1
Premessa
Definire in maniera diretta e precisa cosa è la pedofilia è un’operazione
veramente difficile. Si tratta di un fenomeno infatti che abbraccia diverse
discipline, dalla psicologia, alla medicina, al diritto. Da molti la pedofilia è
definita una mostruosità della società, un male oscuro, proprio perché è
come un canto di sirene, qualcosa di evanescente, qualcosa che permea, si
nasconde e si insinua nelle vite dei bambini, molto spesso indifesi e
incoscienti, rovinando drammaticamente la loro esistenza. Quotidianamente
si sentono notizie di cronaca relative ad abusi e violenze sessuali, molto
spesso le vittime di questi crudeli reati sono i minori, e la reazione che la
persona comune ha di fronte a queste notizie è la speranza che tutto questo
non possa mai succedere ai nostri figli, ai nostri fratelli e tutti quei bambini
che fanno parte della nostra vita.
Invece, è molto importante conoscere il fenomeno, così da poterlo
individuare ed affrontare. La pedofilia ha contorni oscuri, in parte è una
deviazione psicosessuale, in parte è una perversione. I pedofili sono spesso
soggetti senza scrupoli, altre volte sono soggetti con una personalità deviata
dagli abusi a sua volta subiti.
Per approfondire il fenomeno della pedofilia è necessario cercare di
individuarlo come fenomeno sociale, clinico e criminologico, senza
trascurare le diverse espressioni che la pedofilia ha conosciuto, specie negli
ultimi decenni, come la pedofilia in rete, il turismo sessuale e la pedofilia
2
all’interno delle sette sataniche. Questo studio è sicuramente importante per
poi affrontare il fenomeno sotto il profilo giuridico, mettendo in luce i vari
interventi internazionali nell’ambito della tutela dei minori, indagando sui
vari reati introdotti dalla riforma della legge n. 66 del 1996 e su quelli
introdotti dalla legge contro la pedofilia, la l. 269 del 1998. Infine sarà
necessario occuparsi delle nuove forme di schiavitù, indirizzate allo
sfruttamento sessuale dei minori, e accennare alle strategie di contrasto e
agli interventi processual-penalistici in materia di pedofilia in modo da
avere un quadro più completo della tutela penale e processuale approntata
dal nostro ordinamento. Tali interventi, così come i vari reati, sono studiati
come innovati dalla recente riforma introdotta con la l. 38 del 2006.
3
CAPITOLO PRIMO
IL FENOMENO DELLA PEDOFILIA
SOMMARIO: 1. La nozione di pedofilia; 2. Inquadramento della pedofilia tra le
perversioni sessuali ed aspetti eziologici; 2.2 Il profilo del pedofilo abusante e la
teoria dell’abusato-abusatore; 3. La relazione pedofila; 4.L’abuso sui minori; 4.2
L’abuso intrafamiliare; 5. I minori abusati e le conseguenze dell’abuso; 6.
L’attenzione riservata al fenomeno della pedofilia e alcune manifestazioni della
pedofilia organizzata: la pedofilia in rete; 6.2 Il turismo sessuale; 6.3. La pedofilia
nelle sette sataniche; 7. Imputabilità del pedofilo.
1. La nozione di pedofilia.
Letteralmente il termine «pedofilia» significa amore per i bambini, dal greco
pais che significa bambino e filia che significa amore. Si comprende
facilmente che alcune norme sul sesso non abbiano carattere universale e
come culture diverse, nello spazio e nel tempo, possano adottare
comportamenti diversi. Nell’antica Grecia il fenomeno della pedofilia si
rivolgeva a ragazzi puberi, mentre i rapporti con i bambini erano puniti. Le
relazioni con i ragazzini erano accompagnati da una complessa elaborazione
culturale, con i suoi usi e le sue proibizioni
1
. Per fare un esempio, a Creta la
relazione omosessuale tra un ragazzo e un amante più anziano era tappa
essenziale per diventare uomini, ma assumeva la forma non del
corteggiamento, ma del rapimento rituale. L’amante che intendeva effettuare
il ratto informava gli amici del ragazzo tre giorni prima. Ancora,
l’omosessualità aveva un forte peso nella comunità militare, a Creta, Sparta
1
Cfr. P. GERBINO, L’abuso sessuale dei minori nella storia, in Rass.it. di criminologia,
Giuffrè, Milano, 2004, p.75.
