5
Si tratta, pertanto, delle “Dedicated Biotechnology Firm”
(DBF), imprese laboratorio, la cui attività può essere
rappresentata dalla scoperta di una proteina, dalla sintesi di una
proteina, dallo sviluppo di nuovi medicinali oppure dalla
fornitura di tecnologie di supporto, ma non sempre dal
completamento dell’intero ciclo innovativo.
Ne deriva che difficilmente sono in grado di governare le
successive fasi a valle di tale ciclo, ove avviene lo sviluppo e la
commercializzazione del nuovo prodotto, il quale richiede la
disponibilità di notevoli asset finanziari e complementari.
Pertanto, a fronte dell’impresa farmaceutica tradizionale
dotata di una struttura produttiva e distributiva organizzata, tali
imprese, caratterizzate da un capitale umano dalle elevatissime
competenze scientifiche e tecnologiche, hanno ancora un
debole potere di mercato.
In origine, per finanziare le loro attività di R&S, hanno
ceduto i diritti di sfruttamento delle loro scoperte alle imprese
farmaceutiche tradizionali oppure si sono integrate
verticalmente con esse; successivamente, alcune di esse, hanno
cominciato ad utilizzare il capitale così guadagnato anche per
raggiungere il mercato finale.
Lo stretto legame che l’attività delle imprese intrattiene
con la base scientifica ha fatto sì che il settore divenisse una
sorta di archetipo per l’economia dell’innovazione.
Nel Capitolo 1 viene introdotto il concetto di
biotecnologia, definendo, sommariamente, quali sono gli ambiti
6
di applicazione. Vengono, inoltre, analizzati gli effetti positivi
derivanti dall’avvento del paradigma biotecnologico al settore
farmaceutico tradizionale.
Il Capitolo 2 espone, in modo dettagliato, quali, e quante
fasi, sono necessarie per realizzare un farmaco; i tempi e i costi
necessari, con particolare attenzione alle recenti piattaforme
tecnologiche utilizzate per migliorare il processo di ricerca e
sviluppo dei farmaci. E’, inoltre, evidenziato, lo stretto legame
con le istituzioni accademiche e di ricerca, indispensabili per
alimentare le opportunità di sviluppo delle imprese
biotecnologiche.
Il Capitolo 3 analizza la dinamica della domanda, in
modo particolare: il trend di invecchiamento della popolazione,
l’aumento delle life style diseases cioè delle patologie connesse
al moderno stile di vita, la disponibilità del mercato ad
accettare i prodotti biotecnologici e il problema del controllo
della spesa sanitaria; nonché, la struttura dell’offerta,
evidenziando le principali caratteristiche del settore, dominato
dall’innovazione.
Nel Capitolo 4 si rileva la dimensione economica del
processo di cambiamento avvenuto dall’avvento della
biotecnologia che, laddove venga studiato in relazione ad una
precisa area geografica, deve essere collocato in un più ampio
contesto ambientale che ha rappresentato fattore di spinta o di
ostacolo alla nascita e all’affermazione del business nel suo
complesso. Risulta un mercato frammentato e non ampio o
7
sufficientemente sofisticato, per sopportare la domanda di start-
up o capitali di rischio in Europa, rispetto al mercato
americano.
L’insieme di attori scientifici e finanziari legati al settore
(università e centri di ricerca dove si svolge la ricerca di base,
investitori di rischio, strutture di supporto per la creazione di
nuove imprese, imprese di servizi specialistici) che cooperano e
competono in una determinata area geografica, viene definita
cluster.
Il Capitolo 5 mette in risalto le strategie adottate dalle
principali imprese, biotecnologiche e farmaceutiche, come
risposta agli innumerevoli cambiamenti nella struttura
competitiva, muovendosi da strategie focalizzate su aree
terapeutiche a strategie basate su piattaforme tecnologiche che
presentano un elevato livello di flessibilità ed adattamento a
diverse patologie, da una prevalenza di attività “in house” ad
una graduale esternalizzazione di differenti parti della filiera,
dalla R&S, alla produzione, al marketing.
