovanile.
Nella parte finale del capitolo si declineranno le statistiche relative al mercato del
lavoro. Questi dati sono presentati in funzione di una variabile ritenuta centrale rispetto
all’analisi del salario di riserva, ovvero il titolo di studio.
Il secondo capitolo sarà dedicato alla teoria economica e consentirà di acquisire gli
strumenti necessari per affrontare l’analisi originale oggetto dello studio. Nella prima
parte verrà presentato il modello standard di offerta di lavoro; tale modello consente di
capire quali sono le dinamiche economiche che sono alla base del processo di
definizione del salario di riserva e come esso influisca in fase di determinazione del mix
ore di lavoro/ore di tempo libero. Questa scelta è fondamentale al fine della
massimizzazione della curva di utilità di ogni singolo lavoratore. Per affrontare tale
decisione è fondamentale che ogni individuo scelga il salario al di sotto del quale egli
non sarà disposto a scambiare ore di tempo libero con ore di lavoro. Questa misura
rappresenta il cosiddetto salario di riserva il quale aiuta gli individui a decidere la
combinazione ottimale tra lavoro e tempo libero. Anche i salari di mercato influenzano
il processo decisionale sopra indicato in quanto, un aumento degli stessi, provoca due
effetti ben distinti: l’effetto reddito e l’effetto sostituzione. Il primo influenza
negativamente il numero di ore di lavoro offerte (aumenta il reddito e diminuiscono le
ore di lavoro offerte), mentre il secondo produce l’effetto opposto (aumenta il reddito e
aumentano le ore di lavoro offerte perché adesso un’ora di tempo libero costa di più).
Nella parte conclusiva del capitolo sarà riportata la definizione teorica del concetto di
salario di riserva e si illustrerà l’influenza che lo stesso provoca sulle scelte lavorative
individuali.
Nel terzo capitolo verrà esposta una sintesi critica dei principali contributi della
letteratura economica in materia di salari di riserva. Analizzare i risultati ottenuti nel
corso di studi precedenti rappresenta il punto di partenza ideale per affrontare l’analisi
empirica originale proposta successivamente. Gli studi considerati sono concordi
nell’affermare che il processo di definizione del salario di riserva è influenzato dalle
seguenti determinanti: età, sesso, esperienza lavorativa, figli, livello di istruzione,
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iscrizione o meno ad un centro per l’impiego, periodo di disoccupazione. Nella seconda
parte del capitolo, l’attenzione si focalizzerà, su quei contributi che trattano le differenze
salariali tra le zone con alti tassi di disoccupazione e quelle con bassi tassi di
disoccupazione. L’analisi è dapprima riferita al contesto italiano e poi verrà ampliata a
tutto il vecchio continente. Poiché tutte le letture analizzate affrontano il tema del
salario di riserva da un punto di vista empirico, il capitolo 3 terminerà riportando una
breve descrizione di due importanti indagini svolte dall’EUROSTAT (European
statistic), sulla forza lavoro: LFS (riferita all’Italia) ed ECHP (riferita all’Europa).
Il quarto capitolo rappresenterà il “cuore” dell’intero elaborato e sarà dedicato
all’analisi empirica delle determinanti del salario di riserva. Il capitolo si aprirà con la
descrizione del dataset utilizzato nel corso dello studio e, in particolare, il questionario
che è stato somministrato dall’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della formazione
professionale dei lavoratori) agli intervistati, ai fini della raccolta dati. Per illustrate al
meglio i dati utilizzati verrà, in primis, presentata un’analisi descrittiva che sintetizzerà
in maniera opportuna le determinanti considerate per lo studio della varianza del salario
di riserva. Dal dataset originale verrà poi selezionato il campione oggetto di analisi
rappresentato dai soggetti che, il giorno dell’intervista, dichiaravano di essere inoccupati
o disoccupati. Il motivo per cui il campione selezionato sarà composto unicamente da
individui disoccupati/inoccupati è dovuto al fatto che la domanda riferita al salario di
riserva viene posta esclusivamente ai soggetti che appartengono alla suddetta categoria.
Chiedere il salario di riserva ad un individuo occupato non avrebbe infatti alcun senso
in quanto egli, avendo già un lavoro, non è interessato alle dinamiche decisionali che
stanno alla base del modello dell’offerta di lavoro.
Successivamente verrà proposto un confronto tra i risultati ottenuti dai principali
contributi della letteratura con quelli rilevati nel corso dell’analisi empirica. Verranno
quindi analizzate, mediante l’utilizzo di un software di analisi statistica (STATA), i
principali fattori che influenzano il processo di determinazione dei salari di riserva. Il
modello stimato è quello di regressione lineare multivariata con il metodo OLS. Tramite
l’utilizzo di questo modello sarà possibile verificare, in maniera più approfondita,
l’effetto che una particolare variabile indipendente esercita sulla variabilità della
variabile dipendente. La stima econometrica proposta ha, rispetto alla semplice analisi
descrittiva, il pregio di evidenziare quanto ciascun fattore considerato sia
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potenzialmente determinante nel processo di definizione del salario di riserva,
nell’ipotesi che tutti gli altri fattori siano costanti, ossia ceteris paribus. Al fine di
inquadrare meglio i risultati all’interno della letteratura, le variabili considerate sono le
stesse analizzate nel capitolo precedente: coorte di età, area geografica di appartenenza,
stato civile, titolo di studio, figli, utilizzo di centri per l’impiego e periodo di
disoccupazione.
