3
culturale e artistico della nascente società borghese, insieme alle schiere di
‘conoscitori’, anche quelle di ‘dilettanti’
2
.
Il ruolo di questi ultimi s’intreccia profondamente con l’evoluzione degli
strumenti a tastiera, i quali prima ancora che ad uso concertistico, si diffusero
principalmente in ambiente domestico e salottiero, consentendo all’arte e al
nuovo gusto galante di entrare a far parte della vita quotidiana e familiare
3
.
Nel corso della seconda metà del Settecento, l’indicazione editoriale «per il
cembalo o pianoforte», relativa ad una raccolta di pezzi, rimase piuttosto
generica sia in Francia sia in Italia; allo stesso modo, tra Austria e Germania,
il termine Clavier era usato per indicare tutti gli strumenti a tastiera, sia quelli
a corde pizzicate sia quelli a corde percosse.
In realtà, già nel 1732, era apparsa la prima raccolta di Sonate da cimbalo di
piano, e forte del compositore Lodovico Giustini, ma la tendenza a comporre
per un solo strumento, e specificamente per il fortepiano, si sviluppò solo
intorno alla fine del secolo, quando, perfezionate le sue qualità tecniche e
sonore, esso fu preferito al clavicembalo e al clavicordo, nelle esecuzioni da
concerto e nell’uso domestico, divenendo protagonista assoluto della
letteratura per strumenti a tastiera. Questa comprendeva allora sonate,
fantasie e piccoli ‘pezzi di maniera’, che derivati dalle forme di danza,
recavano i titoli più vari. Assai frequenti erano le definizioni petite pièce, pièce
caracterisèe, Handstücke, Tonstücke für das Clavier, Charakterstücke, e altri
termini simili, che definivano questo genere di pezzi per la brevità della
forma, il carattere leggero e affettuoso, e l’indipendenza da qualsiasi forma
chiusa o ciclica.
L’esecuzione di questo repertorio, composto principalmente a scopo
didattico e dilettantesco, raffinava nel pubblico il gusto per la cantabilità
espressiva e il colorismo semplice e intimistico della cosiddetta Hausmusik, o
2
C. Ph. E. Bach scrisse ben sei raccolte di pezzi brevi «für Kenner und Liebhaber (per
conoscitori ed appassionati»).
3
Cfr. BENEDETTA TONI, La storia del pianoforte attraverso la collezione di palazzo Monsignani-
Sassatelli di Imola, Edizioni Cremona Books, 2002.
4
musica domestica, la cui tradizione era particolarmente viva e sentita in area
germanica. Qui la pratica del ‘genere di maniera’ era strettamente connessa
al canto accompagnato, ed il Charakterstück era interpretato «auf dem Clavier
(al pianoforte)»
4
come un Lied, di cui l’esecutore stesse immaginando la
passionalità e le suggestioni del testo poetico.
Dal gusto di associare l’espressione del canto all’esecuzione su strumento a
tastiera, si diffuse, tra gli altri, anche il termine bagattella, che letteralmente
significa Kleinigkeit, cosetta.
Col significato di composizione vocale semplice e leggera, l’espressione
bagattella fu usata per la prima volta in ambito musicale dal francese B. de
Bacilly
5
: «dans les Chansonnettes, soit Vaudevilles, ou autres semblables bagatelles,
qui veulent etre chantèes avec peu d’affection» (dalle canzonette, ovvero
Vaudevilles, o altre simili bagattelle, che vogliono essere cantate con un po’
d’affezione)
6
. Il più antico brano strumentale, in stile rigorosamente
polifonico, che reca il titolo bagattella, è inserito nei Pièces en Trio (1692) per
flauti, violino, dessus de viole e basso continuo di M. Marais
7
. Quasi venti anni
dopo, F. Couperin intitolò il decimo Ordre del secondo volume della sua
raccolta di Pièces de Clavecin (1717), Les Bagatelles; secondo l’indicazione
dell’autore, i brani potevano essere eseguiti alternativamente da
clavicembalo a due manuali, e anche due violini, viole o flauti. Ispirandosi
alla raccolta di fiabe popolari arabe Alf Laila wa – Laila, apparsa in Francia tra
il 1704 e il 1717 e tradotta in dodici volumi col titolo Mille et une nuit, l’editore
parigino Boivin et le Clairs pubblicò intorno al 1753 una vastissima raccolta
di pezzi strumentali e vocali, intitolandola Mille et une Bagatelles. Nel 1780 G.
4
ARNFRIED EDLER, Klaviermusik, MGG, Edizione Kassel, Sachteil, vol. V, 1996, p. 367
c
.
5
Bénigne de Bacilly (Bassa Normandia 1625 ca. – Parigi 1692) teorico del canto e compositore
francese.
6
BÉNIGNE DE BACILLY, Remarques sur l’art de bien chanter, cit. in HERBERT SCHNEIDER, Bagatelle,
MGG, Edizione Kassel, Sachteil, vol. I, 1994, p. 1108
c
.