Infine, il Capitolo 6 persegue lo scopo di mettere in
evidenza i fattori di stimolo e le formule imprenditoriali delle
piccole imprese biotech; a tale scopo si delinea la fase di
sviluppo iniziale delle imprese, che può avvenire, per volontà
di ricercatori che provengono dall’ambiente universitario e
della ricerca pubblica, da un lato, oppure dai laboratori di
grandi imprese, dall’altro.
8
Inoltre, si evince, l’importanza dei finanziatori (business
angels, venture capitalists specializzati, incubatori/parchi
scientifici e tecnologici o anche istituzioni pubbliche) nel
sostenere tale fase.
L’esposizione del capitolo si conclude con il caso
Xeptagen, un caso aziendale che si collega in modo
emblematico con l’analisi del fenomeno effettuata nei
precedenti capitoli. La start-up campana è controllata dal
Gruppo industriale Maione e fa parte dell’incubatore d’imprese
Sviluppo Italia Campania con sede a Pozzuoli.
L’azienda è dedicata all’identificazione e validazione di
nuovi marcatori molecolari per lo sviluppo, la produzione e la
commercializzazione di sistemi avanzati di diagnosi e terapia.
Tra i numerosi progetti si analizza con maggiore precisione,
utilizzando la tecnica dell’intervista, il nuovo marcatore per la
diagnosi precoce del tumore al fegato (HEPA-IC).
9
Capitolo I
LA BIOTECNOLOGIA
Sommario: 1 Definizione e ambiti di applicazione delle
biotecnologie. -2 Imprese farmaceutiche e biotecnologiche. -3
Nascita e sviluppo di imprese biotecnologiche.
1 Definizione e ambiti di applicazione delle
biotecnologie
La parola “biotecnologia” indica la tecnologia che
utilizza organismi viventi allo scopo di ottenere prodotti o
servizi utili all'uomo
1
.
La biotecnologia non è nuova perché da migliaia di anni
gli uomini manipolano gli organismi viventi per soddisfare i
propri bisogni. Infatti esiste una biotecnologia tradizionale
impiegata dall'uomo sin dall’antichità per ottenere la
lievitazione del pane, per produrre il formaggio, la birra ed il
vino con la fermentazione
2
.
1
C.SPALLA Le biotecnologie in Italia e nel mondo. La bioindustria italiana e la sfida
all’innovazione, Roma, 1996, p.2 ove si legge che in anni recenti l'uso sempre più
diffuso del termine ”biotecnologia” (per lo più nella sua variante plurale) soprattutto da
parte dei media ne ha modificato e esteso il significato (senso lato) sino a portarlo a
coincidere con quello di "qualunque applicazione o conoscenza legata agli sviluppi della
biologia (umana, animale o vegetale)".
2
Il biochimico francese Louis Pasteur dimostrò che la fermentazione era determinata
dalla presenza di specifici microrganismi. Il lavoro di Pasteur non rivoluzionò soltanto
le tecnologie di produzione della birra,del vino, dei formaggi e del pane (ad esempio,
escludendo alcuni ceppi di microrganismi che avrebbero potuto contaminare gli
alimenti e causare gravi adulterazioni), ma servì anche come indicazione del fatto che
altri composti chimici potevano essere prodotti con l'impiego dei microrganismi.
10
A partire dagli inizi degli anni ’50 alla biotecnologia
tradizionale, si affianca la biotecnologia moderna o avanzata,
che non si limita ad impiegare, per scopi utili all'uomo,
organismi viventi già esistenti in natura, ma si impegna nel
modificare organismi esistenti, cellule o loro costituenti, per
ottenerne di nuovi, capaci di impieghi che offrano un qualche
vantaggio. Infatti gli scienziati mettono a punto la tecnologia
del DNA ricombinante con la quale riescono a modificare nel
modo desiderato il patrimonio genetico degli organismi viventi,
avvalendosi di strumenti totalmente diversi dalle procedure
tradizionali di selezione
3
. Grazie all’ingegneria genetica, nata
ed identificatasi con la tecnica del DNA ricombinante, si è
potuto avere a disposizione materiale biologico da utilizzare
nelle sperimentazioni in quantità e qualità impensabili sino a
pochi anni prima.
