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A questo proliferare di norme e requisiti diversi si è
accompagnata, sempre più spesso, la richiesta di dimostrarne il
rispetto tramite ispezioni, prove o certificazioni indipendenti, da parte
del Paese di importazione.
Numerosi prodotti industriali - tra cui apparecchiature elettriche,
prodotti farmaceutici, apparecchiature mediche e giocattoli - devono,
infatti, essere sottoposti, prima della vendita (nel Paese di
importazione), a ripetute o nuove prove e certificazioni,
conformemente a requisiti nazionali diversi da nazione a nazione.
In questi casi, le diverse norme tecniche, nonché il mancato
riconoscimento dell’attività estera di certificazione e prova
(all’origine), rappresentano, volontariamente o involontariamente,
delle vere e proprie “barriere tecniche” (od “ostacoli tecnici”) al
commercio internazionale.
Più precisamente, si formano barriere tecniche quando gli
operatori esteri devono adeguarsi alla normativa del Paese
importatore per poter commercializzare le proprie merci.
Parlando di normative tecniche la prima necessaria distinzione
da fare - peraltro ripetuta da vari interlocutori internazionali, tra cui il
Consiglio delle Comunità Europee e l’Organizzazione Mondiale del
Commercio-WTO
3
- riguarda le norme e le regole tecniche.
Le “norme” (o standard) sono regole volontarie, emanate da
organismi privati ad hoc, quali ISO, CEN e UNI, mentre le “regole
tecniche” sono norme inderogabili, emanate principalmente da organi
pubblici (internazionali o interni).
3
Rispettivamente nella Direttiva 83/189/CEE e nell’Accordo sulle barriere tecniche
dell’Uruguay Round.
3
A differenza di come può, superficialmente, sembrare anche le
norme (non obbligatorie) possono costituire degli ostacoli al
commercio.
I prodotti che non si adeguano alle norme volontarie possono,
infatti, essere tranquillamente venduti, ma i prodotti che si adeguano
agli standard nazionali sono spesso autorizzati ad usare il marchio
delle norme (es. marchio UNI, per quanto riguarda alcuni prodotti in
Italia). I clienti fanno affidamento su questo marchio come garanzia di
qualità e, sebbene le norme non siano obbligatorie, i produttori
devono, di fatto, conformarsi agli standard nazionali, se intendono
ottenere l’accesso al mercato in questione.
Le barriere tecniche, che oggigiorno rappresentano le più
rilevanti barriere non tariffarie, stanno aumentando notevolmente a
causa della diffusione di norme tecniche nei settori tecnologicamente
più avanzati (es. informatica, telecomunicazioni, farmaceutica,
chimica organica) e di norme sanitarie e fitosanitarie nei settori più
tradizionali, come ad esempio quello agroalimentare.
Un ulteriore fattore che ha influito sulla crescita degli ostacoli
tecnici, non tariffari, è dato dalla riduzione al minimo storico delle
tariffe dei prodotti industriali, che è stata cercata principalmente dai
negoziati internazionali GATT.
Analizzare le barriere tecniche non è semplice, dal momento
che esse rappresentano uno degli ostacoli meno “trasparenti” agli
scambi commerciali; infatti, la protezione fornita da queste barriere è
la più difficile da cogliere e quindi successivamente anche da
quantificare
4
.
4
Cfr. R. RAFFAELLI, Una riflessione sulle barriere tecniche al commercio dei prodotti
alimentari : il caso della carne tra CEE e Canada, in Rivista di Politica Agraria, n.4, 1990 , p.
28-29.
4
Per di più, anche volendo, non è semplice tentare di eliminare
del tutto le barriere tecniche, dal momento che è estremamente facile
per qualsiasi Paese produrne velocemente di nuove. Per
l’eliminazione delle barriere tecniche appare preferibile seguire strade
maestre, anche se abbastanza lente, quali l’armonizzazione e il
mutuo riconoscimento (delle norme tecniche interne).
Le barriere tecniche rappresentano un argomento di notevole
interesse per due ordini di motivi:
a) il loro importante, e talvolta sottovalutato, ruolo all’interno del
commercio internazionale delle merci; e,
b) la scarsa attenzione ad esse riservata dalla ricerca economica a
causa delle loro caratteristiche intrinseche.
Gli esempi di barriere tecniche sono numerosissimi e
riguardano quasi tutti i Paesi, in special modo quelli industrializzati.
Nel Capitolo V vengono descritti numerosi casi concreti e
specifici di costituzione di barriere tecniche da parte degli Stati Uniti,
con conseguenti danni commerciali per le imprese straniere, in
particolar modo europee.
Fenomeni dello stesso genere non mancano neppure in
Europa, anche se la situazione, grazie al “mercato unico”, sta
evolvendo favorevolmente. La Germania, ad esempio, per un certo
periodo, richiedeva che nelle acque minerali commerciate all’interno
dei suoi confini vi fosse un livello molto basso di batteri, il che era
agevole per le acque minerali tedesche perché il processo per
renderle frizzanti uccide i batteri, mentre le acque minerali francesi,
non gassate, presentavano una gradazione batterica troppo elevata
rispetto alle norme tedesche.
