2
Grafico 1.1
259.000
-222.250
-300.000
-200.000
-100.000
0
100.000
200.000
300.000
1.1. DEFINIZIONE DI PICCOLE E MEDIE IMPRESE
La Commissione Europea, con la Raccomandazione
1
n.107 pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale delle Comunità Europee il 30.04.1996, ha modificato i parametri per la
definizione di PMI utilizzata nelle politiche comunitarie applicate all’interno della
Comunità. Infatti durante il periodo antecedente a questa raccomandazione, la
definizione di piccola e media impresa variava da paese a paese. In particolar modo
erano due le impostazioni principali:
1. L�approccio settore/dimensione, che si qualifica per i limiti dimensionali
dell’azienda in termini di addetti. I paesi che seguivano questo approccio erano
Italia, Francia e Olanda;
1
RACCOMANDAZIONE: � un atto non vincolante che pu� essere adottato dalle Istituzioni Comunitarie. Le
Raccomandazioni sono dirette agli Stati Membri e contengono l�invito a conformarsi ad un certo
comportamento. Da non confondersi con Regolamenti, Decisioni e Direttive che sono atti vincolanti, che
incidono sugli ordinamenti giuridici interni.
Creazione annua netta di posti di lavoro
per dimensioni di impresa nell’UE
(dal 1988 al 1995)
Meno di 100 addetti
Più di 100 addetti
Fonte: OSSERVATORIO EUROPEO DELLE PMI,1997, Terza relazione annuale.
3
2. L�approccio professionale, in cui sono le leggi che definiscono i settori che
possono essere considerati come quelli in cui una PMI può operare. Questo
approccio era seguito da Regno Unito, Irlanda, Germania, Austria e Lussemburgo.
Oltre a queste due principali suddivisioni, esistevano una serie di definizioni non
giuridiche e legislative che regolavano la caratterizzazione di PMI in Belgio,
Finlandia, Grecia, Portogallo, Svezia e Danimarca.
2
Viste le evidenti differenze presenti nelle singole legislazioni nazionali, era auspicabile
la creazione di una base legislativa comune in tutti i Paesi dell’Unione Europea,
soprattutto per meglio quantificare l’importanza economica del comparto in Europa e
per migliorare l’impatto economico-sociale delle politiche di aiuto, comunitarie e
nazionali, destinate allo sviluppo del settore.
Ora infatti con la Raccomandazione n. 107, si è venuta a creare una definizione
univoca e valida in tutta i Paesi membri.
La normativa vigente definisce Piccola e Media Impresa quella che ha le seguenti
caratteristiche:
™ Per piccola impresa si intende quella che non più di 50 dipendenti, mentre per
media quella che ne ha fino a 250;
™ Il fatturato annuo non dovrà essere superiore a 7 milioni di ecu per la piccola
impresa, e a 40 milioni di ecu per la media.
In alternativa a ciò, il limite massimo per lo Stato Patrimoniale (visto come l’attivo
totale al netto degli ammortamenti), sarà pari a 5 milioni di ecu per la Piccola e 27
milioni per media impresa;
™ Il capitale non deve essere detenuto per più del 25% da una sola impresa o da più
imprese non conformi alla definizione di PMI;
™ Si parla di microimpresa quando ci si riferisce a quelle imprese con meno di 10
dipendenti.
In Italia, la Raccomandazione 107 è stata recepita con il Decreto del Ministero
dell’Industria del 18 settembre 1997, ed è in vigore dall’inizio del 1998.
1.2. LE CARATTERISTICHE DELLE IMPRESE
DELL’UNIONE EUROPEA
Analizzando nel dettaglio il Quarto Rapporto della Commissione Europea
3
si possono
delineare le caratteristiche che formano il mercato delle imprese in Europa.
Il Quarto Rapporto è essenzialmente il risultato dell’utilizzo di una banca dati propria
di Eurostat, la banca dati delle imprese in Europa.
