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INTRODUZIONE
Lo scopo di questa tesi è, in primo luogo, quello di presentare un'analisi
storica, giuridica e socio-economica delle Banche di Credito Cooperativo
(conosciute fino a pochi anni fa con il nome di Casse Rurali ed Artigiane) nella
realtà creditizia italiana e, successivamente, di considerare una di queste aziende
di credito operante in provincia di Bergamo - la Banca di Credito Cooperativo
Valle Seriana - ed esaminare un aspetto caratteristico di questa particolare
categoria di banche, il suo rapporto con i soci.
Sebbene, ancora oggi, le Banche di Credito Cooperativo siano da molti
ritenute aziende di credito di secondaria importanza, adatte per lo più ad una
clientela locale non molto esigente, in realtà esse sono diventate banche moderne
ed universali, in grado di fornire la maggior parte dei prodotti e dei servizi
finanziari esistenti sul mercato.
In Italia, le Banche di Credito Cooperativo sono storicamente una realtà
consolidata (molte di esse, infatti, sono operative fin dal secolo scorso) e
costituiscono indubbiamente un elemento caratterizzante lo sviluppo economico
nazionale. Queste banche di medie e piccole dimensioni, oggi presenti in tutte le
regioni italiane, contano complessivamente più di 500 aziende di credito con oltre
2.800 sportelli, circa 500.000 soci ed oltre 4 milioni di clienti. Inoltre, è bene
ricordare che tra le aree geografiche nazionali, la provincia di Bergamo è una di
quelle in cui le Banche di Credito Cooperativo sono da sempre per tradizione una
realtà tangibile, in quanto profondamente legate al territorio di appartenenza ed al
contesto sociale in cui operano.
Questo lavoro parte, nel Capitolo I, dall'analisi storica delle Banche di
Credito Cooperativo, riportando le principali notizie riguardanti la nascita e lo
sviluppo della cooperazione di credito in Europa ed in Italia; queste informazioni
sono necessarie per comprendere l'evoluzione storica e sociale di questa peculiare
categoria di banche.
2
Successivamente, nel Capitolo II, viene esposta la disciplina giuridica di
queste banche, dal Testo Unico del 1937 al recente Testo Unico del 1993
(esaminando dettagliatamente le norme generali, la disciplina riguardante i soci,
l'operatività, le fusioni, gli utili e le disposizioni transitorie e finali) e, di seguito,
viene delineato un confronto tra i due tipi di banche cooperative previste dal Testo
Unico, ossia le Banche Popolari e le Banche di Credito Cooperativo.
Nel Capitolo III, vengono analizzate le caratteristiche specifiche delle
Banche di Credito Cooperativo, soffermandosi in particolare sulla mutualità, sul
localismo e sulla solidarietà, elementi - riconosciuti anche dal Testo Unico del
1993 - che da sempre contraddistinguono le Banche di Credito Cooperativo dalle
altre aziende di credito.
Il lavoro continua nel Capitolo IV con la definizione dell'importante ruolo
che il credito cooperativo ha avuto in Italia, in particolare nel secondo dopoguerra,
nel favorire lo sviluppo economico - grazie soprattutto al finanziamento delle
piccole e medie imprese, da sempre strutture portanti del sistema produttivo
nazionale - e successivamente con la pubblicazione di un'indagine effettuata dalla
Banca d'Italia sui rapporti di finanziamento tra le Banche di Credito Cooperativo e
la clientela, suddivisa per settori di attività. Nell'ultima parte del capitolo, vengono
riportati un breve studio sulle relazioni creditizie tra Banche di Credito
Cooperativo e piccole imprese nelle aree non urbane ed un'analisi storica sulla
nascita e sull'evoluzione degli organismi di categoria delle Banche di Credito
Cooperativo.
Nel Capitolo V si analizzano le strutture e le organizzazioni del credito
cooperativo negli Stati dell'Unione Europea e la relativa quota di mercato nel
sistema creditizio nazionale e nel Capitolo VI viene esaminata dettagliatamente
l'articolazione territoriale delle Banche di Credito Cooperativo in Italia, in
Lombardia ed in provincia di Bergamo.
Conclusa la fase teorica, nel Capitolo VII si è voluto effettuare un'analisi
empirica, considerando il rapporto tra la Banca di Credito Cooperativo Valle
Seriana ed i propri soci, allo scopo di trovare conferma all'opinione diffusa
secondo cui le Banche di Credito Cooperativo sarebbero le aziende di credito che
maggiormente si distinguono per la promozione e lo sviluppo socio-economico
3
dell'area territoriale in cui operano e per la vicinanza e la particolare attenzione
nei confronti dei soci/clienti. Per verificare queste affermazioni è stata effettuata
un'indagine presso la Banca di Credito Cooperativo Valle Seriana: è stato
elaborato un questionario anonimo, costituito da 12 domande prevalentemente a
risposte chiuse, il quale è stato inviato nello scorso mese di luglio al domicilio di
tutti i soci, al fine di verificare il loro grado di conoscenza verso i prodotti ed i
servizi offerti ed il loro livello di soddisfazione nei confronti della banca.
