Introduzione
VI
La prospettiva di un allargamento senza precedenti nella storia dell’Unione dal 1º
maggio 2004
2
ha rilanciato il dibattito sull’avvenire dell’Europa già all’indomani del Trattato
di Maastricht e ancora desta l’attenzione di tutti gli operatori comunitari variamente coinvolti
nel processo costituzionale in atto all’interno dell’Unione.
L’Unione europea si trova oggi ad affrontare uno dei momenti più difficili ed
insieme più esaltanti della sua storia, momento nel quale si devono trovare le ragioni ultime
del vivere comune per non rischiare di essere travolti da perverse dinamiche interne e da tutte
quelle circostanze esterne che tanto inquietano a livello planetario.
Le cooperazioni rafforzate, introdotte con il Trattato di Amsterdam, espanse con il
Trattato di Nizza e attualmente oggetto di ulteriore dibattito all’interno della Conferenza
intergovernativa, sembrano attualmente la sola via percorribile dall’Unione per tentare di dare
una risposta concreta alle giuste istanze di maggiore integrazione per alcuni settori particolari
(come la “Politica estera e di sicurezza comune”, PESC), ma senza alterare il delicato quadro
istituzionale esistente.
Nel prosieguo della trattazione ci si soffermerà, nella prima parte, ad inquadrare il
fenomeno delle cooperazioni rafforzate alla luce delle circostanze “ambientali” (in particolare,
il processo di allargamento ai Paesi dell’Est) che ne giustificano la nascita e lo sviluppo.
Nella seconda parte si analizzeranno, invece, le disposizioni sulle cooperazioni
rafforzate alla luce del Trattato di Nizza il quale costituisce, almeno per questo settore della
realtà comunitaria, un importante punto di approdo della materia e una possibile via per
garantire la progressiva integrazione di quei Paesi che intendano proseguire in modo più
deciso, comunque all’interno del quadro e dei meccanismi di funzionamento dell’Unione. Si
porrà, in particolare, l’accento sulle differenze rispetto al Trattato di Amsterdam per mostrare
quali modifiche siano state apportate alle disposizioni sulle cooperazioni rafforzate e tentare
di valutarne le conseguenze ai fini di una loro più spedita attuazione.
Si cercherà inoltre di inquadrare la cooperazione rafforzata in relazione alla loro
natura giuridica ed ai rapporti con gli Stati membri non partecipanti.
Nell’ultima parte si analizzeranno le cooperazioni rafforzate nel settore della politica
estera e di sicurezza comune, evidenziandone le peculiarità rispetto alle altre forme di
cooperazione e si mostreranno le problematiche relative al rapporto delle cooperazioni
2
Tutti gli Stati di nuova accessione hanno confermato la propria adesione all’Unione in seguito alle rispettive
procedure costituzionali.
Introduzione
VII
rafforzate con gli accordi internazionali conclusi dall’Unione, sia nel pilastro comunitario, sia
nel settore della PESC.
Nelle conclusioni si accennerà allo sviluppo della materia nell’attuale dibattito
istituzionale alla luce del Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa
3
, tentando di
mettere in luce le possibili contraddizioni e i limiti connessi all’utilizzo di questo strumento
che, se non perfettamente calibrato sulle sensibilità di tutti gli Stati membri, rischia di essere
motivo di ulteriori divisioni e tensioni all’interno del già difficile quadro istituzionale.
In questa situazione di crisi generalizzata, l’innovazione istituzionale delle
cooperazioni rafforzate potrebbe essere un timido tentativo per far progredire l’integrazione:
in gioco è il futuro stesso dell’Unione, la sua capacità a coagulare energie ed intenti al fine di
proseguire un cammino che mai si vorrebbe vedere interrotto e, forse, la sua stessa esistenza.
Sembra davvero che la scelta che l’Europa ha di fronte sia senza appello: la scelta di vivere, o
perire.
3
Il Trattato è pubblicato sul sito internet: http://european-convention.eu.int/docs/Treaty/cv00850.it03.pdf.
PARTE PRIMA
LA FLESSIBILITÀ ISTITUZIONALIZZATA
1. DEFINIZIONE
Il fenomeno oggetto della presente analisi prende il nome di “cooperazione rafforzata”,
termine che evoca l’idea che gli Stati membri coinvolti accrescano la loro cooperazione su
determinati settori, in una sorta di progresso perseguito attraverso una più avanzata
integrazione.
La cooperazione rafforzata è un concetto difficile da circoscrivere. La grande
diversità terminologica che la circonda ne è la prova
1
: cooperazione rafforzata, flessibilità,
Europa a due velocità
2
, Europa a geometria variabile
3
(definizione cara a J. Delors), “centro di
gravità”
4
, “gruppo pioniere”
5
, “avanguardia”
6
, nucleo duro, Europa à la carte, Europa a cerchi
concentrici, direttorio, “integrazione differenziata”
7
, sono espressioni utilizzate per richiamare
il medesimo concetto. È utile, tuttavia, ricordare che non tutte le definizioni rispondono alla
stessa sensibilità: certe espressioni risultano neutre, altre privilegiano il carattere temporaneo
e transitorio di una cooperazione, altre infine introducono degli elementi più “strutturali”
nell’espressione, ma tutte connotano differenti strategie di integrazione.