Da questo rapporto si può capire il perché dei diversi approcci delle Politiche
Comunitarie nei confronti di PMI e grandi imprese. Infatti a ben vedere, tutta la
problematica delle politiche in favore delle PMI, si rifà all’ipotesi che una piccola
2
COMITATO ECONOMICO E SOCIALE DELLE COMUNITÀ EUROPEE, 1997, Le PMI e l�artigianato nell�Unione
Europea, Bruxelles.
3
EUROSTAT, 1997, Les Entreprises en Europe, Quatri�me Rapport, Lussemburgo.
4
unità possiede delle caratteristiche diverse da quelle di una grande e, soprattutto, che
essa incontra delle difficoltà economiche specifiche.
La popolazione delle imprese dell’Unione Europea è dinamica, complessa e, come la
gente che la popola, diversa. La grande maggioranza delle imprese è di piccole
dimensioni e non impiega più di 50 persone. In numerosi paesi e settori economici,
queste piccole imprese occupano la maggior parte della forza lavorativa europea e
generano la gran parte della ricchezza nazionale.
Le imprese medie e grandi assicurano posti di lavoro e notevoli cifre d’affari
soprattutto nei settori ad alta intensità di capitale, come ad esempio quelli delle
industrie estrattive, energetiche e manifatturiere di alta tecnologia, dei servizi
finanziari, delle telecomunicazioni e del trasporto aereo.
Negli altri settori le imprese sono generalmente molto piccole, e si possono osservare
delle variazioni significative tra i diversi paesi dell’Unione, rilevando quindi
l’esistenza di una grande diversità di “spirito d’impresa” nazionale, che gioca così un
ruolo ancora più grande nell’organizzazione delle economie.
A livello aggregato, la distribuzione delle imprese tra le differenti classi di lavoratori
impiegati varia enormemente da un paese all’altro dell’Unione.
Nei paesi del sud Europa, le imprese hanno la tendenza ad essere molto più piccole che
negli altri paesi. Infatti, i 15 Stati Membri possono ripartirsi in 3 gruppi che si
distinguono in base alla taglia media (lavoratori impiegati) e alla cifra d’affari media
delle loro imprese. Nei paesi del sud (Grecia, Spagna, Italia e Portogallo), le piccole
imprese sono estremamente numerose e la taglia media delle imprese è molto più
bassa di quella del resto dell’Unione.
Al contrario, le imprese tedesche, lussemburghesi, olandesi e austriache hanno una
taglia superiore alla media; in questi paesi la densità delle imprese per numero di
abitanti è generalmente più bassa e la specializzazione settoriale più pronunciata.
Il Belgio, la Danimarca, la Francia, l’Irlanda, la Finlandia, la Svezia e la Gran
Bretagna occupano una posizione media. Ad eccezione della Finlandia, questi paesi si
situano tutti leggermente al di sopra della media europea e al contrario degli altri due
gruppi di paesi, le loro imprese non presentano dei tratti comuni specifici.
Un’interessante analisi del mercato europeo si può avere dopo un raffronto con il
mercato statunitense e quello giapponese.
Come prima cosa da mettere in evidenza, si può notare come il tasso di disoccupazione
sia notevolmente maggiore in Europa rispetto a Stati Uniti e Giappone. Si va infatti da
un tasso di disoccupazione del 10% nell’UE, al 7% negli USA, per scendere al 2% in
Giappone.
Questo fa ben capire come la Comunità debba ancora migliorare e aumentare gli aiuti
alle imprese, in particolar modo alle piccole e medie visto il numero di occupati, per
raggiungere un livello di disoccupazione più vicino a quello degli altri due blocchi
commerciali mondiali.
