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Introduzione
La ricerca riportata in questo scritto riguarda lo studio delle attività
terapeutiche degli internati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario “F.
Saporito“ d’Aversa. Il desiderio di riflettere su questo argomento mi è
venuto leggendo 2 e-mail sul sito dell’O. P. G., la cui home page è
costituita da un’immagine espressiva e emblematica: persone che si
arrampicano su un immaginario muro (la scritta O. P. G. Aversa) per
oltrepassarlo. Le 2 e-mail sono state inviate all’Unità on line: 1 è di un
internato e una è da parte di tutti. Sono velate da un filo di ironia, ma al
contempo sono molto pungenti e lamentano le condizioni in cui versano
gli internati. Le riporto qui di seguito:
1) Noi siamo stanchi di come funziona quest’O. P. G. La mattina per
cominciare vogliamo mangiare due biscotti col burro e colla
marmellata oltre un semplice latte e caffé. Poi vogliamo mangiare
l’aragosta e vogliamo i camerieri in livrea. Poi io fumo le lucky
Strike e non posso fumare delle semplici Merit o Marlboro o MS.
Poi ripeto il mangiare non è buono: non mangiamo mai spaghetti
colle vongole, i cannoli e il gateau di patate. E pensate un po’ che
non abbiamo neanche due o tre piscine termali per farci il bagno.
E poi la spesa non funziona proprio. Per cominciare ad esempio
all’area verde ci vorrebbe un chioschetto che venda paste e caffé
a profusione. E no e no l’O. P. G. non va proprio bene. Ci
vorrebbe una scala mobile per non farci sforzare quando
camminiamo. Protestiamo tutti con la direzione perché non ci
danno una chitarra a testa per poter suonare tranquillamente due
stornelli.
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2) Questa lettera è indirizzata al Signor Ministro della Giustizia
EGREGIO SIGNOR MINISTRO
SIAMO DEI RICOVERATI DELL’OSPEDALE GIUDIZIARIO DI
AVERSA, VORREMMO SOTTOPORRE ALLA SUA
ATTENZIONE QUESTO CASO. COME MAI LO STATO O IL
MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA PASSA LIRE “2800”AL
GIORNO(1.54 EURO) PER IL VITTO DI NOI RICOVERATI,
QUANDO POI SI SPENDONO PER I CANI DEI CANILI LIRE
“4800”(EURO 2.56). ALLORA QUESTO VUOL DIRE CHE I
CANI SONO PIU’ IMPORTANTI DI NOI AGLI OCCHI DELLO
STATO! IN ALTRE PAROLE NOI MALATI DI MENTE SIAMO
TRATTATI PEGGIO DEI CANI CHE PURE HANNO LA LORO
DIGNITA’. NOI LE PROPONIAMO L’EVIDENZA DI QUESTO
SCANDALO. NON AVREMMO BISOGNO FORSE DI CIBO
ABBONDANTE E SALUTARE? NON AVREMMO DIRITTO A
NON PERDEE LA NOSTRA DIGNITA’? VEDA LEI, SIGNOR
MINISTRO, SE PUO’ OCCUPARSI DI NOI POVERI AMMALATI
SEMPRE MESSI DA PARTE. FIDUCIOSI DEL SUO
INTERESSAMENTO LA RINGRAZIAMO CON I NOSTRI PIU’
SINCERI SALUTI.
I RICOVERATI DELL’O. P. G. DI AVERSA.
E così ho dato inizio alla mia ricerca. Nel primo capitolo ho illustrato le
varie teorie sociologiche che spiegano la devianza. Nel secondo capitolo
ho descritto le attività terapeutiche dell’O. P. G. di cui io mi sono
occupata, combinando alla fase di descrizione quella di osservazione e di
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effettuazione delle interviste con persone sempre disponibili e
collaboranti. Ho trattato poi della metodologia utilizzata e della
descrizione della popolazione oggetto di studio. Nel terzo capitolo,
infine, ho analizzato tutto il materiale raccolto.