Nella prima stima il modello verrà applicato sull’intero campione e successivamente sul
campione femminile e su quello maschile. I dati relativi al mercato del lavoro, così
come la letteratura sociologica ed economica precedentemente considerata, sottolineano
le diversità di comportamento e di esiti degli uomini e delle donne in ambito lavorativo.
Per questo motivo si è ritenuto opportuno condurre l’analisi separatamente per uomini e
donne, al fine di cogliere eventuali differenze nelle determinanti dei rispettivi salari di
riserva. Successivamente la dimensione che verrà presa in considerazione sarà quella
generazionale: il campione verrà suddiviso oltre che per genere, anche per coorte di età.
In questo modo sarà possibile confrontare la varianza del salario di riserva, all’interno
del campione dei 21enni, rispetto a quella del campione dei 31enni.
L’analisi proposta si prefigge quindi un duplice obiettivo:
Comprendere quali sono le determinanti che maggiormente influenzano il
processo di definizione dei salari di riserva individuali;
Confrontare i risultati ottenuti dai principali contributi letterari con quelli
scaturiti dall’analisi empirica svolta.
Il capitolo si concluderà con un confronto, che ha mero scopo descrittivo, tra i salari di
riserva registrati dall’indagine ISFOL04 e quelli raccolti nel 2013 nel corso
dell’indagine CCIA2013
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. Tale confronto ha l’obiettivo di fornire qualche sommaria
indicazione circa l’effetto che la crisi economica e le sue ripercussioni sul mercato del
lavoro, in special modo giovanile, hanno avuto sulle aspettative dei giovani e, quindi,
sul salario per cui si dichiarano disposti a lavorare.
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Si tratta di un’analisi condotta su un campione di individui in occasione del progetto “Risorse per nuovi
mercati”. L’iniziativa in questione è stata promossa dalla Camera di Commercio di Novara, in
collaborazione con la Camera di Commercio del Verbano Cusio Ossola.
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CAPITOLO 1
1. Premessa
La situazione occupazionale dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, in Italia e in
Europa, è drammatica. I tassi di disoccupazione negli ultimi anni sono aumentati in
maniera vertiginosa, le opportunità lavorative sono diminuite in quasi tutti i paesi
dell’UE e la crisi economico-finanziaria in cui versa il Vecchio Continente non fa altro
che accentuare il livello di malessere collettivo. Come mostrato nella figura 1.1 la
situazione più critica si registra nelle zone dell’Europa meridionale ed orientale, in cui i
tassi di disoccupazione nel 2013 raggiungevano livelli superiori al 30%, arrivando a
toccare valori superiori al 50% in Spagna e Grecia. Nello stesso anno l’Italia occupava
il 4° posto nella classifica dei paesi europei per tasso di disoccupazione giovanile, dopo
Grecia, Spagna e Croazia.
Figura 1.1: Tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) nei paesi UE (2013)
Fonte: Elaborazione propria su dati Eurostat
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La Commissione Europea sta cercando, seppur in ritardo, di porre rimedio a questa
situazione. Essa ha deciso di stanziare, entro il 2015, 6 miliardi di euro per i paesi con
oltre il 25% di disoccupazione giovanile, al fine di promuovere politiche ed interventi
volti ad aumentare l’occupabilità delle giovani generazioni
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. Il finanziamento concesso
dalla UE è così composto: 3 miliardi inseriti in un fondo ad hoc per favorire
l’occupazione giovanile e i restanti 3 stanziati dal Fondo sociale Europeo. La
commissione, oltre a questo intervento, ha creato l’iniziativa “Opportunità per i
giovani”, nella quale esorta gli Stati membri a prevenire l'abbandono scolastico aiutando
i giovani a sviluppare competenze che rispondano alle esigenze del mercato del lavoro,
garantendo la possibilità di esperienze professionali e di formazione sul posto di lavoro
e agevolando l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Nonostante i provvedimenti presi, le prospettive di occupazione per gli under 25
rimangono ben poco incoraggianti. Eurostat ha stimato che nel Marzo 2014 il tasso di
disoccupazione giovanile era del 22,8% nell'UE-28 e il 23,7% nella zona euro, in
crescita, rispettivamente, dello 0,7% e dello 0,3% rispetto a Marzo dell’anno
precedente.
In virtù dei risultati sopra riportati, la Commissione Europea esorta gli Stati membri a
fare un miglior uso del Fondo Sociale Europeo e delle altre risorse che essa stessa mette
a disposizione.
Anche l’Italia si sta muovendo per cercare di uscire da questa intensa situazione di
disoccupazione. Il governo italiano ha dato il via, il primo Maggio 2014, al piano
nazionale Garanzia per i Giovani. Questo piano prevede uno stanziamento di oltre 1,5
miliardi di euro, nel biennio 2014-2015, per garantire , ai giovani tra i 15 ed i 29 anni,
disoccupati o Neet
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, un’offerta qualitativamente valida di lavoro, di istruzione, di
apprendistato o tirocinio, entro 4 mesi dall’entrata in disoccupazione o dalla fine del
percorso di studi. Per usufruire di questo servizio i giovani dovranno aderire
all’iniziativa, previa iscrizione attraverso un sito internet dedicato
5
.
Il Ministro Poletti, durante la riunione informale dei Ministri del Lavoro dell'Unione
Europea tenutasi ad Atene il 29 e 30 aprile (2014), ha sottolineato l'importanza del
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Raccomandazione del Consiglio Europeo sull’istituzione di una garanzia per i giovani, 22 aprile 2013.
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Il termine Neet definisce coloro che non lavorano, non studiano e neppure cercano un impiego.
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Il sito internet in questione è il seguente: www.garanziagiovani.gov.it.