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INTRODUZIONE
Da alcuni decenni, il tema legato alla criminalità di stampo mafioso è
oggetto di attenzione costante da parte delle istituzioni e della
collettività, ma solo di recente l’attenzione sulle infiltrazioni
criminali nell’agricoltura, occupato le prime pagine dei giornali
sollecitando riflessioni, favorendo incontri e promuovendo inchieste.
A tal proposito, si comincia a valutare l’importanza di conoscere
meglio il fenomeno delle Agromafie – termine che designa il
fenomeno della criminalità in agricoltura- dal punto di vista generale,
per capire quali sono state le particolari contingenze storiche che ne
hanno permesso dapprima il radicamento nel Mezzogiorno e
successivamente un’espansione in tutto il Belpaese attraverso la “
linea della palma” che, lentamente, sale lungo lo stivale.
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L’analisi condotta nella prima parte dell’elaborato ha ad oggetto gli
affari delle mafie ai danni dell’agricoltura che stanno condizionando
l’economia, le dinamiche del libero mercato, la logistica, il
reclutamento della manodopera: si pensi alle ecomafie, alle truffe
all’UE ed al biologico. Successivamente saranno affrontati i recenti
scandali dei primi mesi del 2013, che hanno danneggiato la buona
fede del consumatore e tra questi il caso della carne di cavallo nelle
lasagne surgelate.
Nel secondo capitolo sono affrontati su un piano binario gli strumenti
penalistico e civilistico che rendono più difficili le infiltrazioni
criminose, a partire dalla legge Rognoni- La Torre n. 646/1982 che
ha il merito di aver introdotto all’interno del codice penale il reato di
“associazione di tipo mafioso” e la legge 109/1996 che prevede
l’assegnazione dei beni immobili confiscati alla mafie per fini sociali
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Leonardo Sciascia “Opere” 1956-1971, a cura di Claude Ambroise, Classici
Bompiani, 2004 pag 479 metafora utilizzata da Sciascia
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e che giunge così a colpire direttamente i redditi malavitosi, fino
all’art 603 bis del codice penale che prevede il reato di caporalato.
Tra le azioni penalistiche volte alla repressione degli interessi illeciti
in agricoltura, una attenzione specifica è rivolta alle frodi alimentari
e alla loro disciplina.
Quanto ai profili civilistici, l’azione stringente del legislatore è volta
da un lato a favorire una responsabilizzazione dei consumatori,
grazie all’etichettatura di tipo etico, dall’ altro è dovuta
all’introduzione e al perfezionamento di strumenti legislativi per la
valorizzazione del prodotto: tra questi la disciplina dei marchi, il cd.
pacchetto qualità, le regole per una maggiore trasparenza e per la
tracciabilità dei prodotti alimentari e, per finire- un tema di grande
importanza- la regolazione di alcuni schemi contrattuali in un settore
produttivo caratterizzato da profonde asimmetrie.
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1. “Aspetti generali – profili sociologici del fenomeno ”
Il termine Agromafie,
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sottolinea la presenza di associazioni
criminali mafiose all’interno delle attività economiche proprie del
comparto agricolo.
Le mafie, nella maggioranza dei casi, sono considerate nella loro
dimensione delittuosa, senza tener di conto della loro capacità di
condizionamento economico- sociale: infatti il sistema della
criminalità organizzata è potente e capace di aggredire settori a noi
molto vicini celandosi anche dietro il fiorente commercio illegale.
Nell’immaginario collettivo, alimentato sia da stereotipi diffusi dai
mass media, che dalla scarsa informazione delle persone, la mafia
rappresenta spesso un fenomeno che riveste carattere di
eccezionalità, pensiamo alle sparatorie, ai fatti clamorosi narrati dalla
cronaca, alle bombe ed alle vendette, ma la mafia è qualcosa di molto
più articolato e complesso e le parole del Giudice Falcone ne sono la
testimonianza più tangibile:
“la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un
principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una sua fine”
A livello sociologico più evidenti che troviamo è che questo
fenomeno toglie la libertà di mercato, la libertà di scelta, agli
imprenditori toglie la libertà di concorrenza, ai dipendenti toglie il
merito ed al consumatore toglie la libertà di vivere in modo onesto.
L’intero comparto agro-alimentare è caratterizzato da fenomeni
legati al contrabbando, alla contraffazione ed alla sofisticazione dei
prodotti
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con conseguente deturpamento dei marchi garantiti.
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“Agromafie; Primo rapporto sui crmini agroalimentari in Italia”a cura di Eurispes,
Coldiretti anno
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Un grosso paradosso condiziona il nostro Paese: siamo conosciuti in
tutto il Mondo per la qualità del nostro italian food eppure il settore
agroalimentare italiano è uno dei meno redditizi
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, abbiamo più di
duecento denominazioni riconosciute a livello internazionale ma gli
utili registrati sono molto bassi e questo paradosso è dovuto alla
presenza delle agromafie e della loro capacità di controllare l’intera
filiera agroalimentare.