5
Grafico 1.2
S
L
A
NL
D
DK
B
UK
F
IRL
EUR15
FIN
I
E
P
GR
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
1,2
1,4
24681012
Malgrado le differenze di definizione (in Giappone ad esempio, PMI sono quelle con
meno di 300 persone impiegate, mentre in Europa il numero è 250), si può affermare
che le imprese giapponesi sono in media molto più grandi di quelle americane che a
loro volta sono leggermente più grandi di quelle dell’UE. Infatti, queste differenze di
taglia media delle imprese possono essere essenzialmente spiegate in base alla
differenza del peso economico delle piccole imprese (quelle che impiegano meno di 10
persone). Le piccole imprese sono estremamente numerose nell’UE e occupano il 23%
dei salariati, quando negli Stati Uniti non occupano che il 12% e in Giappone solo il
7%.
Fatturato per impresa, in milioni di Euro
Numero medio di persone occupate per impresa
Dimensione media delle imprese
dell’Unione Europea nel 1997
Differenze nazionali
Fonte: EUROSTAT, 1997
6
Grafico 1.3
23%
12%
7%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
UE USA GIAPPONE
Le PMI hanno molte difficoltà a sfruttare il loro potenziale innovativo. Sono spesso
troppo piccole per finanziare delle attività di ricerca e sviluppo o degli acquisti di
informazioni sulle nuove tecnologie.
Mancano di personale necessario all’introduzione e gestione dei cambiamenti, si
perdono nei meandri della burocrazia necessaria per accedere ai programmi di
finanziamento pubblico, quando invece per le grandi imprese tutto ciò è solo una
formalità. Infine, in materia di R&S, le PMI hanno la tendenza a non cooperare tanto
quanto fanno le grandi.
Ciononostante numerose PMI sono innovative e conducono da sole la ricerca e lo
sviluppo di nuovi prodotti o di nuove tecniche.
Le strategie di penetrazione dei nuovi mercati seguite dalle imprese differiscono a
seconda che si tratti di PMI o di grandi: le PMI hanno come obiettivo, molto più
spesso che le grandi, lo sviluppo di nuovi mercati nazionali o in ambito europeo.
Occupati nelle Piccole Imprese
rispetto al totale degli impiegati
(dati in percentuale)
Fonte: EUROSTAT, 1997
7
Grafico1.4
90
92
94
96
98
100
102
104
1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998
Piccole imprese Medie Imprese Grandi Imprese
I grandi gruppi industriali hanno sempre più la tendenza a concentrarsi su un numero
ristretto di attività strategiche per le quali possiedono un “savoir-faire” specifico.
Questi gruppi sono alla ricerca di imprese a cui subappaltare la fabbricazione, lo
sviluppo e a volte la stessa concezione di parti intere dei loro prodotti.
Così, nei settori caratterizzati dalla fabbricazione di prodotti complessi, si sviluppa una
struttura a rete, fondata sulla specializzazione e l’interdipendenza delle imprese
partner. Le PMI sono il cuore di questa nuova organizzazione industriale e infatti dalla
competitività di quest’ultime dipende quella di tutta la rete industriale.
All’inizio degli anni 90 le economie dell’UE hanno conosciuto una pesante recessione
dopo la fase di espansione degli anni 80. Tra il 1991 e il 1992, le imprese dei settori
industriali e delle costruzioni sono stati quelli più fortemente toccati dalla stagnazione
economica e, tra le altre, in particolar modo, le grandi imprese. Queste infatti hanno
perso molti posti di lavoro rispetto alle PMI come si può notare analizzando il grafico
n. 1.4 che rappresenta l’andamento occupazionale nelle imprese private dell’Unione
durante il periodo 1988-1998. Nel corso della recessione del 1990-1993, la
diminuzione degli occupati è stata molto più forte nelle imprese di media e grande
Andamento degli occupati in base alla
dimensione dell’impresa
(indice 1988=100)
Fonte: EUROSTAT, 1997.
8
dimensione. Si può quindi ipotizzare che l’occupazione è molto più sensibile alle
fluttuazioni del ciclo economico nelle grandi imprese piuttosto che in quelle piccole.