4
e Tebe nel IV secolo a.C. l’amante faceva dono dell’equipaggiamento di
guerra al suo amato, nel momento in cui a questo era conferita l’efebia, cioè
quando veniva riconosciuto come adolescente, e gli era concesso di
arruolarsi.
2
.
Già da tempo, tuttavia, l’amore per i fanciulli ha perso connotazione
positiva e culturale ed è stato inteso come una perversione, una deviazione
del normale atto sessuale ed è inquadrato tra le parafilie, cioè tra le pratiche
sessuali non usuali
3
.
Fondamentale è stato il contributo dato da Hans Giese nella diagnosi
della pedofilia
4
, secondo cui - contrariamente al comportamento
eterosessuale o omosessuale, ai quali interessa il sesso dell’altro - il
desiderio del pedofilo si aggira appena secondariamente intorno al sesso del
partner, anzi la bisessualità è la regola della pedofilia. Al pedofilo
principalmente interessa l’età dell’altro, che si estende dalla primissima
infanzia fino all’inizio della pubertà. La pubertà e i primi segni di sviluppo
fisico del bambino lo rendono sessualmente non appetibile, non
desiderabile. Quindi il desiderio sessuale del pedofilo va scemando
parallelamente alla progressiva maturazione fisica del partner
5
.
La pedofilia è praticata da individui con caratteristiche diverse:
anziani, adulti e giovani, incolti, ma anche colti, omosessuali ma anche
2
Cfr. P. MONNI, L’arcipelago della vergogna: turismo sessuale e pedofilia, Edizioni
Universitarie Romane, Roma, 2001, p.23.
3
. Cfr., A. BONIFAZI, La pedofilia, in Proposte di criminologia applicata, a cura di C.
Serra, Giuffrè, Milano, 2003, p.271.
4
Cfr., H. GIESE, Psychopathologie der sexualitat, F. Enke Verlag, Stuttgart, 1962 autore
citato in A. LANOTTE, La pedofilia: «se questo è amore». Psicologia e psicopatologia
dell’incontro in La pedofilia. Aspetti sociali, psicogiuridici, normativi e vittimologici, a
cura di L. De Cataldo Neuburger, Cedam, Padova, 1999, p 25.
5
Cfr., A. LANOTTE, La pedofilia, cit., p 25.
5
eterosessuali, sconosciuti ma anche, nella maggior parte dei casi, familiari o
parenti, uomini generalmente, ma qualche volta anche donne. Non esiste una
tipologia unitaria di pedofilo: la pedofilia è un tratto multifattoriale in cui
entrano in gioco aspetti mentali, istituzionali, di attività, di educazione
sessuale, di violenza, di controllo delle pulsioni
6
.
Se è possibile inquadrare la pedofilia operandone una diagnosi,
seppure parziale ed incompleta, non è agevole darne una definizione
unitaria. La confusione è dovuta soprattutto alla delicatezza del tema e ad
una sovrapposizione tra giudizio morale e opzioni legislative. Sotto il profilo
morale per pedofilia si intende quella “perversione sessuale caratterizzata da
attrazione erotica verso i fanciulli, indipendentemente dal loro sesso”
7
,
mentre l’impostazione criminologia definisce condotte pedofile quelle
connotate da un qualsivoglia rapporto di natura sessuale tra una persona
maggiore di età ed un soggetto minorenne. Sono considerate condotte
pedofile la congiunzione carnale e le molestie sessuali nei confronti dei
minori, la corruzione di minorenne, la pornografia e la prostituzione
minorile, ma anche i sequestri di persona e gli omicidi di minori a sfondo
sessuale
8
.
La medicina legale inquadra la pedofilia secondo i criteri diagnostici
del DSM IV-TR, cioè del manuale diagnostico e statistico dei disturbi
mentali, come quella malattia che consiste in una attività che coinvolge un
6
Cfr.,O. FERRARIS, B. GRAZIOSI, Pedofilia. Per saperne di più. Laterza, Bari, 2001, p.