Nelle Conclusioni sono delineate le prospettive future delle Banche di
Credito Cooperativo, istituti fondamentali nel sistema creditizio italiano. In una
realtà economica caratterizzata da una crescente concorrenza nel mercato
creditizio e dalla continua evoluzione e diffusione dei prodotti finanziari, la BCC
Valle Seriana e in generale le Banche di Credito Cooperativo, nell'effettuare le
scelte strategiche e nel prendere le decisioni gestionali, devono continuare ad
operare tenendo presente che l'obiettivo prioritario rimane sempre la capacità della
banca di orientarsi ai soci ed ai clienti.
Si rivolge un sincero ringraziamento per la collaborazione offerta e la
disponibilità dimostrata al Dott. Flavio Panzera e al Sig. Paolo Furia della Cassa
Rurale - Banca di Credito Cooperativo di Treviglio e Geradadda; al direttore, Rag.
Piero Franco Filippi, al Rag. Fabio Rossi, al Dott. William Persico e al Rag.
Lorenzo Crotti della Banca di Credito Cooperativo Valle Seriana.
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CAPITOLO I
NASCITA ED EVOLUZIONE DELLA COOPERAZIONE DI CREDITO
1.1 Origine della cooperazione
Il termine "cooperazione" è oggi usato in molti contesti, in economia, in
finanza, in politica, ma in genere il suo significato di fondo rimane univoco e
precisamente esprime il "contribuire materialmente o intellettualmente alla
realizzazione di un fine"
1
. Spesso si parla anche di "movimento" cooperativo, per
indicare che questo fenomeno è in continuo sviluppo nella nostra società e in
ambito bancario si usa anche il termine "gruppo" per affermare il concetto di
impresa
2
.
Il termine "cooperazione" nacque in Inghilterra nella seconda metà del
XVIII secolo, negli anni della Rivoluzione Industriale. Esso veniva usato per
indicare una forma di collaborazione tra i lavoratori per l'acquisto in comune di
macchinari e derrate alimentari. Il primo tentativo di cui si ha notizia di
organizzare una cooperativa si ebbe nel 1761, quando alcuni tessitori scozzesi si
associarono per poter acquistare direttamente dai produttori spolette per la
tessitura e farina. In seguito, nel 1795, gli abitanti di Hull crearono
un'associazione per acquistare un mulino per le loro necessità alimentari. Qualche
anno prima, nel 1792, si ebbe un altro avvenimento significativo: Richard
Brinsley Sheridan e Charles Grey costituirono la prima "Society of Friends of the
People", società di mutuo soccorso, che aveva lo scopo di fornire assistenza ai
bisognosi ed ai lavoratori infortunati e disoccupati. In questo contesto si poteva
riscontrare per la prima volta il concetto di mutualità, che avrebbe in seguito
costituito l'essenza di tutte le iniziative mutualistiche e cooperative
3
.
1
Cfr. R. Rosselli (a cura di): Dizionario. Guida alla scelta dei sinonimi e contrari nella lingua
italiana, Editore Remo Sandron, Firenze, 1989.
2
Cfr. A. Ferri: Appunti per una storia della cooperazione di credito, Ecra, Roma, 1992, pag. 5.
3
Cfr. U. G. Mazzucato: La cooperazione: un modo alternativo di esercizio del credito, Ecra,
Roma, 1987, pagg. 20 ss.
6
Tuttavia la prima vera esperienza di un movimento cooperativo, seppur
modesta e di breve durata, si ebbe a Rochdale (Inghilterra) nel 1844, quando 29
soci crearono la prima cooperativa di consumo, la "Rochdale Society of Equitable
Pioneers"
4
. Questa stabilì alcuni principi che divennero poi fondamentali per il
movimento cooperativo: il controllo democratico della società, il principio del
voto unico per ogni socio - ovvero del voto capitario - l'adesione aperta a tutti e un
limite ai dividendi sul capitale. Negli anni seguenti sorsero in Inghilterra
numerose altre iniziative indipendenti sul modello della cooperativa di Rochdale,
tanto che nel 1863 ne esistevano più di 400
5
.