Grafico 1.5
-10
-5
0
5
10
15
20
Industria Costruzioni Commercio Altri servizi
Per quanto riguarda l’Italia, dobbiamo innanzitutto evidenziare come le imprese siano
molto piccole se comparate alle economie di dimensione simile degli altri paesi
comunitari. Inoltre con 57 imprese ogni 1.000 abitanti, la densità d’impresa è
considerata come la più elevata dell’Unione Europea.
Circa il 94% delle imprese sono di piccola dimensione e assicurano il 46% del totale
dei posti di lavoro e il 79% dei salariati lavora nelle PMI. Questa rappresenta una parte
nettamente superiore alla media europea nella maggior parte dei settori economici
relativi alle attività di servizio come si può facilmente vedere dal grafico n. 1.5. Per
finire, si deve sottolineare che le PMI italiane impiegano il doppio dei posti di lavoro
rispetto alla media comunitaria.
⌢ Peso del settore in termini di impiego
⌢ Peso delle PMI in termini di impiego
PROFILO SETTORIALE ITALIANO
Anno 1995
Differenza percentuale rispetto alla media europea
Fonte: EUROSTAT, 1997
9
1.3. DEBOLEZZE E PROBLEMATICHE DELLE PMI
Si deve constatare necessariamente che nel sistema economico comunitario, le PMI,
pur rappresentando un punto di forza per l’economia europea, appaiono allo stesso
tempo come l’anello debole del processo di unificazione, a causa delle complessità
gestionali e strategiche sottese dall’estensione dei mercati.
Molte e diversificate sono le debolezze che limitano, talvolta in maniera incisiva, il
potenziale delle PMI. L’elenco che segue, individua quelle principali:
• Dopo tre anni dalla creazione, cessano l’attività circa il 40% delle PMI (il 60%
dopo 10 anni);
• I costi derivanti dalle normative in vigore sono eccessivi;
• Il contesto amministrativo è obsoleto e inadeguato alle necessità delle PMI;
• Esistono ostacoli regolamentari al trasferimento delle imprese;
• Ci sono dei limiti alla creazione di imprese basate sulle nuove tecnologie;
• Esistono ostacoli che rallentano lo sviluppo e la nascita di imprese ad alta intensità
tecnologica;
• Ci sono dei limiti all’utilizzazione delle tecnologie da parte delle PMI;
• Costo del lavoro molto alto;
• C’è un’insufficiente attenzione per la formazione nelle PMI;
• Le PMI sono sottocapitalizzate;
• Ci sono enormi difficoltà nell’ottenere prestiti a tassi agevolati;
• Assenza di un mercato finanziario europeo per le PMI;
• Esistono distorsioni della concorrenza;
• C’è il problema della mancanza di informazioni.
Ci si chiede quindi cosa fare e che politica adottare per far sviluppare le PMI. Secondo
una Raccomandazione della Commissione Europea questi sono i punti su cui la
Politica Economica della Comunità dovrebbe focalizzarsi:
1. Riduzione degli oneri amministrativi;
2. Regolamentazione di una politica della concorrenza;
3. Riduzione delle distorsioni e inefficienze del mercato unico;
4. Aiuti e finanziamenti alle PMI;
5. Assistenza alle PMI nel processo innovativo promuovendo la ricerca e la
formazione;
6. Aumento dell’internazionalizzazione delle PMI;
7. Incoraggiare la creazione di imprese basate sulle nuove tecnologie;
8. Migliorare l’accesso al credito per le PMI;
9. Adeguare la formazione delle risorse umane alle esigenze delle PMI;
L’azione comunitaria a favore delle PMI si incentra da un lato sulla salvaguardia della
concorrenza e dall’altro sulla creazione di un ambiente legislativo e amministrativo
favorevole alle PMI.