33.
7
Definizione tratta dal vocabolario della lingua italiana, edito dall’istituto della
enciclopedia italiana Treccani, vol.III, tomo II, Roma, 1991, 757.
8
Cfr. B. ROMANO, Pedofilia, in Digesto pen., aggiornamento, vol. II, Utet, Torino, 2004,
p. 604.
6
minore che abbia meno di tredici anni, che sia prepubere, mentre il soggetto
con pedofilia deve avere almeno cinque anni più del bambino. Anche se non
sempre associata a violenza vera e propria, la condotta pedofila è comunque
censurabile perché si rivolge a soggetti non in grado di prestare un valido
consenso e perché, pur iniziando un’attività sessuale quando il soggetto non
è sufficientemente maturo per comprenderne le implicazioni, può
comportare danni psicologici
9
.
2. Inquadramento della pedofilia tra le perversioni sessuali ed aspetti
eziologici.
E’ bene fin da subito mettere in evidenza che la pedofilia non ha ancora una
sua sistematizzazione autonoma scientifica, in quanto i problemi
psicopatologici e l’inquadramento nosografico della pedofilia sono tuttora
pieni di ombre e di aspetti non ancora chiariti
10
. Tuttavia la tendenza che si è
affermata sia a livello psicologico che psichiatrico è, come già detto, quella
di inquadrarla tra le parafilie.
«Parafilia» è il termine utilizzato oggi per definire l’insieme di quelle
condotte sessuali più note come perversioni sessuali. Il tentativo di
inquadrare i comportamenti sessuali inusuali è stato particolarmente
complesso e i primi risultati scientifici in materia furono raggiunti alla fine
dell’800, quando cominciarono a diffondersi osservazioni cliniche su
9
Cfr., A. CERETTI – I. MERZAGORA BETSOS, L’istinto sessuale e le sue alterazioni, in
Trattato di medicina legale e scienze affini, diretto da Giusto Giusti, v. IV, 1999, Cedam,
Padova, p 944.
10
Cfr., P. CAPRI, Il profilo del pedofilo: realtà o illusione?, in La pedofilia. Aspetti sociali,
cit.,p.83.
7
pazienti ricoverati in case di cura, ospedali e carceri. Da quel momento si
cominciò a parlare di fenomeni che assumono particolare interesse in
rapporto alla morale collettiva
11
. Tuttavia, sebbene le dinamiche psichiche
relative alle anomalie della vita sessuale erano più o meno uniformemente
accettate, non c’era la stessa unanimità circa la loro determinazione
eziologica. In altri termini vi erano studiosi, come Havelock, che ritenevano
che la causa delle cosiddette “personalità abnormi degenerative” fossero di
tipo endocrino o organico
12
, altri come Wyrsch secondo cui queste
perversioni non sono sempre di natura nevrotico-reattiva, oppure legate ad
una anomalia caratteriale psicopatica, ma sono comunque da inquadrare in
un atteggiamento contrario alla morale comune
13
. Altri autori infine hanno
inteso la perversione sessuale come un modo di essere dell’uomo fortemente
impoverito rispetto alla pienezza dell’«essere insieme nell’amore»
14
.
Nel corso degli anni sono state elaborate diverse ipotesi interpretative
riguardo all’origine del comportamento pedofilo. Le teorie sessuali dei primi
anni del ‘900 consideravano le perversioni sessuali come sindromi
psicopatologiche caratterizzate da alterazioni qualitative dell’istinto
sessuale. Con lo sviluppo della scienza psicologica e psichiatrica sono state
11
Cfr., E. CAMUSSI – E. ZUCCHI, Tutela del minore e pedofilia tra psicologia e senso
comune, in La tutela del minore tra norme, psicologia ed etica, a cura di Mestitz, Giuffré,
Milano, 1997, p. 520.
12
Cfr., E. HAVELOCK, Psicologia del sesso, Roma, 2000, autore citato in G. GULOTTA,
Aspetti psico-giuridici del comportamento pedofilo, in La pedofilia. Aspetti sociali, cit,p.