A lungo la carenza delle conoscenze scientifiche di base
non ha lasciato altra strada che quella di affidarsi ad una
cospicua dose di fortuna; ci si rassegnava a procedere per
tentavi ed errori, a meno che non fosse stato possibile l’utilizzo
di osservazioni cliniche degli effetti collaterali dei farmaci, allo
scopo di produrre farmaci nei quali l’effetto secondario fosse
amplificato e possibilmente dissociato da quello principale o in
alternativa l’utilizzo di farmaci già noti come modelli per
ottenere altre molecole attive
4
.
3
V.CHIESA La bioindustria , Milano 2003, p.1
4
ALBERGHINA L., CERNIA E., Biotecnologia ed Industria, UTET, Torino, 1996.
11
Questa biotecnologia nasce con la pubblicazione, sulla
rivista scientifica Nature, della scoperta di Watson e Crick che
descrivono la struttura a doppia elica del DNA
5
.
Nel 1973 gli scienziati Cohen e Boyer
6
perfezionano la
tecnica del DNA ricombinante e, nel 1976, un giovane uomo
d’affari, Robert Swanson, che lavora presso una importante
compagnia della Silicon Valley, comprende il potenziale
commerciale di questa innovativa tecnica di laboratorio che
consente di usare i microrganismi come “fabbriche” in
miniatura per la produzione di ormoni e proteine. Insieme con
Boyer, Swanson rileva la società Genentech, la prima impresa
farmaceutica biotecnologica comparsa sul mercato, e avvia un
programma di ricerca per la produzione di molecole umane.
Nel 1977 si produce per la prima volta una proteina umana, la
somatostatina, e nel 1978 si sintetizza l’insulina umana
7
.
5
James Watson e Francis Crick costruirono il loro modello del DNA basandosi sui dati
già disponibili di Wilkins e Franklin e di Chargaff.
Mettendo insieme tutti i dati conosciuti, nel 1953 Watson e Crick furono in grado di
dedurre che il DNA ha una struttura simile ad una scala a pioli, avvolta su se stessa a
doppia elica molto lunga e spiralizzata. I due montanti della scala sono formati da
molecole alternate del monosaccaride pentoso desossiribosio e di fosfato; i pioli,
perpendicolari ai montanti, sono costituiti dall'appaiamento delle basi azotate tra loro
complementari:adenina ( A ) e timina ( T ), guanina ( G ) e citosina ( C ).
All'interno della doppia elica i due filamenti corrono in senso opposto: cioè il verso di
ogni filamento è invertito rispetto all'altro. I filamenti vengono perciò definiti
antiparalleli.
6
Nel 1973, Stanley Cohen e Herbert Boyer crearono il primo organismo con DNA
ricomposto utilizzando la tecnica scoperta un anno prima da Paul Berg. Il DNA
ricomposto, chiamato anche montaggio del gene, è una tecnica che permette agli
scienziati di manipolare il DNA di un organismo.
Cohen e Boyer rimossero i plasmidi, piccoli anelli di DNA posti nel citoplasma della
cellula, non nel nucleo, dalla cellula. Quindi utilizzarono l’enzima restrittivo per tagliare
il DNA il precisi punti e quindi ricombinarono le strisce di DNA in speciali
combinazioni a loro scelta. Alla fine, Cohen e Boyer inserirono il DNA ricomposto
all’interno delle celle dell’ E.Coli che produssero il DNA alterato. Con il DNA alterato,
le celle del battere sono in grado di produrre specifiche proteine.