La specificità dei programmi comunitari consiste nel fatto che i finanziamenti non
sono legati al principio del “JUST RETOUR”, ma alla capacità di elaborare progetti
10
innovativi. La discriminante, per tanto, non è rappresentata dall’appartenenza ad
un’area debole, ma dall’essere in grado di garantirsi il finanziamento in quanto
imprese che propongono progetti migliori di quelli dei concorrenti europei.
4
Grafico 1.6
0
10
20
30
40
50
60
70
80
NL D IRL S DK I FIN F UK L P
3 anni
5 anni
4
COMMISSIONE EUROPEA, 1996, Piccole e Medie Imprese, una fonte dinamica di occupazione, crescita e
competitivit� nell�Unione Europea, Bruxelles.
Fonte: EIM SMALL BUSINESS RESEARCH AND CONSULTANCY, 1996.
TASSO DI SOPRAVVIVENZA DELLE IMPRESE DI
NUOVA REGISTRAZIONE E NUOVA CREAZIONE
DOPO TRE E CINQUE ANNI
(dati in percentuale)
11
2. FINANZIAMENTI E ALTRI STRUMENTI
COMUNITARI A FAVORE DELLE PMI
PREMESSA
Sono 4 le linee principali su cui si basano gli strumenti lanciati dalla Politica
Comunitaria a favore delle PMI:
1. SEMPLIFICARE E MIGLIORARE L�AMBIENTE AMMINISTRATIVO E
FINANZIARIO
2. AIUTARE LE PMI AD INTERNAZIONALIZZARSI ATTRAVERSO LA
PROMOZIONE DI RELAZIONI IN AMBITO EUROPEO
3. RAFFORZARE LA COMPETITIVITA� ATTRAVERSO AIUTI E PRESTITI
4. PROMUOVERE IL TRASFERIMENTO DI INFORMAZIONI.
Il miglioramento della capacità competitiva delle imprese è il fattore che più di ogni
altro interessa l’Unione Europea per far sì che l’Europa possa continuare ad essere in
grado di competere efficacemente sui mercati mondiali.
Il Mercato Unico offre alle imprese uno spazio sufficientemente vasto perché esse
possano sviluppare la loro capacità sul piano dell’efficienza e della qualità. All’interno
di questo mercato, che è il più vasto del mondo, spetterà soprattutto alle imprese
immaginare e mettere in atto i mezzi per produrre e vendere meglio. La partnership e
la collaborazione fra imprese potranno senza dubbio contribuirvi in maniera
significativa.
Dal canto suo, l’UE ha sviluppato una serie di azioni di politica industriale che
prevedono di migliorare l’ambiente e di renderlo più concorrenziale. Vengono infatti
ricompresi strumenti giuridici, finanziari e tecnici per facilitare le strategie di alleanza
delle imprese. Con le azioni, inoltre, si intende creare condizioni generali favorevoli
che supportino lo sviluppo delle piccole e medie imprese. I provvedimenti a riguardo
di quest’ultime riguardano la qualità dei prodotti, le tecnologie utilizzate per produrli,
la formazione della manodopera, il risparmio energetico, la riduzione dell’impatto
ambientale, ecc. Si tratta insomma, di una vasta gamma di iniziative destinate a
garantire l’avvenire delle conoscenze delle imprese di piccole dimensioni. Per
raggiungere questi obiettivi la Comunità ha destinato consistenti risorse finanziarie
mirate: da un lato a favorire l’industria, dall’altro ad alleggerire i bilanci nazionali.
Le politiche innovatrici avviate dall’Unione Europea si basano su due principi: la
sussidiarietà, in virtù della quale la Comunità agisce tranne che nei settori di sua
competenza esclusiva, solo quando la sua azione risulta più efficace di quella svolta a
livello nazionale; e la solidarietà che risponde al principio base dell’obiettivo
comunitario di coesione economica e sociale.
Sono stati quindi varati una serie di programmi
5
i quali consentono di concentrare gli
sforzi su un certo numero di settori che la Commissione considera come strategici.
