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Introduzione
Alla base di questa tesi vi è un’analisi storico-psicologica sul mondo delle
emozioni. Ritengo sia un lavoro originale, poiché nonostante siano le emozioni a
essere indagate, ne esce un affresco assai interessante della vivace e stimolante
personalità di un autore che le ha studiate e approfondite con accattivante
passionalità, scevro da qualsivoglia conformismo scientifico. Già il titolo, Le
“emozioni” di Lev Vigotskij, fa subito immergere il lettore in una realtà complessa
e coinvolgente, costituita da due protagonisti: Lev Vigotskij e le emozioni.
Vigotskij, padre della scuola storico-culturale, è conosciuto perlopiù per
aver introdotto una prospettiva storica nella comprensione del mondo in cui si
sviluppa il pensiero e per il suo considerevole sforzo nel cercare di capire i
processi cognitivi, enfatizzando il processo di formazione dei concetti e del
linguaggio. Sono meno conosciute, invece, le sue ricerche sulle emozioni, in
particolare sul loro sviluppo, sull’influenza sui processi cognitivi e sulla
possibilità della loro gestione attraverso l’intelletto e la ragione.
Vigotskij morì nel 1934 a soli trentotto anni; nello stesso periodo in cui le
sue opere furono condannate dal Comitato centrale del Partito Comunista per
motivi politici e ideologici. A metà degli anni cinquanta le sue opere vennero
riabilitate, ma pubblicate con notevole censura. Solo a partire dagli anni ottanta
avvenne una sistematica ripresa delle sue teorie.
La Teoria delle emozioni di Vigotskij è un’opera pubblicata a Mosca circa
cinquant’anni dopo la sua morte. Si tratta di un manoscritto incompiuto redatto tra
il 1931 e il 1933, e pubblicato per la prima volta solo nel 1982. Il titolo originale è
Ucenie ob emocijah. Istorico-psicologiceskoe issledovanie (Studio delle
emozioni. Trattato storico-psicologico) e l’opera risulta appartenente all’Archivio
personale di L.S. Vigotskij. Questo scritto ha avuto anche il titolo di Spinoza.
Ocerk psihologii. Problema emocij (Spinoza. Saggi di psicologia. Il problema
delle emozioni). La traduzione italiana del testo, a cura di Mauro Campo e di
Maria Serena Veggetti, è stata presentata a Roma nel 2015.
Le caratteristiche distintive dello stile di Vigotskij sono il pensiero non
convenzionale e il linguaggio aforistico. Egli si dimostra emotivamente sempre
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molto carico e coinvolto, ed anche a distanza di tempo continua a rimanere attuale
e moderno, riuscendo ad attirare la nostra attenzione.
La maggior parte dell’opera è dedicata alla discussione della teoria delle
emozioni messa a punto da William James e Carl Lange. Con grande rigore
scientifico Vigotskij analizza i dati teorici e le verifiche riscontrati nello studio
psicologico della natura del sentimento umano.
La teoria di James-Lange secondo Vigotskij è solo empirica; egli ricorda
che lo stesso James, durante la prima pubblicazione della sua teoria, sosteneva che
se un giorno la sua teoria fosse stata confermata o rifiutata, sarebbe stata
sicuramente la clinica a farlo, in quanto l’unica a possedere i dati necessari.
Infatti, alla luce delle ricerche cliniche, la teoria James-Lange non solo non fu
confermata dai suoi fondatori con alcuna dimostrazione sperimentale, ma risultò
basata esclusivamente su argomentazioni speculative e su una analisi
intellettualistica.
Secondo Vigotskij, innanzitutto, è utile ricercare le radici filosofiche dello
studio delle emozioni; lo studioso afferma che esse si trovano in Cartesio e
Spinoza. Analizzando in modo dettagliato la dottrina di Cartesio sul
funzionamento del corpo umano meccanico e delle interazioni con gli spiriti vitali
attraverso la ghiandola pineale, Vigotskij ci fa notare come l’indagine
sperimentale confuta il postulato di Cartesio sulla staticità e sul distacco della
mente dal corpo. Secondo Vigotskij, infatti, alla base della psicologia cartesiana
sta il parallelismo psicofisico, ma manca l’ipotesi dell’interazione.
