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Nel terzo capitolo verranno presentati i risultati dell analisi delle informazioni
raccolte con l’individuazione dei principali aspetti di convergenza e di divergenza fra i
due casi esaminati. Le stesse informazioni verranno successivamente messe in relazione
con gli orientamenti concettuali presenti in materia di internazionalizzazione e
glocalizzazione al fine di comprendere se effettivamente anche nelle citt di medie
dimensioni vi sia una percezione dei vantaggi/svantaggi provenienti dall’arena
internazionale e se questo metta capo o meno a strategie di internazionalizzazione.
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1 LE ATTIVITA’ INTERNAZIONALI DELLE CITTA’
1.1 Cosa si intende per "attivit internazionali" d i una citt
Per "attivit internazionali" possono intendersi tu tte quelle azioni intraprese da
una istituzione locale, governativa e non, che abbiano come obiettivo l’importazione e/o
l’esportazione transnazionale di modelli culturali, sociali economici o politici. La
recente tendenza delle citt a spostare il loro rag gio competitivo anche fuori i confini
nazionali o continentali pu trovare una prima spie gazione e similitudine nel passaggio
dal fordismo al post-fordismo [Gerelli 1995, Faccioli 2003], quindi nella transizione da
una societ basata essenzialmente su di un’economia industriale a una societ basata su
un sistema piø flessibile e capace di integrare flussi economici nazionali con realt
transnazionali ed eterogenee.
In secondo luogo, la pressione economica sociale e culturale indotta dalla
globalizzazione si Ł andata via via diffondendo in ogni luogo andando a contagiare
anche le realt piø piccole e creando sfide competi tive che in un mondo non-
globalizzato sarebbero probabilmente rimaste confinate entro il territorio nazionale se
non addirittura regionale; anzi forse tali sfide non sarebbero nemmeno nate.
Oggi una citt , grande o piccola che sia, deve sape rsi destreggiare in arene che fino a
pochi anni fa erano destinate esclusivamente ai rappresentanti degli Stati nazione. Le
«citt globali» [Sassen 2002] oggi, non solo devono essere consapevoli delle opportunit
disponibili nel panorama internazionale, ma non devono lasciarsi sfuggire occasioni
importanti di cui potrebbero beneficiare di altre citt "rivali". Da qui emerge
l’importanza della presa di coscienza da parte delle istituzioni locali di quanto conti oggi
affacciarsi ma soprattutto essere protagonisti nel panorama internazionale. Inoltre di
pari passo con la globalizzazione si stanno indebolendo gli attaccamenti e le identit
delle attivit economiche [Sassen 2002] legate fino a pochi anni fa in modo quasi
simbiotico alle rispettive realt nazionali.
Un ulteriore aspetto rilevante pu essere individua to nella presenza o meno di una vera
e propria strategia internazionale di una citt che , come hanno osservato alcuni autori
[d’Albergo e LefŁvre 2007], Ł ben diversa dalla semplice sommatoria di attivit che da
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un territorio si indirizzano verso l’estero. Quest’ultima tendenza comunque Ł
riscontrabile in misura maggiore nelle grandi citt , dove a modelli coerenti di sviluppo
pianificati su scala pluriennale si affianca un «urban regime» [John 2000; Stone 1993]
coeso che fa da motore portante per lo sviluppo di tali azioni.
Le finalit , se non a volte le necessit per le qua li una citt sposta il suo
baricentro geopolitico dal locale al globale rimanendo pur sempre fisicamente ancorata
al territorio sono molteplici e verranno illustrate in seguito. Ci che per ora si pu
accennare Ł che l’esposizione a vario titolo nel panorama internazionale se operata con
cognizione pu portare vantaggi enormi in campo eco nomico, politico e sociale.
Ovviamente a fronte di grandi vantaggi sono previsti altrettanti prezzi da pagare in
termini di capacit organizzative, di interazione p olitico-economica tra gli attori
istituzionali e sforzi continui per tentare di scalare i ranking internazionali.