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Capitolo 1: Le teorie della devianza
Si definisce devianza sociale un atto o comportamento o espressione,
anche verbale, del membro riconosciuto di una collettività che la
maggioranza dei membri della collettività stessa giudicano come uno
scostamento o una violazione più o meno grave, sul piano pratico o su
quello ideologico, di determinate norme o aspettazioni o credenze che
essi giudicano legittime, o a cui di fatto aderiscono, ed al quale tendono a
reagire con intensità proporzionale al loro senso di offesa. Essenziale al
significato di devianza sociale è il riferimento a una collettività
determinata e al suo sistema di diritto, poiché non esistono “ devianze”
in sé, ma solamente definizioni sociali di ciò che è atto conforme o atto
deviante. Se le norme di due collettività cui un soggetto appartiene sono
tra loro in conflitto, il medesimo atto può apparire deviante rispetto alle
norme di una, ma del tutto conforme alle norme dell’altra.
Il termine devianza è stato introdotto nel linguaggio sociologico per
consonanza col termine statistico di deviazione, che designa il valore di
uno scostamento rispetto alla tendenza centrale di una distribuzione.
Applicando tale concetto alle misurazioni delle caratteristiche fisiche o
psichiche degli esseri umani, le ricerche di biometria e antropometria,
più tardi di psicometria, contribuirono a diffondere tra gli scienziati
sociali del XIX sec. l’idea di norma statistica ( intesa specificamente
come valore centrale della distribuzione di alcune caratteristiche) rispetto
alla quale si misurano la normalità o la deviazione delle caratteristiche di
singoli individui. Notevole influenza al riguardo ha avuto il concetto di
uomo medio elaborato da Quètelet nel quale si esprime la media della
qualità di una popolazione; le peculiarità degli individui possono essere
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valutate soltanto sullo sfondo di questo metro astratto. Con lo sviluppo,
nei primi decenni del ’900, delle ricerche psicometriche si è poi diffusa
l’idea del profilo, un tracciato grafico che consente di determinare in
qual misura un soggetto devia dalla norma statistica, ovvero da un
profilo elaborato in base ai punteggi medi ottenuti da una popolazione in
risposta a una serie di domande o ad un’intera batteria di test. Esercitano
un’influenza sulla formazione del significato di devianza, alcune
concezioni che risalgono assai all’indietro nel pensiero sociologico. Una
è la concezione giudaico cristiana del traditore e del peccatore. In essa
infatti sono già presenti i principali aspetti che una larga corrente della
sociologia contemporanea individua nel fenomeno delle devianza: il
senso di offesa alla collettività, di fiducia tradita, che spingono alla
reazione e la giustificano, e le implicazioni a carico della personalità del
deviante.( Dal Dizionario di sociologia di Gallino, Utet).