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L’Italia della biodiversità e della qualità a tavola non sfugge alla
mafia, perché là dove c’è un business fiorente, ci sono sempre i clan
pronti a cannibalizzarlo
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, infatti, i danni al sistema economico e
sociale, sono molteplici
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; tra questi il danno alla salute per il
consumatore finale e l’alterazione per l’andamento economico del
mercato agroalimentare; nella misura in cui l’azienda “Mafia”
interviene nella formazione dei prezzi come soggetto autorevole in
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Le agromafie raccolgono dati di fatti allarmanti: il pane lavorato con farine
scadenti e cotto in forni abusivi, oppure l’utilizzo del legno delle bare rubate nei
cimiteri o quello degli infissi delle case in demolizione o quello delle scenografie
dei teatri; si tratta di legna trattata con sostanze tossiche;
altra metodologia utilizzata è quella di costringere il venditore al dettaglio ad
offrire ai clienti prodotti contraffatti o adulterati ed avviene in relazione ad alcune
tipologie di di prodotti quali latticini e caffè.
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www.mercatoglobale.it primo rapporto sui crimini agroalimentari in Italia
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Nella fattispecie accade che prodotti molto amati come il Parmiggiano Reggiano
o il prosciutto di Parma, prodotti tra le altre cose molto cari, siano ora facilmente
reperibili a basso coato, questo allarme è stato lanciato dalle associazioni di
consumatori che asseriscono circa l’alto rischio di questi prodotti di alta qualità,
venduti a prezzi decisamente low cost.
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www.ilcambiamento.it “Le agromafie, ferita aperta del buon e del bel Paese”di
Giulia dal Tio 15/03/2012
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I prodotti delle agromafie, essendo poco controllati e curati, fatti in modo da
trarre da essi il massimo profitto con il minimo della spesa; alle mafie non
interessa la qualità ed in questo fiorente giro d’affari sono in tanti a doverci
guadagnare, primi tra tutti i mafiosio ed in secondo luogo i loro camparielli che
dovrebbero vigilare sulla qualità delle merci e non lo fanno e anche quelli che pur
di vendere i loro prodotti, accettano il monopolio gestito dai clan con i loro
rincari.
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I danni economici di queste attività criminali, ammontano a cifre da capogiro e
ne paghiamo i danni sia a livello di perdita di utili che di deturpazione di immagine
a livello globale.
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intermediazione tra i luoghi della produzione e quelli del consumo
assumendo la veste di centro autonomo di potere.
Dal punto di vista sociologico il tutto peggiora anche a causa della
crisi di tipo economico che sta mettendo in ginocchio ogni settore e a
livello internazionale ed è per questo che negli ultimi anni il
commercio di alimenti contraffatti è diventato particolarmente
redditizio ed accade che la crisi ha portato ad una crescente di
domanda di specialità “Made in Italy” a basso prezzo sia in Italia che
all’estero.
La cosiddetta Agromafia costituisce solo una minima parte dei
guadagni miliardari registrati ogni anno dalle organizzazioni
criminali in Italia; difatti Cosa nostra in Sicilia, la camorra in
Campania e la ‘ndrangheta in Calabria sono infiltrate in qualsiasi
settore economico
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, le agromafie sono difficili da contrastare ed
estremamente complicate da sanare, le attività criminali in questo
settore si intrecciano fino a confondersi con quelle legali attraverso
un complesso sistema di relazioni capace di coinvolgere l’intero
contesto sociale, la struttura economica e quella istituzionale.
Trattasi di una mafia che agisce in ogni comparto, dalla coltivazione
alla vendita, altera la libera concorrenza ed influenza i prezzi di
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Recenti Atti giudiziari hanno portato alla luce un fitto intreccio di interessi tra
famiglie mafiose siciliane, clan camorristici e ‘ndrangheta calabrese nella gestione
dell’intera filiera che va dall’accaparramento dei terreni agricoli alla produzione,
dal trasporto su gomma, allo stoccaggio della merce, dall’intermediazione
commerciale alla fissazione dei prezzi, fino ad arrivare agli ingenti investimenti
destinati all’acquisto di catene di supermercati o addirittura interi centri
commerciali.
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mercato, scarica i costi sui cittadini e sfrutta
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senza farsi problemi il
mondo del lavoro.
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Da questa situazione si ricava come la collettività si ritrovi a pagare
una tassa occulta sui prodotti, che pesa sulle loro tasche, che va ad
arricchire notevolmente i clan.