La similitudine sopra accennata in riferimento alle strutture flessibili del post-fordismo
pu essere ora espressa meglio in relazione alle va rie forme che le attivit internazionali
possono assumere. Infatti, non si ritrova un solo modello di attivit internazionali ma ve
ne sono di svariati tipi, tutti flessibili, adattabili ed addirittura cumulabili tra loro.
Questa serie eterogenea di azioni pu essere riassu nta come segue:
- Gemellaggi: rientrano tra gli accordi bilaterali city-to-city. Inizialmente pensati
nel 1951 da Jean Bareth1, primo Segretario Generale Europeo e uno dei
promotori del CEMR (Council of European Municipalities and Regions) come
strumenti di pacificazione tra paesi dopo le guerre, a distanza di anni, stanno
spostando la loro funzione simbolica verso una direzione piø funzionale in
ambito di rapporti interculturali. Se preparati, svolti e mantenuti nei modi dovuti,
i gemellaggi rappresentano un indiscutibile strumento di sensibilizzazione
politica e di cooperazione tra enti locali di paesi diversi. Dal 1989 la
Commissione Europea ha attivato un programma di sostegno politico e
finanziario per promuovere gemellaggi e forme di collaborazione a network.
Attualmente, all’interno del programma guida pluriennale "Europe for Citizens"
1
"PerchØ un gemellaggio". Sito istituzionale AICCRE (http://www.aiccre.it/?area=2&sez=10&id=10
consultato il 15.10.2008).
"The magazine. Education and culture in Europe" Issue 20 2003. Sito istituzionale Commissione Europea
(http://ec.europa.eu/dgs/education_culture/mag/20/en.pdf consultato il 15.10.2008)
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2007-2013 dell’EACEA2 (Education, Audiovisual & Culture Exectutive Agency)
vengono elargiti fondi da 30’000 euro a 150’000 euro per ogni progetto di
gemellaggio o rete approvato.
- Promuovere e sostenere azioni di solidariet nei confronti dei paesi in via di
sviluppo, andando magari a coprire alcuni dei deficit strutturali di tali zone con
la realizzazione di opere ad-hoc. Si pensi ad esempio alla realizzazione da parte
delle amministrazioni locali di scuole, ospedali o realizzazione di sistemi per
l’approvvigionamento di acqua potabile in paesi del terzo mondo.
- Organizzare eventi di rilevanza internazionale al fine di attrarre investimenti
sia privati che pubblici. Tra questi possiamo annoverare a titolo esemplificativo
l’Expo del 20153 che si terr a Milano o la recente vittoria conseg uita da Londra
a scapito di Parigi per ospitare i giochi olimpici del 2012. Non vi Ł dubbio che
eventi del genere lascino dietro di sØ una scia indelebile, che una volta esaurito
l’evento rester patrimonio della citt per lungo t empo; basti pensare alle
infrastrutture che vengono realizzate per la realizzazione di un olimpiade (strade,
stadi, hotels etc). Durante l’organizzazione del Giubileo dell’anno 2000 ci fu la
necessit di convincere i cittadini che ci che l’a mministrazione stava facendo
era per Roma e solo occasionalmente per i pellegrini [Czarniawska, Mazza e
Pipan 2001]. Amendola [1997] in proposito afferma che la «citt -evento » Ł la
vera «citt -mondo ».
Ovviamente la candidatura per l’organizzazione di un evento internazionale delle
dimensioni sopra elencate richiede un appoggio politico, economico e cognitivo
da parte dei livelli amministrativi superiori non indifferente e solo con la
sinergia delle parti la citt avr maggiori possibi lit di successo.