250.
13
Cfr., J. WYRSCH, Die sexuellen perversionen und die psychiatrisch-forensische
bedeutung der sittlichkeitsdelikte, in psichiatrie der gegenwart, Band III, Sprinter Verlag,
1961, autore citato in A. LANOTTE, La pedofilia, cit, p. 24 .
14
Cfr., A. LANOTTE, La pedofilia, cit. p.22.
8
prodotte varie teorie sull’origine della pedofilia, alcune in evidente
contrapposizione con altre.
Secondo la concezione psicoanalitica classica
15
, l’atto pedofilo è
legato a fissazioni e regressioni verso forme di sessualità infantile. Il fattore
che determina l’atto pedofilo consiste nell’arresto dello sviluppo
psicosessuale dovuto ad un trauma precoce o all’aver vissuto la propria
sessualità in un ambiente restrittivo. Ricercatori psicoanalitici più recenti
hanno concluso che l’essenza della perversione del pedofilo è la
«conversione di un trauma infantile in un trionfo adulto»
16
: secondo Stoller i
pedofili sono spinti dalle loro fantasie a vendicare umilianti traumi infantili
che sono stati a loro inflitti dai genitori
17
. Un’altra teoria classica vede la
pedofilia come una patologia narcisista del carattere e per tale ragione molti
individui con questa perversione scelgono delle professioni nelle quali
possono interagire con bambini, che spesso vengono idealizzati e che
permettono loro di mantenere un’immagine positiva di se stessi attraverso il
consenso dei bambini alle loro richieste
18
.
Alcuni psicoterapisti, quali Groth, Garland, Dougher
19
, che trattano i
colpevoli di abusi sessuali contro i bambini, sembrano aderire alla teoria
dell’abusato-abusatore, secondo la quale la pedofilia è causata dal fatto che i
colpevoli sessuali siano stati loro stessi abusati durante la loro infanzia;
15
Cfr., S. FREUD, Tre saggi sulla teoria sessuale, Boringhieri, Torino, trad. it. 1970,
autore citato in P. CAPRI, Il profilo del pedofilo, cit., p.89.
16
Cfr., CIFALDI G. Pedofilia tra devianza e criminalità, Giuffrè, Milano, 2004, p.160
17
Cfr., R. J. STOLLER, Perversione, Feltrinelli, Milano, 1978, p. 10.
18
Tale prospettiva è stata suggerita da Fenichel nella sua opera Trattato di psicoanalisi
delle nevrosi e delle psicosi, Astrolabio, Roma, 1951.
19
Cfr., GARLAND – DOUGHER – GROTH, The abused/abuser hypothesis of child sexual
abuse, in FEIERMAN, Pedophilia, 1990, autori citati in G. CIFALDI, Pedofilia tra
devianza e criminalità, cit., p. 94.
9
l’atto perverso è “odio erotizzato”, un atto di vendetta mediante il quale il
passato viene cancellato e trasformato in piacere e vittoria.
Un’altra teoria sulle origini della pedofilia è quella che sostiene che gli
aggressori sessuali sono con molta probabilità cresciuti in famiglie devianti
e disfunzionali. Questa teoria, conosciuta come teoria dell’identificazione
parentale, sostiene che la devianza sessuale deriverebbe da un basso grado
di identificazione verso i propri genitori, in quanto la mancata
identificazione può determinare un disordine psicosessuale
20
.
Infine altri studiosi, Scott nel 1984 e Flor-Henry nel 1991, sostengono
che le cause della pedofilia sono da individuare in una disfunzione
celebrale
21
.
In generale, la pedofilia è spiegata come un arresto dello sviluppo della
sessualità a sua volta causato da un trauma precoce, accompagnato da
difetto nella capacità di sublimazione, cioè di trasformarsi in un soggetto
adulto sotto il profilo psicosessuale; anche qui viene invocata la reazione al
timore di castrazione che sorgerebbe dal confronto con un partner
psicosessualmente maturo
22
.