A tal proposito Carlo Petrini, Presidente e fondatore del movimento
internazionale Slow food
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parla de “la sensazione di quanto le mafie
siano penetrate a tutti i livelli della società e come esse si siano
sempre più avvicinate alle nostre vite, anche se non le vediamo,
anche se non le sentiamo: in questo caso basterà comprare il
pomodoro sbagliato e, ignari avremo finanziato un mercato
malato”
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Le attività criminose si celano dunque all’interno del lavoro
agricolo, la criminalità organizzata non è da identificarsi solo con
quella degli omicidi, dei sequestri, degli appalti, ma affonda le
proprie radici in uno dei settori economici e culturali italiani
d’eccellenza e ne ha assunto il controllo, arriva direttamente nelle
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Altra conseguenza è la costante violazione dei diritti umani segnalata dai media,
dalle organizzazioni no profit che hanno riferito di migranti africani inseriti e
sfruttati come braccianti agricoli nel sud-italia dai clan
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“Il pranzo è servito dai boss”di Beppe Ruggiero 30 marzo 2013
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Slow Food è un'associazione internazionale non-profit, conta 100 000 iscritti,
volontari e sostenitori in 150 Paesi, 1500 Condotte - le sedi locali - e una rete di
2000 comunità che praticano una produzione di cibo su piccola scala, sostenibile,
di qualità.
Fondata da Carlo Petrini nel 1986, Slow Food opera per promuovere l'interesse
legato al cibo come portatore di piacere, cultura, tradizioni, identità, e uno stile di
vita, oltre che alimentare, rispettoso dei territori e delle tradizioni locali.
Il motto di Slow Food è buono, pulito e giusto. Tre aggettivi che definiscono in
modo elementare le caratteristiche che deve avere il cibo. Buono relativamente al
senso di piacere derivante dalle qualità organolettiche di un alimento, ma anche
alla complessa sfera di sentimenti, ricordi e implicazioni identitarie derivanti dal
valore affettivo del cibo; pulito ovvero prodotto nel rispetto degli ecosistemi e
dell'ambiente; giusto, che vuol dire conforme ai concetti di giustizia sociale negli
ambienti di produzione e di commercializzazione www.slowfood.it
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“Buono, pulito e giusto di Carlo Petrini”Einaudi editore, 2011
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nostre case va a ledere la nostra normalità ed il nostro quotidiano e
specula in un settore indispensabile per la collettività, quello
agroalimentare del cibo.
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I boss impongono i marchi ed i prodotti e scelgono i menù, per la
maggioranza della collettività sono invisibili
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, ma in realtà sono
nelle tavole quotidianamente ed i clan sono in grado anche di
soddisfare i palati più esigenti, riescono a fornirci di tutto , la società
totalmente inconsapevole, paga e loro incassano senza scrupoli
alimentando un’economia sommersa dalle cifre da capogiro.
Sono individuate le modalità con cui i clan riescono ad operare, lo ha
esposto un ex appartenente della DDA di Napoli nel corso di
un’audizione alla Commissione parlamentare antimafia ha rivelato
che i commercianti sono costretti ad utilizzare il prodotto scelto dalle
organizzazioni criminali, ma ricevono spesso e volentieri dei
vantaggi ed uno di questi vantaggi è l’esclusività, in questo modo
eliminano concorrenti scomodi e viene creato un regime di totale
monopolio e un altro vantaggio è quello che i commercianti
comprano a basso costo perché in questo caso, la camorra, riesce a
comprare in grandi quantità ed a prezzi ridotti.
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La criminalità in agricoltura è sempre più presente, invasiva ed
incisiva ed è importante per questo motivo avere una conoscenza
dettagliata della fenomenologia criminale anche per creare
un’attenzione ed una reazione sociale da parte dei cittadini e della
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“L’Ultima cena, a tavola con i boss” di Peppe Ruggiero; Verde Nero inchieste,
Città di Castello (PG), 2010, Prefazione.
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La criminalità organizzata riesce sempre a trovare nuove strade per moltiplicare
i propri profitti e si è scoperto ultimamente di rifiuti speciali mischiati a prodotti
destinati all’alimentazione dei suini.
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www.ilpost.it
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collettività, perché non è in gioco soltanto il futuro del settore
agricolo, ma anche il rischio pesantissimo per la salute dei cittadini.
A tal proposito, la presenza della mafia nelle campagne non è una
novità, c’è sempre stata, la novità è che non è mai stata così
organizzata come nei nostri tempi, trattasi di un vero e proprio
modello di mercato parallelo, garantito dal marchio agro-crimine,
capace di controllare e manipolare tutti i passaggi della filiera, dal
produttore al consumatore, le organizzazioni criminali agiscono dalla
coltivazione alla vendita, alterando in primis la libera concorrenza,
che influenza notevolmente la formazione dei prezzi, la qualità dei
prodotti del nostro italian style, conosciuto e ricercato in tutto il
mondo ed infine il mercato del lavoro.