- Partecipare piø o meno attivamente a networks o associazioni di citt
all’interno delle quali gli attori locali delegati a parteciparvi, a seconda del ruolo
assunto, possono far valere le proprie esigenze politiche o assimilare
comportamenti e strategie di problem solving urbano gi ampiamente
sperimentati da citt aventi maggior esperienza col legando «problemi locali a
2
"Europe for citizens", Programme 2007-2013 (http://eacea.ec.europa.eu/citizenship/guide/index_en.htm
consultato il 05.10.2008)
3
"L’Expo 2015 si far a Milano" - Repubblica.it (http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/cronaca/expo-
2015/oggi-voto/oggi-voto.html consultato il 17.10.2008)
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soluzioni globali» [Brecher e Costello 1996]. Si delineano qui due aspetti
(downloading e uploading) che non necessariamente sono in contrapposizione
tra loro [d’Albergo e LefŁvre 2007]. Nel processo di uploading, la citt cerca di
acquisire un maggior peso decisionale all’interno delle reti, delle agende
politiche o dei sistemi internazionali, con particolare riferimento all Unione
europea. Inserire le proprie esigenze all’interno di programmi di decision making
internazionale Ł un risultato al tempo stesso appagante e difficile da ottenere che
pu essere conseguito solo attraverso l’applicazione di ingenti risorse e da parte
di attori propensi all innovazione. Con il downloading la citt tende invece ad
ottenere mezzi che possono essere economici, cognitivi o strumentali. Le aree
urbane a partire dagli anni sessanta hanno iniziato a scambiarsi informazioni
tecniche e mode organizzative e tecnologiche [Czarniawska, Mazza e Pipan
2001] mettendo in atto veri e propri processi di policy transfer [Dolowitz e
Marsh 2000].
- Realizzare progetti di «diplomazia dal basso» [d’Albergo 2004; d’Albergo e
LefŁvre 2007] per la promozione della pace e orientati allo sviluppo del senso di
tolleranza e dell’uguaglianza dei diritti.
- Il city marketing: letteralmente significa "piazzare la citt sul mercato"; pu
essere perseguito sia attraverso l’ottimizzazione e la propaganda su scala
internazionale delle risorse storiche e turistiche di cui la citt Ł unica e fortunata
ereditiera [Amendola 1997], sia attraverso la realizzazione di nuove risorse
culturali inventando nuove manifestazioni o altri eventi che possano portare
visibilit . Scrive Amendola [1997, p.196]:
«[la citt ] deve darsi un’immagine plausibile e adeguata in funzione di un obiettivo di mercato
(il ruolo che a citt intende svolgere), un target sociale (a chi si rivolge), il passato e le
potenzialit (con quali argomentazioni) [...] Gli a ffari e gli individui - sempre piø liberi di
allocarsi dove e quando credono - scelgono le citt con le piø belle caratteristiche ed i maggiori
vantaggi. L’accresciuta competizione tra le citt per attrarre persone giuridiche e fisiche Ł uno
dei fattori principali che stanno ridefinendo la geografia urbana dei continenti. Imprese, capitali
e persone sono oggi molto meno vincolati dallo spazio di quanto lo fossero in passato. Si
spostano sempre piø facilmente, attratti dalla convenienza dei mercati finanziari, da vantaggi
infrastrutturali, da nuove economie di localizzazione»
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Brusa [2006, p. 32] individua il city marketing come «strumento efficace di
promozione per quelle citt , di media dimensione, i n cerca del ruolo di piccole
capitali»
- Realizzare infrastrutture di trasporto di grande rilevanza che possano diventare
sinonimo di innovazione e sviluppo. Un esempio Ł la costruzione o
l ampliamento di aeroporti internazionali.
1.2 Le necessit e gli scopi dell’internazionalizza zione delle citt
Come si accennava in precedenza, quando una citt s posta il suo baricentro geo-
politico verso l’estero lo pu fare per vari ordini di ragioni rispondenti ad esigenze del
tutto eterogenee tra loro.