Anche in Francia in questi anni si promossero forme di associazioni
cooperative, che costituirono i primi esempi di cooperative di lavoro e di consorzi;
nel 1848, Pierre Joseph Proudhon propose l'istituzione di una "Banca del
Popolo", che fornisse credito senza interessi ai lavoratori, ma non ebbe successo.
Nello stesso periodo in Belgio François Haeck tentò di istituire una banca a base
cooperativa ma anche il suo tentativo fallì; egli fu il primo ad utilizzare il termine
"Credit Union", ancora oggi usato per definire il sistema della cooperazione di
credito diffuso negli Stati Uniti.
1.2 La cooperazione in Germania
Il movimento cooperativo fece i primi passi concreti in Germania verso il
1850, grazie all'attività di Hermann Schulze-Delitzsch
6
e di Friedrich Wilhelm
Raiffeisen
7
, considerati i due maggiori pionieri del movimento cooperativo di
4
Cfr. A. Ferri: Appunti per una storia, op. cit., pag. 7.
5
Cfr. U. G. Mazzucato: La cooperazione: un modo alternativo, op. cit., pag. 23.
6
Hermann Schulze nacque a Delitzsch, presso Lipsia, il 29 Agosto 1808. Compiuti gli studi di
legge, fu magistrato di carriera. Nel 1848 entrò nell'Assemblea Nazionale prussiana come
democratico. Si dedicò con passione alla diffusione delle cooperative di ogni tipo e contribuì in
maniera determinante alla formulazione della disciplina legislativa tedesca in merito al credito
cooperativo. Morì a Postdam il 23 Aprile 1883. Fonte: P. Cafaro: Per una storia della
cooperazione di credito in Italia. Le Casse Rurali Lombarde (1883-1963), Franco Angeli Editore,
Milano, 1985, pag. 24.
7
Friedrich Wilhelm Raiffeisen nacque ad Hamn an der Lieg, in Renania, il 30 Marzo 1818. Di
famiglia borghese, caratterizzata da una profonda osservanza religiosa, intraprese la carriera
militare ma fu costretto ad abbandonarla presto per motivi di salute. Nel 1845 divenne
borgomastro di Wejerbusch e in seguito di Flaunnersfeld e di Heddesdorf. Morì a Neuwied l'11
Marzo 1888. Fonte: P. Cafaro: Per una storia della cooperazione, op. cit., pag. 24.
7
credito. Essi occupavano cariche pubbliche, rispettivamente deputato
all'Assemblea Nazionale prussiana e borgomastro e pur operando in ambienti
sociali diversi - Schulze in un contesto urbano e Raiffeisen in uno rurale -
conoscevano entrambi molto bene la situazione economica del tempo e le precarie
condizioni di vita della popolazione.
In quel periodo il sistema bancario tedesco era caratterizzato dalla
presenza delle Casse di Risparmio, delle banche di credito agrario e di altre
banche private. Tuttavia queste istituzioni non erano in grado di offrire favorevoli
condizioni di finanziamento alle imprese agricole ed artigiane e alle classi meno
abbienti. In effetti, le banche prima di concedere un prestito dovevano affrontare
problemi di informazione e successivamente di "enforcement" (capacità di
riscossione), cioè dovevano cercare di ottenere maggiori informazioni possibile
sul prenditore e sulla sua capacità di restituire il prestito, il che però si rivelava
spesso costoso o impossibile
8
. Per far fronte agli elevati oneri per l'acquisizione di
tali informazioni, le aziende di credito utilizzavano principalmente tre metodi:
richiesta di una garanzia reale (soprattutto ipoteca), concessione di finanziamenti a
breve termine (al massimo 180 giorni), e richiesta della firma di un fideiussore.
La garanzia reale incentivava il prenditore a rimborsare il prestito, anche
perché in caso di inadempienza il prestatore entrava subito in possesso del bene
costituito in garanzia.
Il credito a breve termine richiedeva al prenditore di mantenere una certa
liquidità e quindi garantiva alla banca la quasi certezza del rimborso; spesso questi
finanziamenti a breve venivano rinnovati di volta in volta.
La richiesta della firma di un fideiussore, inoltre, costituiva per la banca
un'ulteriore garanzia: il co-firmatario era incentivato ad esercitare pressione sul
debitore, affinchè quest'ultimo rimborsasse il prestito; infatti, se il debitore fosse
stato inadempiente, il prestatore avrebbe potuto rivalersi sui beni del fideiussore.
Tutti questi elementi creavano molte difficoltà: facendo aumentare il costo
dei prestiti, essi precludevano l'accesso al credito a determinate tipologie di
debitori, specialmente ai ceti meno abbienti. Proprio per questo motivo, sia
8
Cfr. T. Guinnane: Motivazioni ed ispirazione delle cooperative di credito: il modello Raiffeisen,
in Cooperazione di credito n° 156/157 pagg. 185 ss.