1
Vi sono stati tentativi di chiarificazione del concetto. Tra questi si veda STUBB A. C-G., A categorization of
differentiated integration, Journal of Common Market Studies, 1996, pp. 283-295; EHLERMANN C.-D.,
Différentiation accrue ou uniformité renforcée?, in MATTERA A. (a cura di), La Conférence
intergouvernementale sur l’Union européenne: répondre aux défis du XXI
e
siècle, Paris, Clément Juglar, 1997,
p. 51.
2
Utilizzato nel rapporto Tindemans al Consiglio europeo, pubblicato nel Bollettino delle Comunità europee,
supplemento 1/76, Bruxelles. Un’Europa a più velocità è il concetto secondo il quale la ricerca di obiettivi
comuni è guidata da Stati membri che vogliono e possono rafforzare la loro integrazione in qualche ambito, con
la previsione che gli altri Paesi seguiranno più avanti.
3
Il concetto di geometria variabile ammette sostanziali differenze all’interno della struttura integrativa
apportando una separazione durevole o permanente tra un nocciolo di Paesi e unità integrative meno sviluppate.
V. MISSIROLI A., Flexibility and enhanced cooperation after Amsterdam prospects for CFSP and the WEU,
The International Spectator, 1998, pp. 101-118, a p. 103.
4
Espressione utilizzata dall’ex Ministro per gli Affari Esteri tedesco, Joschka Fisher, durante il celebre discorso
all’Università di Humboldt il 12 maggio 2000. V. http://www.auswaertiges-amt.de.
5
Espressione utilizzata dal Presidente della Repubblica Francese, Jacques Chirac, durante il discorso
pronunciato il 27 giugno 2000 al Bundestag. V. http://www.elysee.fr/rech/rech_.htm.
6
Espressione utilizzata dall’ex Ministro per gli Affari Esteri tedesco. V. nota 4.
7
Su questo tema v. MANIN P. e LOUIS J.-V., Vers une Europe différenciée? Possibilité et limite, Éditions
Pédone, collection TEPSA, Paris : 1996.
La flessibilità istituzionalizzata
2
La definizione “cooperazione rafforzata” utilizzata dal legislatore risulta, a nostro
parere, quella più facilmente accettabile nelle sensibili compagini governative
8
e più
appetibile anche per l’opinione pubblica, poiché richiama un modello non competitivo, non
contenente elementi discriminatori, e in linea con la tradizione storica della Comunità
europea, aperta all’espansione spaziale ma capace di approfondimento verticale nei passaggi
storici importanti
9
.
Accantonando le impostazioni visionarie, un approccio pragmatico potrebbe
risultare forse più utile ai fini di una soluzione dei problemi dell’Unione, come ad esempio la
possibilità di sviluppare una politica di difesa europea: in questo senso, il meccanismo delle
cooperazioni rafforzate potrebbe consentire di superare le obiezioni per lo sviluppo della
Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD).
L’idea di partenza che ha condotto alla “cooperazione rafforzata” risiede nella
constatazione dell’evidenza – che non potrà che essere confermata con il prossimo
allargamento dell’Unione – che non tutti gli Stati membri condividano la stessa visione
quanto a significato, a intensità e a sviluppo del processo d’integrazione. Si tenta, quindi, di
legare il processo di integrazione europea al ritmo imposto dagli Stati più dinamici, superando
le difficoltà frapposte dai Paesi meno entusiasti.
Malgrado l’aspetto positivo dello sviluppo dell’integrazione, risulta evidente però
che un utilizzo indiscriminato di tale facoltà potrebbe accentuare ulteriormente il divario tra
gli Stati membri e creare problemi di ordine politico e giuridico. Il rischio è quello di favorire
quel fenomeno che nel linguaggio comunitario viene definito “Europa à la carte”, con il quale
si intende la possibilità che ciascuno Stato Membro decida di partecipare soltanto alle
politiche di suo interesse, perdendo di vista la globalità del processo d’integrazione
10
.
Il risvolto negativo del fenomeno risiede, quindi, nel fatto che non tutti gli Stati
membri siano interessati a prendere parte alla cooperazione in questione e che perciò si possa
profilare una sorta di “spaccatura” nell’Unione, anche se confinata solo alle nuove iniziative
essendo escluso il cosiddetto acquis comunitario.
8
Probabilmente non si è parlato di “integrazione” poiché questo termine non è politicamente accettabile da tutti
gli Stati membri, come non lo è notoriamente il termine “federazione”.
9
Secondo GAJA G., La cooperazione rafforzata, in AA.VV., Il Trattato di Amsterdam, Giuffré Editore, Milano:
1999, pp. 61-75, a p. 62, le altre espressioni appaiono legate, «nell’immaginario dei politici, alle visioni, spesso
fortemente criticate, espresse da coloro che l’avevano utilizzate».
10
Questa impostazione consente agli Stati membri di scegliere, come da un menù, le politiche in cui desiderano
partecipare. Allo stesso tempo, un numero minimo di obiettivi comuni dovrebbe essere mantenuto. V.
MISSIROLI A., op. cit., a p. 104.
La flessibilità istituzionalizzata
3
La prospettiva dell’allargamento, con un numero di Stati membri che aumenterà da
15 a 25, pone l’Unione europea di fronte a una sfida temibile: come evitare che l’ingresso dei
nuovi Membri, a causa del numero e della crescente eterogeneità, non conduca al blocco delle
istituzioni, alla “diluizione” dello sviluppo europeo e alla riduzione del modello integrativo ad
una semplice zona di libero scambio secondo una visione prettamente mercantilistica
dell’integrazione comunitaria.