L’Autore russo sottolinea l’importanza di spostare l’indagine sperimentale
delle emozioni dalla periferia al cervello. E proprio qui che innesta la dottrina
filosofica di Spinoza arricchita delle conoscenze scientifiche moderne.
Vigotskij sostiene, poi, che la dottrina dell’Etica di Spinoza insegna la reale
possibilità della vita sotto la guida della ragione e il suo potere di influire sul
corpo, confutando completamente il parallelismo. La grandezza dell’idea di
Spinoza sta nel potere relativo e non assoluto della mente sul corpo; ciò significa
che il loro rapporto non è assoluto e invariabile, ma dinamico, soggettivo. Tutto in
Spinoza si distacca dalla causalità meccanica, staticità, incoerenza, parallelismo e
va oltre.
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L’indagine di Vigotskij si fonda sul quesito su come sia possibile che
l’essere umano, essendo res cogitans, continui a cambiare il proprio destino (stile
di vita, comportamento) come se fosse un oggetto esteso, condividendo la vita tra
l’anima e il corpo. Per Vigotskij bisogna essere proprio ciechi per non vedere
quanto Spinoza smascheri l’errore di Cartesio ed è esaustivo nelle sue
argomentazioni su come è in realtà il vero cammino verso la libertà: la vita sotto
la guida della ragione – questa è la vera libertà per Vigotskij.
Vigotskij mette a confronto lo stato della teoria delle emozioni con la
maggior parte dei settori fondamentali della psicologia a lui contemporanea,
constatando che questo capitolo della psicologia, pur essendo il più essenziale, si
pone in una situazione di chiara inferiorità rispetto a tutti gli altri. L’Autore
sottolinea pertanto la necessità di porre la teoria delle emozioni all’altezza degli
altri temi della psicologia contemporanea.
Lo studioso è convinto che per risolvere la crisi in cui si trova la teoria delle
emozioni, sia necessario ricorrere all’aiuto di una grande idea filosofica. Vigotskij
sostiene che una volta ripulita da possibili errori, la teoria delle passioni di
Spinoza possa avere una buona validità per affrontare le necessità della scienza
moderna. E ciò, nonostante l’opinione comune che vede nella psicologia di
Spinoza soltanto qualche isolata generalizzazione e comparazione, cioè un’eredità
definitiva del passato. L’ Autore russo ne sottolinea, invece, la sua parte vitale.
Un contributo interessante per questa tesi è stato dato anche da un altro
testo, presentato lo scorso anno a Mosca. Si tratta di Zapysnie knizki L.S.
Vigotskogo (Taccuini di L.S. Vigotskij): testo curato dalla psicologa russa
Ekaterina Zaversneva e dall’ olandese Renè Van der Veer, maggiore storico
occidentale delle opere di Vigotskij. I due studiosi hanno ordinato e selezionato in
un volume di 600 pagine, centinaia di fogli di appunti presi dall’Autore russo, e
conservati dalla sua famiglia. Il testo attualmente è disponibile solo in lingua
russa.
La pubblicazione degli appunti personali di Vigotskij offre la possibilità di
scoprire alcuni aspetti della sua biografia sotto una nuova luce. Innanzitutto, è
dato conoscere Vigotskij come persona: con le sue emozioni, fragilità, dubbi e
preoccupazioni.
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Infatti, si apprende la disperazione con la quale l’autore descrive il destino
degli ebrei nella storia russa e nel mondo in generale (infatti agli ebrei in Russia di
quel periodo era permesso di vivere in zone specificatamente delineate e di
praticare solo limitati tipi di attività come ad esempio il commercio, la
giurisprudenza, o la medicina).