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Inconsapevolmente potremmo essere tutti complici della mafia e in
un modo semplicissimo, facendo la spesa, l’agromafia riesce ad
insinuarsi persino nella fabbricazione delle cassette di legno, nei
trasporti, l’agromafia può nascondersi dietro un pomodoro,
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Trattasi di una organizzazione criminale che recluta braccianti extracomunitari
ed ha messo le proprie reti in tutta Italia e che si avvale di regole uniformi per la
gestione della manodopera e per quella delle loro paghe, non è difficile dunque
trovare le stesse braccia che raccolgono mele in Trentino, clementine in Calabria,
carciofi nel Lazio, finocchi in Abruzzo, zucche e pomodori nel casertano, angurie
nel foggiano o pomodori “pachino” in Sicilia, si evince dunque che le agromafie
arruolano persone in stato di totale subordinazione economica e psicologica che
si trovano praticamente costrette ad accettare un lavoro in condizione di disagio
totale.
Nell’immaginario collettivo il caporalato è circoscritto alle coltivazioni del
Mezzogiorno, ma nella realtà questo fenomeno che ha avuto le sue origini nel sud
Italia si è radicato notevolmente anche al nord; lo riscontriamo nella provincia di
Alessandria come in quella di Cuneo, da Pavia a Ferrara dalla maremma toscana
alle pendici del monte Amiata, passando per piccoli centri urbani come la
cittadina di Spoleto in Umbria.
Il tema del Caporalato è di notevole importanza e coinvolge diversi soggetti;
l’arricchimento maggiore va sempre all’intermediario che esercita le maggiori
imposizioni, lo sfruttamento nel lavoro si ripercuote sul piano della dignità
personale ed è umiliante e degradante, si evince dunque che caporalato e
illegalità non conoscono crisi alcuna e alimentano il lavoro sommerso, lo stato di
precarietà dei lavoratori e la disperazione di chi sbarca in Italia con la speranza di
migliorare le proprie condizioni di vita.
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www.narcomafie.it “Terra di conquista” ottobre 2010
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un’arancia, una mozzarella, una spigola, un cocomero ,una lattuga, il
pane e persino la pizza.
Trattasi di una vera e propria filiera criminale che va dall’origine,
partendo dai prodotti coltivati ed allevati sul suolo, a volte inquinato,
passa attraverso la fase di lavorazione e di trasporto ed arriva poi
infine ovunque: bar, ristoranti, negozi e soprattutto sulle nostre
tavole, all’interno delle abitazioni, dove ignari ne diventiamo
complici.
La criminalità di stampo mafioso, nonostante la varie forme in cui si
manifesta nelle diverse zone che controlla, presenta alcuni caratteri
generali che la rendono senza dubbio un fenomeno ben riconoscibile:
come il controllo del territorio in concorrenza con il potere statale
costituito, l’ esercizio di un monopolio illegale della forza, una forte
propensione al trovare forme di compromesso con le autorità ufficiali
ed infine la tendenza al risolvere i conflitti sia interni che esterni
attraverso l’uso della violenza.
Elemento preponderante è la forza di intimidazione, che deriva
dall’efficienza, dall’impenetrabilità dell’associazione e ne consegue
un’inevitabile situazione di assoggettamento e di omertà, è da tenere
presente infine come i clan partecipino alla formazione degli
equilibri sociale ed economici del paese
La Mafia, la camorra e l‘ndrangheta hanno conservato le loro origini
rurali come è stato in precedenza specificato, si sono semplicemente
aggiornate ai tempi che corrono oggi; risulta dunque importante in un
quadro del genere, raccontare, perché certi fatti riguardano la
collettività intera, ed è importante narrare per poter cambiare e per
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poter scuotere quella parte di imprenditoria sana che lavora in modo
coscienzioso.
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L’Italia è fortemente colpita da questa ingerenza criminosa ed è uno
dei paesi più colpiti dei paesi europei, sarebbe necessaria certamente
una strategia unitaria per contrastare il fenomeno della criminalità
alimentare, si pensa a controlli e pene più severe ed ad una maggiore
informazione per i consumatori sul prodotto e forse neanche questo
riuscirebbe del tutto a sconfiggere questo enorme business.
È stata confermata inoltre la presenza da parte della Guardia costiera
e della Polizia di frontiera dei clan anche nei porti italiani e nei
varchi di frontiera questo determina la loro prosperosa attività
nell’import-export.
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www.ilcorsaro.info/
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La criminalità organizzata riesce sempre a trovare nuove strade per moltiplicare
i propri profitti, si è ultimamente scoperto di rifiuti speciali mischiati a prodotti
destinati all’alimentazione dei suini.