7
ALBERGHINA, CERNIA Biotecnologie e bioindustria, Torino 1996, p.4
12
L’evento che cambia radicalmente il mercato, però, è
rappresentato dalla dichiarazione, da parte della Corte Suprema
americana
8
, della brevettabilità delle forme di vita
geneticamente modificate. La possibilità dello sfruttamento
economico esclusivo dei risultati delle ricerche effettuate
mediante l’impiego della biotecnologia, determina la nascita di
numerose imprese science based.
Il paradigma biotecnologico ha intrapreso, più tardi, un
proprio sviluppo indipendente e parallelo soprattutto nella
ricerca di farmaci e terapie per patologie che il paradigma
tradizionale non si è dimostrato in grado di affrontare; ha
portato a superare la visione della malattia come conseguenza
di uno squilibrio biochimico per enfatizzare il ruolo svolto dai
geni responsabili della codifica delle informazioni necessarie
alla produzione delle proteine da cui dipendono le funzioni
organiche
9
.
La biotecnologia moderna rivoluziona ampi settori del
mondo perché le sue potenziali applicazioni sono molteplici.
Essa è utilizzata principalmente nel settore della medicina, in
agricoltura, nel settore alimentare, nell’industria e nel settore
della salvaguardia dell’ambiente. Inoltre è impiegata in
8
Nel 1980 la pronuncia della Corte suprema intervenne a proposito del caso che
coinvolse Anada Chakrabarty che sviluppò un tipo di olio capace di uccidere i microbi.
La sua azienda, la General Electric, richiese il brevetto per tale prodotto. Quando il
brevetto richiesto fu rifiutato dall’ U.S. Patent and Trademark Office nel 1978, la
General Electric avviò un’azione legale. La controversia giunse alla Corte Suprema
degli Stati Uniti che agì in favore della Chakrabarty e della General Electric.
Chakrabarty si aggiudicò il primo brevetto per un microrganismo manipolato
geneticamente.
9
PLUNKETT M.J., ELLMANN J.A., La chimica combinatoria ed i nuovi farmaci, in
Le Scienze, 1997.
13
maniera marginale per la difesa e la sicurezza nazionale, per la
schedatura tramite DNA, per l’industria aerospaziale e, infine,
per la salute degli animali
10
.
I cambiamenti più rilevanti determinati dall’uso della
biotecnologia riguardano soprattutto il settore medico-
farmaceutico.
In questo settore l’impiego degli organismi viventi
consente di produrre artificialmente le proteine, gli enzimi, gli
anticorpi che il corpo umano utilizza per combattere le
infezioni e le malattie.
Tali risultati si ottengono applicando un metodo
rivoluzionario di ricerca dei farmaci. Infatti, prima dell'avvento
della biotecnologia, nel settore farmaceutico gli scienziati
identificano molecole di sintesi chimica con un potenziale
effetto curativo, impiegando numerosi anni per ottenere una
molecola potenzialmente efficace da avviare alla
sperimentazione dapprima sugli animali e poi sull'uomo
11
.
Con la biotecnologia, invece, i ricercatori si avvalgono
della comprensione dei meccanismi biologici che governano le
malattie e delle banche dati genetiche per individuare molto più
rapidamente molecole efficaci e per trattarle.
In tal modo anche se i test e le sperimentazioni dei
farmaci hanno tempi analoghi a quelli del passato,
l'individuazione di nuove molecole candidate è velocizzata, con
10
SARRA A., Ricerca e regolamentazione nell’economia dell’industria farmaceutica,
L’INDUSTRIA, 2004.
11
F.DELLA VALLE, A.GAMBARDELLA Rivoluzione “biologica” e nuove strategie
d’impresa nel settore farmaceutico in Economia politica industriale, 1991, n.69, p.28
14
un incremento nella produzione di medicinali nuovi, più
efficaci e più mirati perchè creati attraverso una maggiore
conoscenza di base dell'organismo umano
12
.
Nel settore agricolo, per esempio, la biotecnologia è
utilizzata per modificare le caratteristiche genetiche di
determinati vegetali al fine di ottenere prodotti migliori.