5
L’Italia ha insistito per vari anni affinché si potessero vendere
sul proprio territorio soltanto spaghetti prodotti secondo modalità
speciali (“all’italiana”), vietando gli altri tipi di produzione.
Ma quali sono i soggetti danneggiati dalle barriere tecniche ?
Indubbiamente, le imprese sono i soggetti più danneggiati ,in
quanto vengono colpite nelle loro scelte strategiche e nella loro
competitività. Una nuova regola tecnica può danneggiare
enormemente un'impresa, e, a volte, perfino comprometterne
l'esistenza. Per mettersi al riparo da simili eventualità è
fondamentale, per le imprese, essere informate sulle nuove regole
tecniche quando sono ancora in fase di elaborazione; esistono forme
di assistenza tecnica alle imprese esportatrici di prodotti in paesi
esteri, che possono determinare una tempestiva informazione delle
imprese, stesse forme che sono descritte sia nel Capitolo I che nel
Capitolo IV.
L’impresa che voglia collocare i propri prodotti all’estero deve
approfondire le implicazioni derivanti dalle diverse prescrizioni
tecniche, certificazioni e standard di qualità richiesti nei vari Paesi per
non trovarsi a dover sostenere ingenti perdite finanziarie, a dover
rallentare i tempi di immissione del proprio prodotto, o nella peggiore
delle ipotesi, a dover rinunciare al proprio programma di
esportazione
5
.
Le imprese che si trovano in maggiore difficoltà nel reperimento
delle informazioni necessarie sono quelle di dimensione
medio/piccola, che oltretutto sono le meno avvantaggiate nel
conformarsi agli standard, sia per motivi tecnologici che economici.
6
Le imprese non sono gli unici soggetti ad essere danneggiati:
anche il consumatore risente degli effetti delle barriere tecniche, anzi
ne risente in modo duplice.
In primo luogo, il consumatore è chiamato a pagare prezzi
superiori, anche se va precisato che il più delle volte egli è disposto a
pagare un costo più elevato per ottenere un prodotto rispondente, o
che dovrebbe rispondere, a standard qualitativi superiori.
Sul consumatore può gravare anche il costo indiretto di un
maggior prelievo fiscale necessario per il sostegno delle imprese.
A livello di economia mondiale la presenza di barriere tecniche
comporta generalmente una deviazione dei flussi di commercio e,
conseguentemente, un effetto sull’allocazione della ricchezza
mondiale. Infatti, mentre i Paesi industrializzati dispongono di
strumenti adatti a superare l’ostacolo delle barriere tecniche, i Paesi
in via di sviluppo possono essere estromessi dal commercio
mondiale dei prodotti per cui non hanno conoscenze e mezzi
tecnologici specifici per soddisfare i requisiti dei paesi avanzati.
Peraltro, all’interno dell’Accordo sulle barriere tecniche dell’Uruguay
Round viene riconosciuta una posizione particolare per i Paesi in via
di sviluppo, riconoscendo anche le loro difficoltà tecnologiche.
Il problema delle barriere tecniche alla libera circolazione delle
merci viene valutato mediante un’analisi strutturata in cinque capitoli.
Il Capitolo I è interamente dedicato alla definizione di “barriere
tecniche” (norme tecniche e provvedimenti di applicazione concreta
delle stesse) e alla “normativa tecnica” che, a sua volta, si può sotto-
distinguere in normativa obbligatoria e normativa consensuale.
5
Cfr. E. RIZZIATO, Verso l’internalizzazione dei mercati : norme, sistemi di certificazione
7
Viene posta l’attenzione soprattutto sulle imprese che
intendono esportare merci in Paesi con barriere tecniche, e alle forme
esistenti di assistenza tecnica in Italia e in altri Paesi.
Nella trattazione delle barriere tecniche, è incluso il necessario
confronto con altri tipi del genere “barriere non tariffarie”, di cui fanno
parte.
Alla fine del Capitolo si prospetta un’analisi delle possibili
soluzioni al problema “barriere tecniche”, soluzioni che vengono o
che dovrebbero essere cercate, tra cui la più rilevante :
l’armonizzazione.
Nel Capitolo II vengono presi in considerazione, con riguardo
alle barriere tecniche, gli accordi commerciali internazionali.
Viene descritto il sistema GATT (General agreement on tariffs
and trade), cioè l’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul
commercio, dal suo inizio (1947) ad oggi.
Vengono evidenziati alcuni meccanismi tipici del GATT, tra cui
alcune regole più importanti, e vengono descritti gli obiettivi primari,
non solo tariffari, che sono stati raggiunti con i negoziati GATT.
Viene riservata una peculiare trattazione, nell’ambito delle barriere
tecniche, agli ultimi due negoziati in ambito GATT: il Tokyo Round e
l’Uruguay Round.