Però tra gli studiosi di scienze sociali non vi è pieno consenso sul
significato di questo concetto. Alcuni ne danno una definizione ristretta,
altri una più ampia. Per Quetelet, Shaw, McKay, Sutherland e Clarke
deviante è ogni comportamento considerato inaccettabile dalla
maggioranza della gente e che provoca una risposta collettiva di carattere
negativo. Mentre per Merton, Durkheim, Sellin, Hirshi, Sampson, Laub,
Gottfedson, Tannenbaum, Becker, Kitzuse e Erickson la devianza è un
atto, una credenza o un tratto che viola le norme convenzionali della
società e che determina una reazione negativa da parte della
maggioranza delle persone. Per tutti la devianza è qualcosa che nega un
valore, viola una norma sociale, è in contrasto con un’aspettativa. Per
tutti perché ciò avvenga è necessario che valori, norme e aspettative
siano condivisi da un numero significativo di persone; sono queste
persone che definiscono qualcosa come inaccettabile, lo disapprovano, lo
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condannano. Ma fra queste due definizioni vi è una importante
differenza: per la prima deviante può essere solo un comportamento,
come ad esempio tradire il coniuge; per la seconda può essere anche una
credenza o un tratto di una persona, come ad esempio coloro che hanno
un’altra fede religiosa o non ne hanno nessuna: gli eretici, i miscredenti,
o coloro che hanno delle anomalie fisiche. La devianza non è una
proprietà di certi atti o comportamenti, ma una qualità che deriva dalle
risposte, dalle definizioni e dai significati attribuiti a questi dai membri
di una collettività. Questa idea è stata espressa bene da Emile Durkheim,
che nel 1893 osservava: <Non bisogna dire che un atto urta la coscienza
comune perché è criminale, ma che è criminale perché urta la coscienza
comune. Non lo biasimiamo perché è un reato, ma è un reato perché lo
biasimiamo> (1893, trad.it 1962, pag.103). Un atto può essere deviante
in una situazione, ma non in un’altra del tutto diversa. In secondo luogo,
un atto sarà giudicato deviante a seconda del ruolo di chi lo commette. In
terzo luogo, un comportamento considerato deviante in un paese o in un
periodo storico può essere accettato o addirittura considerato molto
positivamente in un altro paese o in un altro periodo storico. Però le
ricerche condotte nell’ultimo secolo dagli storici e dagli antropologi
(Hoebel 1967, Cusson 1983) hanno mostrato che vi sono atti che sono
stati condannati sempre e dovunque. Questi atti sono quattro, ma hanno
tutti un’enorme importanza. Il primo è l’incesto tra madre e figlio, tra
padre e figlia e tra sorella e fratello. Il secondo è il furto ai danni di una
persona del proprio gruppo. Il terzo è il ratto e lo stupro di una donna
sposata. Il quarto è l’uccisione di un membro del proprio gruppo.
Si parla di devianza cognitiva quando una o più persone hanno
convinzioni, idee, principi, concezioni della vita e del mondo che violano
una regola o una norma e che vengono perciò considerate inaccettabili
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dalla maggioranza della gente. Nel corso della storia dell’uomo, le forme
di devianza cognitiva più diffuse sono state quelle di natura religiosa.
Inoltre, Durkheim (1893) a proposito della punizione, affermava che
essa ha l’utile funzione di mantenere il livello d’intensità di determinati
sentimenti, che sarebbe presto destinato a diminuire nel caso gli oltraggi
ad esso non venissero puniti. La punizione esiste a causa della funzione
svolta nel difendere i sentimenti collettivi, che a loro volta causano la
punizione. Si parla di controllo sociale per definire i metodi usati per fare
in modo che i membri di un gruppo rispettino le norme e le aspettative di
questo gruppo. Gli agenti del controllo sociale e i metodi che essi usano
sono assai numerosi. Ma in ogni società esso si realizza principalmente
attraverso due processi: uno interno, l’altro esterno. Il primo opera
attraverso la socializzazione, con cui si definisce il processo attraverso
cui ogni società, per assicurare la propria continuità, cerca di trasmettere
a coloro che vi entrano per la prima volta la sua cultura. Si distingue la
socializzazione primaria, che avviene nei primi anni di vita del bambino
e che è rivolta alla formazione delle competenze di base; e la
socializzazione secondaria, che inizia invece quando una persona entra
nella scuola e che mira alla formazione delle competenze specifiche
necessarie per lo svolgimento dei vari ruoli sociali. Il processo di
socializzazione può fallire o non essere sufficiente. E allora entra in
azione il processo esterno di controllo sociale, il ricorso alle punizioni e
alle ricompense, che sono reazioni sociali alla devianza. Le punizioni
sono rivolte a scoraggiare atti, credenze o tratti devianti, le ricompense
invece ad incoraggiare l’adesione alle aspettative sociali.
Anche Mead (1934) ha contribuito all’elaborazione del concetto di
carriera del deviante tramite l’analisi del modo in cui un soggetto
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interiorizza dinamicamente gli atteggiamenti altrui, e in particolare le
loro reazioni.