8
Schulze che Raiffeisen introdussero l'erogazione di prestiti senza richiedere
alcuna garanzia reale. Dato che i clienti delle cooperative di credito tedesche
risiedevano in piccole comunità urbane e soprattutto rurali, essi erano
caratterizzati da stretti legami ed approfondita conoscenza reciproca; perciò le
cooperative potevano facilmente riconoscere e non accettare come soci coloro che
non erano ritenuti finanziariamente affidabili
9
. Se un debitore non restituiva il
prestito, correva il rischio di essere escluso dalle altre attività economiche e
persino di essere messo al bando dalla comunità; questo rischio costituiva spesso
un motivo sufficiente al rimborso del debito, senza bisogno per le banche di
ricorrere ad azioni legali. Quindi, in definitiva, le cooperative di credito poterono
sfruttare le caratteristiche dell'ambiente sociale al fine di concedere crediti a basso
costo.
Nel 1850, Schulze fondò la prima cooperativa di risparmio e di prestito in
forma di società a responsabilità limitata, ma essa non ebbe successo anche perché
i soci, prevalentemente facoltosi, erano spinti da motivazioni caritatevoli e non
erano disposti a investire ingenti somme di denaro in attività rischiose.
Di conseguenza, egli fondò una cooperativa in forma di società a
responsabilità illimitata che presupponeva un maggior impegno diretto dei soci:
questi ultimi fornivano i mezzi finanziari mediante versamenti rateali di somme di
capitali. La società ricorreva anche a prestiti di altre istituzioni finanziarie
fornendo a garanzia la responsabilità solidale dei soci.
La cooperativa era aperta a tutti quelli che avevano bisogno di credito,
indipendentemente dalla loro professione e classe sociale. Inoltre Schulze adottò il
principio del voto capitario ed istituì come autorità suprema l'Assemblea dei soci,
che annualmente doveva eleggere il Consiglio di Amministrazione.
Visto il successo dell'iniziativa, dal 1853 Schulze girò di città in città e
fondò altre cooperative di credito che presero il nome di "Volksbanken", ossia
Banche Popolari; nel 1859 in Germania operavano già 183 banche con 18.000
soci
10
. In seguito, nel 1865, fondò la "Deutsche Genossenschaftsbank", ovvero la
9
Cfr. T. Guinnane: Motivazioni ed ispirazione, op. cit., pagg. 199 ss.
10
Cfr. A. Ferri: Appunti per una storia, op. cit., pag. 11.
9
Banca Centrale delle banche cooperative, al fine di coordinare la politica degli
investimenti del sistema e di sostenere le singole cooperative.
Mentre Schulze svolgeva la sua attività negli ambienti urbani, Raiffeisen
aveva iniziato ad operare nelle zone rurali, fondando nel 1854 un'associazione
cooperativa che, in realtà, si rivelò una fondazione caritativa, essendo finanziata
esclusivamente dai promotori più ricchi. Questo progetto tuttavia non rispecchiava
esattamente le sue intenzioni, così nel 1869 trasformò l'associazione cooperativa
in una vera e propria cooperativa di credito. A differenza delle società fondate da
Schulze, le cooperative di credito di Raiffeisen - chiamate "Darlehenkassen",
ossia Casse di prestiti e che in seguito in Italia presero il nome di Casse Rurali -
erano basate su motivazioni etiche cristiane e presupponevano il compimento di
un "dovere cristiano".
Nonostante questa peculiare differenza, i due tipi di cooperative avevano
alcune caratteristiche comuni, come il principio della società aperta, il voto
capitario, la responsabilità illimitata e la limitazione territoriale (Tabella 1).
Tabella 1: Principali caratteristiche dei due tipi di cooperative in Germania
Caratteristiche
Tipo di cooperativa
Schulze-Delitzsch Raiffeisen
Area di attività Urbana Rurale
Provenienza dei soci Città Campagna
Struttura societaria
Responsabilità limitata o illimitata
(dal 1889 responsabilità limitata)
Responsabilità illimitata
Voto in assemblea Capitario Capitario
Distribuzione degli utili Dividendi su azioni Nessun dividendo
Durata dei prestiti A breve termine, rinnovabili A lungo termine
Ambito di operatività
Limitazione territoriale
all'area di appartenenza
Limitazione territoriale
all'area di appartenenza
Motivazioni di base Principi economici Valori cristiani
Fonte: elaborazione su dati in T. Guinnane: Motivazioni ed ispirazione, op. cit.,
pag. 194.