L’ottavo e ultimo negoziato internazionale, l’Uruguay Round
(1986-1993), è stato il più complesso e ambizioso di tutti i negoziati
GATT, e ha segnato un importante punto di svolta per la
liberalizzazione degli scambi commerciali.
di prodotto e di qualità, Milano, FrancoAngeli , 1995, p.9-13
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L’istituzione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio
rappresenta l’evento più importante dell’Uruguay Round, dal
momento che questa istituzione internazionale ha preso il posto del
GATT nella regolamentazione degli scambi commerciali.
Il Capitolo III è interamente dedicato all’Accordo dell’Uruguay
Round sulle barriere tecniche, e all’Accordo sulle barriere tecniche
del round precedente (Tokyo Round,1973-1979), al fine di dare il
giusto risalto alle soluzioni proposte a livello internazionale.
Va precisato che gli ultimi due negoziati GATT sono stati gli
unici ad aver trattato il problema “barriere tecniche” in un accordo
specifico, anche se tra i due negoziati si riscontrano delle differenze
6
.
Alla fine del Capitolo vengono analizzate le misure sanitarie e
fitosanitarie - che peraltro costituiscono un altro Accordo specifico
stipulato nell’ambito dell’Uruguay Round - e tra queste viene
analizzato dettagliatamente il sistema di norme del Codex
Alimentarius sui prodotti alimentari.
Il Capitolo IV è dedicato a due aspetti delle “barriere tecniche”,
la normazione e la certificazione, tra di loro collegate
7
.
Per quanto riguarda la Normazione viene riportata la
definizione classica (ISO, 1978) e viene descritta la situazione attuale
della normazione in Italia; viene dato conto degli enti di normazione
6
Soprattutto una di queste differenze è rilevante. Mentre nel Tokyo Round era incluso un
accordo plurilaterale (c.d. “codice” : Standards Code) sulle barriere tecniche, cui si poteva
aderire su base volontaria, nell’Uruguay Round tutti i ventotto accordi speciali (quindi
anche quello sulle barriere tecniche) sono obbligatori, senza dover essere esplicitamente
accettati.
7
La certificazione dei prodotti richiede, tra i suoi prerequisiti, proprio l’esistenza di norme
tecniche (di cui è, quindi, dal punto di vista giuridico, l’esecuzione).
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internazionali e nazionali, evidenziati per la loro continua opera verso
l’internazionalizzazione degli scambi.
Gli obiettivi della normazione sono molteplici, e spaziano dalla
unificazione dei tipi alla semplificazione delle produzioni, alla
riduzione dei costi e dei prezzi di mercato.
Tramite la normazione si facilitano gli scambi sia internazionali
che nazionali; ciò assicura la compatibilità tra prodotti anche in aree
geografiche lontane da quelle di origine e aiuta ad eliminare le
barriere tecniche che ostacolano gli scambi commerciali.
Per quanto riguarda la Certificazione, come attività concreta di
accertamento della congruità di un prodotto rispetto alle regole
tecniche e agli standard, il mancato riconoscimento reciproco tra
Stati costituisce una delle maggiori cause della costituzione di
barriere tecniche.
All’uopo, viene fornito un quadro della situazione italiana e
degli accordi sovranazionali di riconoscimento reciproco.
Nella prima parte del Capitolo V viene dato ampio spazio alla
situazione dell’Unione Europea, per quanto riguarda le barriere
tecniche, sia per il fatto che interessa immediatamente il nostro
Paese, sia perché l’approccio proposto dall’Unione Europea
sull’eliminazione delle barriere tecniche comporta una soluzione
riproponibile, con i dovuti adattamenti e le appropriate variazioni,
anche a livello mondiale.
Viene effettuata una rassegna di alcune delle tappe
fondamentali indirizzate alla realizzazione del mercato unico che più
direttamente interessano l’abbattimento delle barriere tecniche, tra cui
in particolare la sentenza “Cassis de Dijon” emanata dalla Corte di
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Giustizia della CEE il 20 Febbraio 1979, la Direttiva 83/189/CEE che
stabilisce una procedura di informazione preventiva, e la Risoluzione
del Consiglio del 7 Maggio 1985 che introduce il sistema delle
direttive “nuovo approccio”.
Nella seconda e ultima parte del Capitolo, viene descritta la
situazione negli Stati Uniti sempre rispetto al problema “barriere
tecniche”, che è meno positiva di quanto si possa pensare ed è,
complessivamente, peggiore della situazione europea. Negli Stati
Uniti, infatti, vi sono centinaia di organizzazioni che pubblicano
norme, ciascuna nel proprio settore, e ciò a differenza dell’Unione
Europea in cui ha predominato una tendenza verso strutture
centralizzate. Vengono descritti numerosi esempi di barriere tecniche
nei rapporti commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti.
Nelle considerazioni conclusive vengono brevemente
sintetizzati gli obiettivi delle politiche di riavvicinamento delle
normative tecniche nazionali, degli accordi internazionali multilaterali
per impedire l’uso discriminatorio delle normative tecniche nazionali e
degli interventi CEE per l’armonizzazione tecnica.