I devianti devono affrontare numerosi problemi pratici. Essi devono
innanzitutto disporre di risorse di vario tipo. In secondo luogo, essi
devono avere un’ideologia per giustificare a se stessi quello che stanno
facendo. In terzo luogo, devono sapersi difendere dagli altri e soprattutto
da coloro che hanno professionalmente il compito di far rispettare le
leggi. Per far fronte a tutti questi problemi, i devianti possono servirsi
dell’aiuto di persone che si trovano nella loro stessa situazione, cioè di
qualche forma di organizzazione sociale.
L’organizzazione sociale dei devianti può assumere forme assai diverse.
Barbagli, Asher e Colombo (2003) affermano che ci sono quattro
caratteristiche di questa organizzazione: la frequentazione reciproca,
l’associazione per compiere atti devianti, un’elaborata divisione del
lavoro, un’organizzazione estesa nello spazio e nel tempo. In base alle
caratteristiche che presentano, si possono distinguere cinque diverse
forme di organizzazione sociale: i solitari, i colleghi, i pari, le squadre e
le organizzazioni formali. Solitari sono coloro che, per risolvere i
problemi pratici che si trovano di fronte, si basano solo sulle proprie
forze, come ad esempio molti suicidi e omicidi o stupratori, o coloro che
falsificano assegni o commettono il reato di appropriazione indebita.
Gran parte di coloro che compiono questi atti non si servono dell’ aiuto
degli altri devianti per avere le risorse materiali e conoscitive necessarie,
per elaborare un’ideologia che giustifichi il loro comportamento o per
sfuggire al controllo dei poliziotti o dei magistrati. Colleghi possono
essere chiamati coloro che, come le prostitute, commettono da soli i loro
atti devianti, ma si ritrovano nel tempo libero e discutono di questioni di
interesse comune. A differenza dei solitari, i colleghi condividono una
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comune subcultura, cioè un insieme di valori, conoscenze, linguaggi,
norme di comportamento, stili di vita, molto diversi da quelli del resto
della società, che trasmettono a coloro che vogliono entrare a far parte
del loro mondo. In comune essi hanno un gergo, un vocabolario di parole
speciali, e una prospettiva cognitiva, un insieme di schemi per
interpretare le loro attività. A differenza dei colleghi, i pari commettono
gli atti devianti insieme, collaborando attivamente. I gruppi che creano
sono caratterizzati da rapporti informali ed egualitari fra i componenti e
dalla mancanza di una divisione del lavoro. Tali gruppi hanno anche il
compito di reclutare e di formare i nuovi arrivati, socializzandoli alla
subcultura che i pari condividono e fornendo loro sostegno sociale, come
ad esempio coloro che fanno uso di sostanze stupefacenti. Le squadre
operano attraverso un’elaborata divisione del lavoro fra coloro che ne
fanno parte. Questi non si limitano a commettere gli atti devianti
insieme, ma lo fanno anche svolgendo ruoli specializzati e coordinati.
Ciascuno ha un compito preciso, che richiede spesso conoscenze e
competenze particolari, e deve agire secondo un ordine e un ritmo
prestabiliti, che tengano conto dell’azione degli altri e la facilitino. In
questo modo, la squadra può funzionare con la massima efficienza ed il
minimo rischio. Sono spesso organizzati in squadre i rapinatori delle
banche ed i borseggiatori. La forma di organizzazione dei devianti più
complessa ed articolata è quella formale. Anche queste organizzazioni
mirano a raggiungere determinati fini coordinando l’attività dei loro
componenti con un sistema di norme e di procedure. Nelle
organizzazioni formali di devianti, queste norme sono molto più
raramente scritte che in quelle legittime. I componenti sono in genere
numerosi e cooperano a grande distanza l’uno dall’altro e per lunghi
periodi di tempo. Mentre gli appartenenti ad una squadra sono di solito