7
Marin Marais (Parigi 1656 – 1728), compositore e violinista francese. Allievo di G. B. Lully
fu prolifico compositore di brani strumentali, in special modo per basso di viola,
caratterizzati da una tenera sensibilità e dal frequente uso del cromatismo. Il Trio del 1692 è
considerato il primo esempio di Sonate a tre in Francia.
5
S. Löhlein
8
compose per pianoforte, una serie di danze, tra le quali figuravano
Suaboisen, Menuette, Angloisen, Allemande, Alla polacca, Rondos e Pastoralen,
riunendole nella raccolta Musikalische Kleingkeiten (Cosette musicali). E nel
1797, l’editore Breitkopf & Härtel, come Boivin et le Clairs, pubblicò la
raccolta Die Musikalischen Bagatellen (Le bagattelle musicali), che conteneva
Lieder e composizioni strumentali in forma di Märsche (marce), Angloisen e
Walzer, scritte da Carl Wilhelm Maizier
9
.
Il periodo di maggior fioritura del Charakterstück, e della bagattella in
particolare, si ebbe tra il 1800 e il 1830. Le pubblicazioni furono
numerosissime e avvennero nel seguente ordine: F. J. A. Geyer, Einige kleine
Bagatellen zum Zeitvertreib (Alcune piccole bagattelle per il passatempo) op. 7,
Braunschweig 1808, editore Spehr; Charles-Francois Dumoncheau, 6
Bagatelles pour le pianoforte op. 36, 1811; J. C. Remde, Bagatelles p. l. Pianoforte
op. 3, Leipzig ca. 1811, editore Hofmeister; Ferdinand Ries, 12 Bagatellen op.
58, Offenbach 1815, editore André); Ferdinand August Häser, Dodici Bagatelle
capricciosette per il Pianoforte op. 4, Leipzig 1816, editore Breitkopf & Härtel; J.
X. Brauchle, Bagatellen op. 2, Wien vor 1817, editore Steiner; M. J. Leidesdorf,
Bagatellen op. 43 für vier Hände (a quattro mani), Wien 1817, editore
Haslinger, e op. 107, Wien, senza datazione, editore Cappi; Johann L. Böhner,
Sechs bagatellen (Sei bagattelle) op. 91, Leipzig 1820, editore Breitkopf &
Härtel e Johann Nepomuk Hummel, 6 Bagatellen op. 107, Leipzig
1826/1827
10
.
Le ragioni di una così copiosa produzione di raccolte di bagattelle per
pianoforte sono insieme storiche e culturali, e riguardano l’importanza che il
ruolo del pianoforte aveva raggiunto agli inizi del XIX secolo. Diffuso ormai
nei salotti di tutta Europa e perfezionato, nella meccanica e nella sonorità, dai
maggiori costruttori inglesi, francesi e tedeschi del tempo, il pianoforte dava
8
Georg Simon Löhlein (1725-1781), compositore e pedagogo tedesco di Leipzig.
9
Carl Wilhelm Maizier, dottore in medicina a Burg, presso Magdeburg.
10
KUEI-MEI WU, Die Bagatellen Ludwig van Beethovens, Köln-Rheinkassel, Edizioni Dohr, 1999,
pp. 10-11.
6
espressione al gusto e all’estetica musicale, ma anche all’identità culturale, di
un’intera epoca; le fanciulle borghesi e le nobildonne consideravano lo studio
del pianoforte come il segno di un’educazione ed una sensibilità superiori, al
punto da usare la loro abilità, spesso non solo dilettantesca, come strumento
di seduzione nei momenti di svago salottiero.
11
Non è escluso tuttavia che molti ‘appassionati’, sedessero al pianoforte per il
piacere di dialogare intimamente con lo strumento, e godere del repertorio
ad esso dedicato.
Le difficoltà tecniche del repertorio pianistico erano tuttavia, nei primi
decenni del XIX secolo, in rapidissima ascesa, e sebbene per un verso il
nascente virtuosismo fosse motivo di grande interesse e stupore del pubblico
di appassionati, per l’altro si correva il rischio che questi stessi restassero
esclusi dalla possibilità di eseguire un repertorio troppo specialistico.
Compositori ed editori cominciarono dunque a diffondere e incoraggiare in
questi anni, più che in passato, la composizione di raccolte ad uso personale
e domestico dei pianisti ‘amatori’.
Nella «Allgemeine Musikalische Zeitung» molti critici recensiscono
favorevolmente le raccolte sopra citate, dimostrando un notevole interesse
per il gusto della piccola forma. In un articolo del 1811, un critico scrive
riguardo alle Sechs Bagatellen für Klavier (Sei bagattelle per pianoforte) op. 36
di Charles-Francois Dumoncheaus:
Il compositore afferma in un breve promemoria: 1) che egli (C.-F. Dumoncheaus)
offra ai dilettanti composizioni ricreative (Erholungsstücke) – e senza dubbio questi
brani lo sono; 2) che egli vi abbia dissipato qualsiasi seriosità – ed anche questo
aspetto è pienamente realizzato; 3) che questa seriosità non piaccia generalmente alle
masse – ciò è vero se per 'masse' si intende un mucchio grossolano e comune, e se si
definiscono seriosi, gli sciocchi, i retorici e gli ottusi.