5
I PROGRAMMI sono lo strumento comunitario attraverso cui la Commissione Europea realizza i propri
obiettivi in materia di cooperazione, ricerca e sviluppo tecnologico, formazione, ecc.. In base agli obiettivi
12
Sostanzialmente l’Unione Europea mira a ridurre il divario e il ritardo fra le diverse
regioni europee, e per far questo utilizza delle politiche strutturali, che trovano nei
fondi strutturali gli strumenti finanziari per la loro applicazione.
Bisogna operare però una distinzione all’interno della politica strutturale comunitaria
tra i PIN (Programmi di Iniziativa Nazionale) e i PIC (Programmi di Iniziativa
Comunitaria: Urban, PMI, Interreg, ecc.), tenendo in considerazione che per
l’applicazione di ognuno di essi esiste un programma a livello regionale. I PIN assumo
un’importanza molto maggiore, ed infatti gestiscono il 91% delle risorse finanziarie a
disposizione dei fondi strutturali.
Nei capitoli che seguono saranno evidenziati i settori toccati da questi aiuti,
raggruppati in maniera da rendere chiara e lineare la consultazione degli stessi ed
inoltre per ogni settore verranno descritte le azioni e i progetti più importanti per le
PMI finanziati dall’Unione Europea.
Sembra inoltre il caso fare una ulteriore suddivisione, in quanto non tutti gli strumenti
sono ad uso esclusivo delle piccole e medie imprese.
Esistono infatti, una molteplicità di strumenti ed azioni che sono utilizzati
contemporaneamente sia da PMI che da imprese di grandi dimensioni.
Quindi, per non generare confusione, accanto ad ogni strumento (o azione)
comunitario è stato inserito un simbolo che permette di riconoscere istantaneamente se
lo strumento è ad esclusivo utilizzo delle PMI oppure se anche le grandi imprese
possono utilizzarlo.
Con il simbolo ! verranno indicati quegli strumenti creati esclusivamente a favore
delle PMI, mentre con il simbolo " saranno evidenziati quegli strumenti che sono
utilizzati sia da PMI che da grandi imprese.
2.1. LA DIREZIONE GENERALE XXIII (Imprese, Commercio,
Turismo e Politiche sociali)
Nel 1989 la Commissione ha istituito al suo interno una Direzione Generale per la
politica delle imprese, il commercio, il turismo e l’economia sociale; il suo compito è
quello di coordinare i provvedimenti legislativi, concertarsi con le autorità degli Stati
Membri e gestire un programma d’azioni per le piccole e medie imprese.
La Direzione Generale XXIII, si pone inoltre l’obiettivo di promuovere e sviluppare le
condizioni con cui le imprese di non grande dimensione possano realizzare il loro
potenziale, diventando così una fonte dinamica di creazione di lavoro e di crescita per
tutta l’Unione Europea.
La DG XXIII gioca un ruolo chiave per quanto riguarda:
• il miglioramento delle condizioni del mercato, sia legislativo che finanziario, in cui
operano le Piccole e Medie Imprese;
ritenuti prioritari, la Commissione predispone degli strumenti di intervento finanziario, caratterizzati da un
budget e una durata predeterminata.
13
• la promozione degli incontri tra imprenditori dei diversi paesi e la creazione di una
cultura d’impresa europea;
• il miglioramento della competitività delle imprese, che effettua offrendo alle PMI
una molteplicità di servizi di supporto;
• assicurare che le Politiche e i Programmi Comunitari di cui beneficiano le PMI
siano coordinati, coerenti e prettamente mirati alle loro necessità, favorendo inoltre
la partecipazione effettiva di quest’ultime ai Programmi.
6
2.2. GLI STRUMENTI PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA
ECONOMICO EUROPEO: LA COOPERAZIONE INTERNA
La Comunità ha creato tutta una serie di opportunità non collocabili prettamente tra i
finanziamenti alle imprese.