Nel settore alimentare, invece, la biotecnologia è
utilizzata già da migliaia di anni. Come si è detto in precedenza
è proprio l’utilizzo degli organismi viventi che consente di
produrre il pane, la birra, il formaggio o il vino. La
biotecnologia moderna ha il merito di accrescere la qualità e il
valore nutrizionale degli alimenti perchè ne migliora il
processo di trasformazione, garantendo che, durante la
produzione, non si verifichino infezioni da microbi
13
.
Le applicazioni della biotecnologia nel settore
dell’industria e della tutela dell’ambiente, invece, sono
marginali e tendono a ridurre l’impatto ambientale di
determinati processi produttivi, come quelli dell’industria
chimica, e ad offrire nuovi mezzi per monitorare
l’inquinamento ambientale
14
.
12
F.DELLA VALLE, A.GAMBARDELLA op.ult.cit., p.29
13
V.CHIESA La bionidustria cit., p.12
14
V.CHIESA op.ult.cit., p.22
15
2 Imprese farmaceutiche e biotecnologiche.
Il settore farmaceutico occupa un complesso crocevia
intellettuale all’interno delle discipline economiche per lo
stretto richiamo che intrattiene con i sistemi del welfare e quelli
della base tecnologica su cui affonda le proprie radici. Lo
stretto legame che l’attività delle imprese intrattiene con la base
scientifica di riferimento ha fatto sì che il settore divenisse una
sorta di archetipo per l’economia dell’innovazione.
L’applicazione della biotecnologia nel settore medico-
farmaceutico e, in particolare, nell’attività di ricerca e sviluppo
(R&S) di farmaci e medicinali ha modificato notevolmente le
scienze farmacologiche.
Infatti, le eccezionali acquisizioni di nuove conoscenze
sui meccanismi biologici che regolano gli equilibri vitali hanno
imposto l’adozione di un nuovo approccio alla scoperta dei
farmaci.
Mentre in passato l’attività di R&S era svolta
esclusivamente attraverso l’impiego della chimica e con un
metodo di ricerca empirico-induttivo, “la rivoluzione
biologica”
15
, determinata dalla biotecnologia, si avvale del
metodo di ricerca scientifico-deduttivo
16
.
15
F.DELLA VALLE, A.GAMBARDELLA Rivoluzione cit.p.28, ove gli autori
utilizzano per la prima volta l’espressione “rivoluzione biologica” per definire il
mutamento determinato dall’applicazione delle biotecnologie nell’attività di R&S.
Questa definizione è condivisa da U.COLOMBO Scienza, ricerca e interdisciplinarità
delle conoscenze. Un futuro possibile per l’industria farmaceutica italiana? In
Economia e politica industriale 1991, n.70, p.39; S.GARATTINI Ricerca scientifica e
vantaggio terapeutico. Un equilibrio difficile per il futuro dell’industria farmaceutica
italiana in Economia e politica industriale, 1991, n.70, p.47
16
La superiorità di questo metodo rispetto al precedente è stata affermata per la prima
volta da Peter Medawar nel 1967 nel testo The Art of the solubile, Meuthuen & Co.
16
Nel corso del XIX secolo lo sviluppo dei nuovi
medicinali con il metodo empirico-induttivo richiede la sintesi
in laboratorio di centinaia di molecole tra le quali è possibile
trovarne una con qualche potenzialità terapeutica. La scelta
delle molecole da sintetizzare segue criteri casuali fondati su
quanto risulta chimicamente possibile.
Negli anni’60, invece, ha inizio il processo di
innovazione della ricerca farmaceutica. Infatti si sperimenta un
nuovo metodo di ricerca scientifico-deduttivo definito
discovery by design che consente di conoscere, attraverso la
patologia e la fisiologia, l’equilibrio alterato, prima di
progettare lo strumento farmacologico da utilizzare
17
.