Per la prima volta si scopre anche il suo punto di vista sulla psicoterapia, la
sua pratica clinica, la partecipazione ai progetti sullo sviluppo di giocattoli per
bambini ecc.
I contenuti dei taccuini forniscono un’immagine di Vigotskij, teorico e
pratico, e in parte permettono di entrare nelle sue idee che per la sua vita troppo
breve egli è riuscito a realizzare solo parzialmente, come attraverso la sopracitata
Teoria delle emozioni.
Anche qui troviamo ulteriore conferma dell’ipotesi che la filosofia di
Spinoza contiene tutta la psicologia superiore con la sua dottrina sugli affetti e
sulla volontà, sulla struttura concettuale e sistemica che le generazioni umane
hanno sviluppato. Per Spinoza l’oggetto principale è la persona con la sua vita.
Egli indaga sul ruolo dell’anima nella vita. Cartesio, invece, pone l’anima al di
fuori della vita e della sua disamina.
Per Vigotskij l’indagine principale della psicologia sono gli individui con i
loro problemi – gli individui vivi, reali, con la loro personalità e loro storia. La
psiche non esiste al di fuori della vita, perché fa parte della vita stessa, è la sua
forma speciale.
Insieme a Spinoza, Vigotskij indaga su tutto ciò è superiore nell’essere
umano – quell’umano che - come parte della natura - è soggetto alle sue leggi;
esso è l’anello di una catena di cause ed effetti, inevitabilmente soggetto alla forza
degli affetti; condannato dalla forza della sua natura all’impotenza di gestire le
proprie emozioni e all’eterna schiavitù. Questa indagine diventa ancora più
interessante quando, dopo quasi un secolo, è ripresa da un altro ricercatore – uno
dei leader nello studio delle emozioni - il neuroscienziato Antonio Damasio. Ed
ecco che si assiste a un affascinante dialogo, che superando i limiti spazio-
temporali, ci porta verso una possibile soluzione.
Grazie alle ricerche di Damasio e di altri illustri ricercatori contemporanei,
possiamo apprendere la spiegazione della complessa realtà delle emozioni, che per
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alcuni aspetti rimane, però, ancora misteriosa. Cosi nel capitolo I, dopo aver
illustrato una breve storia delle ricerche sulle emozioni, scopriamo la natura e la
funzione delle stesse, la differenza tra emozioni e sentimenti, e la relazione tra
emozioni e le altre funzioni cerebrali.
Il capitolo II è interamente dedicato a Vigotskij, colonna portante di questa
tesi. Dopo una sua sintetica biografia, dove vengono descritti alcuni passaggi della
sua vita poco conosciuti, viene illustrata in modo dettagliato la sua Teoria delle
emozioni, costituita non solo da critiche alle teorie (a quell’epoca) esistenti, ma
anche dalle possibili soluzioni. Vigotskij continua a sorprenderci con la sua
conoscenza degli studi esistenti sull’argomento, e con la lucidità della sua analisi.
E’ noto che le emozioni sono definite dalla cultura di appartenenza. Una
parte di questa tesi è dedicata alle emozioni sociali. Il capitolo III spiega cosa
sono e la loro valenza sociale. Inoltre, scopriamo come le emozioni influenzano i
processi cognitivi, come ad esempio l’apprendimento, la memoria o il
ragionamento.
Nel capitolo IV assisteremo all’affascinante dialogo, che penetra i secoli,
tra Spinoza, Vigotskij e Damasio, sul rapporto di sconvolgente modernità tra
l’emozione e la ragione, il sentimento e l’intelletto, la mente e il corpo.
Abbiamo dunque una qualche speranza di ottenere la libertà dalla schiavitù
delle emozioni? E quali sono le possibili strade da percorrere? L’obiettivo di
questa tesi è proprio quello di cercare di dipanare i dubbi sulla natura delle
emozioni e di indicare una possibile direzione da seguire con l’ausilio dei preziosi
suggerimenti forniti da Lev Vigotskij.