Tutte le azioni avviate dall’UE e definite di cooperazione hanno la funzione di
avvicinare le imprese comunitarie le une alle altre con lo scopo di migliorare le
capacità competitive all’interno di un mercato in continua estensione.
La cooperazione, assieme alla crescita della competizione dovuta all’unificazione del
mercato, consentirà alle PMI di allargare il proprio campo d’azione e di sviluppare una
maggiore capacità innovativa. In particolare consentirà, a fronte di un’estensione del
campo del conflitto, un’estensione anche del riferimento dei mercati e di conseguenza
l’acquisizione di nuovi clienti, l’accesso a innovazioni di prodotto e/o di processo, e la
disponibilità di nuove fonti di capitali.
La creazione di una rete consente in particolare di accrescere le possibilità di successo
delle scelte strategiche di medio e lungo periodo e, quindi un posizionamento
concorrenziale più forte. La ricerca dei partner richiede una discreta quantità di tempo
e di risorse; per questo la Comunità Europea ha sviluppato degli strumenti per creare e
favorire la realizzazione delle reti di imprese. Le modalità seguite dall’UE per fare
questo sono le seguenti:
1. attraverso sistemi non informatizzati quali ad esempio le Camere di Commercio,
gli incontri specializzati, i Partenariati, il BRE o attraverso progetti che per essere
realizzati richiedono la transnazionalità;
2. attraverso sistemi informatizzati come ad esempio strumenti quali il BC-NET o le
numerose banche dati di cui dispone la Comunità.
E’ sotto gli occhi di tutti come la qualità e la rapidità delle informazioni sono
particolarmente importanti ed essenziali per lo sviluppo delle imprese in un contesto di
integrazione; e la tecnologia sta contribuendo a tutto ciò in quanto consente di ridurre
considerevolmente le distanze geografiche.
La funzione delle banche dati è, in generale, quella di attenuare le difficoltà di accesso
all’informazione che normalmente incontrano le PMI e di rendere facilmente
disponibili le informazioni essenziali per operare sul mercato unico, come ad esempio,
la legislazione comunitaria, le gare, gli appalti ecc..
6
COMMISSIONE EUROPEA: 1999, LA DIRECTION GÉNÉRALE XXIII, HTTP://WWW.EU.INT/DGXXIII
14
La Comunità ha sviluppato numerosi strumenti a supporto delle imprese. E ci si
riferisce in particolare alle reti di informazioni quali: gli Euro-Info (Eurosportelli), il
BRE, il BC-NET e le numerose pubblicazioni.
2.2.1. UNA CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI A SUPPORTO
DELLE IMPRESE
␢ BC-NET! (Business Cooperation Network)
E’ uno strumento destinato a favorire la cooperazione tra PMI, ed è basato su un
sistema informatico e telematico costituito da una rete di consulenti di impresa
(circa 400), sotto il controllo della Commissione. Non è classificabile come una
vera e propria banca dati, distinguendosi da questa infatti per 2 caratteristiche:
a. i consulenti d’impresa sono selezionati dalla Commissione in funzione della
loro professionalità e affidabilità;
b. c’è una elevata riservatezza che il sistema di trasmissione delle informazioni
garantisce.
I membri della rete BC-NET sono sia organismi privati che pubblici, che firmano
una convenzione con la Commissione.
Lo scopo è quello di agevolare la cooperazione economica e commerciale fra le
PMI. Consente d’individuare rapidamente dei partner potenziali, a seguito di una
semplice domanda da parte delle aziende. E’ inoltre possibile individuare e creare
canali distributivi, raggiungere accordi commerciali e cercare partner finanziari e
promuovere dei programmi di ricerca e sviluppo a favore delle PMI.