Con questo metodo la ricerca farmacologica deve
individuare le caratteristiche di un composto ideale che, sulla
base di conoscenze scientifiche già acquisite sulla patologia, si
prevede possa normalizzare il comportamento dei meccanismi
biologici deviati. Successivamente la struttura di questo
composto è trasmessa ai chimici i quali sintetizzano una
molecola che abbia le stesse caratteristiche, lavorando, dunque,
su un modello di riferimento e non più a caso
18
.
E’ evidente che le conoscenze scientifiche di base
relative agli organismi viventi consentono di ridurre il
campione di molecole da sintetizzare accorciando
notevolmente la durata della prima fase della sperimentazione.
17
F.DELLA VALLE, A.GAMBARDELLA Rivoluzione cit.p.29
18
S.GARATTINI, Ricerca scientifica e vantaggio terapeutico, Economia e Politica
Industriale, 1991.
17
Gli effetti positivi prodotti dalla cosiddetta “rivoluzione
biologica“ della ricerca farmacologia sono notevoli.
Infatti il metodo scientifico-deduttivo consente di
migliorare la qualità dei farmaci perché le conoscenze relative
al modo in cui essi interferiscono con il meccanismo biologico
permettono di ridurre al minimo la possibilità del prodursi di
effetti collaterali
19
.
Inoltre i farmaci scoperti con questo metodo hanno
notevoli potenzialità di sviluppo, sia scientifico sia industriale,
perché sono costituiti da molecole che possono essere
razionalmente modificate ottenendo effetti terapeutici diversi
corrispondenti a diverse disfunzioni o patologie
20
.
Il mutamento del metodo di ricerca farmacologica
influisce in maniera determinante sulla struttura e
sull’organizzazione delle imprese del settore che basano la loro
competitività sulla capacità di immettere sul mercato prodotti
innovativi di qualità, prima dei propri concorrenti.
Il metodo empirico-induttivo utilizzato in passato e
basato sulla sperimentazione casuale richiede grandi laboratori,
grandi dimensioni e lunghi tempi di ricerca. Ciò rende
necessario l’investimento di un ingente capitale fisico
composto da un ampio numero di tecnici di laboratorio,
impegnati nella sintesi delle molecole e nello screening
farmacologico. I tecnici, dunque, svolgono un lavoro
19
F.DELLA VALLE, A.GAMBARDELLA op.ult.cit., p.30
20
F.DELLA VALLE, A.GAMBARDELLA op.ult.cit., p.30
18
relativamente poco creativo e sono sottoposti all’autorità dei
superiori gerarchici i quali hanno il potere di stabilire cosa
sperimentare. La loro attività di ricerca si svolge nel chiuso
dell’impresa e l’innovazione, che ne rappresenta il risultato, è
tutta interna e coperta dal segreto.
Con il nuovo metodo di ricerca scientifico-deduttivo,
invece, non è più necessaria la sperimentazione di un
vastissimo numero di composti ma basta studiare le
caratteristiche strutturali ed i meccanismi funzionali coinvolti
nel processo patologico su cui intervenire. La ricerca di un
nuovo farmaco, dunque, diventa un’attività altamente creativa
che non richiede una grossa quantità di capitale umano né
grandi strutture e laboratori. Piuttosto l’impresa farmaceutica
che svolge attività di R&S deve avere scienziati
particolarmente qualificati, che lavorano in autonomia e sono
capaci di interagire all’esterno con gruppi di eccellenza
altamente interdisciplinari, con i quali coordinarsi e scambiare
informazioni
21
.
Attualmente il mercato farmaceutico è caratterizzato
dalla presenza di due tipologie di impresa: l’impresa
farmaceutica tradizionale e quella biotecnologica.
Le imprese farmaceutiche tradizionali hanno una storia
cinquantennale o persino secolare; esse sono di grandi
dimensioni ed hanno una posizione di leadership nel settore
perché controllano le competenze scientifiche di base nella
21
A.GAMBARDELLA,F. DELLA VALLE, Biological Revolution and Strategies for
Innovation in Pharmaceutical Companies, R&D Management, 1993.