Usando una terminologia forse azzardata ma sempre relativa a quel passaggio storico
cruciale tra fordismo e post-fordismo, si potrebbe parlare di citt « individualizzate»
cioŁ di citt coscienti delle proprie caratteristiche, peculiarit e potenzialit che fanno
del proprio essere qualcosa di unico ed inimitabile. I motivi d’internazionalizzazione
ritenuti importanti ai fini di questo lavoro sono quelli legati a necessit e scopi specifici
propri di questo processo di individualizzazione urbana dove territorio, tipicit e
tradizione vengono valorizzati [Foglio 2004].
Una citt pu internazionalizzare alcune delle sue attivit quando intravede negli
spazi extra-nazionali una strada addizionale se non addirittura una via di fuga per
ottenere risorse economiche o politiche che altrimenti avrebbe difficolt a reperire
all’interno del territorio nazionale. Non tutte le citt infatti ricevono adeguate risposte in
termini di appoggio economico e politico da parte degli stati nazionali. Dopo aver
giocato le proprie carte con i governi verticalmente superiori e non aver ricevuto
adeguate risposte in relazione alle proprie esigenze, la citt pu o deve far fronte alle
proprie necessit internazionalizzando alcune delle sue attivit o creandone alcune ad-
hoc. Si cambiano gli interlocutori, si cambiano "avversari", si cambia aria.
In Inghilterra ad esempio, le risorse fornite dal governo per la crescita economica del
paese sono state e sono tutt’ora maggiormente incentrate su Londra, mentre Manchester
[van der Heiden e Terhorst 20007], citt di secondo livello, ha storicamente avuto
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difficolt nel ricevere quegli appoggi politici ed economici necessari per affrontare
congiunture economiche negative. Cosi, negli anni successivi al passaggio dal sistema
produttivo di stampo fordista a quello post-fordista, il governo locale di Manchester
dovendo fronteggiare una crisi che ha visto tra l’altro anche la perdita di circa 150.000
posti di lavoro, ha semplicemente spostato il suo target avendo realizzato che una
competizione con Londra non avrebbe avuto alcun senso e sicuramente nemmeno
grandi risultati concreti. Si Ł scelto quindi di «partecipare ad un "campionato" di citt
di pari livello» [van der Heiden e Terhorst 2007] come Milano o Barcellona. Il
reperimento di risorse economiche Ł stato perseguito sapientemente attraverso una
ridefinizione strategica dell’immagine della citt : non piø citt industriale britannica ma
«metropoli europea». Sono state quindi attuate politiche di sviluppo finanziario per
attrarre investimenti dall’estero, realizzate infrastrutture importanti come l’ampliamento
dell’aeroporto internazionale e il miglioramento della rete ferroviaria da e verso le
grandi citt inglesi, organizzate competizioni spo rtive di risonanza mondiale e in ultimo
si Ł avuto un comportamento decisamente attivo all’interno di reti di citt come
Eurocities. Per concludere, Manchester ha dovuto sopperire al carente appoggio
economico e politico del governo britannico da una parte, e alla contemporanea
necessit di reperire risorse finanziarie dall’altra, riuscendo a trovare nella scena
internazionale le risposte concrete a tutte quelle domande rimaste per molto tempo
senza risposta.
Oltre a fronteggiare situazioni di crisi economica la citt pu internazionalizzare
alcune delle sue attivit per diventare un centro u nico nel mondo, avente caratteristiche
peculiari che in nessun altro luogo si trovano, non sostituibili o imitabili e perci fonte
di competitivit . Alcune citt piø fortunate posson o vantare di un patrimonio storico ed
artistico che da solo gi pu fare la differenza [A mendola 1997], ma questi patrimoni da
soli non bastano se non sono esaltati e venduti nella maniera piø adeguata. Scrive
ancora Amendola: «La casualit Ł un lusso che la citt contemporanea in perenne
competizione con le altre non pu piø permettersi ». Da qui nasce la spinta al marketing
urbano internazionale, alla pubblicizzazione e vendita dell’immagine cittadina. I
processi di divergenza e differenziazione della teoria della glocalizzazione che vedremo
piø avanti possono essere meglio compresi in questa ottica.