␢ BRE! (Bureau de Rapprochement des Entreprises)
E’ un ufficio di cooperazione tra le imprese con lo scopo di favorire e assistere le
PMI che intendono ricercare in Europa dei partner. E’ in pratica una specie di
Borsa di scambio di opportunità di cooperazione. Le imprese per accedere a questa
tipologia di cooperazione devono compilare un formulario di ricerca di
cooperazione (detto Profilo di Cooperazione), e inviarlo alla DG XXIII, il BRE
centrale lì ubicato lo invierà ad un corrispondente (BRE locale), che agisce
localmente come rappresentante della rete e che ha come compito di:
1. aiutare tutte le imprese della propria regione che ricercano un partner a livello
transregionale e transnazionale;
2. diffondere nella propria regione le opportunità di cooperazione provenienti da
imprese di altri paesi;
3. sostenere e consigliare le imprese durante la fase di negoziazione degli accordi
di cooperazione che fa seguito ai contratti.
␢ EUROPARTENARIATO!
L’obiettivo di questo strumento è quello di stimolare la cooperazione e stabilire
contatti fra:
• Imprese di regioni meno sviluppate (obiettivo 1), o di regioni in declino
industriale (obiettivo 2);
15
• Imprese di altri Stati membri o anche di paesi terzi.
Offre alle PMI un’opportunità per stabilire, nel corso di una manifestazione che
dura 2-3 giorni, contatti diretti con altri imprenditori provenienti da altre zone
della Comunità Europea interessati ad avviare iniziative e attività economiche e
commerciali nella regione oggetto dell’iniziativa. Le aziende interessate ad aderire
all’iniziativa devono inoltrare una domanda di partecipazione ai meeting
attraverso un modulo, che possono richiedere agli Eurosportelli. L’azione è
finanziata per i 2/3 dell’importo di spesa totale dalla Commissione e per 1/3 dalla
Regione ospite.
␢ GEIE ! – Gruppo Europeo di Interesse Economico
E’ uno strumento di associazionismo imprenditoriale per l’esercizio di attività di
comune interesse. Si pone come alternativa, in quanto più facilmente e
rapidamente praticabile, rispetto ad altre forme di collaborazione come ad esempio
l’integrazione giuridica.
Permette ai suoi membri di ampliare ed accrescere le proprie attività mantenendo
la propria indipendenza economica e giuridica.
␢ INTERPRISE ! - Initiative pour Encourager le Partenariat entre Industries
et Services en Europe
L’iniziativa è nata per stimolare i contatti e le cooperazioni tra le industrie e i
servizi in Europa.
E’ finalizzata a stimolare contatti fra gli imprenditori e a creare cooperazione fra le
PMI di almeno 3 Regioni di 3 Stati diversi. I progetti devono riguardare forme di
cooperazione fra imprese e non possono consistere in programmi di aiuto
all’export.
La metodologia utilizzata per aderire all’iniziativa è simile a quella
dell’Europartenariato. Da parte della DG XXIII, si possono ottenere sovvenzioni
sia per le spese generali che per il supporto organizzativo.
␢ EUROSPORTELLI ! (EURO-INFO-CENTRE)
Sono degli sportelli che costituiscono una rete attraverso cui la Commissione si
propone di contribuire alla europeizzazione delle PMI migliorando la qualità delle
informazioni e l’assistenza personalizzata alle imprese, per far conoscere e
utilizzare le opportunità esistenti in ambito europeo e nelle principali aree
economiche. In poche parole costituiscono un ANELLO PRIVILEGIATO nelle
relazioni tra Europa e PMI.
Sono localizzati in tutti gli Stati Membri ed inoltre hanno sede anche in diversi
paesi dell’Europa dell’Est e dell’EFTA
7
.
7
EFTA: European Free Trade Association o Associazione Europea di libero scambio, costituita nel 1960 da
Austria, Danimarca, Gran Bretagna, Norvegia, Portogallo, Svezia e Svizzera, in risposta alla creazione della
Comunit� Economica Europea, ora Unione Europea. Ad oggi solo Islanda, Liechtenstien, Norvegia e Svizzera
(come osservatore), ne fanno ancora parte.