Secondo alcuni la pedofilia troverebbe la sua radice in un meccanismo
di identificazione proiettiva: il pedofilo si identifica con il bambino che
20
Cfr. G.CIFALDI, Pedofilia tra devianza e criminalità, Giuffrè, Milano, 2004, p. 162.
21
Cfr. G. GIFALDI, Aspetti eziologici della pedofilia: una raccolta essenziale di contributi
teorici, in www.psychomedia.it
22
Cfr. M. MARCHETTI, Le ipotesi eziologiche, in Infanzia e abuso sessuale, a cura di T.
Bandini – U. Gualco, Giuffré, Milano, 2000, p. 275.
10
seduce e vuol sedurre al fine di risarcirsi e per risarcire il bambino di
angosce sofferte in età precoce
23
.
Alla luce di quanto detto, gli studi in materia di pedofilia, specie sotto
il profilo psicologico e psichiatrico, sono complessi e vari, e spesso risultano
contrapposti gli uni agli altri. La realtà è che la pedofilia, come altre
perversioni sessuali, attiene non solo ad un aspetto comportamentale e fisico
dell’individuo, ma coinvolge anche la sfera intima ed emozionale del
soggetto, il quale, come sottolineato, trova nell’abuso del minore lo
strumento per ottenere la propria soddisfazione, oltre che fisica, anche
morale e psicologica
24
.
2.2. Il profilo del pedofilo abusante e la teoria dell’abusato-abusatore.
Capire e inquadrare la personalità di un pedofilo è un compito arduo e
veramente difficile. Tale circostanza è dimostrata dal fatto che numerosi
sono stati gli studiosi in materia, psicologi, psichiatri, criminologi e che
ognuno di essi ha cercato di definire i contorni del fenomeno, anche se
difficilmente ne hanno dato un’interpretazione univoca.
Il pedofilo è nell’accezione comune, colui che cerca di avere delle
esperienze erotiche con un bambino. Secondo la psichiatria si tratta di una
perversione sessuale, secondo le associazioni di pedofili si tratterebbe di una
delle forme di sessualità e che quindi deve essere accettata e non
condannata.
23
CAMUSSI E.– ZUCCHI E., Tutela del minore, cit.,p 530.
24
Cfr. M. MARCHETTI, Le ipotesi, cit., p. 279.
11
Una prima possibile distinzione tra pedofili è quella suggerita da
Capri
25
tra pedofili psicopatologici e non. In questo secondo gruppo vanno
inquadrati i soggetti con tratti di immaturità psicosessuale, passività,
impotenza ed inadeguatezza genitale, infantilismo. Nel gruppo
psicopatologico invece sono compresi i soggetti affetti da qualsiasi malattia
mentale. Secondo Nass
26
nell’ambito della pedofilia possono essere distinti
gruppi con diverse caratteristiche: sviluppo tardivo, inesperienza sessuale,
degenerazione della personalità o disturbi del sistema ormonale.
Secondo studi più recenti condotti da Capri e Jaria
27
, nonostante la
difficoltà di fornire un quadro unitario della personalità del pedofilo, è
comunque possibile fornire i tratti caratterizzanti di tale personalità:
immaturità affettiva caratterizzata da scarsa efficienza e rapida esauribilità
dei freni inibitori di fronte ai propri impulsi sessuali; identificazione
deficitaria ovvero mancato riconoscimento delle proprie componenti
sessuali; relazioni interpersonali inadeguate, la deficitaria identificazione fa
sì che il rapporto con gli altri individui si sviluppi in maniera irregolare e
superficiale
28
.
Non tutti i pedofili tuttavia presentano questi caratteri ed inoltre essi
stessi possono ritrovarsi in soggetti che mai hanno praticato la pedofilia.
25
Cfr., P. CAPRI, Il profilo del pedofilo, cit., p 89.
26
Cfr., G. NASS, Unzucht mit Kinder - Das Sexualdelik unserer Zeit, in Mschr. Krim. u
Strafr., 37, 1954, autore citato in A. LANOTTE, La pedofilia, cit. p. 30.