12
11
Cfr. BENEDETTA TONI, La storia del pianoforte cit.
12
«Allgemeine Musikalische Zeitung» 13 (1811). Questo estratto è citato in KUEI-MEI WU, Die
Bagatellen… cit., p. 12. «Der Verf. Sagt in einer kurzen Vorerinnerung: 1) er gebe hier den
Liebhabern Erholungsstücke - das sind diese Sätze allerdings; 2) er habe darin alles
7
Nello stesso anno, in un articolo della medesima rivista, un critico anonimo
suggerì ai «denkenden Componisten (compositori pensanti)» di cercare
alternative all’ormai nota forma-sonata.
Diversi anni più tardi, nella sua Aesthetik der Tonkunst (Estetica della
composizione) del 1847, Ferdinand Hand chiarì, in termini filosofici, perché
l’alternativa fosse nella bellezza della piccola forma:
«La graziosità è il Bello in miniatura, ed accenna, per contro alla più
piccola delle forme, all’idea dell’infinito.»
13
L’idealizzazione di queste ‘cosette musicali ’ non corrispondeva sempre alla
reale eleganza e bellezza di queste di composizioni, e non tutti concordavano
nel giudicare positivamente il gusto salottiero e stucchevole del genere della
Hausmusik.
Lo dimostra la lettera del 12 luglio 1822, scritta da Carl Friedrich Peters a
Ludwig van Beethoven, nella quale l’editore di Lipsia scrive del gusto
dominante dell’epoca, indicando al gran maestro di quali aspetti dovesse
assolutamente tener conto, affinché ad una composizione fosse garantito
successo e diffusione tra il vasto pubblico:
[…] che debba essermi gradito, ma la prego di non renderlo eccessivamente difficile,
così che possano goderne anche dilettanti di buon livello, poiché visto l’attuale
decadimento del gusto, è necessario ricondurre gli appassionati ad un più raffinato
senso estetico, per mezzo di opere non troppo difficili e per lo più piacevoli, scritte
da valenti compositori; a causa di composizioni difficili, gli abili maestri, spianano
troppo spesso la strada ai compositori più superficiali, poiché gli appassionati si
Ernsthafte beseitigt – das hat er ebenfalls erfüllt; 3) dies Ernsthaftes missfalle der Menge fast
immer – das ist nur wahr, wenn man 'Menge' für gemeinen, grossen Haufen, und mit unter
den Begriff des Ernsthaften die, des Geistlosen, Schwülstigen und Schwerfälligen, nimmt.»
La traduzione di questa e delle altre citazioni tratte dallo stesso testo è nostra.
13
FERDINAND HAND, Aesthetik der Tonkunst, Leipzig 1847
2
. Questo estratto è citato in KUEI-
MEI WU, Die Bagatellen… cit., p. 12. «Das Niedliche ist das Schöne im Kleinen, und deutet die
Idee eines Unendlichen in umgekehrter Form eines möglichst Kleinen an.»
8
scoraggiano di fronte alle complessità e preferiscono opere scadenti, ma più facili; se
però i buoni artisti si preoccupassero di scrivere opere gradevoli piuttosto che
difficili, allora si produrrebbe un gusto migliore – io, in qualità di editore ho spesso
modo di osservare tutto questo, e molti lamentano, di preferire volentieri le opere
dei grandi maestri, se solo non fossero troppo spesso intimiditi dalle frequenti
difficoltà.
14
La lettera, che si riferisce ad un «Quartetto per pianoforte con violino»
15
commissionato da Peters a Beethoven, chiarisce perfettamente gli aspetti e le
esigenze di una moda, che fece la fortuna del genere della bagattella, e delle
forme ad essa affini, nel corso dei primi decenni del XIX secolo.
14
Ludwig van Beethoven. BriefwechselGesamtausgabe, München 1996. Questa lettera è citata in
KUEI-MEI WU, Die Bagatellen... cit., p. 13. «[…] so soll es mir willkommen sein, dann bitte aber
es ja nicht gar zu schwer zu machen, damit es sich auch gute Dilettanten desselben erfreuen
können, denn bei dem jetzt verdorbenen Geschmacke, muß man die Liebhaber durch nicht
zu schwere sondern mehr angenehme Werke guter Meister auf den bessern Geschmack
zurück führen; durch zu schwere Werke bahnen die guten Meister den oberflächlichen
Komponisten gar oft den Weg, denn die Liebhaber werden durch das schwierige
abgeschreckt und greifen nach dem schlechten leichten, wenn aber die guten Künstler sich
Mühe geben nicht zu schwer sondern recht gefällig zu schreiben, dann erhält sich der gute
Geschmack – ich als Verleger kann solches recht oft beobachten und gar viele barmen, daß
Sie gern die Werke großer Meister vorzögen, wenn nicht immer zu viel schweres sie
abschreckt».
15
KUEI-MEI WU, Die Bagatellen… cit., p. 13.