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Capitolo 1
EMOZIONI
1.1 Che cosa sono le emozioni?
“Quando Matilda Crabtree, una ragazzina di quattordici anni, saltò fuori
dall’armadio di camera sua gridando “Buh!” al padre, aveva solo intenzione di
fare uno scherzo ai genitori che rientravano da una serata passata fuori con gli
amici. Ma il padre, sentendo dei rumori in casa all’una di notte, prese la sua
calibro 357 e andò nella cameretta di Matilda per vedere cosa succedeva.
Quando la figlia saltò fuori dall’armadio, Crabtree le sparò colpendola al collo.
Matilda morì dodici ore dopo” (Goleman, 1995).
E’ una tragedia veramente accaduta (pubblicata su “The New York Times”
l’11 novembre 1994) che Daniel Goleman riporta nel suo libro Intelligenza
emotiva. Che cosa spinse Bobby Crabtree a prendere la pistola e andare a cercare
il disturbatore che a suo avviso era penetrato in casa? Fu la paura a fargli premere
il grilletto prima ancora di capire bene a chi stesse sparando, prima ancora di
riconoscere la voce di sua figlia.
Paul Ekman, noto esperto delle emozioni, pone l’accento sul fatto che le
emozioni sono innanzitutto eventi fisiologici, come già aveva ben compreso
Darwin, necessari e indispensabili alla nostra sopravvivenza. Esse sono universali,
compresa la loro espressione, e presenti anche nel mondo animale (soprattutto nei
mammiferi) (Ekman, 2008).
I principali studiosi dell’esperienza emotiva definiscono le emozioni come
“risposte complesse a eventi di particolare rilevanza per la persona, caratterizzate
da determinati vissuti soggettivi e da un’articolata reazione biologica” (Cherubini,
2016).
Secondo Davidson (2001) le emozioni influenzano principalmente le azioni
delle persone, organizzandole in reazioni adattive a particolari eventi. Le
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emozioni come il disgusto, la paura, la felicità, la tristezza, la compassione e la
vergogna, mirano a regolare processi vitali, in modo diretto – evitando i pericoli, o
indiretto – facilitando le relazioni sociali. Non tutte le emozioni, però, hanno
potenzialità simili. Secondo Damasio (2003, 2014), nella vita di oggi il
dispiegamento di alcune emozioni può essere anche controproducente in termini
adattivi. Nelle società moderne, ad esempio la rabbia o la tristezza sono perlopiù
controproducenti: le fobie sono d’intralcio; la paura spesso è infondata.
Uno dei bagagli emozionali di questa evoluzione biologica - la paura -
spinge a proteggersi e proteggere i nostri cari dai pericoli. Reazioni automatiche
di questo tipo sono impresse nel nostro sistema nervoso che nel lontano periodo
della preistoria umana rappresentavano davvero la differenza fra la vita e la morte.
E’ probabile che queste reazioni furono conservate dall’evoluzione in quanto
contribuivano automaticamente alla sopravvivenza. Forse cosi è possibile spiegare
il tragico caso della famiglia Crabtree della testimonianza di Goleman.
1.2 Breve excursus storico della ricerca sull’emozione
Le emozioni sono una realtà molto complessa. Nonostante diversi tentativi
da parte dei letterati, filosofi e scienziati nel corso dei millenni di fare la
chiarezza, essa continua a rimanere misteriosa. La complessità delle emozioni
dipende essenzialmente dal fatto che esse hanno profonde radici neurobiologiche
nell’organismo, sono un’esperienza soggettiva legata ai propri interessi e scopi,
hanno una valenza sociale e sono definite dalla cultura di appartenenza.
1.2.1 Le radici filosofiche
Nella storia del pensiero filosofico occidentale ci sono numerose opere
significative dedicate alle emozioni. Platone, Aristotele, Cartesio e Spinoza
scrissero sull’argomento in modo autorevole. E’ importante sottolineare che la
diffusione di qualsiasi idea è sempre correlata ai suoi momenti storici e culturali.