27
Cfr., A. JARIA – P. CAPRI, La pedofilia: aspetti psichiatrico-forensi e criminologici, in
F. FERRACUTI, Trattato di criminologia, medicina criminologia e psichiatria forense,
VII, Giuffrè, Milano, 1987, p. 29.
28
Cfr. N. MALIZIA, Profili atropo-criminologici e medico-legali dei fenomeni di abuso sui
minori, Torino, pp. 111-112.
12
Uno degli approcci più seguito negli ultimi anni per spiegare la personalità
del pedofilo è quello della «trasmissione transgenerazionale del modello
abusivo», cioè l’abusante sarebbe stato a sua volta vittima di abuso in età
infantile. Studi condotti da De Leo e Petruccelli
29
dimostrano come
dall’intervista di una serie di abusatori pedofili maschi risulta che essi nella
loro infanzia abbiano ricevuto abusi da persone adulte, molto spesso parenti,
o comunque vicine o conviventi. Secondo De Leo il bisogno di mantenere
intatta la figura dell’adulto abusante spinge il bambino a giustificare i suoi
comportamenti e a mantenere una idealizzazione dell’adulto grazie a potenti
meccanismi di scissione che consentono di considerare l’adulto esterno
come buono e di introiettarne la parte esterna negativa su se stessi. Secondo
un’altra prospettiva, la vittima di allora cerca - identificandosi con
l’aggressore e agendo da carnefice - di vendicarsi per il dolore e l’impotenza
subiti
30
.
Qualunque sia l’ipotesi interpretativa avanzata, il pedofilo cerca di
sfuggire, attraverso i suoi atti, alla depressione narcisistica e alla esperienza
del vuoto, nutrendosi di bambini feticci, essenziali per la sua sopravvivenza.
Può però trattarsi di pedofilia benigna oppure maligna. Nella pedofilia
benigna si è di fronte a comportamenti sessuali volti ad ottenere una
gratificazione che non implichi il ricorso diretto alla violenza. Il pedofilo è
attento ai bisogni del bambino e cerca di ottenerne l’affetto, l’interesse e la
fedeltà. Nella pedofilia maligna si assiste ad un’espressione diretta di
29
Cfr., G. DE LEO - I. PETRUCCELLI, L'abuso sessuale infantile e la pedofilia, Franco
Angeli, Milano, 1999, p. 54.
30
Cfr., G. CIFALDI, Pedofilia, cit. , pp. 37-38.
13
distruttività attraverso attività erotiche parziali esercitate unitamente ad altre
forme di violenza. I comportamenti pedofili in questo caso sono volti ad
ottenere la sofferenza del bambino e trarre il proprio soddisfacimento
31
.
3. La relazione pedofila.
L’appagamento dell’adulto in una relazione pedofila si muove
intenzionalmente verso un soggetto desiderabile perché ancora fisicamente
immaturo, e si realizza in momenti e situazioni diverse tra loro, ma con
modalità spesso assai simili, caratterizzate dalla ricerca di contatto e
dall’incontro sessuale.
In genere, il pedofilo ha facilità di accesso al mondo infantile; la
capacità di comunicare e di incontrarsi con soggetti non adulti può essere
data o dalla professione del pedofilo, oppure dal fatto che la vittima è un suo
parente, o è comunque conosciuto.
Nell’incontro pedofilo si attiva una doppia risonanza intima ed
emotiva: se da un lato c’è una “richiesta di amore” orientata verso il
bambino e spinta dal soddisfacimento sessuale, dall’altro c’è anche una
“richiesta di amore” che il bambino ha verso l’adulto, che è spinta dal
bisogno di cure, gratificazione e protezione del bambino
32
.
La relazione intima del bambino si spiega perché il suo sviluppo
psicosessuale conosce diverse fasi: nella prima egli proietta le sue emozioni
e il suo amore nei confronti della madre, nella seconda consolida un
31
Cfr., G. GULOTTA, Aspetti psicogiuridici del comportamento pedofilo, in La pedofilia.
Aspetti sociali, cit p. 250.
32
Cfr., D. HOWITT, Pedofilia e reati sessuali contro i bambini, Giappichelli, Torino, 2000,
p. 78.